Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 7 - 15 ottobre 1898

RIP'ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Quanti conosciamo noi intimamente buoni che vedrebbero volentieri impalato un socialista, nella convinzione eh' egli sia un antipatriota, nel senso odioso del vocabolo ; propagandista del libero amore, nel senso del ritorno ad una selvaggia promiscuità; un predicatore della lotta di classe nel senso d'una brutale, barbara battaglia interumana? Le nostre classi medie, le classi dirigenti, anche in parecchi dei loro componenti più colti, o versati in qualche particolar e disciplina, sono troppo digiune di cognizioni di scciologia e di politica. Esse hanno in proposito nella testa un intero armamentario di frasi stereotipate che muovono dal « dividere> cui aspirerebbe il collettivismo, per arrivare alla « necessità di un governo forte » (leggi autoritario) al beneficio dellefe,te e del lusso per dar lavoro al popolo. Si raccoglierebbero facilmente degli elementi per un libro, mettendo assieme tutte queste proposizioni non controllate, non riflettute che rappresentano la sapienza sociologica e politica di eletti ed elettori, avvocati, medici, professori, generali bassi ed alti magistrati, impiegati ecc. ecc.; di tutti coloro, in una parola, che sono il nerbo innocente dei moti reazionari, In un succoso articolo della « Riforma Sociale» (ro Agosto 1894), intitolato - Gli studi sociali e l'azione Jelle classi dirigenti in Italia - l'Alessio osservava esattamente che " i fatti e le nozioni economiche, i rapporti della struttura sociale, sono per le nostre classi dirigenti un'incognita n. E questo è vero. Quanti hanno delle nozioni di economia politica in Italia? Quanti conoscono qualche cosa dell'odierno movimento intellettuale in tema di studi sociali? Quanti sanno qualche cosa delle cause della criminalità, del suicidio, della pazzia, e sanno come questi fenomeni si distribuiscono e si comportano nel nostro paese? Ebbene è per tutta questa ignoranza, che si arriva a convincere che una rivolta è frutto della sobillazione, e non a preferenza del disagio materiale e morale; che un partito organico, vitale che conta nelle sue file delle menti e delle coscienze supe· riori, indice una rivoluzione come si indice un'assemblea di una associazione filatelica ; che si cacciano migliaia di individui in carcere, e si tradiscono le leggi come se l'una cosa e l'altra non fossero gravide di conseguenze disastrose. Tutti ricordiamo le pagine di Buckle sul male prodotto dagli ignoranti, male che il Buckle dichiara di gran lunga superiore a quello perpetrato dai malvagi. - Cosi la « reazione onesta » finisce per essere peggiore della disonesta. Questa infatti non arriverebbe a trionfare senza l'aiuto di quella. La conclusione del mio discorso è quindi che si profondano a piene mani in ogni occasione, e specialmente dalla stampa dabbene, delle cognizioni abbondanti, chiare e precise intorno alla ~truttura ed al meccanismo della nostra vita sociale; Che si pubblichino e si commentino più frequentemente le statistiche sulla pellagra, sulla nevrosi, sulla follia, sull'alcoolismo, sulla criminalità, sul suicidio; Che si palesi, senn esagerazioni, al popolo, lo stato della nostra miseria, e si stabiliscano dei paralleli con altre nazioni; Che si espongano obbiettivamente le idee dei diversi partiti e se ne tessa la storia. Col diffondersi della coltura i « cannibali ,. della politica rimarranno isolati et non prawalebunt. Diversamente dovremo, parafrasandone l'espressione, esclamare, col duca di Glocester, nel Re Lear « sono tempi terribili quelli in cui i cattivi guidano gli ignoranti ». ADOLFO ZERBOGLIO. UNA RETTIFICA Ci scrivono da Pavia e assai volentieri pubblichiamo: Nell'ultimo numero della Rivista, abile e coraggioso 50pra ogni altro, si tocca dell'ostracismo dato al Ciccotti con qualche inesattezza: r• non la facoltà, ma la maggioranza della facoltà il r 5 Giugno propose al Ministero che il Ciccotti non fosse confermato nel suo ufficio - votarono contro quest'ordine del giorno Canna, De Dominicis e Credaro. Cantoni voleva si sospendesse ogni deliberazione; 2° il Ciccotti non aveva un incarico, ma il posto di straordinario, vinto per concorso alla R. Accademia di Milano, donde era stato trasferito a Pavia. Cordialmente Aff.mo x. GLI ITALIANI ALL'ESTERO ALLA MOSTRADI TORINO Uno dei fenomeni più interessanti che si possono osservare conversando con persone reduci dall'estero è lo sviluppo intenso del sentimento patriottico. In Italia il patriottismo oramai è in ribasso; lo si ode ricordare solamente sulle labbra dei ministri e dei deputati alla fine dei banchetti estivi, e presso una gran parte del pubblico colto, patriotta è divenuto quasi sinonimo di mangiatore alla greppia dello Stato. In mezzo agli emigrati ed ai fuorusciti pellegrinanti presso nazioni straniere il sentimento patriottico ritrova invece tutta la sua adamantina purezza, ed il nome di patria fa ancora balzare il cuore come ai tempi lcggen• dari delle guerre dcli' indipendenza. Io ho interrogato dei missionari cattolici, dei monarchici di fede provata, degli industriali pacifici, e dei socialisti i quali in Italia avevano perduto ogni sentimento di patria per sentirsi cittadini del mondo, e tutti mi hanno parlato, commossi, dalla emozione intensa provata al pensiero dcli' Italia lontana e dell'entusiasmo caldo e sincero suscitato nel loro petto dal suono della marcia reale e dell' inno di Garibaldi. Lo ~tesso sentimento patriottico ho sentito risvegliarsi in me (per la prima volta in una guisa cosi veramente sentita) mentre mi aggiravo in una delle gallerie meno appariscenti e meno frequentate dalla folla chiassosa e curiosa dell'Esposizione di Torino: la galleria degli Italiani all'estero. Ivi non macchine stupefacenti, non vetrine grandiose, ma libri, manoscritti, campionari e vetrine imprestate in gran parte dalla Camera di Commercio e racchiudenti le prove della operosità degli italiani all'estero. Eppure in nessun altra galleria si ha una visione cosi netta e precisa della importanza e della grandiosità dell'opera compiuta nell'ultimo trentennio dalla forte e vigorosa popolazione italiana.

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