Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 8 - 30 ottobre 1898

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 157 Il~e~siero l tterariCioarCloatta~eo (Continuazione. Vedi Num. pl'ccedcnle). Questo, nel 'Proora111mal Giornale l'Italia Musicale, che - sia dttto di passaggio - fa in certo modo riscontro alla Filosofia della Musica dello scrittore genovese. Anche il Cattaneo intende che la meloJia debba farsi « interprete dell'argilla viven~e e delle ~ue pas_sioni » (II, 102 ), deplora che melodia e arl?oma abbiano culti distinti, e che la poesia sia ormai ndo_tta a essere « sventurata ancella della musica ». - « Libretto è uno dei pochi vocaboli italiani che sono intesi dagli stranieri; ma la sua notorietà non è una gloria ». E a proposito di certi autori di librttti, esclama: « Come riderebbe dei loro versi il compatito Metastasio! » (II, ro3). . Egli stesso non trascurava la letteratura stramera. « Lo studio delle lingl!e fu sempre prediletto da Cattaneo. Aveva bei certificati della sua competenza nella lingua tedesca, inglese ed ebraica... compì o sor~egliò traduzioni di libri scolastici dal tedesco » (r). Nutriva lo stesso entusiasmo che il Mazzini pel Miçkiewicz, che era venuto « ad apportare all'Italia combattente il suo sangue, il suo nome, la ?an?iera de'_suoi fratelli» (I, 357). Nell'articolo: Le poesie di ..A. M1çkiew1cz_ (I, 320 sgg.) prende in esame alcuni fra i poemi di 1 ui. Pure come. il Mazzini, non era troppo tenero per la letteratura francese, e specialmente per V. Hugo, troppo sovente trascinato, egli osserva, ad « aber;azioni d~lla ragione e del cuore » çrv, 50). Alla fine d u~o s_cntt~ umoristico, dopo aver citata una sentenza d1 lui, gh scocca la freccia del Parto, concludendo : « Non ostante il .suo buon senso, questa preghiera è di Victor Hugo" (II, 44~). In gran conto teneva invece il Béranger, che egli saluta, con frase per avventura alqua:1to esage~ata, « il poeta più popolare ed efficace e form1dabile .dei secoli moderni » (1, 126). Nella Circolare contro il commercio francese, dice rivolto agli Italiani: « Che v' im: porta dei nastri di Francia e delle sue cuffie e de' su01 romanzi ?»(Scr. II, 13). Altra volta, parlando del Romanzo delle donnecontemporanee in Sicilia (I, 358, sgg.) - dove tocca oltreché della nostra, anche della letteratura francese 'tedesca inglese spagnola e russa _ dichiara di non' essere dialconte~to che all'Italia manchi un Giorgio Sand. Si professa in questa scrittura cor.trario all'attività letteraria della donna. Se questa - egli opina - vuole uscir dal silenzio, deve farlo solo quale miss;onaria, come fece la Wichern in Germania e la \1/ander-Kiste in Inghilterra, la quale istituì missioni a Londra per i s~lvaggi che vi si troYavano in quantità. E quelle poch1sdme che si sentono attratte alla nobilissima arte dello scrivere, devono esercitarla di tal maniera, che non abbiano a diventar letterate, ma rimangano donne. Come il Mazzini, prediligeva gli scrittori inglesi, e fra questi il Byron, ch'egli mette, insieme all'Alfieri, tra que' pochi le cui opere si possono leggere più d'una volta (I, 394). Scrivendo a M.lle .... in data 7 ott. 1855, (Scr., II, 85) le dice d'aver riletto in q~e' gior_ni il ~anfredo, che non aveva più letto dalla pnma g1oventu, e d'aver letto il Caino, che ancora non conosceva, - « et je suis bien courroucé avec le bon Dieu - prosegue scherzosamente - qui m'a paru un peu trop méchant. Mais Don Juan m'a remis en harmonie aver la créature et le créateur "· Non possiamo attenderci da lui i bollenti entusiasmi p,r lo Shakespeare, il massimo idolo de' romantici: v'accenna pure talvolta, riconoscendone la « versatilità poderosa » (li, 104) e la « rabbuffata bellezza » (I, 6). Coli' inglese del resto egli aveva grande famigliarita; parole e frasi di quella lingua sono spesso intercalate (1) Scr. I, 44: ~ate e docu111e1i1nttiomo agli s/lldi di C. Cattaneo. nelle sue lettere (, ); e non fu malamente affermato che « Cattaneo sentiva meglio d'ogni altro l'intimità degli Italiani cogli Inglesi » (Se,·. I, 9, Prefaz.), con quella razza forte e generosa, per la quale, in chi la conosca davvero, non saprei se si accenda più vivace l'ammirazione o l'affetto. L'ampia coltura letteraria, sia classica che moderna, di cui il Nostro era fornito, è attestata anche dalle frequenti citazioni onde vanno adorne le sue varie scritture. « Nulla è più gentile d'una citazione di poeta o d'altro autore, fatta con opportunità e accorgimento, e in modo quasi inaspettato, e senza affettazione di dottrina. « Così egli stesso dice in un capitolo del suo volume di filosofia che s· intitola appunto Della citazione (VH, 500 sgg.: cap. XIX). E la teoria trova ricca esemplificazione nelle sue opere, in cui lo scienziato e lo studioso di letteratura si danno bellamente la mano e si prestano a vicenda le proprie nozioni. Cosi, se nell'articolo sulla Vita di 'Dante ricorre il nome dell'economista Romagnosi (I, 106), nelle pagine Dell'economia nazionale di Fed. Lisi è citato Dante (V, 154); nelle dissertazioni Interdizioni imposte dalle leggi civili açli Israeliti e Del pensiero come principio dell'economiapubvlica, ai nomi del Romagnosi stess0, del Gioia, dello Smith, del Genovesi, si alternano quelli rispettivamente di Tacito, Orazio, Voltaire, Zanoia, Goldsmith, Schiller (V, 49, 50, 97, 136 168) e di Virgilio (IV, 375, 388). Negli Scritti di Politica si citano Dante e il Petrarca (Scr. li, 282, 284). Nella ?loti-zia sulla questionedelle tai·ijfe daziarie, ecc. figura un verso del Monti (V, 95), ed uno di Virgilio negli studii Dell'agricoltura ingleseparagonatacollanostra (I V, 388) e 'Della beneficenzapubblica (V, 294), nel quale pure ricorrono i nomi dello Shakespeare e del Fielding (298). E di sentenze virgiliane, come anche di versi del Parini e del Lamartine, si ingemma la Prefa1._ione al voi. V. del Politecnico (VI, 340, 341, 343). Nella Introduzione alle Notizie naturali sulla Lombardia si recano alcuni versi dell'inglese Rogers nel suo poema Italy (IV, 217) e si citan0Eschilo(199), Strabone (200,213, 2t6), Polibio (212), Cesare (207, 209),Livio (198, 2l-O,210, 21214). Virgilio (198,204), Macchiavelli (238) (2). Ma il titolo più meritorio di Carlo Cattaneo ad un posto cospicu9, oltreché ne' fasti scientifici, anche in quelli letterari del secolo nostro, e insieme la sua maggiore benemerenza verso le lettere, è senza dubbio la squisitezza, la venustà e la copia di cui vanno distint lo stile e la lingua di lni. « Carlo Cattaneo ebbe il raro dono _ co5l uno degli editori delle opere sue (3) - di far risplendere agli occhi altrui tutto ciò , be a lui piacesse evocare sotto la sua penna elegante ». Non per nulla egli dettò le parole da noi poste a motto di queste pagine e che ci piace di ripetere qui: « La ragione, anche aspirando alle più alte conquiste, non deve spregiare d'esercitarsi in qualsiasi più circoscritto e povero campo "- Pensatore e scienzato, addentro nello studio delle severe discipline che riguardano la prosperità de popoli e degli stati, egli non ebbe a schifo quelle ri (1) V. p. es. Scr. II, 85, 175, 354. È noto ch'egli condusse in moglie una Inglese. (2) Si aggiungano queste altre citazioni: Omero (1, 246; VI, 402; VII, 195, 312,364,407); Erodoto (I. 156, 181,182, 241); Strabone (I, 161); Plauto (II, 277); Lucrezio (VI, 330); Properzio (VII, 312); Tibullo (VII, 125, 363); Cicerone (VII, 114, 179, 364,464); Ovidio (II, 191: VII, 131, 317,493, 494, 49~); Livio (I, 160; I!, 279, 280; VII, 114, 326, 493, 497); Orazio (I, 60; II, 4, 10, 282; VI, 290, 355, 356; VII, 94, 131.160,164 198, 312, 322,419, 503, 528); Virgilio (I, 4,243; Il, 277, 329; Iii, 346; VI, 295, 355; Vll, 30, 32, 33, 94, 98,114,325, 333, 334, 407, 493);Plinio (VII, 405); Tacito (I, 179; VI, 292, 363; VII. 159, 323, 409, 411-413, 417, 418); Giovenale (II, 307; VII, 362); Lucano (II, 304; VII, 364, 405, 407); Petrarca (VII, 249); Tasso Vll, 220); Parini (1, 270; VII, u4); Alfieri (VI, IIO); Foscolo (II, 105, 160); Monti (III, 246; VI, 73); Manzoni (III. 291; VI, 74, 108); Gray (II, 264); Byron (II, 160);Schilles (Il, 192); Lamartine (Il, II 1); Hugo (II, 445). (3) N1cOLA MAMELI, Ai lettori (VI, 3).

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