Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 8 - 30 ottobre 1898

RIVISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 145 tuali, come i pa;;sati, non potendo mutare la politica generale dello Stato, di cui e ancella la finanza, daranno mostra della solita fenomenale impreveggenza, salvo a giustificarla coi massacri, cogli stati di assedio, coll'inasprimento - se pur è possibile questo - della reazione. Non vogliamo lasciare questo importantissimo argomento senza accennare ad altri mezzi sussidiari, che si sono presi in Portogallo in favore dei granai, dei magazzini generali e dei warran/s agricoli onde attrnuare o eliminare del tutto le carestie. Eccoli : 1. I magazzenigener2li e i granai eomuni sono esenti da ogni imposta per una durata di sei anni. 2. Lo Stato mettea disposizionedei medesimi g:i edificidisoccupati che gli appartengono. 3. Un ribasso del 25 per 100 sulle strade ferrate dello Stato è concessopel trasporto di tutte le mercanziedestinate ai granai o ai magazzeni,per un periodo di cinque anni. 4. L'analisi dei prodotti depositati è fatta gratuitamente nei laboratorii dello Stato. 5. Esenzione dai d'ritti sulle. sementi e sugli istrumenti agricoli, forniti a credito pei granai comuni. Tali privilegi serviranno a sviluppare e consolidare queste istituzioni preordinate alla diffusione del cndito, e alla soppressione della soeculazione disonesta. Ricordiamo, infine, che lo stesso Portogallo ha un sistema doganale pei cerea!i molto ingegnoso, che mira a conciliare gl'interessi dei produttori e quelli dei consumatori. La RivistaPopolare altra volta se ne occupò ( 1); ma non ebbe la fortuna di vedere richiamata sul medesimo l'attenzione del pubblico italiano, che di tutto si occupa, meno delle cose che maggiormente lo interessano. Carcerciarcerieri inIta1ia< 2 ) Caro Colajanni, Venuto fuori vivo da Pallanza, non denunziai sui giornali il direttore e il sanitario di quel reclusorio, esclusivamente per un po' di rispttto verso me stesso, cioè per non far servire la mia persona come una specie di droga afrodisiaca al vile pubblico italiano, il quale ha bisogno dei casi emozionanti, come l'alcoolizzato ha bisogno dell'alcool. L'eccitamento forte riesce a scuotere l'uno e l'altro, le loro sensazioni si ravvivano, ed essi manifestano l'ebbrezza in mille modi. Ma sia che lo stimolo sia stato l'alcool, sia che sia stato la pietà o qualche altro elemento emozionale, l'effetto quasi sempre è individualmente e socialmente inutile, e qualche volta dannoso : si tratta di idee, senzazioni, sentimenti e tendenze che non oltrepassano il momento che fugge e sono comuni alla psiche di molte specie zoologiche. Mai sorge da tali stimoli une coscienza nm,va e tenace della vita nei suoi fenomeni più complessi ed elevati; mai vien pro- \1) S1cuLO, Per laproduz.io11e e l'approvvigio11a111e11to dei cereali. Anno III. N. 23 (15 giugno 1898). (1) Questo scritto tutto vibrante di verità dell'amicoBarbato, è un1 opportunissimaillustrnione dell'ottimo opuscolo Giornalisti e condau,iatipolitici i1I Italia e all'l~'stero, recentemente pubblicato dall'Associazionedella Stampa Lombarda, ormai riprodotto da tutti i giornali democraticiitaliani, e nel quale si dimostra a luce meridiana che noi siamo le mille miglia lont,ni - io peggio s'intende - dalla nostra alleata, l'Austria, pel tr, ttamento d~i condannati politici. In Turchia, in Afi ica e in Asia si potrebbe, forse, aggiungiamo noi, trovare qualcosa di simile, ma un capitoloa'un libro in proposito bisognertbbc in 0gni modo consacrarloalla nostr,1 colonia di coatti in Assab. X. cl. H. iettata un po' di luce sulla esistenza individuale o collettiva come fattore storico : passata la bufera di e:nozioni, che spesso ha !'_aria di un vero parossismo sessuale, nessuno sa o rimane tormentato dall'ide.1 che noi portiamo in gran parte in noi stessi il nostro destino, e dal bisogno irresistibile di cooperarsi a tesserlo combattendo. In quei momenti si sprigiona, è vero, con tinte molto vivaci e qualche volta acusticamente belle in bocca agli istrioni ddla parola, un'effiorescenza di immagini, che rappresentano un patrimonio no• stro come funzione autonoma, e soltanto come tale, 0 cioè come funzione del linguaggio parlato, che va sempre più rendendosi automatico e indipendente dalla vera personalità nostra, da quel mondo inco• scio che, attraverso l'illusione della libera scelta e della liberissima volontà deliberante, produce e de• termina la nostra condotta. Ma non partecipano alla tempesta o, se per caso vengono ridestati, ricadono subito inerti tra le ferree maglie dei mille istinti bestiali, i sentimenti e le tendenze veramente umane, che, creandosi pezzo a pezzo, per virtù delle cose, e non delle parole, e accumulandosi e organizzandosi attraverso i secoli, hanno il compìto di trasformare l'animale uomo iu citta :lino. Che cosa è rimasto nella coscienza degli italiani, dopo che un fO' di simpatia per le vittime, colpite teatralmente nel '93, la strage dei nostri soldati in Africa e un po' di liberalismo di parata di quelli che stavano in agguato per afferrare il potere, abbreviarono di qualche anno la reclusione a me e agli altri condannati dai tribunali militari ? Si fortificò, nacque una sola di quelle attività civili, che, agendo costantemente, si oppongono allo spadroneggiare dei pochi furbi, i quali, io alto, nel fare le leggi, nello interpretarle ed applicarle, agiscono coscientemente e incoscientemente da veri ed autentici padroni di schiavi, e spesso coi metodi dei poliziotti che fanno suicidare e morire d'aneurisma i Frezzi e i Forno ? E ora che dalle viscere della vecchia Europa è pullulata in prosa e in versi un'abbondante fioritura di immagini variopinte, innanzi al cadavere insanguinato di una povera donna, la quale, affranta dalle sventure domestiche, girava il mondo in cerca di un po' di pace, che cosa è rimasto nella nostra coscienza? Forse che si pensa ai rimedii per rendere impossibile il ripetersi di cotesti delitti ? Forse che alle parole savie e buone degli onesti e degli !ntelligenti della__classe dominante faranno seguito 1 mezzi necessaru ad elevare gradatamente gli umili, sradicando dal loro animo l'odio per tutti e per tutto e la sete secolare di venJetta e di distrrzionr, che hanno origiue e sono alimentate, non dalle pre~i~h~ fatte al)a. luce d~l sole da repubblicani, sociahst1, anarch1c1 e pret11 ma dalla mancanza di tutto ciò che può rendere gli umani pietosi di sè S'essi e d'altrui? La pietà vera, elevata che se fosse viva e diffusa, sarebbe una valida e in;incibile protettrice di tutti, in alto e in basso, del!' imperatrice addolorata per la tragica perdita del figlio, come della popolana, che, nè col lavoro, nè col sacrifizio dell'onore, può dare un po' di pane, di aria, di luce ai poveri bimbi, che perdono la vita ogni giorno a brandelli sotto i suoi occhi inariditi - la pietà virile, che non è quella che fa svenire la dama al guaire del cagnolino, nutrito coi dolci, e crea

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