RIvista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 10 - 30 novembnre 1898

188 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI per tutto il tempo al quale era obbligata sin dall' origine ». Segue naturalmente, anche alle Hawai, il capitolo 1420 che dispone che ~ se quella tal persona si rifiuta di lavorare, il padrone può richieder.: subito l'intervento della polizia, la quale è autorizzata a condurre il ricalcitrantt: alla più prossima prigione e di tenervelo a duro lavoro sino a che egli consenta ad ubbidire alla legge. » Se il disgraziato scappa. paga cinque dollari, e per ogni successiva scappata altri 10 dollari. Se non li ha, se li guadagna in prigione sempre a duro lavoro e, uscito, deve sempre ricominciar da capo la sua ferma di sette anni. È da notarsi il fatto che proprio nel momento in cui giungeva ad Hawai la notizia che il Congresso aveva approvata la annessione, il presidente Dole si trova va in conferenza con i padroni piantatori delle Isole, e ad essi aveva nuovamente accordato da 3 a 6 mila certificati per l'importazione ali' Hawai di altrettanti libe,·i lavoratori giapponesi. . .. Le Filippine, alla loro volta, - continuava Gompers hanno una popolazione da 7 ad 8 milioni di abitanti primitivi nei loro costumi, simili al popolo degli Stati Coiti per pensiero, sentimento, educazione, morale, speranze, aspirazioni, come la notte è simile al giorno. Quale vantaggio,. può portare al nostro paese la possessione di tali isole? E vero che Aristotile credeva ad una Repubblica fondata sulla schiavitù, ma come miserevole ne fu il risultato! È chiaro che una tale situazione è contradditoria in modo assoluto alle aspirazioni della civilt:I. Come Napoleone disse che l'Europa deve diventare un giornp o l'altro tutta cosacca o tutta repubblicana, come Lincoln pensava che negli Stati Uniti o tutti devono essere schiavi o tutti liberi lavoratori, così nessun governo può da noi esser veramente libero e mirare con successo a progressi industriali, commerciali e politici, se in qualsiasi forma mantiene la schiavitù nei suoi domini. Nessun dubbio si ha che la presenza di una razza servile nel campo del lavoro opera potentemenie contro gli sforzi uniti dei salariati per i progressi della legislazione sociale. Tutti sanno che nei nostri Stati del Sud il rispetto al lavoro è ottenuto con difficolt:1, perchè il lavoro è ora la condizione di quelli che recentemente erano schiavi. La minaccia contro il nostro tenor di vita e contro le libere istituzioni ha persino spinto i lavoratori organizzati a presentare al Congresso la domanda di proibire la immigrazione dei chinesi. E vero purtroppo che i lavoratori liberi hanno oggi anche la concorrenza dei criminali, ma il principio fondamentale rimane sempre il dovere che noi abbiamo di innalzare la dignità e il valore della classe lavoratrice. Se questo è vero, è di grande importanza salvare il lavoro americano dalla triste influenza e dall'aperta concorrenza dei milioni di semibarbari lavoratori filippini. Ma si può obbiettare: non è possibile spingere il popolo di quelle isole alle condizioni di vita dei nostri salariati? Chi non ricorda, pur troppo, le grandi difficoltà incontrate per limitare l' orario di lavoro delle donne e dei fanciulli nei nostri stati del Sud, solo ptrchè un tempo quivi tutti furono schiavi? E come fu anche pesante il lavoro di interessare tutto il popolo alle tristi condizioni dei suoi fratelli del Sud, se si eccettuano coloro che hanno dedicato l'anima loro alla redenzione dei proletari! Come sarà dunque possibile di commuovere il pubblico sentimento in modo efficace contro le condizioni di lavoro prevalenti in un paese posto ad un angolo opposto del mondo, per un popolo di diversa razza e assai in basso nella scala della civiltà 1 Il compito è assai difficile, se non impossibile. * * È vero che il 30° articolo della Costituzione degli Stati Uniti dichiara che: « Nessuna schiavitù nè involontaria servitù, eccetto come pena per un delitto, può esi- ~t~re entro il territorio degli Stati l}niti o in qualunque parte soggetta alla loro giurisdizione ». Sino recentemente, noi avremmo potuto dire di essere completamente al sicuro con questa garanzia costituzionale. Ma la Suprema Corte degli Stati Uniti, in una decisione del 25 gennaio 1897 manifestò la opinione che un contratto di lavoro non è necessariamente contrario nè alla Costituzione, nè alle leggi. Per il , che l' oratore credeva bene di richiamare l'attenzione del popolo su tale sentenza, additando il pericolo che minaccia i lavoratori nei confini stessi della loro patria. Annesse le Filippine, - riprendeva Gompers - rimanendo invariate le condizioni del lavoro alle Hawai, potremmo anche aspettarsi di veder interpretate le leggi degli Stati Uniti per noi nella stessa maniera che pei lavoratori di Hawai e delle Filippine. Con la decisione ricordata, praticamente, si giustifica la involon· taria servitù per quanto limitata nel tempo Ora è bene ricordare che nessun paese può diventare veramente grande, e nessuna repubblica può essere a lungo mantenuta, se le basi del lavoro non sono solide o poggiano su una involuzione dell'umanità Le nazioni le quali dominano i mercati del mondo devono bene poggiare i loro destini. Fare degli Stati Uniti una grande officina mondiale è il nostro manifesto destino ed il nostro dovere; ma se baseremo la nostra lotta commerciale e nazionale contro le altre nazioni sul sempre più alto grado dell'intelligenza e del tenor di vita dei nostri lavoratori, nessun ostacolo può impedirci di raggiungere la più alta meta di gloria nazionale e di progresso umano. Per raggiungere questo scopo, il possesso deile Filippine, colla loro semiselvaggia popolazione, è necessario? Certamente no. Le loro porte, nè quelle di nessun'altra contrada del mondo possono del resto esser chiuse alla nostra crescente supremazia industriale. Anche il più sbadato difensore della annessione delle Filippine, o di qualche popolosa isola del gruppo, deve ammettere che 11 programma presuppone il governo e la dominazione dei pochi sopra i molti, ad un grado sin qui sconosciuto sotto la bandiera americana. Noi abbiamo dominato selvaggi contro il loro volere nello spingerci verso le tribù indiane, ma mai dove non fosse ragionevolmente certo che il loro posto veniva subito preso da una ben provveduta popolazione bianca, per uno spazio spesse volte più vasto del deseito occupato solo da nomadi cacciatori e guerrieri. Alle Filippine, coi suoi 7 od 8 milioni su una superfice meno della metà di quella dello Stato del Texas, non può avvenire nulla di comparabile ad una tale sostituzione. Anche il numero insignificante di spagnuoli che vi sono, prova la nessuna possibilità di intraprese e di avventure americane. Le Indie Inglesi, tutto sommato, hanno un clima meno sfavorevole alla nostra razza, che quello delle Filippine. L'India aveva 287,000,000 di abitanti, e sole, 100,000 erano inglesi e solo 110,000 europei, dopo r 50 anni di governo britannico. Nelle Indie Neerlandesi, dove le condizioni sono molto più simili a quelle delle Filippine, dopo 300 anni di operazioni commerciali, la popolazione di origine europea è meno di 70,000 sopra un totale di 34,000,000. Così 10,000 americani governerebbero circa 7 milioni di nativi li clima delle Filippine proibisce il lavoro manuale agli americani, quindi il trapiantarsi delle famiglie. Perciò i salariati di razza vi sarebbero sempre governati da una piccola minoranza di un'altra classe. Il lavoro andrà indissolubilmente unito colla perdita di diritti, e colla disperante inferiorità sociale si scaverà un grande abisso fra i forti che hanno tutti i poteri e la moltitudine di lavoratori, la quale dovrà sottomettersi perchè la forza degli Stati Uniti, il suo esercito e la sua marina, saranno in mano a coloro che comandano. Per la prima volta nella nostra storia noi avremo una minoranza del più permanente e impudente tipo al governo, sotto la bandiera americana e giovantesi delle forze della Repubblica. Quanto tempo passerà, sotto tali condizioni, prima che la classe dominante di casa nostra, si metta a usare

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