Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 9 - 15 novembre 1898

166 '1{,lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl tale da eccitare l' immaginazione dei poveri pugliesi - dei benefizi arrecati all'agricoltura dai canali Bianco, Villoresi, Cavour ecc. ecc. Ebbene la ve - rità è questa: l'acquedotto che dovrebbe portJre _l'acqua del Sele nelle Puglie non potrebbe dare che 200,000 metri cubi al giorno da adibirsi alla irrigazione - se pur li potrebbe d.1re - e dovrebbe irrigare r23 13 chilomdri quadrati. Ora il solo canale della Martesana per irrigare Kmq. 336 dà 1,45~,800 metri cubici al giorno; e 5,616,000 metri cubici il Naviglio Grande per irrigare 470 Kmq.; il Canale Cavour dà in un percorso di 80 chilometri, r 10 metri cubici al minuto secondo. L'acquedotto delle Puglie darebbe due metri cubi e mezzo al minuto secondo per una percorrenza di 350 chilometri ! In quanto alle male ani basta sapere che col detto memorandum la società costruttrice si obbliga: 1° adoperare nei lavori ingegneri locali; 2° adibire operai per due terzi pugliesi; 3° servirsi degli opifici meccanici locali; 4° i cantonieri saranno ~celci fra i wldati congedati del luogo ; 5° gl'impiegati per due terzi saranno pugliesi ecc. Queste seduzioni usate con gente che dalla sete è già spinta a chiedere l'acquedotto sono davvero scandalose. Perciò lodiamo vivissimamente l'autore dell'articolo pieno di fine ironia - ironia che esce dalle cose - e scritto con spigliatezza, pubblicato nell'ultimo numero della Nuova Antologia, eh' è venuto a denunziare gl' inganni e a fare i calcoli giusti ed onesti. Per scrivere quell'articolo non occorreva soltanto la competenza; ma siccome il suo autore, l'on. Pavoncelli, è un pugliese, questi ha dato prova di grandissimo coraggio facendo dileguare iliusioni che devono essere carissime ai propri coucittadin i ed elettori. Questi esempi di coraggio civile sono divenuti eccezionali nel nostro paese e noi sentiamo il dovere di segnalarli anche quando fanno onore ai nostri avversari. L' on. Pavoncelli ha smascherato i mistificatori nell' interesse dello Stato e delle popolazioni pugliesi, che devono pagare gran parte delle spese di costruzione, e che sono abbastanza povere per non pensare a risparmiare decine e centinaia di milioni. Questo risparmio vale la pena di qualche anno di ritardo nelle costruzioni. Egli poi saviamente avverte i maggiorenti : « Se pieta in .:hi domina manca, l'odio in chi è sot• toposto giorno per giorno si ac~umula; ed in ogni circostanza apertamente si mostra. E da cotesto gregge numeroso, che si calcola di prendere il contingente per pagare le annua lita? Può da, si che si sbagli e che su scarsa minoranza tale obbligo vada a ricadere; ed allora i componenti di essa inevitabilmente reagendo - ricchezza nuova o nuovo lavoro proficuo in paesi agri~oli è lento a prodursi - le lotte si vivificheranno, alle quali pare non possa sfuggirsi cola, ove con la tradizione antica è fatale il combattersi perpetuamente l'un l'altro. » Ed a chi allegramente vuole spendere facendo debiti soggiunge : « Alcuni s'illudono che il debito collettivo pagheranno i nepoti. E questa frase spesso ripetuta, fa il paio col proposito del nepote spendereccio, che s' indebita, sperando sullo zio ricco; non si bada al cumulo degli interessi. e, Pagheranno i nipoti! e uno sproposito economico passato di moda. Il creditore non aspetta i nascituri: alla scadenza domanda il suo; onde il debitore ha tutto il tempo di fallire lasciando ai figli ed ai nepoti eredita di dolori e di miseria. « Sono queste le fallaci lusinghe, che diminuirono i capitali, spezzarono in mano nostra gli istrumenti del comune lavoro, del che ancora oggi si soffre, mentre altri popoli miglioravano ed aumentavano il loro, onde allar• gato si è il vuoto che ci separa dalle nazioni vicine tanto progredite. « Colui che prende danaro a prestito deve restituirlo, di qui non si scappa. Nel caso, del quale si discorre, bisogna pagare l'interesse, che almeno sara del 4 010 ( vi è chi si basa sul 4 IJ2 ed è torse più vicino al vero) poi le tasse varie, l'ammortamento per un tempo tra 50 e 90 anni, la provvigione per i banchieri, le mediazioni e le spese di amministrazione e manutenzione. « Chi deve pagare questa somma? L'acqua, si risponde. Ma l'acqua per avere un valore dev'essere consumata; onde occorre stabilire l'obbligo del consumo: vale a dire una tassazione personale. Consumi o no la quantica di acqua assegnata, ogni nato sulla terra appula deve dare il suo obolo giornaliero per comporre il contingente annuale. Se si fa una ferrovia, la liberti rimane ad un povero uomo di usarne o farne a meno, industriando magari le proprie gambe. Per l'acqua il caso e diverso: bisogna che il povero paghi, qualunque sia la condizione nella quale si trovi, paghi per sè e per la famigliuola, per l'uso municipale; alla quale spesa, colla stessa argomentazione, presto o tardi si aggiungerà un'altra, quella della tubulatura interna dei borghi e delle citta. E si sa a quanto ammonterebbe la spesa e i relativi interessi che si dovrebbe rimborsare alla società inglese? Ad oltre 600 milioni: cioè più che non valgano, dice l'on. Pavoncelli, i 700,000 ettari di terra della provincia di Foggia ! Perciò nelle popolazioni pugliesi c'è il dovere di aspettare qualche anno di più e non darsi nelle mani di rapaci usurai ; nel governo c'è il dovere imprescindibile di costruire l'acquedotto e di contribuire largamente nella spesa. L'autore dell\trticolo: Per l'acquedottonellePuglie fa sorgere principalmente questo dovere dello Stato da ragioni demografico-morali: dall'altissima mortalità di quelle r<!gioni. A noi sembra che l' on. Pavoncelli per riguardi spiegabili in chi ha occupato il posto di ministro del regno abbia voluto tacere di un dato importante, che egli conosce, perchè due anni or sono lo ricordò a noi. E il daro si può trovare in un opuscolo del Prof. Benin i. (Il dare e l'avere tra le provincie e lo Stato. Bari, r 894). A pagine 7-8 si legge che la sola provincia di Bari pagò allo Stato, negli ultimi anni, ventisettemilioni e mezzo all'anno. Per converso la Provincia ha ricevuto nello stesso periodo, come media annua dello Stato, la somma di poco più che tredici milioni a tit0lo di stipendi d'impiegati governativi, pensioni di ex impiegati, soldo delle truppe, prezzo di forniture ecc., ecc. La sola provincia di Bari dà dunque all'anno quattordicimilioni e mezzo in più di quello che riceva dallo Stato. Vogliamo essere larghi nei calcoli e ridurre a soli cinque milioni ali' anno questo contributo che la provincia di Bari dà al resto d'Italia - tenendo anche conto della quota di spese generali che ad essa spettano; in circa quarant'anni perciò la sola provincia di Bari ha accumulato un credito verso lo Stato di circa duecentomilioni. Non è evidente che se la nazione contribuirà per I oo milioni nell' acquedotto delle Puglie essa

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