'R._ITTISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI antifeministi, Alfredo Niceforo e Adolfo Padovao, nelle loro risposte alla mia inchiesta sulla Joooa. Constata, con esatta crudezza, quanto sia triste la condizione delle donne in mo !ti paesi « civili ,, . sullo stampo della nostra « beata Italia », e, dopo aver citato il racconto del cardinale Lavigerie mtorno a quel selvaggio che per Sé:r,plice spasso lasciò affogare una sua donna io un pantano, soggiunge a proposito dell'Italia : < non la si affoga (la donna) nei pantani perchè vi sono Corti d'assisi e processi, e più ancora perchè i nostri nervi non si dilettano a tali spettacoli ; ma dal punto di vista morale, la si considera forse diversamente? Quanti e quanti ancora non vedono nella donna altro che la riproduttrice della specie, e questo nemmeno dal suo lato migliore ! ,. E giu~tamente, alcone pagine dopo, ripete che l'uomo e la donna non dévouo considerarsi come campioni sessuali, ma come esseri intelligenti: ribadendo il concetto già e$presso che, appunto come essere intelligente, la donna ha bisogno della sua « libertà d' azione e di coscienza. » Questo afferma eera. Ed io non so immaginare che cosa di più potrebbe afférmare ima femminista dichiarata, militante. Eppure, partendo da tali premesse, Neera si proclama avversa alla cosidetta emancipazione della donna ; e viene a parlarci, come di un ideale di donna, della donna che si sacrifica, vittima della societa, della tradizione, della foalità, di sè stessa. Un ideale al quale Neera dedica pa• gine fini, squisite come sagJ!io letterario, ma ispi• rate a un sentimentalismo macilento, tanto meno spiegabile in chi ha amm :sso principi cosi veri di una sana filosofia po~itiva. « Se la teoria dell'individualismo per l'uomo mi sembra la migliore, p. r la donna la ritengo addirittura la sola. Tutte le facoltà della donna, mente e cuore, sono fatte per lo s,•olgimento individuale. » E come può allora, Neera ~tc:ssa, dire poi che la donna è dr.stinata, pl:r natura, a sacrificarsi per l'uomo, per ispirarlo, per allietarlo, per confortarlo, riducendosi - in una parola - ad essere complemento dell'uomo ? Ammetto che sia bdlissima artisticamente questa immagine dell'edera che adorna l'olmo, con le sue ghirlande; ma non doveva allora premettere, Neera, che la donna è destinata a uno svolgimento individuale: avrebbe evitato, cosi, una patente contraddizione. Della quale, per altro, io preferisco proprio la premessa: e perchè è scientifica: e perchè è umana, ed è vera, ed è sana, ed è nobile : e perchè la conclusione, contraddicente alla premessa, se in qualche caso può - artisticamente - sedurre, nella m.tggioranza dei casi manca fin anche di questo pregio: quando per esempio, l'olmo è un vecchio tronco che infracida o l' edera una volgarissima erba parassita : che è tutt' altro che raro. La donna libera, indipendente, come l' uomo è libero e indipendente: l'uno complemento dell'altro, se i due esseri sono degni di completarsi: capace ognuno di vita propria, di svolgimento proprio, individuale, se il reciproco completamento non è possibile : questo è da volere. Ridurre l'uno a strumento dell'altro è prepotenza, è viltà. Poichè non può essere, non deve essere strumento di un altro chi è eguale a quest'altro. Per la Jnnna io reclamo come Neera ha re clamato, < !,be rà di nione e di coscienza. > E perchè n1.1i, Junque, Neera si riduce poi a contentarsi che alla Jonna sia concessa la « libertà di coscienza » pure essendole tolta, in omaggio a quel tal iJ<!alé di donna votata al sacrificio, la libertà d1 azione: cre,rndo, cosi, un inevitabile dissidio fra l'azione e la coscienza? Oh questi « diritti della coscienzJ 1 » che Neera identifica nei " diritti dell'anima ,, di Giacosa ! forse non sente, la preclara scrittrice, la ripugnante immoralità di una donna che dà il corpo e non l'anima, quasi che la donna d >vesse, appunto, essere semplicemente un « ,ampiolle sessuak n (oh perchè allora, prima, taot<: proteste, signora?) quasi che il matrimonio doves~e, appunto, essere Sémnlicemente una brutale funzione procreativa, per la quale al marito basta - nella sua donna - la fc:delrà d::l corpo, anche se il cuore sia dato ad altri? Non sente?!... Ma Neera sa bere eh' io scherzo. Essa medesima, io sono certo, in qualche suo romanzo ha giustamente colpito la donna che ora vuol dir.endere, la moglie fisicamente e solo fisicameme onesta: in qualche suo romanzo? ma IO questo suo libro medesimo! poichè sono parole sue, di 'N,eera, code~te: < Vi sono matrimoni al di sopra del sc:nso: vi sono unioni invisibili, insondabili, fatte Ji elementi che sfuggono finora al crogiuolo del naturalista. Ah ! lo dico non solo con slancio, ma con dati precisi di osservazione, non siamo tutté besti<: a questo mondo! » e a piè di pagina proprio e5sa aggiunge, come nota, la sentenz:i di Sant Agostino : » Inupti sunt, non carne sed corde. « E allora ? e allora tocca agli uomini, alle donne oneste, forti difenJitrici delle loro coscienze, del loro amore, di loro stesse, di agire in modo che la sentenza di Sant Agostino abbia aJ essere sempre vera : perchè non sia più possibile prolungare forzatamente, immoralmente, una unione di corpi la quale non abbia mai avuto o abbia cessato di avere la sua giustificazione - diciamo pure: la sua santificazione - nella unione delle anime. Cosi d..:ve es.,ere. E questo dovrà affc:rmare, un giorno o l'altro, Neera - che ora nega. L' uomo che pensa è soggetto a contraddirsi, sovratutto se in lui cozzino la verità che incalza, e avanza, e il pregiudizio che resiste, e c.ede. Neera pensa : e in Neera questo cozzo di due possenti lorze avverse ha luogo : la contraddizione è spiegata. Ma la verità trionfa, e - iu 'N,eera - mi pare già prossima al trionfo : basterà che dalle premesse sue essa deduca le logiche, necessarie conclusioni. GUGLIELMO GAMBAROTTA. Inchiestasul feminismo. Il dottor Guglielmo Gambarotta ha iniziato un'inchie. sta sul feminismo, invitando gli uomini più illustri nelle scienze, nelle lettere, ecc., a rispondere alle seguenti domande: Questione unica principale. « La donna, uguale, giuridicamente, all'uomo: con diritti identici ai diritti dell'uomo ». « La donna uguale, giuridicamente, all'uomo : con diritti differenti dai diritti dell'uomo, ma ad essi equivalenti ».
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