'l{_IVISTA 'POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI scienza come può esserlo dal latino e dal greco uno scolaro. Ben altro è da considerare che riguarda questa citta singolare ed espressiva, or incantevole ed attraente all'occhio dell'artista, or odiosa al suo sguardo medesimo che non s'arresta soltanto alla superficie ma va in fondo e scruta e interroga, palpitante, una psiche depressa. Come mai - quegli si domanda - possono sfuggire a coloro a' quali è dato di provvedere, di punire, di moderare, le ragioni, che pur non sono riposte, della decade::iza morale e sociale d'un cosi vasto conglomerato? La sua educazione è, davvero, lar1;amente affidata all'ufficialità di migliaia di maestri comunali; il popolo manda a scuola i suoi figli, ma prepara ad essi un'altra scuola in casa, e in piazza una palestra. E dove l'ammonimento e la repressione dovrebbero essere pubblici è, invece, lo sfoggio della più sconcia rilassatezza da parte del pubblico magistrato. Ho accennato di volo a un argomento sul quale qui non mi posso indugiare: ho detto come in uno de' più popolosi quartieri della città, e de' meno plebei, prosperi una pianta che occorrerebbe disvellere dalle radici ma che sciaguratamente continuerà a dar gli stessi frutti insino a tanto che la pietà non penetri nel sancta sanctorum dell'antica via della Concezione. Ma in persone alle quali l'abito ad ogni miseria e il contatto d'ogni degenerazione hanno conferito il filosofico cinismo du role è proprio sperabile di risvegliare il buon cuore? Io ricordo tra i giudiziosi aforismi d'un forestiero, che si intrattenne nella nostra città per più anni e ben la conobbe, uno che quel forestiero mi ripeteva spesso: Napoli ha b:sogno d'un pastore .... e d'un qm,store. Se al primo di costoro la tradizione e l'officio, la curia e la cronaca dei giornali assegnano il compito della carità lasciamo pur l'altro nella tepida considerazione d'una vittù somigliante. Ma auguriamoci ch'egli, se non può assere monsignor Benvenuto Myriel, s;a, qualche volta almeno, ed onestamente Javert. SALVATORE DI GIACOMO. RIVISTADELLERIVISTE Paul Lou1s: Disarmo? La circolare del Conte Mouravieff segnerà una data memorabile nella storia : e~sa ha commosso nei due mondi le folle e le classi dirigenti. E la prima parola di pace che dopo 28 anni è stata proferita dal capo di un grande stJto militare. Bisogna, però, ridurre tale circolJre alle sue giuste proporzioni: il programma che essa sottopone allo esame delle cancellerie esclude soltanto i nuovi armamenti piuttosto che ridurre gli attudi. Perciò le maggiori approvazioni che alla circolare sono venute vanno ali' esposizione dei motivi che l'hanno determinata, che l'hanno dato un'alta impronta umanitaria: in questi motivi e' è in ogni linea la condanna della guerra e l'elogio della pace. È il programma della democrazia. Su questi punti conccrda so~tanzialmente la democrazia-sociale. Qualunque sia, adunque, l'esito della futura conferenza diplomatica invocata dallo Czar esso contribuirà alla diffusione dei nostri principi con una intensità senza precedenti. C'è da sperare nella realizzazione immediata delle spe• raoze che fa concepire la circolare Mouraviefl? L'accoglienza che la stampa capitalista dei due mondi ha fatto alla medesima elimina questa ipotesi. Non è ppssibile I.i realizzazione sino a quando rimangono immutate le cause di gnerra: prima tra tutte la quistione dell"Alzazia-Lorena. Inoltre troppi interessi poderosi sono connessi al mantenimento del militarismo perchè possa riuscire facile l'abbatterlo. Non entriamo nell'esame dei moventi che hanno determinato lo Czar - che io pratica colle conqui,te smentisce sè stesso - a fare indirizzare alle potenze la circolare Mouravieff: la consideriamo in sè obbiettivamente per ,·enire a questa conclusione. O essa riesce, e sarà grande il progresso economico e intellettuale dei popoli, il che rappresenterà un trionfo dei principi socialisti. O essa fallisce, e la democrazia soci&le potrà continuare con maggior vigore l'intrapresa campagna contro la guerra e contro il militarisn1C', forte dell'autorità che le viene dall'Imperatore di Russia. ('I(evue socialiste. Settembre). 'De Viti 'De ¾arco: L'anarchia criminale. Se essa recluta più facilmente tra gli operai italiani gli accoltellatori ciò si spiega col fatto, che il numero degli operai italiani costretti ad emigrare per fame è grandissimo. Trascinandosi pel mondo in questua di lavoro, dappertutto maltrattati come i paria dei lavoratori, non protetti, non circondati da simpatia unno~, abbandonati alla loro ignoranza, ai loro stenti e alle abitudini spavalde del coltello vanno necessariamente ad ingrossare il numero dei senza patria. Senza patria non per larghezza di vedute, non perchè pongano l'umanità al disopra della nazione, i sentimenti e le idee di fratellanza e di giustizia universali al disopra dei pregiudizi patriottici; ma se,,za patria, perchè cacciati dal loro paese, nessun altro veramente li accoglie. Il coltello e l'emigrazione degli operai italiani sono due problemi nostri interni, per risolvere i quali poco si è fatto in addietro e niente si fa ora; il popolo italiano è restato grossolano, ignorante e povero quasi come è ora. Le imposte e le spese improduttive lo impoveriscono con andare cre;ceote e gli tolgono la possibilità di educarsi, migliorarsi, raffinarsi. Se si vuole che scemi la percentude degli anarchici italiani, che accoltellano all'estero, bisogn1 che pri:na scemi la percentuale degli italiani che non trovano lavoro ed accoltellano all'interno. lo Italia manca assolutamente la vera azione di governo e non abbiamo che quella della polizia : come ai tempi borbonici I Non si conosce e non si adopera che la violenza contro gli anarchici. Ora queste violenze della società ufficiale contro i suoi nemici hanno lo stesso difetto delle violenze, che gli anarchici commettono contro di essa: sono inutili. L'assassi- :1io anarchico non distrugge il sistema economico di cui soffrono i deboli; e la violenza contro gli anarchici non distruggé' l'anarchia, cioè lo spirito di protesta e di ribellione dei deboli contro il forte che li sfrutta, assistito dalla legge. Se il governo vuole agire utilmente si ricordi che ha un altra funzione, oltre quella di polizia, cui limita la sua azione attualmente - quella di eliminare, di attenuare almeno, quel cumulo d' ingiustizie sociali, eh' è il semenzaio della perpetua riprofozione della criminalità anarchica. "Riformare la legislazione di classe, in modo che siano date alla massa dd popolo tutte le possibili opportunità perchè viva e si migliori »: ecco il problema di governo I (Cronaca del Giornale degli Eco110111isli. Ottobre). W: Lo sviluppo e l'odierno conflitto per le conquiste coloniali. Nella storia degli,stati contemporanei le conquiste coloniali, aozichè nella collina delle loro glorie vanno piuttosto nel loro dossier. Due opere colossali - la ferrovia transiberiana e l'altra che tra poco unirà Capetown coli' Egitto attraverso a tutta l'Africa - sono forse le sole opere buone compiute fra tanti atti di violenza e di forza e per i quali la civiltà europea si impone a quella selvaggia dell'Africa o a quella barbara del- !' Asia. Lord Salisbury dice fatale e necessario questo compito delle nazioni vitali, poichè accanto a queste esistono le moribonde, condannate ad un processo di continuo e progressivo dissolvimeut.J. per cui diventa necessario l'espandersi su di esse delle prime. Mentre le une mostrano solennemente la propria inettitudine a governarsi, le altre per eccesso della loro vitalità interna, credono dovere es:endere il loro surplus in attività mediante conquiste territoriali. Queste idee di conquiste coloniali e della missione necessaria delle nazioni civili, già divenute affatto comuni, quasi volgari, quindici anni fa, appena cominciavano a scrgere incerte e assai discusse. Retrocedendo oltre il quindicennio si trova 13ismark appoggiato da tutte le opposizioni respingere qualunque idea di dominio coloniale, la Francia soddisfatta di quello che aveva e l'Inghilterra disposta a disfarsi di una parte del suo e in cerca di complici nel!' Egitto. Oggi la scena è mutata: le tre nazioni hanno ingrandito di milioni di miglia quadrate i loro possessi, o li hanno creati, e gli Stati Uniti sono anche essi entrati nell'arringo. Questa febbre di conquis•e si v0rrebbe spiegare col bisogno di espans:one commerciale, ma l'esperienza insegna irrefragabilmente che i due fenomeni, espansionismo commerciale e conquis\e territoriali di un paese, sono indipendenti l'uno dall'altro. I dati che si r;feriscono all'Inghilterra, anzi, mostrano che se l'espansion·smo territoriale di un paese ha un rapporto di causalità con lo sviluppo commerciale di questo stesso paese, tale rapporto è aff.mo negativo, cioè, lo sviluppo commerciale di un paese è contrariato dal suo espandersi territoriale. E in vero questa ultima eipansione importa un forte impiego d' intelligenza, di uomini, di capitali, ccse tutte r.ectssarie all'industria
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