Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 7 - 15 ottobre 1898

qo 'R..IVIST A POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI lione è il tentativo che cittadini e negotiato1·es fanno di abbandonare quel porto e aprirsene un altro provocando un m;naccioso divieto da parte di Rodolfo d1 Borgogna il cui regno, abbastanza breve, fo, dd resto, più nominale che reale in Italia. Ma la favilla cresce poi gradatamente fino a diventare incendio. Gli avvenimenti di questa seconda fdse, assai più complessa del_la pri_ma, _non è _p~ssibile ri~ssu_- merli con qualche parucolantà d1 espos1:t10ne senz uscir da' limiti di questo articolo. Basti dire che fino al 1066 è tutta una serie di vescovi i cui sforzi ~•infrangono contro la crescente marea popolare dalla quale non riescono a salvare neanche i brni appartenenti alla Chiesa e che son di rrgola, invasi ad ogni morte di vescovo. Olderico (972-1004) riesce a fare subitu_revo~are_da_Ottone lll le concessioni - o, meglio, nvend1caz10m - date a' cittadini de' loro antichi diritti sul Po ; ma il popolo si fa ragione da sè e da sè si governa nella ~omus civitatis che prelude al palazzo del comune. Peggio accade a 'Landolfo (1004-1030), scacciato dalla città poco dopo la morte nell" impe1ato1e Enrico Il, cioè nella prima metà del 1024, come con accuratissima analisi delle contrarie opinioni e attra_verso 11 ~tto intrecc!o deg(i avvenimenti riescono a dtmostrare 1 due egregi autori, io pagine che sono un moJello di critica. L'estremo sforzo di questa lotta è nel 1032 quando tra il vescovo Ubaldo ( 1030-1066) e i cittadini s1 viene alle armi presso il villaggio di_ La_gos~uro. ll_baldo. ne rimane disfatto. Dopo questa vmona s1 può dire assicurato un nuovo ordine di cose. Papa e imperatore tentano la conciliazione fra vescovo e cittadini. Corrado II invita i cittadini a consegnare al vescovo gli omicidi e i ladri di cui si lagna e ad aiutarlo nel giudicarli. Adalgerio, messo di E:nrico, ri,,ett, pi~ ta~di, nel 1044, l'invito civibus maionbus quam mwonbus, perchè communiter conveo erano a ptacili del vescovo. l tt:mpi si vede erano be; mutati e cambiata era con essi l'orientazio~e della politica imperiale ! li comune intanto si va sempre più rassodando durante la contesa per I' investiture. Ma già in un documento del 1078, un atto della contessa Matilde per concessione di terra designando i limiti di questa, dice che uno di que~ti limiti, quello a settentrione, è territorio del comune: cohaereta mane Comune. Cosi chiudevasi alla fine del secolo XI questo. primo periodo di evoluzione del com.une _cremone_se. E tutt~ una fase - dicono il Groppah ed 11Bartoh - « che s1 « svolge per entro la città stessa, fase di p_re~arazio0:e, « ma inclispensabile a comprendere per quah vie poscia, « nel secolo XII, Cremona assurgesse a tal floridezza da « tener fronte alla stessa Milano ». La qual preparazione - come gli egregi A. dimostrano, tracciando, nella conchiusiooe del loro studio, uno splendido quadro riassuntivo delle condizioni generali di Cremona in tutto questo p,riodo - è be~ più complessa che non sarebb~ se tutta la si facesse dipendere dal solo fattore ecooom1co. No : le larghe linee di quel quadro in ~ui, _pur c_ampe~- giando un tal fattore, trovao posto tutti gh altn coefficienti della vita sociale, amd storica, del tempo, (cultura incipiente promossa dallo studio cremonese, massime_ lo studio del diritto romano, e il primo fiorir delle arti e della letteratura popolare e, insieme con esse, un ridestarsi del sentimento di libe.rtà e dignità umana) mostrano come s'abbia veramente a intendere la concezione realistica della storia, e come.,.così intendendola, si eviti quella unilateralità di vedute che mutila miseramente tanta parte della vita sociale. Solo a tal condizione si riesce a far cosa davvero utile applicando i criteri sociologici ali' ioterpetrazione dei fatti storici, solo io tal modo è possibile coglier l'intimo significato di questi, ridar loro, io una esposizione o r~- costruiziooe organica, vita e colore, e far della stona quel che dev'essere: un prodotto veramente vitale, che sia scienza ed arte ad un tempo. * * Di questo nuovo avviamento degli studi storici non mancano i segni iniziali in Italia, Abbiamo già qualche eccellente libro di testo - come quello di storia de 1 medio evo dd Comani - ch'esce lmalmente dalla solita falsariga d'un'esposizione a base biografica e individualistica e ci dà veri quadri di vita sociale nel suo movivimento dinamico. Quanto, poi, alla storia dei Comuni italiani, m'è caro citare, prima di finir que~to articolo, un altro studio analogo a quello del Groppah e del Bartoli e informato agli stessi criteri sociologici. È una lettura fatta, in una recente seduta del R. Istituto lombardo, dal prof. A. Dina, « li comune beneventano nel Mille e l'origine del fenomeno comunale in genere ». Non avendo potuto leggere la monografia, ma soltanto il breve riassunto pubblicatone dal rr Bollettino ufficiale della P. Istruzione » del 5 maggio passato, non posso qui farne una partic~lare&giata esposizione._ ~a . ~alla suddetta nota riassuntiva si desumono conchms1on1 imponantis,ime: 1. 0 l'anteriorità del movim.:ut , comunale ntll'ltalia meridionale, rispetto a quello svoltosi nell'Italia superiore e media (di Benevento - ad esempio - un'annotazione di antico cronista del secolo Xl, diligentemente vaoliata dall' A., dice, in data dell'anno 1013 « Hac ann<f facta est communibus prima»); 2. 0 non solo fu anteriore un tal movimento 111asi svolse per virtù propria e non « per imitazione o riverbero » di quell~ del!' Italia settentrionale; 3.0 nè per cause occas1onah analoghe : basta infatti considerare le speciali condizioni del comune beneventano « costituito da una cittadinanza •·« di sentimenti longobardi e senza un precedente periodo « di dominio vescovile ». In conchiusione dal principato longobardo si passa al comune b~neveotano per uria serie di agitazioni che sono « il portato d~lle condizioni fc:udali precedenti ». Da\ qual fatto particolare l'A. assurge alla legge '.' che og~1 for- « ma sociale porta in sè, perdurando, gh elementi del)a « propria negazione e quindi l'impulso a nuove condi-:- <• zioni sociali » eh' è appunto il più notevole tra gh aspetti della suddetta concezione_ reali~tica della .sto_ria. Or non è - crèdiamo - pnvo d1 un alto s:gmficato l'incontro di più ingegnj nella stessa idea fondamentale e nello stesso metodo ; è segno che l'incerto periodo preparatorio, per un dato genere di ricerche, è passato, e eh' è ormai giunto il tempo della loro piena espansione. Ed è segno, inoltre - aggiungia~o - eh~ inv~no in Italia. come giustamente deplora 11Groppah nell ultimo numero della sua Rassegna, la più recente tra le scienze concrete, qual'è la Sociologia « no'l solo non viene insegnata ufficialmente, ma è strenuamente . com-· battuta nelle università ». Essa è già, per la sua evidente utilità ed importanza e per il merito di scienziati come lo Schiattarella, I'Asturaro, il Colajanni cd altri, sulla_via di un crescente progresso che oessu~ intoppo . ufficiale potrà mai più arrestare. Essa - poss1am conchmdere - ha per sè l'avvenire ! Fr. MoNTALTO. LOGC)MACHIE Ho sempre ritenuto, e ritengo ~he una discussion~ con socialisti, debba essere evitata, p01ch_èla n~tura ~e1m~- desimi la rende inutile. Ma la qualità dell egregio mio avversario, il caso caratteristico, mi obbligano questa volta a qualche breve dichiarazione. L' avv. Lo Sardo, innanzi tutto, dà al mio modesto articolo su Eleonora Marx una importanza ed uno scopo, che non ha. Io non ho fatto che delle considerazioni, sull'ultima frase lanciata dalla bionda Tussy agli operai « avrete la vostra parte di felicità ». Ed il mio ragiona-

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