RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI mento - già che il Lo Sardo non si è preso la pena di seguirlo - suonava così: Ammeno anche che codesto pezzo di pane il socialismo ve lo potesse dare, o voi che aspettate la completa felicità promessavi, disilludetevi ! Né più, né meno. Ma il Lo Sardo ba creduto che io avessi voluto dare un colpo terribile al magno partito. e gabellando una mia osseruazione, per una motivazionebellae buona, sguaina la spada, abbassa la visiera, e scende in campo, veramente, con poca fortuna. · Per spezzare una lancia contro il socialismo avevo bisogno di ricorrere alla questione della felicità? Era quella poi l' occastone ? Dopo la bancarotta del marxismo ci vuol poco a di• struggere le teorie socialiste, sieno econc,micbe, sieno filosofiche. Gli stessi nuovi teorici, scienziati comt: Kautsky, Bax_, Bernstein, Schmid, vanno cauti, oggi, tanto sentono il terreno poco sicuro! · Bastava ~he i0 accennassi a tutto il vuoto, a tutte le aberrazioni, che formano il bagaglio d'r-gni discepolo di Marx, bastava che io mostrassi tutto ....il celeste, il soprannaturale. che ogni buon compagno si promette, per compire, e bene, il mio compito. Una definizione del socialismo, difficile che sia, ha da constare di due parti: il principio, il mezzo. Riportandomi ad !-!ebrid-, D,etzel (Theoretbische Sociala:konomik) io intendo per socialismo « quel sistema che pone l'indiviJuo come mezzo, come organo del tutto sociale, che è fine a se stesso » dRs fndividuum dienendesMittel sei, Organ der socialen Ganz._enw, elche Selbstzwechsein sollen » p. 7. Il mio avversario con L1 sua intelligente esperienza forense, che mi ricorda la ben meritata fama ch'egli gode tra i mistri avvocati, crede risolvere il problema conchiudendo « cbe non si pub concepirel'individuo fuori delle socie/a - nè una societa sen:zapensare agli individui che la ,ostituircono ». lo nemmeno so imaginare una specie animale senza i singoli individui - chè ad una specie animale vogliono i nuovi profeti ridurre l'umanità, parlando della società come qualche cosa di concreto, dando funzioni che non ha nè può avere, alla società, la quale altro non è che il complesso degli individui, di cui ciascuno è scopo a sè stesso. li che non è proprio la medesima cosa ! Ancora il mio egregio avversario parla della interpretazione materialistica della storia, chiamandola la più geniale scoperta di Carlo Marx. Che il padre di sì geniale scoperta sia proprio il grande agitatore, pare, se non erro, che oggi, indagini storiche diligenti lo neghino, ma ..... lasciamo stare. Perbacco! il Lo Sardo ignora dunque che la famosa scoperta - la quale resta una delle tante aberra:sioni dello umano spirito - è oramai..... coperta e sepolta dagli stessi suoi corregionari? Legga, legga l'opera del Kaut~ky, sull'argomento. In quanto poi a tutte le considerazioni su i cereali e la delinquenza - sulla sparizione del regime capitalistico e la trasformazione dei don Giovanni - sulla materia grigia e l'alimentazione, ripeto ciò che ho sempre detto: i socialisti abusano del rapporto di cause ed effetto, il quale vedono dappertutto, quando anche si tratti di uniformita di successione temporale, o di mutua dipendenza, come per lo più è il caso Dai principi si può scendere alla dottrina, al programma e dare una seconda definizione. tenendo presente le risoluzioni del congresso di Erfurt. Or bene, qui siamo nella parte economica, che, come castello di carta, al primo soffi.o, è volato giù. Da Wagner a Marsball, da Leroy-Beaulieu al Pareto, dal Dietzel, Scbmoller, Gide a Menger, Bohm-Bawerck tutti hanno ritenute errate la dottrina del valore, rendita, capitale, salario, senza parlare del resto! Se l'unico errore da rimproverare al socialismo, consistesse nel fatto, che esso s'occupa solo della parte econemica, nella questione sociale! E se l'avvocato Lo Sardo avesse aspettato un po' prima di scendere in campo! Son contento che egli riconosca la lotta per l'esistenza. Qui sorge però un dubbio: ne accetta egli le ultime con• seguenze, o piuttosto come i suoi compagni, crede che bisogna servirsi di una dottrina fino al punto in cui può giovare? Posto ciò potrei concbiudere che di felicità parlava non solo Eleonora Marx, ma parla Liebknecbt, parla Bebel. E rimando il Lo Sardo, per convincersene, ai discorsi dei medesimi, ed a un libro veramente aureo del 'Bum dal titolo « Le menzogne della nostra democra:r_ia sociale ». Qui resta ancora a parlare di quel tozzo di pane in~ nocente, che pose proprio l' origine della commozione del mio avversario. Se il socialismo potesse senza contraddire ai principi di morale e di giustizia dare a coloro che non l'hanno un pezzo di pane - io non esiterei un momento a dichiararmi socialista. Ma gli è che appunto questo io nego - m'intenda bene il Lo Sardo - il socialismo col suo programma, con i suoi principi, non può (senza parlare delle promt sse degne di Don Cbisciotte) migliorare la condizione degli operai. Dall'altra parte son convinto che, se noi attraversiamo un periodo di crisi, l'equilibrio ha da ristabilirsi. Quando e come non so. E poiché tutti i nuovi sistemi non soddisfano alle condizioni richieste dalla scienza, io resto fermo nella mia fede. Ritengo cioè che le forme economiche liberiste sieno le sole che possano dare il massimo d'ofdimità - per servirmi del linguaggio d'un mio maestro - alla società. Ecco tutto. · Al socialismo non si può negare la utilità della sua critica. C' è dippiù. L'individualismo. principio perenne, che nella natura dell'uomo ha la sua base, comincia già ad essere - e lo sarà, come pare un giorno - mitigato dal concetto di solidarietà, da cui poi deriva il doveredi assistenza individuale. Questa sarà l'eredità che ci lascerà il socialismo. Ed io ho fiducia in questo felice connubio, per il ristabilimento dell'equilibrio, senza di cui ogni progresso non ha ragione di essere. Tutto quaggiù è armonia; e per armonia, io .intendo rapporto. Ecco brevemente la idea mia, la quale trova ausilio nella scienza e nella fi. losofia, che restan fame, e non si commuovono, innanzi ai decreti, che ogni buon socialista ci lascia cadere ogni giorno belli e firmati. Fortuna proprio, che non basti un decreto, per mutar la faccia delle cose, quando anche chi lo emana, sia un Liebknecht, un uomo cioè, il quale possiede qualità divine a giudicar alla tavola di ferro, che or non è molto gli operai di Berlino gli offrivano con una iscrizione di simil genere. Felix qui potuit rerum cognoscere causas ! Concbiudo. Tutto questo bo detto solo per stabilire bene, e porre nei veri limiti la questione - e non per discuterla, come ha voluto il Lo Sardo. AÌ quale mi prometto prima di finire, rivolgere una domanda: per esporre i vostri ragionamenti, c'era bisogno di prender le mosse dal mio modesto articolo, svisando il mio concetto, mostrandomi ai lettori s! leggermente armato, in così grande battaglia, che :.._ ad onor del vero - non prevedevo? GIUSEPPE PARATORE. Nel pros~imo numero pubblicheremo un'importante lettera di Nicola Barbato su Carceri e carcerieri in Italia. Per abbonarsi, alla Rivista, inviare Vagliao Cartos lina-vagliaall'on. Napoleone ColaJanni - Castrogiovanni.
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