152 'R..IVISTA POPOLARE POLITICA DI LETTERE E SCIENZE SOCIALI affinchè l'altro, ignaro di cosi tenera premura, rispondendo: 11 Tafuri mi chiamo. » sollevasse l'ilarità dell'uditorio - all'ultima seduta, quando, nell'allocuzione finale, rivolgeva alla stampa dei bisticci più o meno di buon gusto sulla militarizzazione della medesima. I resoconti dei giornali dell'epoca sono pieni di note in corsivo: ilarilà, risa, ogni volta che il presidente parla, ed il presidente di quelle note è tutto soddidatto. Ad Abbruzzese, venditore di fiori, che si lagnava di essere stato arrestato, senza ragione, da una guardia, dice: « Ma ha fatto, in ogni caso benone, perchè voialtri siete noiosi come cavallette ,. ed il pubblico naturalmente si diverte. Durante il processo dei ferrovieri avviene questo dfalogo: Mondino - Mottola, chissà. che dia,•olo avete detto in quella conferenza ... Mottola - Oh! si seppe, poichè la pubblicarono i giornali. Mondino· - Eh ! nei giornali si scrive ciò che si vuole. E... lo sanno loro (indicandoi giornalisti... cheridono). Per conto mio non credo ai giornali. Piu tardi, nel processo di Resina, ad un disgraziato, che porta il braccio al collo e che si buscherà fra bre,·e qualche anno di reclusione, questo allegro tipo di presidente domanda : < Siete stato alla guerra ? > Nello stesso processo domanda alle guardie daziarie: « Siete armati voi altri agenti daziari i? > - < Si, ma con c:irabine di un secolo fa. » - < Ah! sono quelle che fanno ancora ppuhI ppah ! » Nel processo di Marano, ad un imputato, che si difende, risponde: « Ah! son bellebale. V,i ne avete J atte piu di BertoIdino in Francia. » Nello stesso processo un imputato dice: < Vorrei sapere dal teste se mi ha visto lui ». Mond\no grida: « Ma no, sie/e un ciuccio, non capite che ha detto che una donna vi ha visto ». E tale l'incorregibile smania di dire buffonate che, ad un certo momentO, proprio un imputato, cui il presidente ha domandato: « Ma voi, Jacomina, andate a comprare la frittura con la carabina in ispalla? > risponde : « Ma lei scherza, signor presidente >. Che dire del rispetto ai diritti della difesa? Nel processo di Pomigliano d'Arco: Imp. - Dt::bbo dire mezza parola. Pres. - Dite pure. Imp. - Domandate al signor brigadiere ... Pres. - Oh l ne avete già dette cinque di parole ... Basta!. .. E fa sedere l'accusato. - Benone! Ugualmente durante il processo di Reslna: « D' Antonio Maria, alzatevi. Negate pure, se volete : ma vi avverto che non crederò una parola di quanto direte. > - E gli altri giudici? .... La stessa disgustosa impressione si prova, leggendo il resoconto del processo di Giugliano. Il tenente Susanna fa notare al presidente che il suo raccomandato ha citatO quattro testimoni. < Oh ! se lei lascia fare a quelli lì, faranno venire a testimoniare tutta Giugliano, sei o settecento persone)). - risponde Mondino, perfettamente convinto che un simiie fatto non basterebbe a scuotere l'edifizio dell'accusa, Un altro imputato nello stesso processo, grida: « Ma io tengo i testimoni >, ed il presidente di rimando: « Oh ! per me (anche qui sarebbe inte• ressaote conoscere l' opinione degli altri giudici) i vostri testimoni valgono zero. Per me i testimoni buoni sono i carabinieri e le guardie » - Senza commenti! li signor Mondino ha poi una vera questione personale col P:idreterno, il Crocefisso e la Ma• donna. Quelle infdici i'ersone del popolino napoletano, cosi abituate ad invocare tutti i santi del paradiso, non avevano scelto davvero un argomento molto efficace per conquistare la simpatia del presidente. Ad un'imputata che dice; < Io sono innocente come è vero Dio! >, il fiero colonnello beffardamente risponde: < Non nominare il nome di Dio invano >. Ad un irr.putato che, appellandosi alla Vergine, grida: « Io so nnocenlecom,nea Madonna santissima ,.. - corri:-gge: « Oh! se aveste detto come il Padreterno >. Infine, adirato che tutti gli imputati levino la mano verso il Crocefisso per giurare, grida : « Lasciate stare Cristo; se no, fac• cio portar via di Il quel crocefisso e la facciamo finita! » Per completare la figura morale ed intellettuale di questo signore, le cui sentenze costituiscono una cosi notevole parte degl'inappellabili giudizii, contro i quali i sostenitori italiani della cosagiudicata. pretendono d'impedire quell'opera necessaria e doverosa di riparazione che è l'amnistia, accennerò a due ultimi incidenti. Un povero mattoide, certo Perugino, burattinaio~ che aveva violato il bando relativo all'ora della ritirata, per mancanza di quattrini con cui trovare alloggio alla locanda, chiude una sua pazzesca pappolata defensionale, piena di corbellerie, esclamando: « Io tengo una licenza pel mio· mestiere e sono, un gentiluomo .... > Non l'avesse mai detto! Con la più grande serietà. di questo mondo, il colonnello Mondino si leva in piedi, e, tutto commosso, solennemente lo apostrofa: « Gentiluomo ! Eh! mio caro, io non conosco altri gentiluomini che Massimo d'Azeglio e Baiardo, il cavaliere senza macchia e senza paura>. - Il che, se ha già il vantaggio di essere una preziosa e gratuita confessione per ciò che riguarda la tentilhommerie del signor colonnello, ci dà anche il diritto di dire che egli è la più bella acqua di cretin0ide che aub di tribunale abbia mai visto. Nè meno tipico è l'altro caso. Un infelice gobbetto, uno di quegli eterni chiacchieroni da caffè, trinciatori di sentenze su tutto e su tutti, un buon uomo non iscritto ad alcun par• tito, ma. che ci tiene a fare il saputo ed a sputar la sua anche in fatto di socialismo, è accusato nientemeno che di eccitamentoalla guerra civile per aver detto, non in un pubblico discorso, ma in una conversazioncella. amichevole, che « ..... ormai era inutile di andare a farsi pagare gli stipendii alla Tesoreria, giacchè alla fine del mese ci sarebbe stato il socialismo » Ebbene, caduta nel ridicolo, specialmente per la.
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