Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 11 - 15 dicembre 1898

'R_IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI « l'effet et l'attrai/ remplacentle sentiment,la créationar- " tistique ». L'arte quindi che è uno degli organi più importanti per l'umano progresso, perchè falsa, artificiale, corrotta, è diventata ai nostri giorni il maggiore ostacolo forse per la felicita de1 consorzio civile; così che non mette conto davvero sacrificare sull'altare di lei il lavoro, l' anima, la vita di tante umane creature, e se non si rinnova, tutti gli sforzi della umanità debbono convergere ad un unico supremo scopo: quello di sopprimere quest'arte moderna vacua, incomprensibile, corruttrice, perniciosa per l' individuo e per la colletti vita, poiché è as • sai meglio non avere arte, piuttosto che vivere sotto l'azione deleteria di quella dei nostri giorni. Tali le tristi conclusioni del libro di Leone Tolstoi Forse molto vi è da osservare su quanto egli ha scritto e molto vi è da dire e da opporre su certe sue idee, su certe sue promesse, su certe esagerazioni e sul giudizio sopratutto che egli ha dato dell'arte moderna, e c;ò vedremo un'altra volta. Ma di fronte ad un libro cosi genialmente scritto, così fortemente sentito, così lungamente meditato, così altamente educatore e moralizzatore; di fronte ad una concezione così elevata del- !' arte e della sua missione nella vita sociale, anche quando non si sia d' accordo con l' autore, non si può non rimanere compresi da una profonda riverenza per l'uomo e per lo scrittore. SERGIO DE PILATO. ECLISSI Quel giovane prete dovette presentarsi all'Ufficio di Leva, per misurarsi, come dicono al suo paese, e per prestare, se valido, il suo servizio alla Patria. Chiamato il suo numero, gli ordinarono di spogliarsi. Senti la prima offesa, quella fatta al suo pudore. Con le mani, instintivamente, copriva le sue nudita, ma il capitano medico lo afferrò lo spinse sotto alla misura graduata, ordinandogli di star diritto, di alzare le braccia ! Gli tastarono, senza riguardi, il corpo; gli dissero di tossire, di voltarsi. Fu esposto cosi, come lo fece sua madre, innanzi al Sindaco, al Consigliere provinciale, al capitano dei carabinieri, al comandante della piccola guarnigione, ad altri signori, che non conosceva, e che lo guard~vano ! Era forte, e lo dichiararono soldato. Era fatta•! Alldio, vocazione, ore mistiche passate nella chiesa, momenti felici vicino a sua madre! Nella cameretta linda rivolse una occhiata ai suoi libri, e innanzi all'imagine del santo Protettore biascicò l'ultima preghiera. L'indomani, partenza! I parenti lo accompagnarono per un pò fuori dell'abitato, tutti in lacrime, quasi fosse andato alla morte! Lui col cuore diventato piccino tratteneva le lacrime ; ma poi, avvenuta la separazione, alla svoltata di una strada, si rivolse, guardando il campanile della sua chiesa ! I coscritti, i compagni suoi di viaggio, nella spensieratezza giovanile, cominciaronQ a cantare. Lui, vestito, da prete, diventò il bersaglio dei loro frizzi. Gli dissero : - Oh, canonico, avete dimenticato a casa il breviario? E dopo un po', dal momento che non rispondeva: - Cantate con noi la bella Gigogi ! - Non la conosco ! - rispose finalmente, so-· spirando. Era un funerale: non gli bad<1rono più ! Arrivati alla prima stazione montarono in treno, e dopo parecchie ore di viaggio scesero al capoluogo, che era sede del Distretto. Passata la s:·conda visita, lo dest:narono !Il cavalleria. Non so cavalcare ! - azzardò. - Imparerai! Fu tutto! E lo sbalestrarono in un paese del Piemonte, dove domandò in grazia lo mettessero a scrivere. - Vedremo ! - ris'posero. Poi un tenente gli disse : - Vuoi fare da ordinanza? Che vuol dire? Servirmi! La rivolta gli montò dal cuore alla faccia. Servirlo ! Diventare servitore e del primo capitato, perchè con una sciabola al fianco ! Ma pensò che sarebbe andato lungi dal quartiere, da quella collettività incomposta, che urtava i suoi gusti, la sua educazione, offendeva i suoi pudori, e accettò. I primi giorni furono uno strazio. Doveva pulire gli stivali, lucidare la sciabola : il tenente, come si usa in milizia, comandava, dando del somaro, del testone. A volte, regalava anche dei cazzotti. L'infelice ricordò : in casa sua, la sua mamma andava a portargli il caffè, mentre stava a letto; gli spolverava gli abiti, quando era per uscire; gli raccomanòava, con belle maniere, di non affaticarsi durante le funzioni in chiesa, di essere a casa per l'ora del pranzo, chè l'avrebbero aspettata! Quante cure, che riguardi, nella sua famiglia! E adesso? Bisognava farsi animo. E studiò di contentare il meglio che poteva il suo padrone, per non farlo andare in bestia. Stemperò ben bene il grasso lucido sulle scarpe, e poi strofinò forte con la spazzola, per farle diventare uno specchio. Sul pavimento non fece trovare più un granello di polvere, adoperando la granata come un vecchio spazzino. Acquistò la disinvoltura di uno del mestiere! - lui, che aveva portato fino allora i messali, ed agitato il turibolo ! L'ufficiale approvava. Nelle ore in cui disteso sul letto aspettava il sonnellino, gli rivolgeva delle domamde: Ci pensi alla messa ? Niente più, signor tenente! E rifarai la chierica ? Ora sono cresciuti i capelli! - Sono buffi, i preti ! Lui scoppiò in una risata. Il tenente lo dileggia va nel suo abito, nella sua fede, e non se ne sentiva offeso! - E dimmi - continuò i'ufficiale - sei uomo adesso ? Arrossi, comprendendo l'allusione. - Oh, da un pezzo ! - rispose azzardando la menzogna, ma per fare il bravo. Allora cercò di mettersi in regola, con quell'affare. E si gettò nella deboscia, stendendo le mani sulla çarne1 çhe si vende. Pagò di persona, come

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