Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 7 - 15 ottobre 1898

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 135 Ombra generosa di Garibaldi rallegrati, chè oggi certamente sconteresti il delitto di pensiero nelle carceri ddla cosi detta terza Italia, delle cui ingratitudini ti fu prova il martirio di Aspromonte! ALESSANDRO GROPPA!.!. Il~ensilertoterario ~ CarlCoattaneo (Continuazione. Vedi Num. 20. Anno III). Non già ch'egli si mettesse mai nelle file degli avversari dichiarati del romanticismo, e scendesse nella lizza, troppo già e da troppi battuta, per prenderlo di fronte. Ma, fin da' primi anni, come egli con la solita franchezza ci informa, lo avevano preso alcuni dubbi, che gli impedivano di adottar quella scuola, in tutto il complesso delle sue dottrine. « Quando io sentiva accagionare di cosa troppo greca e romana la tragedia del!' Alfieri, e chiamarsi la gioventù agli altari di nuovi idoli, del semidio Schiller e del dio Shakespeare, io rimanevo smemorato, raccapezzando certi passi del Saul/e, che mi parevano scritturali quant'altri mai. E al contrario ricorrendo da capo Shakespeare trovava il sopranaturale scaturirvi tutto dagli incantesimi, e dagli spiriti della terra e del mare, e altrettali reliquie dell'età celtica; onde anche tra le fosse e i teschi di Hamlet non si leva fiammella di cristianesimo; nè si potrebbe tampoco ritrarne di che fede il poeta si fosse» (Prefaz. al voi. J, 3-4). E continua, illustrando i vantaggi che secondo lui provengono alla letteratura poetica dall'uso della mitologia. Altrove fa la critica della nuova scuola (II, 148). deplora « questi giorni romanticosi » (II, 439) e si vale d'un paragone originale quanto caratteristico: « Nello ~tudio delle infime classi dei viventi, il nuovo, lo strano, il meraviglioso, sembrò in questi ultimi tempi superare ogni limite. Un letterato potrebbe dire che la natura, dopo il normale e simmetrico classicismo delle specie superiori, trapasfò al più libero e originale romanticismo. Eppure, se ben si mirn, tutto ritorna sotto il dominio delle leggi universali.» (Vf, 239) Rende però giustizia alla « audace scuola boreale » dove, parlando dell'epoca fortunosa e feconda di fatti e di idee con cui si aperse il secolo presente, scrive: « La letteratura eziandio, a quei giorni innovatrice, operava a rompere le ereditarie tenebre, accennando a conciliare la religione cogli studi e il cristianesimo colla libertà.» (r) E altrove: « Uomini zelanti avevano voluto, col mini- ~terio delle nuove congregazioni, rigenerare la famiglia al senno e al costume; e il frutto che dopo due generazioni se ne mieteva, è descritto, e forse tropp0 parcamente descritto, nei Promessi Sposi e nella Colonna Infame » (IV, 265), Nè è questa, a dir vero, la sola volta ch'egli muova biasimo al corifeo dd romanticismo italiano: qualche stoccata - non diciamo se meritata o no - gli viene assestando di passaggio, e quasi senza darsene per inteso, in altre sue scritture <!'argomento letterario. Pasonificando, nell'articolo sopra il Lorenzino de' Medici di GitlSfppe Revere (l,65 sgg., p. 66), quel grnere di tragedia che si attiene alla storia, dice con sottile ironia: « Vuole accanto a Filippo i paggi che s'adàormentano ginocchioni; aborre la protervia poetica del tu; intar~ia diligentemente nel verso un Vostra ..A/tena Reale; e trionfa quando pu_ò scrivere in una lima : Se1·euissi1110 Doge, Senatori. « E questo, come è noto, il primo verso della lunga parlata che il Conte di Carmagnola tiene davanti al Senato della repubblica veneta ntlla tragedia manzoniana (atto I, se. Il). Nel seguente passo l'allusione, se è meno diretta, nori è però meno evidente : « Nei nostri paesi corrono formidabili racconti di decine d·anni omericamente spesi a fare un romanzo, od anche solo a (1) Dell'i11s11rrezio11e, ecc. p. 6. premeditarne lo stile, anzi a crearlo ; poichè ogni scrittore nostro è troppo grande da scrivere come gli altri » (1, r 15). Malgrado questi appunti, riconosceva e ammirava l'eccellenza del suo concittadino. E del Cattaneo l'encomio, famoso quanto meritato, tributato al Manzoni: « Un grande scrittore che col proposito di dar colore di paese al suo racconto venne facendo una sì felice scelta di modi, che parve lombardo ai lombardi, e t.ittavia toscano ai toscani, e italiano a tutta Italia » (I, 244). (I) « Noi contemporanei di Manzoni, rispettiamo il romanzo storico, lo accettiamo con plauso, specialmente quando lo scrive D'Azeglio, Grossi o Guerrazzi » (I, 364). Ma il più splendido tributo da lui reso allo scrittore lombardo si trova nella lettera a Don Giov. Brunati (Scr. II, 381). A proposito d'un libro pubblicato da un professore di lui amico, gli scrive: « Non solo impopolare e irriverente, ma ingiusta è la condanna avventata al Manzoni. Belato d'agnello non era il verso Stringetevi insieme l'oppresso all'oppresso. E se la censura lo cancellò, tanto ancora rimase in quella pagina mutilata da svegliare nei leggenti vergogna e rimorsi. Tornate alle vostre superbe mine!. .. L'un popolo e l'altro sul collo vi sta I Come il Mazzini, il Cattaneo non sentiva grande simpatia per il Leopardi, o almeno per le tendenze d.i lui rappreser:tate. Un autore per il quale « l'ultima conclusione della filosofia vera e perfetta, si è che non bisogna filosofare » ( 2), non poteva trovar grazia presso chi aveva scritto quel nobile Invito agli amatori della filosofia. L'uno freddamente arnerisce: « il vero non è bello » (3 ); l'altro, del vero indagatore entu,iasta, si compiace di additarne le intime armonie colla bellezza e altameute proclama cc il bello è nel vero » (I, 362). Quello tesse il panegirico dell'ignoranza(4 ), rimpiange cc le beate larYe »( 5) i « beati », i « dolci ", i cc cari » ( 6) inganni, e deplora che gli errori degli antichi, « necessari al buono stato delle nazioni civili », sien venuti meno per opera della civiltà moderna e della filosofia (7): questo, dopo aver numerate le mirabili scoperte delle scienze, conclude con generoso orgoglio: « Tutto ciò era ii,noto al mondo antico ; ma il mondo mcderno lo sa; e ne fa profitto ; e se ne fa vanto " (VI, 249). Per il Recatanese cc la vecchiezza del mondo » cominc:ò appunto quando alla ignoranza prevalse la scienza e l'esperienza del vero (8): (1) Queste parole poterono forse fare ritenere allo Zanoni (si veda il suo eccellente studio sopra Carlo Cattaneo, Milano 1878, p. 196) che il Cattaneo avesse in fa1todi lingua le stesse idee che l'autore dei PromessiSposi. Ma non è ccs1. Il Manzoni intendeva che la lingua italiana fosse il dialetto fiorentino; il Cattaneo, pure riconoscendo in Firenze cc il santuario della letteratura italiana » (Scr. II, 145),sostiene, in una pagina citata dallo stesso chiarissimo critico, che la lingua non debba limitarsi a un sol dialetto, ma essere« punto di convegno e consonanza fra molti dialetti, in ciascuno dei quali tanta pane di essa si riverbera e ripete, che in essa e per essa si manifestano fratelli ». li Cattaneo espressamente deplora la correzione a cui il grand'uomo ,, infervoratosi... nelle cose di lingua. » 50ttopose il suo capolavoro (I, 244). Il Manzoni, alla sua ,·olta, non approvava certe metafore usate dal Cattaneo. (V. C. CANTÙ, A. Mawzo11i,Re111i11iscmzc, Milano 1892 I, 54, dove si danno alcuni esempi). I due non furono amici: il Cattaneo a cui sono dirette lettere e biglietti dd Manzoni, era bibliotecario di Brera. Pure si continua a scambiar l'uno con l'altro dai biografi e editori. Il più recente lavoro in cui lo scambio è commesso è la pubblicazione di L. V1LLOREsr, >. 1ozze Ga111ba-G/,iselli, Firenze 1895 (V. la nota a p. 62, a proposito d'una letter~ del Manzoni al Cioni). (2) Dialogo di Tima11droe di Eleaudro. (3l 'Detti memorabili di Filippo Ot1011ieri. (4) Nell'J11110 ai Patriarc/1i e in troppi altri luoghi. (5) In 11ozzedella sorella Paoli1111. (6) A 1111 vincitore al pallo11e;'RJsorgime11lo; .A sJ stesso. (7) 'Dialogo cit. (8) Co111parazJ011e ecc.

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