RIVISTA -POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ha dato solenne affidamento di volere insistere in tale domanda con una prova suprema di coraggio, di cui non lo si credeva capace::: con la nomina a senatore dd Comm. D'Errico, i cui titoli politici furono pescati nel fondo dei varii fiaschi elettorali di Napoli. e quelli eccnomico-morali nella sua interessenzi nello stabilimento Goupy e C.ia. Oh! l'ammiraglio P:.lumbo può andare orgoglioso della battaglia .... inqualificabile guadagr:ata imponendo ai suoi colleghi la conce.,sionc: del laticlavio al grande industriale napoletano I A quando la corona civica? ( 1} La balordaggine delle promesse di consolidamento del bilancio, di sgravio ... e di nuove spese militari viene superata dalla imprudenza commessa nel fare ripetere ad Umberto la frase celebre di Vittorio Emmanuele: i popoli apprezzano le istituzioni i11ragione dei benefizi che danno. Qui ci troviamo dinnanzi alla cosagiudicala; la quJle se dovesse essere rispettata come quella d,i Tribunali militari le istituzioni sarebbero belle e spacciate. E veniamo a 1 punto che faceva aspettare con vera impazienza il discorso della Corona: l'amnistia. Noi non ci vogliamo mettere nnlla qel nostro nel giudicare il pensiero del ministero su questo argomento: siamo troppo appassionati, e potremmo, anche non volendo, adoperare un linguaggio troppo severo o sconveniente. Prtferiamo rimettercene alla quasi unanimità della stampa italiana - s'intende, quella che non vive sui fondi segreti - che ba ritenuto la promessa ministeriale come un indegna mistificazione. E il giudizio della stampa italiana si può riassumerlo in quello di un giornale'' monarchico e conservatore di Napoli : « la promessa è vaga « e a tempoindeterminato; è un inganno; è la blague di « un fHrceur I " E il :Mattino che dà del farceur al Generale Pelloux ; non noi. Su per giù si esprimono negli stessi sensi i giornali inglesi e francesi, svizzeri e belgi. Non conosciamo come la pensano in Russia, ma è davvero umiliante per l'Italia che.: ; consigli in favore dell'amnistia, con una singolai issima unanimità, ci vengano dall'Austr:a-Ungheria e dalla Germania: dalla Neue Freie Presse di Vienna alla National Zeituug di Berlino. La patria di Radetzky e di Hayoau dà lezioni di equità e di sapienza politica a quella di Macchiavelli e di Beccaria .... Cose che sembrerebbero impossibili se non si riferissero ali'! talia del 1898 I Il ministero ha fatto esporre dal Re i pretesti, anzichè le ragioni, per cui si è avuta la promessa-inganno e non l'amnistia immediata. Non mette conto esaminarli perchè sono al disotto di ogni discussione ; e tali li ba ritenuti la pubblica opinione italiana e straniera. Giova invece esaminare un motivo speciosissimo che si accampa in ogni occasione in cui il paese vuole far conoscere il proprio pensiero su di una data quistione, e che si è ventilato anche adesso per negare l'amnistia. Lo esaminiamo perchè involge una quistione di principio, che se venisse risoluta definitivamente nel senso prediletto dai ministri della monarchia italiana, distruggerebbe l'essenza stessa di un regime di libertà, :n cui il popolo ha il diritto di far prevalere la propria volontà. Dicono e ripetono continuamente i ministri e gli uomini cosidetti di ordine in Italia che un governo non deve mai cedere dinanzi alle imposizioni della piazza ; e con ciò si vorrebbe dare ad intend<re, nel caso presente, che se gl'italiani vogliono davvero l'amnistia, non devono agitarsi e non devono chiederla. La massima è stolta ed insidiosa. Già abbiamo detto (1) Ci si assicura che nel Senato sia granJe il disgusto per certe nomine che riescono ad abbass,me il livello intellettuale e morJle, e che non è difficile che a Palazzo Madamasi ripeta la levata di scuji del 1893. Uti11a1l11 altravolta che la vera sapienza politica consiste nel sentire i palpiti del popolo e nel far sì che un governo non si faccia i.nporre un atto o una riforma ... prevenendo l'impo,izione colla concessione dell'uno o dell'altra fatta a tempo debit0. La massima stolta è insiJios1 perchè si sl che cosa dicono gli uomini di ordine quando il popolo non fa sapere apertamente ciò che dt'siJera: volete compiere un atto, o accordareuna riforma, cbe nesmno chiede? Così colla logica barbina dei nostri uomini di governo l'amnistia non si dc:ve concedere ora perchè la impone la piazza; non la si concederebbe se il popolo tacesse perchè, nessuno ch'edendol?, si presumerebbe l'acquiescenza o la soJdisfazione di tutti per lo slalu quo I A parte l'insegnamento che scaturisce dal dilemma suesposto noi sentiamo di affermare altamente il diritto che ha la nazione di far sentire ai governanti, che dovrebbero tsserne i mandatari, la propria voce; e questo diritto in un m:,do esplicito, chiaro ed inconfutabile ha sostenuto ed esposto un monarchico costituzionale, ch'è regio professore ordinario nella Università di Pavia, ndl'nltimo numero del Giornale degli Economisti: il Professore Ugo Mazzola ( 1 ). Ed è bene intendersi sempre sul significato di questa amnistia, che si ha il diritto di domandare. Non si chiede grazia o generosità ; non si chiede un atto consigliabile dalla prudenza politica ; si chiede giustizia, si chiede - per adoperare il linguaggio di certi giuristi - la reintegrazione del diritto. Co~ì è. Come sia stata mostruosa la sentenza della Cassazione sulle vittime dei Tribunali militari fu già dimostrato qui stesso dal magistrale e sereno articolo del PrC'f. Majno e dall'altro che lo aveva preceduto del nostro Barzilai. Questa dimostrazione ncn ha bisogno che di una s1la aggiunta. eh' e stata fatta da chi avt'va singolare autorità per farla : dal professore deputato Luigi Lucchini. Ecco come egli, invitato, si espresse a suo tempo, su questa famosa sentenza: « Vivamente deploriamo che la magistratura già compromessa in altri uffici piì1 o meno politici e polizieschi - si vada a sporcar le mani in questi 2iudizi che tanta rovina portano al presti~io della leg~e, delle istituzioni e dei principi d'ordine e di autorità. non parliamo della liberta che oramai non conta più nulla..... ». Potremmo e sapremmo dire di più e di meglio noi, che non siamo membri della Suprema Corte di Cassazione com' è il Direttore della Rivista penale? Domandando l'amnistia, infine, noi chiediamo puramente un atto di giustizia, e non una manifestazio.ne della Sovrana clemenza, perchè le sentenze dei Tribunali militari sono irrite e nulle in diritto e in fatto, perchè a quei Tribunali si accordò la facoltà di giudicare le vittime dei tumulti della scorsa primavera contro lo esplicito testo della legge, contro i dettami incontroversi dello Statuto (2). E invocando l'amnistia in nome del ritorno alla legalità ej allo Statuto noi crediamo di poter passare per veri uomini di ordine, che l'ordine non vogliono scompagnato dalla libertà, e l'ordine non confondono colla violenza e colla repressione brutale. LA RIVISTA. (1) Crediamo fare cosa grata riproducendo a parte i brani notevoli della Cronacadel Giornale degli Eco110111isti (Novembre) di cui si fa cenno. (2) Se verrà in discussione quel mostricciattolo che si chiama disegno di legge sullo stato di assedio avremo agio di ritornare su qnesto vitale argomento e ci serviremo allora di uno studio interessante su Lo stato di assedio e la giurisdizio11e che il Prof. F. Cammeo ha pubblicato nella Giurispmdmza italia11a (FJscicolo 17• Anno 1898). È la più importante ed antica pubblicazione del genere ed è diretta da due illustrazioni della scienza giuridica : dai Professori Gabba e Mortara.
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