Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 5 - 15 settembre 1898

'R..IVISTA POPOLARE POLITICA DI LETTERE E SCIENZE SOCIALI moderne sul Tramouto della schiavitù dello stesso Ciccotti, che sembra una eloquente risposta ai suoi giudici di Pavia e di Roma, un rimprovero meritato a tutti. Se altri titoli non avesse il Ciccotti, questo solo libro basterebbe per mostrarlo degnissimo d'insegnare in qualunqu_eUniversità del Regno. E sempre vivo e reale l'interesse di studiare le condizioni nelle quali avvenne la metamorfosi della struttura economica della società con tutte le sue cause e con tutte le sue conseguenze, e a questo interesse rispoude il libro del Ciccotti. Il tramonto della schiavitù non si deve nel mondo antico al trionfo del Cristianesimo, o alla filosofia stoica, in ispecie, o alla formazione di una più elevata coscienza etica, in generr, che ne avrebbe scalzato il fondamento morale, o ad un inconsapevole principio utilitario, o fi. nalmente, al sopravvenire delle invasioni barbariche. Questi fattori hanno potuto contribuire a determinare il grande avveuimento, ma in debole misura. Che l'azione del Cristianesimo sia stata nulla o debolissima, si può desumere da clementi di fatto importanti: 1° la legislazione ch'era divenuta umana sotto gl'imjleratori pagani di Roma, ritorna severa contro gli schiavi sotto gl'imperatori cristiani; il Cristianesimo impadronitosi dell'Impero si accomodò, si adattò completamente colla schiavitù; 2° nel mondo mod<..rno,e sotto il predominio esclusivo del Cristianesimo, appena si ripresentano nelle colonie le condizioni favorevoli alla schiavitù, questa ricompare e auzi alcuni schiavisti degli Stati Uniti, nella religione cristiana ricercarono le giustificazioni della odiosa istituzione. La schiavitù fu il prodotto di particolari condizioni economiche, che la resero utile e necessaria. E ci fu un momento in cui essa davvero potè essere favorevole al primo sviluppo ed incremento della civiltà. Scomparve quando venne meno il tornaconto degli stessi padroni di schiavi, quando cessò l'utilità sociale del suo mantenimento. Studiandola in Grecia, in Roma - dove trovasi in intima relazione col latifondo, - nelle Colonie, e specialmente negli Stati Uniti, si ha la dimostrazione chiara di questa applicazione dd materialismo storico, che il Ciccotti fa in modo magistrale. Le stesse cause che fecero lentamente abolire la schiavitù nell'antichità, più tardi agirono per eliminare il servaggio nel lavoro della terra, l'artigianato e la produzione casalinga nell'ambito dell'industria. Queste cause vanno maturando l'abolizione del salariato contemporaneo. « ,. ,. Non sempre consento col Ciccotti. Ad esempio mi pare troppo arrischiata la sua asserzione sulla negata azione della guerra e della violenza in generale sull'origine prima della schiavitù. Nè mi sembra meglio avvisato nel considerare il servaggio nell'agricoltura, la produzione casalinga e l'artigianato nell' industria come forme economiche regressive rispetto alla stessa schiavitù. Parimenti, facendo tesoro delle sue stesse constatazioni, avrebbe dovuto temperare la rigidezza del suo materialismo storico. Non riconosce egli che la schiavitù degrada e corrompe e che la degradazione e la corruzione propagandosi dagli schiavi ai liberi la r<!ndono odiosa e disprezzata e contribuiscono più o meno consapevolmente a farla limitare in Grecia? (p. 114 a I 17 ). Qui mi sembra evidente l'intervento di un fattore morale, che può essere filiato dal fattore economico, ma che non pcò più confondersi col medesimo. La tesi svolta con chiarezza, coh dottrina e con eleganza dal Ciccotti non è nuova; nè per tale egli la dà. Rimanendo in Italia, ricorderò che il Loria e il Mondaini ( 1) l'hanno preceduto. Ma tutti gli studi prece- (1) Il Ciccotti non cita il Mondaini. Ciò forse si deve al fatto che quest'ultimo pubblicò il suo eccellente studio sul 'N..,egro-problem negli Stati Uniti alla vigiliadella pubblicazione del Tramo11todella schiavi/ti. denti guadagnano colla trattazione dell'amico e collaboratore della Rivista. Non poteva essere diversamente perchè nel Ciccotti si fondono lo storico, l'economista e il letterato, che mette tutto a contributo : storie, commedie, monumenti, epigrafi, tutto. E tutto vaglia con grande prudenza per schivare i giudizi recisi nelle questioni più controverse, sulle quali mancano i dati esatti. Questo Tramonto della schiavitù fa sentire più viva l'impazienza di leggere il libro sulla Svizzera che il Ciccotti ha promesso di serivere per la Biblioteca della Rivista popolare. N. C. MEZZOGIORNO E SETTENTRIONE D'ITALIA In questo ambiente, con questi elementi e su questo campo d'azione non è a parlare naturalmente di partiti politici e di grandi correnti d'idee. I grandi e comuni interessi sono troppo sminuzzati e sopraffatti dagl'interessi municipali, iocali, individuali, perchè possano apparire ed operare in modo da costituire la base di forti aggregati, intenti a farli valere. Non v' è terreno per questa attività, come non ve n'è per ogni altra forma di vita colletuva intellettuaìe e morale. Perciò il Mezzogiorno è la terra de' solitari; e le sue grandi manifestazi,mi intellettuali sono state e sono personali, prive di continuità, in contrasto col presente e con l'aml>iente, e divinatrici dell'avvenire. Il giornale comincia a penetrarvi, ma non vi si diffonde: niente affatto si può dire che vi penetri il libro. La scuola non vi sorge spontanea, come in un paase industriale più progredito, dove risponde ad una necessità urgente e ad una utilità immediata; ma vi entra importata come un bisogno riflesso ; e, in questo suo primo stadio, se un risultato ha, oltre di quello puramente tecnico, naturalmente, non può servire ad altro che ad instillare nelle coscienze un germe d'inquietudine, a ricordare, col paragone di altri orizzonti, la miseria del proprio stato a chi è depresso. Questo stesso squilibrio è un fatto inevitabile, ed è lev:1. al movimento di progresso e di redenzione; senonchè, a chi non ne valuta le conseguenze lontane o si lascia più preoccupare dalle più vicine e più personali, fa guardare la scuola con senso di non dissimulato sfavore. La fede, sulla cui efficacia - degradata com' è a superstizione e a pratica formale di culto - c'è da nutrire molti dubbi, vien meno anch'essa insensibilmente, ma continuamente r6sa per opera fatale del tempo; e ·non v'è nemmeno, come nel Settentrione, un partito clericale che, con promesse e occasioni di vantaggi immediati, cerchi di tenerne su almeno l'apparato esteriore, base della gerarchia ecclesiastica e degl'interessi a cui essa si collega e partecipa. Quello spezzettamento dell'aggregato sociale in tanti piccoli gruppi chiusi, quel particolarismo millenario hanno infranta o allentata anche la gerarchia ecclesiastica, e il ministero ecclesiastico vi è diventato una specie di ripresa de' preti, che, indulgendo a tutti gli stin:oli e le tendenze della loro natura umana, si conformano in tutto

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