132 RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SClENZE SOCIALI CONTRO IL REFERENDUM~ « >!011 è vero cher,p11bblica11eisocialisti siano contrari al referendum. Lo è il Labriola ed è seguilo da pocl1issimi ». N. COLAJANNI 'R_iv. Pop. '98, l, p. 8. · Questo periodetto mi dà campo di adt mpiere un dovere verso l'illustre Direttore di questa 'R..ivi'sta, che mesi addietro con squisita gentilezza mi invitava a collaborare alla sua Rassegna; e di esporre pochi:! ma convincenti (io credo) ragioni a confutazione delle idee di Arturo Labriola, che, incredibile e doloroso a dirsi, pur non avendo fatto presa su coloro cui erano dedicate, non trovarono neppur uno, dico uno, che osasse confutarle ( 1). L'A. ha due qualità d'argomenti: contro il referendum com' è in Isvizzera, e contro il refereudum in' generale. Sbrighiamoci subito dei primi per discorrere più ampiamente dei secondi. È ben vero che l'A. si ribellerà a questa distinzione; egli infatti afferma che per conoscere e giudicare un istituto, per scorgerne la vera natura è necessario studiarlo là dove e un'istituzione già realizzata; cosi è pel referendum in !svizzera (p. 23). Ma questo è di quel genere di ragionamenti che dicon cattivo un rimedio perchè la prima dose applicata non ha fatto risanare il malato. Ha il rejerendum nella Repubblica Elvetica avuto la sua piena attuazione? no, dunque volere da una ,applicazione monca, parziale dedurre la imperfezione del-· l' istituto in sè, e completamente erroneC'. - In !svizzera non ha eliminato il parlamentarismo, dice il Labriola (p. 2 3.), veris•imo, ma per una ragione sola: che esso non doveva eliminarlo: siamo poi perfettamente di accordo con lui quando afferma (ibid) che se v' è vita parlamentare più corretta non e per merito del 1·eferendum: no, perchè vi sono molte altre concause, che sfortunatamente da noi mancano. Inoltre in Svizzera fece cattiva prova : respinse molte proposte progressiste e democratiche, e l'iniziativa popolare non approdò quasi a nulla (p. 39). Ma anche questo non dimostra la imperfezione del referendum ; tali effetti possono dipendere da . due cause : ignoranza ; interessi contrari; per la prima spetta ai partiti che hanno convenienza che tali riforme si attuino a rischiarare le menti chiuse ; se si tratta di interessi contrari, finchè durano, nessun sistema li ootrà eliminare. - La 1,gge svizzera, continua il Labriéla, è monca e gesuitica ; è vero, ma basta modificare la materia soggetta a referendum mutando la dizione leggi e disposizioni; comprendervi i bilanci, i trattati coll'estero etc. (p. 39) e far scomparire il tranello per cui la volontà del popolo è frustrata, potendo il Consiglio federale, col presentare un'altra formulazione della stessa idea, far facilissimamente cadere qualunque progetto (p. 39). Queste son mende, e gravi, della legge elvetica, ma nulla hanno a che fare col referendum in sè, anzi servono luminosamente, in gran parte, a spiegare il perchè delle sconfitte dti progetti più progressisti. Reca perciò meraviglia l'asserzione dell'A. (p. 40) che: « ·respinta la forma della iniziativa come si ricontra adesso in !svizzera non si capisce a quale altro sistema possa mai ricorrersi ». Se, dice, si sceglie quello delle maggioranze relative, si ha da subire quello delle minoranze assolute e v' e iraggior campo alla corruzione. Di quest'ultimo asserto non ci dice il Labriola il perchè, e quindi non ne terremo conto; quanto al resto rispondiamo: si, è giusto; se su 1000 votanti 150 vogliono il regime A; 400 il regime B e 450 il C, è giustissimo che prevalga il sistema C; dovrebbero forse preponderare l'A o il B che presi separatamente ( e non si posson considerare uniti (1) Critica Sociale '97, lI, JII, IV. poichè non poterono o non vollero unirsi) sono di fronte a C in minoranza? A meno che si voglia preferire l'ordine C al disordine A+B. Veniamo ora ali<! obbiezioni contro il referen411min sè. Dice Arturo Labriola (p. 23) che la difficoltà grossa sta nel determinare quale estensione si debba dare alla legislazione diretta e in che modo intrecciai la al funzionamento degli istituti sociali; l'organizzazione del governo anche ridotta ad una macchina che applichi le deliberazioni del popolo, non può abbandonarsi al criterio personale di alcuni uomini sottratti ad ogni contatto popolare per non far essi parte di un'assemblea deliberante. - Quale è, almeno in teor;a ( ci chiediamo noi} la funzione del Parlamento ? deliberare i provvedimenti utili alla Nazione che il potere esecutivo deve poi far eseguire. I fautori del referendum vogliono .(ne!!~.:::,;;,,- sima parte) sostituirlo completamente agli odierni Parlamenti, pur di~po;ti per orn ad accettare una coesistenza dei due sistemi, moJerando, il primo, e man mano eliminando le Camere dei deputati e seaatori. Come mai l'A. asserisce (ibid) che il referendum e I' inizi ..tiva non esçludono affatto il Parlamentarismo? Ciò dipende semplicemente dal grado d'attuazione cui la riforma è giunta. È poi in gran parte vero (e nulla prova contro l'assunto nostro) che se il referendum coesiste col governo parlamentare le maggiori forze dello Stato (esercito, potere ese:utivo, burocrazia), essendo alla dipendenza del Parlamento, possono farsi beffe del referendum (p. 58). L'A dimentica però che tutto dipende dalla importanza della funzione che nell'organamento dello Stato a questo referendum si òà; e che, trattandosi di colpi di stato, molto e molto dipende da quel tanto d' irresponsabile che v' è nelle costituzioni odierne: ma ad ogni modo le sue parole non provano altro che questo: la necessità di eliminare più presto che si può il regime parlamentare. Questa ragione infatti, e quelle altre molte ( che qui è inutile elencare) per cui il sistema parlamentare è impe :fetto, se sono in pa:te attenuate da quanto dice l'A. (p. 24) che esso soffre dei mali della società attuale, sono sempre troppo valide per farne mutare opinione. La possibilità d'un tradimento da parte del deputato (anche la revocabilità non toglierebbe il fatto compiuto), il non esser sempre esso a contatto degli elettori, quindi non rappresentarne sempre l'attuale valore, l'inutile complicazione dell'organismo dello Stato con dispendio di energia e di ricchezze, etc. etc., son mali che nessuno può togliere a1 sistema parlamentare. - Quanto alla corruzione I' A, afferma (p. 47) che è possibilissima anche in democrazia ; ed è vero, solo è meno facile; ma sceglie male l'esempio: Atene, ove la popolazione, a dir n,olto. contava di liberi, e partecipanti alla vita politica, 1'1 per roo. - E le masse? nulla di più facile, dice l'A., che abbindolarle; se dopo i trionfi di Baratieri (del 1896) si fossero interrogati gli italiani si sarebbe fatta una tremenda guerra in Africa. Ma Turati (a lui un saluto dell'anima) gli negava recisamente questo per l'Italia superiore, cioè per la parte più progredita e più educata democraticamente ; ed aveva •pienamente ragione. Tornando al referendum il Labriola ci fa notare (p. 24) che le questioni d'indole generale (anche qui un esempio mal scelto: il risanamento di Napoli) crescono ogni giorno. Per provvedere a una sì gran mole d'interessi il popolo dovrebbe perdere tutto il giorno (se s'accettasse il progetto Ritthinghausen di assemblee di 1000 cittadini l'una, con luogo di riunione, discussioni, voti, etc.) a star « nel foro, ad ascoltare i novellissimi Ciceroni pronti ad imbrogliarla non diversamente dagli antichi ». Vedi infatti il lavoro sempre crescente dei Parlamenti. Non potendo quindi le cose stare in tal modo, il popolo darà due o tre volte ali' anno dei responsi generalissimi sull'azione del governo, che
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==