RIvista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 10 - 30 novembnre 1898

'R_ITTISTA POPOLARE Dl POLI1"1CA LETTERE E SCIENZE SOCl.ALl zione ... di oltraggio, uno di quei reati che non danno luogo a libertà provvisoria, e viene rinviato a giudizio per direttissima senza autorizzazione della Camera. Nofri protestò all'udienza di non aver detto a quel delegato che parole cortesi, ma contro di lui stavano le affermazioni del delegato e di una guardia, i quali affermavano che Nofri avesse rivolto al delegato parole oltraggiose, e l'onorevole ferroviere venne condannato. Passata la paura degli scioperi, il Procuratore Generale invocò egli stesso l' illegalità del giudizio del Tribunale e la sentenza venne annullata. Non ci è che dire, come trovata ingegnosa, per mettere fuori di combattimento un onorevole di cui si aveva qualche paura, non ci è male; ma come rispetto alla legge, la trovata lascia molto a desiderare ed è spe- ·rabile che dopo le severe critiche di questa volta, in una prossima occasione se ne studi un'altra meno smaccata. . ,. * In un altro processo svoltosi testè a Chieti contro un gruppo di socialisti di Pescara imputati e condannati per eccitamento all'odio fra le classi sociali - malgrado la strenua difesa di Carlo Altobelli - avvennero scenette edificanti Ira un delegato che asseriva aver avuto rivelazioni circa l'operato degli imputati da alcuni testimoni, e questi testimoni che negavano d'avergli fatto rivelazione alcuna, e tolgo a titolo di curiosità da un sunto del verbale d'udienza di quel dibattimento, un confronto fra un testimonio, Amedeo Rapagnetta cugino di Gabritle D'A11nu11zio,e il deleg:ito in questione, lasciando arbitri della contestazione rapagnettiaoa i mid lettori. Delegato - Mantengo tutte le mie affermazioni ibtorno alle rivelazioni fattemi da voi signor Rapagoetta, ed anzi vi ricordo che una volta incontratomi con voi, avendo entrambi visto scritto sulla parete di una casa queste parole : « Viva De Felice » « Morte alla Borghesia » mi diceste: Queste sono state scritte da Salvatore Mastrangelo e dal calzolaio Cataoella servendosi di una stampiglia di carta. Rapagnetta - Nego ~uanto asserite ed aggiungo che due o tre giorni dopo I arresto degli odierni imputati avendomi incontrato mentre andavate con mio zio Nicola D'Annunzio, mi metteste una mano nella spalla in segno di carezza e mi diceste così : « Mentre legavo i socialisti nell'atrio della caserma pensavo a voi che dovevate essere primo ad essere arrestato. Ed avendovi detto perchè non l'avete fatto, rispondeste : Dovete ringraziare vostro cugino Gabriele D'Annunzio il quale si è presentato candidato ed a lui avete dato il voto, giacchè, se aveste votato per Altobelli sareste stato arrestato senz'altro ». Non una parola di commento che ogni parola sciuperebbe la... Bellezza di questa deposizione, • ,. ♦ E veniamo a un terzo esempio. Al processo contro il delegato Festa svoltosi testè io Genova ,nel quale dobbiamo rilevare la tolleranza per non chiamarla altrimenti dei suoi superiori per gli atti di lui, perchè una tale tolleranza entra in quella interpretazioneestensiva di cui ho parlato, delle teorie proclamate in alto: che cioè il coltello della legge non può tagliare le mani di chi lo maneggia. Il delegato Festa da due anni giuocava di box sulle costole dei detenuti e le grida di costoro riempivano le orecchia di tutti gli agenti della Questura; rimetteva agli onori della modernità il sistema di tortura dell' « imbuto » tanto glorificato dai beati padri inquisitori, che consiste nel far bere acqua al paziente sino a gonfiarlo come una rana ; i colleghi lo gratificavano del nomignolo di macellaretto che riassumeva tutto un pro~ramma di macellaio applicato agli usi di Questura, eà i superiori non solo non gli muovevano alcun rimprovero ma lo segnavano a dito come modello di funzionario ai colleghi, mentre il Questore lo proponeva ai Codronchi del regno che hanno bisogno di un funzionario energico, e gli elargiva duemila lire di gratificazioni nel periododi sei mesi, con grande invidia degli altri colleghi delegati che si fermavano davanti agli scrupoli della legalità. Nè mi si dica che le grida e le lagnanze dei detenuti non giungevano ai capi e che essi per due anni ignorarono ciò che tutti là dentro in quella Questura sapevano, perchè nel caso si dovrebbe disperare del servizio àella Pubblica sicurezza dove per due anni, in un suo Ufficio, s'ignorano dai capi reati commessi entro l'ambiente nell'Ufficio stesso, e peggio ancora, si premia e si porta ai sette cieli il colpevole di quei reati! Fu dunque tolleranza e tolleranza colposa, interpretazione estensiva del principio bandito dall'alto, che la legge non è fatta per chi deve applicarla. E che questo fosse il principio dominante là dentro,. lo prova un fatto risultato incidentalmente nel processo~ un fatto che non formava tema d'imputazione; ma che secondo noi ha una maggiore importanza sociale delle stesse imputazioni fatte al Festa perchè rivela come le massime proclamate in alto nello scorso anno e confermate dall'autorità giudiziaria con la dichiarazione di non luogo a favore del Questore di Roma, io qualche Questura oramai facci1no scuola e siano applicate liberamente. Risultò che certo Francesco Bordo e certo Pietro Capra furono trattenuti io Questura, il primo venticinque giorni e il secondo tre senza essere deferiti all'autorità giudiziaria, proprio come Forno, e solo si venne ora a sapere del loro arresto in grazia ai pugni nei fianchi somministrati loro dal macellaretto. E il curioso è che l'autorità giudiziaria mentre ha elevato accusa contro Festa per i pugni somministrati loro, non gli mosse accusa per l'arbitraria detenzione E il perchè si capisce. Mentre per i pugni è facile dire che furono ... di iniziativa personale del macellare/lo, non si può dire altrettanto dell'arbitraria detenzione di quei due, perchè essa non poteva essere ignorata dai superiori ai quali doveva risultare, quanto meno dai registri della pappatoria, non potendo ritenersi che Festa li abbia mantenuti del suo. L'autorità giudiziaria procedendo avrebbe urtato contro i pronunziati dell'Alta magistratura romana emanati a proposito del processo per gli arresti arbitrari di Roma. Inoltre è ancora troppo vivo in ogni magistrato il ricordo della lavata di capo toccata a quel povero Bortulus nostrano da parte del Capo del Governo e del ministro di grazia e giustizia, per aver osato di cacciare i1 becco negli uffici di Questura. Certe saponate è bene evitarle. li signor Melesherles aveva un bel dire con le sue teorie ; ma egli non era magistrato italiano e non aveva paura di essere traslocato da Genova a Mistretta. G. SARAGAT . SOCIALISMO MUNICIPALE (i) È tendenza predominante nelle amministrazioni locali di allargare, ogni giorno sempre piu, la cerchia della loro attività, ed ingerirsi direttamente nel funzionamento ( 1) Le notizie ed i dati statistici che riportiamo in questo studio sono in massima parte tratti dalle seguenti opere: GRAY, 'Die Ste/lzmg der priratm 'Belmcht1111gsgesellschaftm z11Stadi wtd Stadi, Jena, 1893 ; HOGO, Stiiitcverwaltzmg 1111d:J.(1micipalSocialis11111s i1t E,1f!lm1d, Stuttga, t, 1897 ; WEBB, The Lo11do11 Programn1e, London, 1892, So111111e fac!s and co11sideratio11s about 1mt11icipatSocialis111, in « The Amwat of tlie cooperativeSociety », 1896; FR.~çOIS, Le socialisme111unicipalw.A11gleterre nel« Jorm,al des J::co11omistes », Giugno, 1896; CAi\1:\lEO, I mo11opol1co111tlllali, ncll' « Arc/Jivio Gimidico », 1895-6; RICCASALERNO, Co/leltivis1110Municipale, nella« N11ovaAutoloj!ill », 16 ~ovembrc 1897; <;-lotizie sulle cottdizio11idemogra/idieed edilizie di e/erme città ita/ia11ee s/ra11iere.Lavoro ufficiale, Roma, 1893.

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