RIvista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 10 - 30 novembnre 1898

·R_fVISTA 'POPOLARE DI POLI1ICA LETTERE E SCIENZESOCIALI cosa che rassomigliasse a quella mostruosità giuridica, politica ed economica che si chiama la militarizzazio11edei ferrovieri. Sotto tutti i punti di vista l'antica Lega dei ferrovieri era superiore al -Si11dacatoGttèrard, e assai più meritevole di rispetto. Intanto essa, quantunque il buon diritto l'as;istesse, e valorosi giuristi come Majno e Cogliolo avessero tentato più volte di farlo trionfare, non riusci mai a fare rispettare le Convenzioni ferroviarie che sono una legge dello Stato fatta più a vantaggio dei capitalisti che degli operai.Non parliamo poi di azion~ politica analoga a quella esercitata dal 1fodacatoGuérard: in Italia non ce n'è nemmeno traccia. Pur nondimeno senza che la Lega dei ferrorieri abbia commesso alcun atto criminoso, senza che le si abbia potuto imputare alcun reato anche immaginario, senza che abbia tentato alcuno sciopero, ha incontrato la sorte tristissima che tutti conosciamo, ed è stata la vittima più tormentata dalla reazione governativa che ha co- ~tretto i suoi migliori - Galleani, Mantovani, ecc. - ad esulare, e poco mancò non riuscisse a gettare in un reclusorio l'infaticabile e intelligente Quirino Nofri. D'oade la differenza? Da questo solo: in Francia c'è la libertà che manca in Italia. Ciò che avvenne in !svizzera,dove le autorità governative fecero trionfare completamente l'ultimo sciopero f<rroviario,ribadis(e siffatte conclusioni. E quale insegnamento trarre dalle lezioni che ci veugono dalla Francia e dalla Svizzera? Questo solo: gli sforzi dei nostri ferrovieri e di tutti i lavoratori per conseguire il loro miglioramento economico avranno scarso successo sino a tanto che essi non penseranno seriamente a conquistare la vera libertà politica, che è la co11ditiosine qua 11011 della sana evoluzione economica. LA RIVISTA. IN !SPAGNA E... IN ITALIA Il nostro collaboratore Lucchesi ci manda da Madrid questa lettera, che sarà seguita da altre, e che noi ci affrettiamo a pubblicare. Le condizioni dell'Italia si avvicinano a quelle della Spagna per molti riguardi. Noi non abbiamo Antille che possano produrre la nostra rovina; ma tutti conosciamo che abbiamo una dest:rta ed arida Eritrea che molto male ci ha fatto e che è la prediletta di alcuni, che sperano altro ancora ce ne faccia. La necessità di mutare rotta si avverte in Italia come in lspagna, e il bisogno di elevare la coltura si sente in Ispagna come in Italia - dove, pur tropp0, sono i nostri amici ad avvertirlo meno - ; 11 dovere di riporre in alto ciò che si trova in basso, e viceversa, dovrebbe imporsi all'l talia come alla Spagna; il criterio politico di fare del Mediterra 11eo un lago latino - anzichè un lago inglese - in attesa di vederlo lago internazionale nel senso elevato e desiderato dagli amici del progresso, viene accennato in Ispagna e vorremmo che trovasse accoglienza calorosa in Francia e in ltalia. Ecco perchè richiamiamo vivamente l'attenzione dei lettori nostri su quanto ci scrivono da Madrid. illustre signor Direttore, « El Liberal " ha cominciato una serie di articoli in cui gli uomini più illustri della Spagna - appartati dalla politica - danno il loro parere sulla attuale criticissima situazione del paese. Il primo articolo è di Don Joaquin Costa, illustre economista e sociologo, autore, fra le tante opere, di uno studio sul Collettivismo Spagnuolo di cui parlerò (o pari era forse lo stesso Costa) in questa Rivista prossimamente. Con gran fretta faccio una traduzione-sunto dell'articolo e lo mando a Lei perchè lo pubblichi nella Rivista. Così potranno vedere gli studiosi che esiste in Spagna una forte corrente di pensatori che riprovò, fin dal principio, la guerra contro ..gl' insorti, e che non volle mai nemmeno pensare alla possibilita di un urto cogli Stati-Uniti, temendone le certissimamente gravi conseguenze. La Spagna è quasi l'Africa, dice il Costa: e col Costa lo dicono uomini autorevoli i quali bramano la rigenerazione della patria, partendo da sistemi affatto opposti a quelli sino ad ora seguiti. E sia onore a questi pensatori che fra l'apatia che regna qui, in alto ed in basso, anche in questi momenti, aspirano a rialzare la Spagna dalle sue sventu, e, prendendo le mosse dalla riorganizzazione politica ed economica della nazione. Mi voglia bene. ~ ,. ,. Lu1G1Lucqrns1. Il Governo non si deve lamentare del fatto di trovarsi solo nell'impresa della pace. Non ha autorita per chiamare adesso io suo aiuto le Corporazioni economiche, le rappresentanze organiche della Spagna. Una società che si lascia crocifiggere, come ha fatto la nostra, senza lanciare un grido, dove non hanno avuto voce che i politicanti e i patriotti da caffè chantant, che sfidava::io valorosi da sicure tribune il pericolo yanckee; che ha contemplato impassibilmente, senza far cadere una lagrima dai suoi occhi, senza dar segno di avvedersene, qudl'imm~nso delitto di Cuba, con qual ragione potrebbe pretendere d'essere ins~ritta come viva nel registro civile delle nazioni che prendono parte attiva nella storia con• temporanea, ed aspirare ad una rigenerazione, se Cristo non torna in terra a ripetere il miracolo di Lazzaro? Da questo fatto dobbiamo dunque partire. La Spagna dove vivemmo e morta. È necessario, per farla risorge!e, mettere in alto ciò che sta va in basso, in basso ciò che stava in alto; facciamo una politica per la blusa e per la zappa, giacche per tanti anni l'abbiamo fatta per la redingote. Le basi della nuova politica debbono essere queste tre: liberare dalla schiavitù il popolo spagnolo; elevare la sua cultura, che è quasi africana ; ristabilire, e, se è necessario, creare la disciplina sociale. · Rendiamo libero il popolo spagnolo. Prima il feudalismo era esterno, ora è interno. Una porzione minima della società spagnola è quasi ali' altezza di quelle altre società europee che vivono negli al bori del ventesimo secolo; ma la immensa moltitudine cammi11a ad una grande distanza da quella, parte nel secolo VIII, parte nei secoli medioevali, parte nella Eta del Ferro. Non c'è dunque da dire come sfn,.tta la massa del popolo spagnolo una minoranza governante composta di uomini " imperiosi » coi rispettivi parassiti - privi assolutamente di senso morale. Eleviamo la cultura del paese, con una politica preponderantemente economica, agraria, commerciale. Non si trovarono mai i denari per costruire canali che sono la prima necessita della Spagna. Ma Canovas dissanguò, impoverì la nazione colla guerra di Cuba - e poi vi perse l'avvenire economico. Solamente con ciò che si spendeva giornalmente a Cuba avremmo potuto terminare di costruire alcuni canali in pochi mesi, ed in un solo trimestre avrebbe cambiato faccia il nostro suolo. Ristabiliamo o creiamo una disciplina sociale per tutti, che obblighi tutti, una disciplina di ferro per eliminare il feudalismo anarchico, così politico come amministrativo, che tiene schiavo il paese. Dobbiamo cambiare il concetto dei partiti e col concetto i loro programmi ormai rancidi. I nuovi programmi debbono stare nella Gaceta Oficial sotto forma di articoli di leggi sulla istruzione, sulla agricoltura, sulla costruzione di strade e canali, sulla soppressione di tutte le costruzioni navali, sulla chiusura di quasi tutte le Università, sulla riduzione dell'esercito. . Dov'è il rimedio a questi mali? Dove denunzio la colpa.

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