RIVISTA POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 107 mo, con sacrifizi e olocausti inauditi, di conquista in conquista, dalle forme rudimentali del patr;arcato e dell'.assetto municipale ci condussero alle guarentigie legali e alla consacrazione giuridica· della libertà non più so!amente nel diritto privato, ma principalmente nel vasto organismo dei pubblici poteri ripetenti l'autorità ~ la fi. gura istituzionale dalla volontà di rettamente manifestata dal popolo. La libertà dell'opera e del regime necessariamente importa la libertà della parola: di qui l'istituto della stampa moderna, logica sostituzione del tribunato classico, e correttivo necessario, stromento primordiale di controllo della pubblica opinione sulle delegazioni elettive, sulle rappreientanze costituzionali e sui poteri permanenti dello Stato. Negli Stati ove la funzione della libertà germinò per movimento interiore e per rinnovazione intellettuale, cioè fu veramente conquista spontanea della coscienza collettiva, anche la stampa ad un dato punto della sto• rica evoluzione, s' incardinò nell'edificio politico dello Stato assumendovi una veste peculiare inalienabile, diventando cuore e volontà delle libere forze del popolo. Onde l'importanza progressiva dell'istituto e l'inclusione giuridica del suo ufficio nelle carte costituzionali degli Stati, i quali, pur disciplinandolo e coordinandolo alla vita nazionale, dovettero farne perciò colonna fondamentale delle pubbliche garantie. Purtroppo, le cose di questo mondo, ad una certa latitudine cessano di procedere con gli stretti nessi della logica per abbandonarsi ad un moto convulso ed impulsivo: a rapide e precipitose altalene, ove spesso la genialità dei singoli ripara al torpore opaco della massa, ma ove anche più spesso la massa sfigura, disforma, imbarbarisce ogni più caldo germe d' iniziative individuali o parziali. Le colonie isolate dell'intelligenza e della coscienza in questo secondo caso lottano beasi con ga~ gliardo vigore, ma contro il numero abilmente sfruttato, o dagli energumeni dell'utopia o dagli egoismi feroci del passato, debbono cedere, e,• nove volte su dieci, di quella che avrebbe p::ituto esser,', e che per un momento fu, una conquista folgorante di liberi spiriti, non rimane traccia o ne rimane una falsificazione ribalda. Tale il destino delle razze latine e delle nazioni che le rappresentano, l'Italia in testa. Gli è cbe siamo oggi più che mai in ima paurosa co11dizioned'arusto intellettuale e morale, per cui tutto vacilla e scricchiola, mentre ci stà, ml capo la minaccia di una crisi orrenda in cui tripudieranno le impulsività,ataviche della bestia uma11ae le libidini feroci dei Valenti110 i11 sessantaquattresimoche questi anni di pseudo libertà haunofecondato a legione. Ora, onorevole Colajanni, ditemi voi quale possa essere il resultamento dei nostri sforzi intesi a tener sveglie e rette le menti in tema di libertà di stampa? Noi parliamo di altissime cose ad un mondo che non le comprende. Noi f11gelliamo della corteccia umana insensibile, perchè l'interesse di classe la rende tetragona ad ogni battitura; e di sotto non troviamo leva cosciente se non ci facciamo a predicare le più stolte parole della distruzione. Vuol dire che siamo in una mostruosa condizione morale; vuol dire che tutta la libertà e tutto il prodigio della redenzione nazionale furono un'illusione di un nucleo di menti superiori di troppo lontane dalla massa inerte che ne doveva ricevere il beneficio ; e quell' illusione attuata, in un quarto d'era storico, per molle adat• tamento, per fittizia esaltazione contagiosa di quella massa e per casualit:'t di insperate concomitanze internazionali, si risolse in una sovrapposizione schiacciante e farraginosa con goffe e spropusitate sembianze statuali, sotto le quali l'insanabile dissidio fra la fo1ma e la sostanza, fra l'illusione e la realtà, doveva fatalmente portare all'assurda contraddizione in termini che oggi inganna il popolo ubriaco sempre di parole - tanto quanto è privo di idee, e nausea tutte le anime oneste e veggenti. E voi tempestate, caro Cola jaoni, per la libertà di stampa? Libertà altissima certo e sacrosanta; palladio supremo dell'anima di una razza; misura intrinseca della civiltit di un popolo - l'ho detto. Ma voglio anche dire che in Italia è cosa che non ha, nè può aver senso esplicito, figura giuridica e contenuto ideale. Siamo servi nell'anima; e in servi mal s'addice la libertà della parola che è, nei casi disperati, la speranza e la .guarentigia dell'avvenire. Vedete quel che accade ora: giornalisti italiani furono arrestati, processati, condannati per reato di pensiero. Non discutiamo sul modo della condanna; voi forse non mi vorreste intendere. Diciamo però ad una voce che è straziante spettacolo quello che ci dà la stampa e la pubblica opinione italiana, le quali, nemmeno in via professionale l'una, pietosa l'altra, hanno uno di quei moti d'animo che testimoniano di maravigliose riserve di energie umane. Nulla di nulla ; in su nemmeno la parola e la consuetudine della legge hanno rispondenza; in giu un imbelle mareggiar di rancori anonimi un turpe vociar clandestino senz'arte nè parte, come se la pelle altrui fosse cuoio da cavarvi soltanto le metaforiche fionde dell'ira del domani. E della legge, pure scritta, oggi che avviene? Della legge, che per il popolo, dovrebbe essere la malleveria del dom~ni n~ssuno chiede, e se qualcuno lo fa, erutta. le mvetttve del!'Apocalisse per chiedere la rivoluzione. E popolo forte questo? È possibile mantenere ancor viva un po' di fede su qualcosa e qualcheduno? Vedete, caro Colajanni, eh' io di proposito uon accenno nemmeno alla questione speciale della stampa. Perchè, in buona sostanza è appena un particolare dello sfacelo che c' incoglie. Dopo quarant'anni di editto albertino, non si trova manco più la forza di proteggere quell'embrione di civiltà. Figuriamoci chiedere leggi chiare, definite, sperimentalmente moderne I li buio, il buio d'ooni lato. E il generai Pelloux pronuncia indisturbato la ~rrenda bestemmia : « Sequestrate e non vi preoccupate del giudizio "· Tutto qui è capovolto: persino il senso morale e quel metafisico concetto della proprietà che è la delizia dei nostri omenoni e che dall'aforisma imperativo del Pelloux riceve così crudele offesa. Sequestrate ! Ma l'opera del pensiero espressa per la stampa oggi ha una fisonomia industriale che il capo del Governo manomette anche contro la legge, ossia senza che una legge qualsiasi ci indichi almeno l'arbitrio devastatore del potere esecutivo. Eppure nessuno protesta. Beati gli Italiani, caro Colajrnni. E voi, cosi sequestrato e così corrusco di fulmini, volete la Repubblica? Ah, poverò e illustre sociologo! A questo paese sarebbe di troppo la monarchia di Madama Reale. GIOVANNI BORELLJ. Agli abbonati nuovi, e a quelli in corso i quali avranno rinnovato, o rinnoveranno l'abbonamento annuo a tutto il 15 dicembre 1898 o a tutto il 15 luglio 1899, coll'aggiunta di sessanta centesimi per le spese postali, sarà inviato in dono: Il SOCIALISMO (2. edizione aumentata e corretta) del Dr Napoleone Colaianni, un volume di 350 pagine fittissime, posto in vendita al prezzo di Lire 4.
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