Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 5 - 15 settembre 1898

'R_IVISTA 'POPOLARE DI 'POLfrICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI posta, che sembra sbalorditiva ed essenzialmentl: contradJitoria coi precedenti ed anche coll' az;one recentemente esercitata d.al grande imperJ Slavo nella politica mondiale. Ad alcuni parve una canzonatura od una raffinata ipocrisia questa aperta e nobile confessione dello Czar in favore del dis1rmo, all'indomani dell'atto di brigantaggio esercitato ai danni della China, che ha do11uto subirlo appunto perchè non abbastanza forte nelle armi. Ond' è che il Vorwiirts arrivò a scrivere qu !Stc testuali parole : « Il manifesto dello Czar non è cbe 1m travestimentodella diplomazia russa. La Russia prepara la guerra controL'Inghilterra,ma ora vuole aggiornarlaperchènon è ancora completamentpereparata n. Si comprende che questa completa preparazione si avrà quando sarà terminata la grande ferrovia Transiberiana che di sicuro aumenterà la potenza del colosso moscovita e gli assegnerà, accanto a Roma, un posto eminente tra i maggiori fattori di civiltà! Non è facile, ripeto, penetrare nell'intimo ddl'animo di un uomo, specialmente dell'uomo di Stato - per indagare quali siano i reconditi motivi dei suoi atti; ma in questo caso, senza escludere del tutto il sospetto del giornale di Berlino, da un lato si può ossen-are che lo Czar si sarebbe mostrato troppo ingenuo credendo di potere ingannare l'astutissima diplomazia inglese; e dall'altro si darebbe segno di sistematica malignità negando recisamente che in Nicola II manchi completamente la sincerità. Per potere penetrare nel laberinto delle sue intenzioni giova tener conto del su 1 temperamento, delle tradizioni dinastiche, dell'ambiente psico-sociale in cui vive e che agisce lentamente ma continuamente su tutti : sui grandi e sui i,iccoli. Si sa che l'Imperatore di Russia è un malinconico, la cui tristezza abituale è stata anche - ed a torto - chiamata misantropia. Da questi temperamenti c' è sempre da attendersi atti e parole, che escono dall'ordinario. Alla sua sincerità si può credere ricordando che sin dalla sua ascensione al trono ha manifestato sempre intE'lnzioni pacifiche, ed a manifestazioni decisamente bellicose non arrivò nemmeno durante l'ubriacatura delle feste parigine. L'azione del temperamento si confonde ed in parte deriva dall' influenza della tradizione, della eredità e se vuolsi anche da!l'atavismo. Alessandro I entrando a Parigi nel 1814 sbalordisce vinti e vincitori colle sua generosità cavalleresca verso la Francia, e fondando la Santa Alleanza, pur ritlscita contraria ai suoi intendimenti, ubbidiva a quel misticismo, che lo distingueva e che veniva alimentato dalla passione per la sua Egeria, madama De Krudner. Le tradizioni della famiglia ebbero una brillante applicazione col discendente che nel 1861, contro il volere insistente della nobilr.ì, accordò l'emancipazione ai contadini. Se il temperamento e le tradizioni non bastassero a spiegare in senso ottimista la circolare Mouravieff soccorrerebbe l'ambiente psico-sociale della Ru:.sia. Il vasto impero è attravers:ito in tutte le direzioni dallo spirito della pace che parte dal sud - da OJessa - in nome della scienza, del progresso, del benessere umano ed h:i per antesignano il Novicow. e va ad incontrarsi colla corrente che in nome del sentimento religioso si parte dal nord e che 111 il suo apostolo geniale in Leone Tolstoi. L'ambiente è tale nell'Im;,ero del Nord, che i propugnatori dell'amore e della pace, sin dalla metà dd secolo scorso assunsero il carattere di setta religiosa sfidando persecuzione e martirio sino al giorno d'oggi. I Doullhobortzis del Caucaso, precorrendo il grande romanziere 1 predicarono e praticarono la rassegnnione per arrivare all1 pace, e quando stanchi di soffrire, levarono il grido umano : soccorretici ! il loro appello trovò una eloquente iliumazione colla parola inspirata di Tolstoi ( 1). Ammessa l'assenza di qualunque movente altruistico la sincerita nello Czar, infine, potrebbe anche derivare da calcolo bene inteso, di cui si ebbe già un accenno, sebbene più modesto e sotto altra form:t, nella circolare del Goluchowski - il gran cancelliere dell'Impero Austriaco - che di fronte alla concorrenza americana, resa vittoriosa dalla mancanza del militarismo, mvitava l'Europa a provvedere alla grave jattura coll'unione. Non era questo un invito alla pace sotto un aspetto meno sentimentale? Questo precedente mi sembra che sia piu interessante della. constatazione dei danni enormi della plce armata fatta nel I 88 5 e nel r887 dal Generale Pelloux: pace armata che dall'attuale Presidente del Consiglio veniva considerata come una vertogna per l'epocapresente. Il ragionamentv dello Czar, del resto, è a base di un realismo e di una esatta constatazione ddle conjizioni attuali di Europ1, che sarebbero sufficienti per escludere ogni altra ipotesi sui suoi motivi determinanti al grande p:1sso in favore del disarmo e della pace. Il ministro russo, in nome del suo sovrano, infatti, dice ai rappresentanti legali del vecchio continente che col sistema vigente di pace armat, « le « forze intellettuali e fisiche dei popoli, il lavoro « e il capitale sono in gran parte distratti dalla.loro « applicazione naturale e consumati improduttiva- « mente: la cultura naziona 1e, il progresso econo- « mico e la pro luzione delle ricchezza si trovano « paralizzate e falsate nel loro sviluppo. Così a « misura che si accrescono gli armamenti di ogni « potenza, rispondono sempre meno ai fini, che « gli s;1ti si er.ano proposti ». Queste son verità sacrosante che sul terreno della discussione scientifica non trovano più contradittori, e se si rimane sbalorditi vedendole accettate e ripetute da un potente imperatore, ciò avviene perchè non si è abituati ad ascoltare una parola di verità benefica, che venga dalla bocca Jel capo di un grande Stato : la menzogna si ritiene che formi la trama della politica e della diplomazia. Quale sarà la sorte della proposta dello Czar in favor<! del disarmo e della pace? Certamente non sarà diversa da quella non rueno grandiosa fatta da Guglielmo II nel 1890 in favore della legislazione internazionale del lavoro. Rimarrà come una nobile e generosa iniziativa, che, pel momento, non avrà risultanze pratiche. L'accoglienza fatta dalla stampa dei vari paesi, lascia prevedere questo risultato. Sono pieni di ri· (1) Sui Doukl,obo.-t;Js i lei?gano nella Rivista popolare (anno 3° N. 7 ed 8) i due articoli di Garibaldi Bucco: I refrattari del Caucaso.

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