Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 11 - 15 dicembre 1898

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ganali del r887 e della rottura delle relazioni commerciali colla Francia; e fu lui che, svolgendo la mozione dell'Estrema sinistra - la cui opera si dimentica con tanta leggerezza e con vera ingratitudine - in dicembre r 890 determinò la denunzia dd trattato coli' Austria- Ungheria, che condusse alla conclusione del nuovo, riuscito tanto proficuo ai vini della Puglia e della Sicilia. Nel nuovo accordo d'altronde oltre gl'innegabili reciproci val'taggi, che sin da ora si scorgono, si deve tener conto dell'tffetto morale che avra sui due paesi, e eh' è stato lumeggiato saviamente nella relazione che il governo francese ha unito all'accordo presentando!o al Parlamento. Ivi è detto, ed assai bene : . « li carattere del cambiamen~o economico che possiamo aspettarci consisterà unicamente nella sostituzione più o meno larga delle merci italiane ai prodotti che fino ad ora la Francia domanda a terzi paesi. Al postutto, la. concessione doganale che abbiamo fatto all'Italia costituisce da parte della Francia un atto puramente unilaterale: per conseguenza rinunciando noi stfssi ai vantaggi e he ci ha procurato a titolo di reciprocità, potremo ad ogni momento ritornare su questa misura, se, contrariamente a ciò che ci piace credere, considerazioni qualsiansi ce lo comandassero..... Lo stato di rottura economica più o meno completa che fino a questo ultimo tempo ha esistito tra i due paesi, aveva a poco a poco condotto il commerciante francese e il commerciante italiano a considerare come inutili, e quasi necessariamente sterili, gli sforzi che avessero fatto per lo sviluppo delle loro trans:izioni sui loro mercati rispettivi. Si abbandonava sempre più nei due paesi, anche quando le condiidoni di tariffe e altre avrebbero dato probabilità di successo a un impresa commerciale, il pensiero di andare a tentarla dall'Italia in Francia o dalla Francia in Ital:a. E per questo che i fabbricanti francesi hanno lasciato il posto libero, sui mercati della penisola, ai concorrenti di varie altre nazionalità per la vendita di numerosi articoli che essi pure avrebbero potuto tuttavia importare in Italia. L'effetto morale prodotto dall'accordo non può che dissipare questo malinteso commerciale, stimolare il reciproco desiderio di annodare relazioni d'affari, e contribuire così alla rinascenza di tridizioni per sì lungo tempo in vigore tra i due paesi ». E nel conchiudere ci piace constatare che le considerazioni di ordine finanziario fatte dall'on. CoLij,mni trovarono conferma piena ed intera nell'articolo che l' on. Maggiorino Ferraris pubblicò sull'accordo nell'ultimo numero della W.,uovaAntologia, e che vengono ribadite da corrispondenze da Parigi alla stessa rivista, alla Stampa di Torino ed a parecchi altri giornali italiani. Per noi, infine, che siamo stati sempre avYersari della Triplice alleanza, l'accordo ha un significato politico, eh' è stato sottolineato - con grande nostra soddisfazione - dal malumore e dalla scortt:5ia verso il Re d'Italia cbe traspare da tutto il discorso dell'Imperatore di Germania in occasione dell'apertura del Reichstag. li fatto venne rilevato dal 'Berlinertageblatl. dalla NerddeutscherAllgemdne Zeitung, delta Neue FreiePresse. La stampa monarchica italiana non se ne dà per intesa : essa ha la consegna dì russare. LA RIVISTA. n,-. NAPOLEONE COLAJANNJ IIouveinents sociaux en Italie Paris, 1898. Lire UNA Ca~àiàmaoti~arc~ici alàomicioliaotto Non ne parliamo per de1;unziarli alle nostre sapienti autorità politiche; ma per constatare un fatto ed una tendenza, che danno la misura delle condizioni attuali del nostro paese. A Milano, dove si svolge più intensa e più sana la vita pubblica, accanto ai numerosissimi socialisti, repubblicani e cleri cali vivono, agiscono o meglio imperano i monarchici ; e sono monarchici moderati. Giustizia vuole che si dica che non lo sono tutti ad un modo. C' è un gruppo di giovani che fa capo ali' Idea liberale, diretta con molta intelligenza e con molto coraggio Jal Borelli, che coltiva la fisima di conciliare la monarchia colla libertà e colla legge. Ammirano Cavour ; ma non lo invocano per farlo servire di bugiarda insegna, che deve coprire una merce putrefatta, se non di contrabbando. Non è di contrabbando perchè è smerciata quotidianamente alla luce del giorno; anzi con s ngolare sfacciataggine dalla stampa forcaiola viene lodata, e consumata, per cosi dire, dagli uomini che stanno al governo. Questi giovani dell'Idea liberale, per bocca del Barelli nella lettera all'on. Colajanni - che i nostri lettori conoscono - pronunziarono bestemmie inaudite e tali che, se fossero venute da uomini di altro partito, avrebbero dato occasione ad un processo con relativa. condanna. Ora il Borelli è tornato alla carica con una lettera aperta - è un po' la sua specialità - ai suoi Giovani amici di Mantova. In essa campeggia una avversione insuperabile per tutto ciò che sa dì socialismo ; ma ne traspira del pari un intenso amore per la libertà e per la realtà. In nome dì quest'ultima, pur deplorando che i socialisti l'abbiano mala111~nte adoperata, riconosce che esiste la lotta di classe, e la chiama cc unica conquista succ perbamente geniale, intuizione veramente gran- « diosa ed originale della mente di Carlo Marx » • In questa lotta di classe egli vorrebbe che il suo panico assumesse l'ufficio di salvare, fra le macerie e i bagliori d'incendio sotterraneo, la direttrice fu. tura alla evoluzione sperimentale del diritto e degli istituti che lo rappresenteranno. Insomma que~ti giovani monarchici senza ubbidire ad alcun apriorismo, senza riconoscere sacre colonne di Ercole, dovrebbero, in politica, seguire un indirizzo verament.: sperimentale ed essere liberisti in economia e liberali in politica, ad uso Pareto, ad uso Pantaleoni. Questi giovani monarchici sono degli utopisti perchè non si accorgono delle condizioni reali della nostra vita pubblica, non fiutano nell'aria, e non si accorgono che quei due valentuomini, per potersi mantenere sinceramente liberisti liberali, hanno dovuto esulare in Isvizzera ... Sono utopisti non pericolosi agli altri, ma che creano pericoli a loro stessi, perchè già hanno suscitato il risentimento dei forcaioli, cioè della grande massa dei monarchici italiani tanto, e che è a nostra conoscenza che si discute seriamente di proporli pel domicilio coatto. Essi, scrisse il nostro Ciccotti, attualmente sono considerati repubblicani tra i monarchici mentre rimangono abbastanza monarchici

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