RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cerche che molti tacciano di ombratili e v'an"e,solo perchè d' intrnti più particolari e ristretti, e meno direttamente pratiche. Vide egli che « la lingua costituisce una parte sempre maggiore dti nostri destini » (II, 2 J2); non si peritò d'affermare ciò che potr, bbe suonare a tutta prima null'altro che una bizzarria o un paradosso: « la libertà dei popoli oramai par sospesa alla grammatica » (ivi); scorse la linguistica profondamente connessa coll'etnologia, e rivolse l'acuto e multiforme ingegno allo studio di « quelle dottrine linguistiche che rischiarano d'una medesima luce le q· estioni contemporanee e le più remote origini dell'Europa, e mirano a far della lingua una libera e lucida interprete delle ani utili e della viva scienza, sciolta egualmente dall'affettazione dei modi cruschevoli e dei vocaboli greci » (I, 8, Prefaz...) D'una sola fra le sue scritture in materia faremo parola, perchè p:u davvicino tocca « la lingua nostra bellissima », ch'egli voleva non fosse ridotta ad apparire « la più scapigliata e la più scalza delle sorelle » (I, 264): 'Dell'uso di nuove voci greche (I, 250). In essa deplora che « gli Italiani vanno piuttosto mendicando altrove le parole composte che mano mano vengono necessarie all'assiduo moto dtl!'arti e delle scienze, come se il ragionare delle nuove cose e delle· alte cose fosse privilegio delle lingue morte e delle lingue altrui, e la nostra tosse viva solo per e,sere ministra a cose triviali. Eppure le voci composte « hanno beltà e grazia altrettanta e forse maggiore in italiano che non in greco e in tedesco e in inglese ». Cita come esempi: variopinto, arcobaleno,alipede,pieveloce,occhia1.,_1.,_urro, semprevivo, semprei•erde, e « quel biancovestilo, che fu i!' solo ardimento di Dante in si vasto e sì libero campo ». La lingua - egli prosegue - che diede composti come architrave, locomotiva, paragrandÌlle, equivalente, elettromotore, capogiro, capofitto, ftlipendula, palminerve, ecc., potrà foggiarne degli altri. Invece, « siffatte forme tanto efficaci e spontanee si rimangono quasi solo fiori e fronde di poesia, quando insinuate nella scienza, e sopratutto nella descrittiva, riuscirebbero si utili e sì !Jpportune, e vi spargerebbero intorno una facilità e soavità veramente allettatrici ». E rimaniaO)O oppressi « da quella tanta asperità di nomi che un genio improvvido pose come ispida siepe tra i popoli e le scienze : malacopteri gi, chiropteri, brachipteri, ripipted, pachidermi, stepsibranchi, pselafi, sclerodermi, parenchimatosi, malaco · stracei. Quali fitte nebbie questi scortesi scienziati vorrebbero stendere fra i nostri sensi e la bella natura ! Vedete un fiore, una pian ticella gentile, e ne chiedete il nome. Non sarà come quello di viola, di rosa, di giglio, che sembrano nati fatti per indicar cose belle; le famiglie di piante saranno involte sotto quelle barbare appellaz_ioni di drimirizee, ternstroeminacee, e goodenoviee : una gircosa e variopinta farfalletta sarà un lepidoptero o un lepidottero ; una libellula dall'ali cristalline un nevroptero. Ma non è forse più bello e più chiaro il dire alla nottola ve/imano che chiroptero? al toro crassipelle o coriato che pachiderme ? » E peggio ancora - egli osserva - alcuni composti greci « furono fin dal nascere contorti a senso sovente inesatto, sovente erroneo, tal volta contrario al vero " (I). Dicevamo dunque che il Cattaneo era profondo in quella ch'egli stesso chiama « l'arte eminentemente difficile di scriver bene, arte che è impossibile acquistare senza le più sode, le più svariate, le piu molteplici letture » (I, 378). Questo precetto egli inculca più volte: (1) E dà come esempi: ossigeno, idrogene, cia11oge11ea,zoto, f!eologia, l!eografia, geognosia. Sull'argomento ritorna discorrendo dell'opera Fede e bellezza di N. Tommaseo (I, r 17): " altri fugge il francese, come se fos,e lingu1 da cannibJli, e poi vi 1artaglia in gergo di ortoepia, e di callofil1a, e di epitassi, e di profilassi». Altrov<!([, 91) suggtrisce l'eser.:izio dd tradurre come tale che prepara la lingua nostra« malleabile e duttile, come !'on', il quale segue tutti gli allungamenti del fi1o di :irgento che riveste, e si contorce seco in ogni maniera di ricami e di broccati ». al Cernuschi, come abbiamo detto, consiglia di leggere il Foscolo ; e altrove sentenzia : « Tre cose, a parer nostro, concorrono a formare gli scrittori, e sono leggere, leggere e leggere » (I, 379). « Un lavoro anche breve - dice ancora - richiede lettura lunga e quieta» (Scr. Il, 362). Cosi ci spiegamo - ciò che a tutta prima sorprende - come egli, a diciannove anni già professo· re di lettere latine, a ventiquattro insegnante d'umanità (nel Ginnasio di S. Marta), apparisse solo a trentatrè anni scrittore (I). Negli ultimi anni specialmente - ci informa il Bertani (I, p. V) - era diventato d,f. ficilirn:mo ad accontentarsi delle cose sue : « mi diceva che ogni giorno trovava da sopprimere ciò che il giorno antecedente intendeva presentare al pubblico .... I suoi scritti sono ... cribati di correzioni, di pen1imenti, e tortuosamente segnati per trasposizioni di parole e di frasi ». Ma parole e frasi acquistano, attraverso il processo di selezione e di raffinamento a cui egli le sottometteva, quella singolare e venustà che è così nobile pregio delle prose di lui, anche là dove il soggetto è più arido eritroso all'ornamento della forma. li pensiero è rilevato da paragoni, it cui uso è frequente e felice quanto per avventura abbiam visto esserlo presso il Mazzini. E anche qui non sarà discaro di trovarsi sott'occhio alcuni esempi, che abbiamo spigolato da tutte le opere di lui. (Continua). D.r PAOLO BELLEZZA. (1) ROSA.]oc. cit. p. 14-15. RIVISTADELLERIVISTE ·••.➔,,::l~• .. Sid11eyLow: Deve l'Europa disarmare? A qnesta domanda preventiva sulla circolare dello Czar si deve rispondere negativamente. Se il rescritto dello Czar potesse liberarci con un colpo di bacchetta magica da questa regola degli armamenti, il fatto dovrebbe consider,1rsi come una sventura per l'nmanità: il mondo della civiltà verrebbe abband,:mato ai suoi nemici esterni ed interni. Sarebbe un delitto contro la civiltà esporre i preziosi doni che la civiltà latina, celtica, teutonica e sassone ha dato al mondo alla mercè delle orde slave ed asiatiche. Internamente la nostra ricchezza potrebbe aumentare molto, ma prima di abolire gli eserciti per ragioni economiche noi dovremmo distribuire meglio la ricchezzastessa. Nè è vero che il peso degli armamenti cagiona la miseria dei popoli. Si potrebbe addurre come prova di questa asserzione l'esempio dell'Italia, della Rnssia e della Spagna ; ma questi sono paesi poveri che soffrono per la corruzione officiale, per la persecuzione religiosa o per la mancanza di spirito d'intrapresa. Con o senza armamenti tali paesi rimarranno poveri sino a tanto che essi non intraprenderanno la loro trasformazione politica e morale. D'altra parte è certo che dove prevalgono differenti condizioni le spese militari non impoveriscono. La Francia è prospera nonostante che spenda un miliardo all'anno per l'esercito e plr la flotta. La Germania che può mobilizzare e mantenere per la guerra tre milioni di uomini ha tanto progredito nonostante la tassa dd sangue e i giganteschi armamenti che essa può rivaleggiare con noi per lo sviluppo meraviglioso dell'industria e del commercio. Perchè non dobbiamo supporre, perciò, che la coscrizione aiuti anzichè ritardi lo sviluppo mater:ale di un paese? La disciplina, il senso dtll'ordine, la docilità cosciente, la precisione, la destrezza disciplinata sono qualità che si devono all'educazione militare; ed a queste virtù si deve il successo dei lavoratori tedeschi. Perciò anzichè manif~stare il desiderio di abolire il sistema militare dobbiamo pensare a mantenere la pace per ventisette anni tra le grandi potenze di Europa. (The 'N.,i11etewtlC1wtury, Ottobre). (1). (1) I nostri lettori conoscono come la pensiamo. Abbiamo voluto riassumere questo articolo per dar loro un idea della corrente contraria alla nostra. Notiamo che nella Westmfosler Gazette, in The Coutemporary '1{.ewiew, in The National Review, nel 'Blaskwood e io altre riviste inglesi di Sett~mbre e Ottobre la proposta dello Czar viene combattuta più o meno decisamente ancora di più che nel le riviste francesi, di cui si occupano con predilezione i gallofobi d'Italia. N. d. R.
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