'R...IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI un nome vano il diritto separato dal potere ; crede quindi di armonizzare la libertà con l'autorità, e vuole che lo Stato sia provvidente, e regoli, con l'organizzazione del lavoro, la produzione. Altri socialisti, differenti fra di loro per molti riguardi, banno poi dei tratti comuni nel considerare lo Stato, e nel volerne, in una maniera o nell'altra, accresciuto il potere o l'azione. Sottomettono od abbandonano costoro l'individuo allo Stato, o meglio alla società, cui impongono l'obbligo di soddisfare a' bisogni individuali, e d'insistere a che ciascuno si sviluppi secondo sua natura. Mentre cotesti scrittori, in un modo o nell'altro, direttamente o indirettamente, fanno la critica dell'indivi• dualismo, in prò di questo combattono gli economisti ortodossi ed i politici dottrinari e liberali. Senonchè quest'ult.imi, che proseguono ancora alacremente il loro commino propugnando generose rivendicazioni in favore delle pubbliche libertà, hanno radicalmente cambiato il concetto dell'individualismo, e taluni trascendono fino a contrapporre l'individuo allo Stato, anzi infino alle conseguenze estreme e paradossali del Fourier e del Proudhon; ai Falansteri, cicè, e all'anarchia, che sono una logica applicazione della sfrenata libertà individuale. Credono essi che allo sviluppo integrale, ed alla piena espansione delle facoltà umane sia utile il togliere ogni CO· stringimento esterno, e quindi sopprimere il potere politico. Ancor oggi, in nome della scienza positiva, i sociologhi della scuola liberale riguardano le relazioni fra lo Stato e l'individuo assai diversamente da' socialisti. Ma questi, che seguono ora un indirizzo scientifico, sostengono che quando lo Stato moltiplica le sue intervenzioni prepara l'avvenimento d'una società dove non vi s~rà più luogo per esso, almeno com'esso generalmente mtendesi. « li primo atto, dice l'Engels, per cui lo Stato si affermerà come il rappresentante della società tutta intesa a prender possesso dei mezzi di produzione a nome della collettività, sarà nello stesso tempo il suo ultimo atto di governo ». Nella storia di queste varie cd opposte dottrine, H. Miche! vede i precedenti della crisi che ora attraversa la società; vede la dissoluzione dell'individualismo, e i progressi del socialismo di Stato; dissoluzione e progressi a cui contribuiscono pure i liberali, gli economisti e i democratici « i quali ripudiano ogni commercio con le idee generali, ovvero cercano il loro punto di appoggio in un sistema d'idee generali, incapace a darlo ». Ma due filosofi, osserva egli, Fouillce e Renouvier, hanno in più alto grado il sentimento della crisi presente; conoscono le idee sociali e politiche che vi si agitano ; ed hanno tentato di scioglierla. In fondo costoro, con metodi diversi, intendono conciliare le opposte idee dello Stato, e questa conciliazione desidera pure l'Autore. Ma non per questo egli stima che il suo sia un lavoro da eclettico; nè crede la sua una conciliazione di opposti sistemi : afferma, invece, d'essersi situato in un giusto punto dove svaniscono le difficoltà che vietano agli altri d'intendersi. Senonchè nell'esporre le varie dottrine ei tien conto della loro filiazione e della loro importanza, ma non ricerca i fatti e le condizioni effettive della civili! comunanza, onde esse dottrine nacquero e si svolsero ; e però avviene che nel classificare come appartenenti a questa o a quella scuola alcuni scrittori, che furono anche uomini d'azione ovvero tennero dietro agli avvenimenti del loro tempo, alle necessità di questo ed al conflitto vario delle idee; la classificazione riesce inesatta o monca imperocchè siffatti scrittori mal si adagiano ad esser contenuti ne' limiti d'un sistema, mentre il loro pensiero è assai complesso, ed è sospinto per diverse vie, e modificato da nuoYi fatti e nuove esperienze. Oltre a ciò la crisi che ora travaglia la società si riverbera, egli è vero, nelle varie dottrine sociali e potitiche ; ma non da queste dipende, ed ha, invece, sue profonde radici nelle condizioni economiche ed industriali dell'età nostra. Henr;y Michel1 concludendo, ripete che lo Stato in una società progressiva è la somma degl' individui che lo compongono, e non vi è alcuna ragione perchè essa non sia capace, qualora venga rettamente indirizzata, di procu• rare il bene di tutti per il bene di ciascuno. Ritiene inoltre che socialismo ed individualismo non siano termini antitetici; e richiamando l'individualismo ai suoi principii, vuole che si accresca ed usufruisca di tutti gli ultimi trovati della sociologia, e spedalmenie dell'Idea sociale, che v'innesta il Renouvier. Assegna quindi egli allo Stato una funzione economica ed una morale, giusta le vedute del secolo XVIII. Ma quei oropugnatori dell'individualismo banno discorso a priori, applicando istintivamente i concetti di giustizia, di libertà e di dignità personale e d'uguaglianza; ora invece l'applicazione dev'essere fatta con un'esatta determinazione de' mezzi e dopo la necessaria esperienza delle cose. Giusta osservazione quest'ultima. Senonchè l'Autore nel suo lungo ed erudito lavoro si limita a fare la storia delle idee, ed a mostrarne l'importanza nello svolgimento de' civili consorzi. Importanza che nessuno vorrà negare. Ma non per questo è men vero, ed a me qui giova ripeterlo, che le funzioni dello Stato cangiano col mutar delle interne lotte e delle reali condizioni della società ; e che l' idea dello Stato modificasi pure e cambia in seguito a tali mutamenti. Osserviamo infatti che il governo parlamentare, da cui tante cose si ripromettevano i nostri padri nel principio del secolo, ora in Francia e fra noi tristamente decade e degenera; e con esso s'invilisce pure il concetto dello Stato. Malgrado ciò nel governo rappresentativo e parlamentare è ancora tanta vitalità, che esso può risanare sè stesso ed invigorire. Corretto dalle molte wagagne, che oggi l'inquinano,. e da suoi viziosi procedimenti, mercè una più larga e sostanziale libertà, non è vano sperare che possa indi conciliar i principii e le forze dell'individualismo col socialismo. Conciliazione questa necessaria, imperocchè il socialismo non potrà fare lunga strada se non giunge a guarentire la personalità umana, i diritti individuali e tutte le civili libertà faticosamente conquistate lungo i secoli. Ma d'altra parte il governo rappresentativo potrà soltanto, mercè i principii e le forze del socialismo, cessar d'essere un governo di clientele elettorali, e di classe; e qualora pervenga a rappresentare davvero la maggioranza del popolo, o meglio gl' interessi di tutti, si modificheranno di certo le sue funzioni; e muterà quindi anche l'idea dello Stato, il quale saprà adattarsi alle nuove esigenze della civile comunanza. G. ROMANO-CATANIA. L'ORIGINE~ DE' COMUNI ~ SECONDORECENTISTUDI SOCIOLOGICI (1) « Il risorgimento italiano - disse G. Ferrari nel suo « splendido saggio sul Macchiavelli - fu preludio di « tutte le rivoluzioni moderne ». E, già prima, aveva il Sismondi nella sua « Storia delle repubbliche italiane » fatto campeggiare un tal concetto, che, penetrato, ormai, nella cultura moderna, attende solo che gli si dia il conforto di prove ed esplicazioni numerose e concrete. Or il risorgimento italiano ben può dirsi non essere stato altro - infine - che l'evoluzione del comune. E se, ripetendo e confermando una sentenza del Thierry, in uno studio recente, del quale dovremo occuparci, è detto che « la storia dei municipì, fondamento e parte « essenziale del terzo stato, ha solo ottenuto a' nostri « giorni quel grado d'importanza che ad essa spetta, (1) A. Groppali e F. Bartoli: Le Origini del comune di Cremona - Cremona 1898. - A. Dina: Il comune beneventano nd Mille ecc., •- Nota letta al R. Istituto lombardo di scienze e lettere •· 1898.
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