RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 177 Pure trattando di scienze filosofiche, fisiche o economiche, egli infiora il suo dettato con qualche opportuno paragone. « I sistemi sono come le piante, la cui vegetazione è sempre quale primameote uscì dal germe; nè muta affatto se non per innesto d'altra pianta » (lll, 488). « L'analisi è la piramide di cui la sintesi è la sommità » (VI, 281): essa è « nel regno deli' intelligenza ciò che la divisione del lavoro è nel regno dell'industria » (V, 377). L'idealismo è « la potsia dei filosofi» (VII, 252); il debito pubblico è « una cambiale tratta sulle future generazioni » (V, 15 2 ); le eclissi « sono il trionfo annoale della scienza; sono la festa della ragione » (VII, 94); la terra che svolge la sua orbita io una spira senza termine, attraversando ogni giorno una nuova plaga dello spazio, corre « come la nave di Colombo, oell'òceano intentato » (V Il, 89). Per la mira bile invenzione dd telegrafo, « sarà in breve la superficie della terra simile a corpo vivo rivestito da rete quasi di nervi, per entro la quale ogni uomo, come se il globo fosse un'appendice del suo corpo, potrà far vibrare con velocità di folgore ogni atto del suo pensiero e della sua volontà » ( Scr. Il, 194). Discutendo il problema Della popolazionein relazione all'economiae alla politica (I, 64), così esprime il sùo pensiero: « Come dei fiumi navigabili non tanto importa l'ampiezza dtl letto quanto la profondità della corrente, così anche nelle nazioni, quando si sia raccolto il numero assoluto, bisogna riferirlo allo spazio di terra sul quale è d,ftuso ». Nelle Intei·dizioni, ecc. parlando degli effetti prodotti dall'uso delle cambiali, primamente introdotte dagli Italiani e dagli Ebrei, i quali facevan per es~e volare ingenti tesori da un angolo all'altro dell'Europa, eludendo la frode a un tempo e la rapacità, dice: « Erano come uno stuolo di giganti che giocasse alla palla in mezzo a una generazione di nani, i quali vedessero la palla balzare per di sopra il loro capo da un punto all'altro dell'orizzonte, senza poterl.t raggiungere » (IV, 125-26). Simili paragoni spesseggiano, più che zltrovf, nello scritto 'Dell'economianazionaledi Fed. Lisi. Tocca in esso del dualismo fra il principio del libei o scamb;o e quello dd pro:ezionismo. « Questo, egli dice, toglie l'uomo dalle vie per cui la natura lo ha fatto, e lo sospinge zoppicone e ansante, per vie che non sono le sue. I pesci devono volare per l'aria, e gli augelli agitarsi ne' vortici del mare » (V, 192). Nella concorrenza industriale « la forza straniera è più elastica ed espansiva della nazionale : è come soffio di vapore che caccia da un tubo l'aria fredda e stagnante ». D'altra parte, « quando per luogo tempo due industrie furono libere di svolgersi in due campi commerciali di troppo ineguale ampiezza, la loro congiunzione apporta sconvolgimento, siccome quando una massa d'acqua, rotto l'argine, scoscende in piano sottoposto. La causa è nell'argine, che impedl alle acque di porsi in tranquillo equilibrio mano mano che si venivano adunando » (Ivi, V, 176-77). Nello stesso lavoro parla della febbre ood' è spesso colto l' industriale, che è « come quella dei valorosi che giunti sulla riva dell'oceano piangono di dolore, perchè non vi sia più terra a conquistare > ( 166), e rileva come, io certo periodo del medio-evo « le città italiche, anseatiche e sveve, escluse da tutti i campi stranieri e prive d'uno spazio proprio, rimasero ... senza alimento, come piante di poco crescimento, aduggiate da piante più alte e frondose (V, 185). Anche più t!Otevoli sono i paragoni il cui termine è tratto dalle scienze, specialmente hsiche; i quali presso il Cattaneo, non meno forbito scrittore che sodo conoscitore della scienza, sono frequenti. Essa scienza - egli dice nella Recensionedel prospettostatistico ecc. ( Scr. I, 68) - non ha ormai più nemico alcuno « se non qualche membro depravato di quelle classi stesse che più largamente ponno partecipare a' suoi doni.... I nemici della luce vivrebbero dunque in seno alla luce, come le macchie del disco solare, che dalla fonte della vita minacciano tenebre e gelo all'universo ». Della poesia, « quintessenza d'amore, sole di bellezza> (I, 360), è detto che « non può farsi l'ossequioso e minuto daguerrotipo della storia » (I, 27). La fi1osofia è rassomigliata a « una lente che raccoglie tutti i raggi della luce scientifica. Essa non fa la luce, ma la raccoglie, la concentra in una più potente azione, e illumina quelle scienze stesse, da ciascuna delle quali riceve un raggio » (VII, 24). - « Nel mondo fisico la luce tende al moto, come nel mondo morale l'idea tende all'opera" (VII, 100). « Una società barbara è come una massa di ferro, dove ogni particella equivale all'altra. Una società civile è. come una macchina, ove ogni singolo congegno è diverso dall'altro, ma è coordinato a tutti gli altri » (VII, 33 I). « Nel commercio degli intelletti, promosso da felici condizioni, si svolgono le idee, come nel mondo materiale, al contatto degli elementi, si svolgono le correnti elettriche, le chimiche affinità » (VII,9) « L'associazione agglomera le idee, quasi come la forza d'attrazione, o quella d'affinità chimica agglomera le molecole della materia " (VII, 15 2). Perchè si destino le idee, devono attuarsi i più generosi istinti, devono infervorarsi gli animi. La corrente del pensiero vuole una pila elettrica di più cuori e di piu intelletti » (VI, 270); e l'umanità è appunto come la pila elettrica « in cui fa corrente non muove dall'elemento positivo nè dal negativo, ma da certi modi del loro contatto » (VI, 313-14). « Il fuggevole testimonio della rozza parola volgare può essere per la storia delle società umane ciò che le stratificazioni del suolo sono per la storia del globo » (I, 237). I priocipii civili « sono come le quantità, le quali per minime aggiuote o minime detrazioni, mutano assolutamente il punto d'equilibrio» (VI, 130). « Il genio, lanciato come una cometa attraverso alle orbite usuali delle mediocrità, attrae, respinge, perturba, travolge ; cosicchè dopo il suo passaggio i pianeti potranno aver cangiato distanza, smossi i loro poli, trasposta una zona glaciale sopra un torrido terreno, e sotto la forza delle attrazioni e delle rotazioni aver divelti dall'antico letto i loro oceani. Ma ooo si potrà dire per questo che un simile rivolgimento fu l'opera capricciosa del caso ; poichè tutto avvenne secondo le leggi immutabili dell'attrazione universale » (VI, 108-9). Un'altra forma rttorica, affine alla similitudine, è la personificazione, e conferisce anch'essa non poco alla vaghezza del componimento, a cui aggiunge non so che di poetico, giacchè appunto « la poesia tratta le cose prive di volontà, d'anima, di vita, come se fossero appassionate, animate, viventi, mosse da odio o da amore », per servirci delle parole del Cattaneo stesso (VII, 204)- Il quale discorre di arte condannata « a più lunga infanzia » (V, 193), di « industrie nascenti o nasciture ,, (ivi), le quali si vuol poi levare « dalle loro eterne culle e avvezzarle a reggere alle libere correnti dell'aria e del mare » (V, 181 ); della scienza che " non si genuflette davanti ali' ignoranza » (Scr. Il, 194); della « pigra e.d abbietta agricoltura » che trema davanti alle minacce dell'industria (Ivi, II, 195), pur essendo « la madre delle nazioni » e dell'altre industrie (IV, 46, 69). E dice ancora che « le manifatture non parlano lingue », che « la taciturna superbia del capitale si vendica delle vanaglo •. rie della possidenza" (V, 180, 269), che « il progresso alza la fronte » e che « l'opinione cammina colle idee ,, (Sci·. Il, 355, 156), e ci rappresenta « l'agricoltura pri• mitiva, barbara, meschina, seminuda, intrisa di sudore e di sudiciume>> (V, 269). Ma uo altro precetto dà ancora il Cattaneo agli sci ittori, che è da lui praticamente illustrato. « Il pregio più eletto dello stile, sia giocoso, sia sublime - egli dice - risiede nel saper destare con poche e semplici parole molte idee, nel dir poco e dar molto a pensare » (VII, 150), E le sentenze compendiose e pregnanti, dense di significato ed efficaci per concisione talvolta epigrammatica, s'incontrano a ogni passo nelle opere di lui, come sono queste due con cui si chiudono rispettivamente le pagine sopra La politica di T. Campanella (VI, 22 3) e sopra Trieste e l'Istria (Scr. II, 334): « Le nazioni se-
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