Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 9 - 15 novembre 1898

RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI il fatto di rispondere ad una carezzevole lettera dell'amico artista con una fonga, festosa ed adu - latrice biografia (confotitipia), tale fatto, ripeto, diviene co~I abituale e quasi meccanico, da ass11mere tutto l'aspetto e l'autorità di un .dovere da compiersi ; è r.ome se si sdebitassero di un tributo di riconoscenza dovuta e di ammirazione veramente sentita. A cotesto punto il parassita è completamente evoluto; la parte sana della sua coscienza si è atrofizzata, mentre è diventata ipertrofica quella più adatta alla funzione che e 6 li compie. Sfruttati e sfruttatori nello stesso tempo, strumenti incoscienti di corruzione letteraria, questi scrittori apologetici di biografie d'illustri sconosciuti, questi portavoce del romanz:atore decadente, dello storico da campanile, del poeta preraffaellista o simbolista, sono la conseguenza e l'indice di uno squilibrio più vasto e generale abbracciante tutto l'ambiente sociale. Degenerati d'ordine inferiore, individui di tal sorta arrivano a credersi creature superiori, ed in buona fede si spacciano per gli araldi, i vessilliferi di grandi e moderne aspirazioni. Individui che giustificano il loro rrocedere collo svi'upoare teorie sulla multanimità dell'individuo, sul bisogno di prendere il bello ed il buono dovunque si trovino, sull'eclettismo, sulla sete di varietà dell'anima umana, e che hanno il fegato sano di aspirare oggi ina gari alla repubblica di Mazzini, per attaccarsi disperatamente all' indomani alle sane e patriottiche tradizioni della monarchia. * * * Ed il pubblico non eccessivamente colto si pasce dell'opera di costoro. E cosi esso viene mistificato, la verità viene falsata e contorta; 'e cosi il significato, lo scopo, i ,mezzi di una letteratura :;ono presentati in modo completamente disforme dal vero. Le camarille trionfano e si fanno strada ed i veramente buoni che rifuggono dalla corruzione, dalla réclame sfacciata, dai compromessi coi lenoni del• l'arte, vivono ignorati e trascurati. Staccando il bello dal buono, la torma dal pensiero, la puola dal suo significato, l'arte viene prostituita, stancata, falsata. L'orpello viene spacciato per oro; il falso, il manierato, il simbolico assurge all'altezza di nuovo verbo, e ciò che è rifiuto del1' evoluzione viene posto sulle vie dell'avvenire. Tutti cotesti buffoni che si adattano alla parte di satelliti gravitanti attorno ali' astro maggiore, tutti cotesti saccheggiatori di biblioteche, tutti insomma cotesti mistificatori interessati, ci trovan gusto a classificarsi fra i novissimi e gli ultimi ed a farsi credere l'incarnazione della nuova arte, della nuova morale, della nuova letteratura. Ma la storia li ha già giudicati. È vero: essi non sono che i figli del nostro secolo e della nostra civiltà; solo che non bisogna scambiare il tramonto coll'aurora, l'agonia colla novella vita. È il secolo che putrefacendosi, presso il suo morire, butta fuori le ultime bolle di una vitalità già corrotta e presso a spegnersi : tra queste bolle ci sono anch'essi. Dr. PAOLO Co~u. Nel prossimo numero pubblicheremo Eeelissi bozzetto di Pasquale Gttarino. Il ~ensiero letterario m carioCattaneo (Continuazione o fino vedi Num. prooedeuto). « L'essere umano è atomo che il vortice d'influenze universali trascina verso una meta arcana» (VI. 121). Essere per eccellenza socievole, ha < l'istinto del castoro », non « quello del ragno, il quale abita solitario nel centro della sua tela > (VI, 268); la volontà di lui, per quanto libera nel suo principio, non può escire da quell'ordine d'idee ch'egli ha ricevuto dalla famiglia, dalla scuola, dalle attitudini del suo animo : « è come il volo d'un augello, che può volgersi a levante o a ponente, ma non superare certi limiti d'altezza e di velocità » (VII, 2 3S). Quando è ascritto ad una società, egli è « come il grano di sabbia incorporato in un cemento» (Scr.II, 3S r). Se invece è posto al sommo della cosa pubblica e diventa uomo di stato, « non può correr dritto al polo e deve destreggiar colle vele » (V, 203). Sempre però o: la massa minore non deve dominar la maggiore », come « la circonferenza non deve dominare il centro» (Scr. II, 68); bensì, come sempre è avvenuto, « dall'attrito perpetuo delle idee s'accende ancora oggidl la fiamma del genio europeo » (II, 292). La libertà è « una pianta di molte radici » ( Scr. II, 28 I J; l'incivilimento esso pure « quasi arbore secolare, riceve una serie d'innesti, apportati da diverse età e da diverse regioni, e ad ogni innesto varia la natura de' suoi fiori e de' suoi frutti » (lll, 28). E similmente il progresso « è come il fiorire e fruttificare nella pianta » (VII, 3 I 6); per affrettarne l'avvento « bisogna fare come le acque dei fiumi che vanno ora a diritta ora a sinistra, ma tutte avanti e sempre avanti » (Scr. Il, 339). Senonchè « pur troppo il mondo morale è una macchina male spalmata, che si move con chiasso. E talora fa chiasso e non si move » (I, 6). « La patria è come la madre, della quale un figlio non può parlare come d'un'altra donna » (VI, 110). (r) Alla similitudine ricorre spesso il Nostro per illustrare qualche concetto storico. « Le istoiie più antiche dell'Italia e della Grecia sono piante senu radici, sono innesti avventizi sopra stipiti selvaggi » (Il, 297). Epperò l'indagare a quale delle grandi nazioni che si svolsero poi nel seno de' secoli appartenessero i primi abitanti di essa, è proposito falso e inverso, come l'investigare « da qual fiume derivino i ruscelli che al contrario cadono dai monti a nutrire i fiumi» (IV, 196). Allorchè getta lo sguardo sulla carta d'Italia e la scorge da ogni parte indifesa, meno là dov'è recinta dall'Alpi, gli sembra vedere una di quelle figure di guerrieri che si ponevano sui monumenti da' nostri antichi, tutte nude e con un elmo in fronte (V, 248). Parlando delle potenti baronie medioevali, scrive: « A guisa delle antiche querce colossali dei loro semibarbari domini, dopo un lungo corso quelle vetuste grandezze si trovaron corrose, e sorrette appena da una corteccia di titoli e di apparenze » (IV, 102). « Le date dei tempi memorabili sono simili alle collezioni di cose naturali, ove un gu~cio d'ostrica ha lo stesso momento scientifico della più ammirata gemma » (Scr. I, 221 22 ). A proposito di certe istituzioni d'origine asiatica, fra noi meno radicate che non lo fossero nel suolo dove sorsero, scrive che « potrebbero dirsi gettate in erratica e fortuita giacitura tra noi quelle me• desime istituzioni che colà si posavano in profondi strati » (Ili, 14). « li napoleonismo ha le sue proprietà, come il triangolo e il circolo; e colla geometria non si transige». _ « La politica è come la geometria: chi vuole i tre angoli, vuole i tre lati » ( Scr. Il, 44, 67). (1) Il Barbiera(op. cit. p.116) riporta queste parole con qualche modificazione,dicendo che il Cattaneo le scrisse sull'album ddla ContessaMaffei: « La patria è come la madre, di cui un uomo non deve parlare come d'un'altra donna».

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