( f 1 l l I , \ RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI galità e non eccesso : e la Cassazione rispetterà anche questo I Nel processo De Andreis e Turati, un'altra singolarità. Erano accusati « dei delilli previsti dagli art. 134 e 2 5 2 « del cod. pen., perchè col mezzo di opuscoli ecc., ed « allo scopo concertato e stabilito fra es,i e altri capi ora « latitanti ecc., di mutare violentemente la costituzione « dello Stato e la forma del governo, riuscirono a su- « scitare la guerra civile ecc., cooperando anche imme• « diatamente all'azione ,,. Il titolo d'imputazione non poteva essere più chiaro : cospirazione secondo la nozione che ne dà l'att. 134 del cod. penale :- e fatto diretto a suscitare la guerra civile (art. 252). Nei bandi del Generale Bava non era indicato l'art. I 34, il quale perciò rimaneva di competenza esclusiva dei piudici ordinari. L art. 338 del cod. penale militare reca che nel caso di connessione tra reati di competenza ordinaria e reati di compttenza militare, il giudizio di tutti appart'ene alla giurisdizione ordinaria. A questo argomento si appoggiava la difesa per dire nullo e incompetente l'intero giudizio: incompetente il Tribunale di guerra anche a giudicare dell'ar_t. 252 pure indicato nei bandi, perchè colla accusa di guerra civile era connessa quella di cospin zione, non deferita dai bandi al giudizio militare. L'argomento era calzante e tale da imporsi, ove il c6mpito della Casiazione non si ritenga ristretto a 11011 cassare. All'udienza, il sostituto PfOcuratore Generale non seppe dire altro se non che l'art. 134 poteva essere cascato nel titolo di imputazione per mero caso, per una svista del Segretario o del Presidente! Era invece nell'atto di accusa: e se il Tribunale avesse condancato anche per l'art. 134 l'ipotesi della svista non avrebbe certo giovato alla difesa per far cassare la sentenza. Alla Cassazione parve forse troppo peregrino un simile modo di argomentare: nou osò ripeterlo. E invece essa rispose che il titolo d'imputazione non influisce sulla competenza. perchè l'atto di accusa esprime soltanto una opinione del P. M., che il Tribunale non è obbligato a seguire I E che per questo? L'accusa è sempre una opinione dell'accusatore : ma da quando i giudizi sono giudizi la competenza del magis'.rato penale si è sempre determinata dal titolo d'imputazione. li titolo d'imputazione determina e misura il tema del giudizio: il titolo d'imputazione limita anche i poteri del magistrato penale, perchè neppure la Cass1zione, a mente più serena e idee meno disordinate, vorrà ammettere che l'imputato di un minimo reato possa senz'altro essere giudicato e punito per un più grave delitto. E con simili ragioni, le quali hanno piuttosto aspetto di pretesti per uaa tesi preconcetta di rejezione, che non di argomenti giuridici, un giudizio totalmente nullo fin dalla origine sua per difetto di giurisdizione nel Tribunale giudicante, fu sentenziato regolare e confermato in due condanne a 12 anni di reclusione I ! Avv. L. MAJNO. Agli abbonati nuovi, e a quelli in corso i quali avranno rinnovato, o rinnoveranno l'abbonamento annuo a tutto il 15 dicembre 1898 o a tutto il 15 luglio 1899, coll'aggiunta di sessanta centesimi per le spese postali, sarà inviato in dono: Il SOCIALISMO (2. edizione aumentata e corretta) del Dr Napoleone Colaianni, un volume di 350 pagine fittissime, posto in vendita al prezzo di Lire 4. " LAREAZIONOE:NESTA,, Tutta quell'onda di reazione, che, in forma acuta ha avviluppato l'Italia, in questi ultimi mesi, e in forma cronica, attenuata, continua tuttora e continuerà, a soverchiarla, ha avuto ed ha, senza dubbio, una base criminale. Pur troppo, nel nostro bel paese, lo spirito criminoso è molto radicato e noi teniamo nella delinqueP.za, un posto distinto, fra le nazioni civili. Questo spirito tristo, che non si spiega soltanto nel reato volgare, propriamente detto, ma trova i suoi equivalenti in manifestazioni che non cadono, in modo diretto, sotto il codice penale, ha avuto agio, in un periodo convulsionario, di esercitarsi vigorosamente. Esagerazioni maligce di fatti veri, invenzione di falsi avvenimenti, denuncie bugiarde e bugiarde testimonianze, arbitrii, soprusi, persecuzioni malvagie, sono state opera assidua di .:omini perversi, che, se, nella vita normale, per le condizioni sociali favorevoli, non ricorrono alla truffa, al furto, alla violenza, in un momento straordinario, in cui, ognuno di tali delitti, può assumere la figura di un'azione lecita, come l'omicidio in guerra, vi si buttano colla passione suggerita della congenita cattiveria. V' hanno individui, i quali godono nella persecuzione politica, alla pari dd dtgeneratO sessualmente, che gode allo strazio della vittima insanguinata. Costoro si sono agitati a fabbricare indizii di complotti, a chiarire malevolmente scritti e discorsi i più innocui, e, a seconda che fossero filosofi, pubblicisti, personalità politiche, poliziotti o confidenti di questura, o altro, hanno soddisfatto, nei campi della rispettiva specialità, con una dissertazione dottrinaria, o con un articolo di cronaca, o una perquisiz:one domiciliare, od ;.ma delazione, alle tendenze naturali della lugubre anima loro. Questa è stata ed è la reazionedisonesta. Da sola, però, essa non riuscirebbe ad imporsi, non sarebbe cosi forte da sortire vittoriosa, se dietro non avesse l'esercito immenso di coloro che costituiscono la « reazione onesta ». Quì, non più brutte faccie <li prepotenti, di mafiosi o di consorti, non più cervelli squilibrati di nevrastenici o di superuomin', cuori pallidi di vi gliacchetti inferociti, ma una grande, una superlatica ignoranza del mondo, della storia, dei partiti, delle condizioni della esistenza consociata, di tutte le questioni più ardenti. Le schiere della « reazione onesta » sono la forza maggiore della cc reazione >l. Io mi illuderò, sarò ottimista, ma credo che i ribaldi di cui ho parlato sieno in numero assai, assai esiguo, in confronto degli ignari di cui parlo. Ho avuto spesso occasione di discorrere con delle persone - professionisti, industriali, magistrati, ufficiali, - furibonde contro i wvversivi, avide di secoli di reclusione, che, illuminate sulle teoriche e sulle idealità dei sovversi d stessi, messe a contatto, mediante cifre e dati, colla realtà delle cose, onestamente, a seconda dell'integrità fondamentale della loro coscienza, ritirarono le loro filippiche e smessero i loro odi.
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