Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 6 - 30 settembre 1898

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Era un bene, era un male questa ignoranza? Non so. Ma una volta che di Nietzsche si cominciò a parlare ed a scrivere era meglio che lo si conoscesse intero e direttamente, e non dalle contraffazioni di seconda mano del D'Annunzio o dalle bestiali esagerazioni del Morasso. Aggiungiamo che la conoscenza degli scritti e delle idee de1lo scopritore del superuomo poteva giovare anzichè nuocere : molte cose si fanno e non si dicono ; ma quando esse si discutono alla luce del sole la laide~za loro viene a galla e suscitano la reazione salutare. E il caso delle teorie del Nietzsche; ed è perciò che lodiamo i Fratelli Bocca che ci hanno data la traduzione italiana di una delle opere principali del medesimo : Al di la del Beue e del Male. Preludio di una filosofia dell'avvenire (I). È libro che non si può riassumere, e molto meno si può criticare in un articolo della Rivista Popolare. Ci limiteremo, dunque, a darne alcuni pensieri, a riprodurre alcune osservazioni: I suoi pensieri, le sue osservazioni non sono sempre pazzeschi o immorali; sono sempre invece acute e vi trascinano a riflettere. Quando siete costretti a biasimare e anche quando la vostra coscienza si ribella dinanzi a certe audaci affermazioni che feriscono le vostre credenze ed il vostro senso morale, dttvete però riconoscere che nel Nietzsche c' è tale impronta di sincerità, che finisce col disarmarvi, mentre nei contraffattori italiani l'artificiosità, la posa, la mistificazione vi suscitano la nausea e lo sdegno. Ciò che campeggia nell'Al di la del 73enee del Male è l'odio contro i filosofi e il cristianesimo; contro la democrazia e la civiltà odierna ; contro la morale odierna e la tartuferia di ogni genere. E da tartufo tratta Kant; da giuocatore di bussolotti Spinosa ; da mistificatore Schopenhauer, che si occupa di una cosa, che nessuno conosce : la volontà; da mediocri intelletti Darwin, Stuart Mili, Spencer; da ingenui o da disonesti tutti i filosofi. Si all)mira l'ironica descrizione dell'uomo di scienza e si medita sulla pagina in cui identifica la cosidetta civilizzazione col movimento democratico, che deve riuscire alla involontaria preparazione dei tiranni. Nietzsche non subisce il pregiudizio del nazionalismo, perciò è severo coi tedeschi e non lo é meno cogli in• glesi ai quali nega la vera filosofia e la potenza intellettuale: perciò a loro é necessario il cristianesimo. Riconosce invece le buo'.!e qualità dei francesi e la tenacia degli ebrei. Discutendo della distribuzione etnica della malattia della volontà scrive dell'Italia : « è ancor troppo giovane perché possa ancor sapere quello che vuole e deve ancor dimostrarese sappia volere "· E tutto il suo concetto sul concetto di na:;_iotte racchiude in questa osservazione : « nazione è una res f acla anzichè naia ; piu res jicta et pie/a anziché f acta "· Sentiamo ciò che ci dice sulla donna. « La donna da giovane : un antro mascherato di fiori ; da vecchia : una vipera n'esce fuori... Quando una donna ha delle velleità letterarie, ciò è un indizio d'un qualche difetto di sessualità. Di già la sterilità predispone a certe virilità del gusto: il maschio è, sia detto con licenza, l'animale infecondo. « ••. Quello che nella donna e' inspira rispetto e non di rado anche timore, è la di lei natura, eh' è molto più naturale di quella• dell'uomo, la di lei mobilità, l'agilità da vera bestia selvaggia, l'unghia della tigre che nasconde sotto il guanto profumato ; il suo egoismo ingenuo, la sua inettezza ad essere educata, il suo essere intimamente seivaggia, l' inconcepibile, lo sconfinato, il divagante delle sue brame e delle sue virtù..... " La donna vuole rendersi indipendente: e tanto per incominciare vuole illuminare gli uomini sull'essere della do11na irt sé; questo è uno dei più odiosi progressi dell'abbrutimento (1) Torino 1898 - Volume 2• della Biblioteca di Scienze Moderne L, 5. generale dell'Europa.... Noi uomini desideriamo che la donna non continui a compromettersi mediante i lumi del progresso; allo stesso modo che si deve alla previdenza ed al compatimento dell'uomo se la Chiesa decretò: :J.folier taceat i11Ecclesia ! Si fu ~ tutto vantaggio della donna che Napoleone fece intendere alla troppo loquace Madame de Stael: Mulier laceat i11politicis ! -- ed io ritengo che sia un vero amico delle donne, chi oggidì consiglia loro: 11111/itearceat de 11mliere ! » Sono interessanti le osservazioni sulla religione e sui rapporti tra cattolicismo e latini e popoli nordici; ancora di piu qnelle sui servizi che la religione può rendere. « Il filosofo, come lo comprendiamo noi, spiriti liberi - l'uomo dalla responsabilità più ampia, che ha la coscienza dello sviluppo più completo dell'uomo - codesto filosofo si servirà delle 1·eligio11ciome di ,m mezzo di al/evame11toe d'educazione, com'è solito servirsi delle contingenze politiche ed economiche della sua epoca. L'influenza elettiva, educativa, vale a dire tanto distruttrice quanto creatrice e plasmatrice, che può essere esercitata col mezzo delle religioni, è varia e moltiplica a secondo degli uomini che soggiacciono al loro fascino ed io loro cercano protezione.... In quanto agli uomini volgari, che sono in maggior numero e che esistono unicamente per servire ed essere utili all'universalità, e soltantoper questo ha1111d0iritto di esistere, la religione ha l'inestimabile vantaggio di renderli soddisfatti della propria posizione, di procurar loro la pace del cuore, di nobilitare la loro obbedienza, di confortarli e dividere coi loro pari le gioie ed i dolori, di contribuire a trasfigurare in un certo modo la loro monotona esistenza, la bassezza, la miseria della loro anima semibestiale. La religione od il significato religioso della vita abbelliscono d'un raggio di sole l'esistenza di quegli uomini tribolati, e rende loro sopportabile la vista di sè stessi, essa influisce come la filosofia di Epicuro sui sofferenti di un grado superiore, ristorando, affinando, sfruttando, per così dire, le sofferenze, per infine santificarle e giustificarle. Nel Cristianesimo e nel Buddismo forse nulla havvi di più rispettabile della· loro arte di insegnare, anche alle infime creature umane, d' inalzarsi, mediante la pietà, in un ordine apparente di cose più elevate, e d'accontentarsi, grazie a ciò, dell'ordine reale nel quale vivono tanto duramente, - e precisamente questa durezza è necessaria. " * * * Dal modo come intende la funzione della religione e dall'azione della religione sulle classi inferiori si può intravvedere qual'è il sistema morale di Nietzsche; il quale ha la franchezza di ridurre a teoria l'azione degli altri, 1~ C?ndotta di molti, che appartengono alle classi supenon. Nietzsche si dichiara immoralista, e continua: « L'intenzione nella morale è un pregiudizio; la conseguenza di un atto è tutto ... Bene non suona più bene in bocca al vicino. Non può esserci un bme comune... " Detto : che la reatta sta solo nei nostri istinti, brame e passioni ; che durezza, prepotenza, schiavitu, pericoli interni ed esterni, stoicismo, arti tentatrici e diaboliche di ogni specie, che tutto il male, ciò che v'ha di terribile, di tirannico, la brutalità de~li animali rapaci, la perfidia del serpente, - che tutto ciò abbia contribuito ugualmente ad innalzare la specie uomo per lo meno quanto i contrapposti di tutto ciò ; che la fiacchezza è tale in Europa che l'uomo non è agnello, m.t pecora, che sente anche pietà pel delinquente ; e che la morale odierna é una morale da animali aggregati ; che la morale degli schiavi - i lavoratori - è essenzialmente utilitaria e che dappertutto dove la morale servile prende il sopravvento la lingua si mostra inclinata a fare della parola buono un sinonimo di sciocco; che nella nostra epoca democratica, anzi plebea, l'educazione e la coltura devono essere l'arte d'ingannare - sul conto delle origini; l'arte d'illudersi sul plebeismo ereditario del corpo e dell'anima ci viene a dire qual'è la morale degli aristocratici, dei superuomini. In questa morale,

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