'R..IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Quell'atto di ribellione, eseguito serenamente e riuscito bene mi aprì la via alla salvezza. Non che dopo ciò si fo5se modificata in meglio la condotta dei due galantuomini verso di me ; ma io avevo già trovato il mezzo per non rnccombere sotto un'altra gravissima violenza, che racconterò ora, e che era un vero attentato alla mia vita. Io ho bisogno assoluto della carne mila mia nutrizione quotidiana: là dentro ne avevo soltanto pochi grammi, non mangiabili, alla domenica, e presto divenni anemico. Esposi il mio stato al medico e mi disse che volevo ingannarlo per avere · un trattamento da privilegiato, e, mostrandosi, oltrecbè feroce, vile, :>ggiungeva che era inutile rac· comandarmi a lui, perchè là dentro comandava il direttore, il quale non avrebbe permesso per me nessuna novità. Aspettai dei me;i lunghissimi con la speranza che il mio organismo si fosse adattato al nuovo regime; ma l'anemia progrediva e negli ultimi cinque mesi di reclusione era diventata gravissima : mi era venuto meno persino la forza di leggere per mezz'ora di s~guito (io ero abituato fuori a studiare spesso, senza risentirne alcun danno, dieci ore di seguito) e di salire le scale del reclusorio. Il primo direttore se ne era andato ed era venuto un'altro che pareva buono. Gli esposi il pericolo che correva la mia vita e la risposta cpe mi aveva dato il medico, ed egli mi disse che, senza il consenso ciel medico, il regolamento non gli permetteva di aiutarmi. Allora ricorsi al mezzo che m'aveva fruttato l'occhiale bleu: alla ribellione. Scrissi una denunzia contro il sanitario del reclusorio pregando il ministero, in nome del mio diritto alla vita, non toltomi da nessun tribunale, di incaricare un altro medico a visitarmi per giudicare se ero o no anemico. Quando consegnai la denunzia al capo guardia, gli ricordai che ero deciso, come per l'affare degli occhiali, a non ritirarla e a non scrivere più alla mia famiglia fino a che non avessi letto con i miei occhi la risposta del ministro. Fui chiamato dal direttore e mi fece ossernre che nulla avrei ottenuto dal ministero : ma alle mie preghiere e alle mie ragioni si arrese e la lettera parti. Dopo pochi giorni il ministero autorizzava il direttore di concedermi di comnrare un po' di carne e di vino ogni giorno lino a che lo avesse richiesto lo stato della mia salute. Dissi che il nuovo direttore pareva buono, aggiungo che molto probabilmente lo era, ma che forse l'ambiente, il regolamento carcerario e la sua poca energia (era un povero ammalato) rendevano io molti casi inutile o inoperosa la sua bontà. Gli chiesi di permettermi di tenere di giorno nella cella un po' di carta e un calamaio per scrivere, e mi dis,e che non poteva farlo, mentre pare che in base al regolamento ciò dipenda dai direttori. Mi ritornò un eczema, che a\"evo avuto un'altra volta e che se ne era andato col Sapo!; lo pregai di farmi comperare un pezzo di Sapo!, invece del sapone comune, che era permesso a tutti i condannati, ed ebbi la stessa risposta. Gli chiesi l'uso della candela a mie spese e non !'ottenni. La mancanza di luce nelle lunghissime notti invernali (non si possono nemmeno utilizzare i riflessi del ciclo, perchè le finestre di una gran parte dei reclusorii sono senza vetri): credo che debba contribuire non poco a compire lo sfacelo di quei detriti di an=- me, che sono i delinquenti comuni. Le guardie in massima parte somigliavano al medico e al primo direttore. I due aneddoti che racconterò su due di esse possono estendersi a tutte. Ogni domenica i condannati erano condotti alla messa. Per parecchie domeniche pregai la guardia che veniva a prendermi di lasciarmi in cella se la messa non era obbligatoria: mi si rispondeva quasi sempre con parole scortesi ordinandomi di obbedire. Una volta una di esse perdette la pazienza e mi disse teatralmente che quando un superiore (così si chiamano le guardie da sè stesse e cosi pretendono essere chiamate dai reclusi) ordina una cosa è come se l'ordinassero il Re e Dio in persona; non bisogna mii domandare se è obbligatoria o no, si obbedisce abbassando gli occhi e tenendo il berretto in mano. In seguito seppi da vecchi condannati e da una guardia buona che la me5sa non era obbligatoria per regolamento ; ma mi fecero osservare che era un1 buona occasion;! di svago ed era pericoloso ed inutile ribellarsi agli ordini della direzione. Forte del mio diritto regolamentare un1 domenica mi rifiutai di andare alla messa: la guardia fece un po' di chiasso, m'insultò; i~ n_on risposi, ma non mi mossi dalla cella, e VIDSI. Di notte, come dissi, nelle celle si sta senza lume e senza fiammiferi: una mattina nell'alzarmi al buio e in fretta, per non essere sgridato dalle guardie di servizio, urtai col piede nel muro e riportai una contusione con ferita all'alluce destro. Per alcune settimane nello scendere le scale soffrivo molto e camminavo lentamente zoppicando: una guardia un giorno fu colta da un vero eccesso Ji ira, non vedendosi obbedita nell'ordine di affrettare il passo e non zoppicare ; mi guardò biecamente e mi <.liede uno spintone cosi forte che pcco mancò che non cadessi a .terra: le gridai «miserabile», e non fiatò. Fu l'unica volta che per il dolore fisico e morale mi lasciai vincere dall'ira. Non so se fu fatto rapporto alla direzione per la mia parola oltraggiante ; io non fui punito: ma c'era il secondo direttore. Se è possibile sperare che le mie chiacchiere possano giovare ai militi di qualsiasi ideale, sep • pelliti vivi nei patrii reclusod, o a qualche altra cosa nel!' interesse della civiltà, è necessario che siano riprodotte da tutti i giorn,1li che non hanno nessun padrone. Io penso che ho perduto il mio tempo : un popolo di analfabeti e di stanchi come il nostro, per essere eccitato a fare qualche cosa, che, accumulandosi gradatamente, prepari la base a miglioramenti non irrisori delle proprie sorti, ha bisogno che la voce viva dt:i militi piu noti di ogni partito tenti davvicino la sua anima, in modo da mettere allo scoverto ciò che l'esperienza storica vi ha la· sciato, per cercare di mod ficare, correggere e fortificare le idee e la condotta alle fonti rinnovatrici della vita. Io mi metto fin d'ora a disposizione del mio partito per girare per un tre mesi l' [calia a questo scopo. Tuo NICOLA BARBATO
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