Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 5 - 15 settembre 1898

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE soCIALY 99 patria, è stato fatale alla Spagna p1u di qu•lunque guerra o rivolgimento di questo secolo. Un gabinetto spaj:!:nuolo, formato di p.miottici e rispettabili ya11kees, sarebbe stato, al paragone, una vera fortuna. Crassa i1moran1a. egoismo nudo e senza vergogna, stupidità che si è lJsciata gingillare dal nemico e una tal furberia che è valsa soltanto a sciupare i mi• gliori sforzi dei nostri pratrioti, sono i caratteri impressi in ciascun atto dcli' inf.iusto jl:abinetto Sagasta. L'operetta tutta da ridere è il solo posto degno degli atti di un governo il cui Presidente ha dovuto domandare dove erano situate le isole Maziana, il cui ministro della Guerra esclamava, quando le ostilità furono dichiarate: « Io vorrei che non avessimo nemmeno una sola nave I » e ciò in una guerra che non po• teva essere che navale! Il ministro della Marina spieJ(ava alla Camera, avuta notizia del disastro di Cavite, che le cannoniere e le controtorpediniere erano assolutamente inutili laggiù .... ma nello stesso tempo annunziava di averne ordinato l'invio di un numero considerevole , e quando in uno dei consigli di ministri presentò il telegramma del generale Bianco con la enumerazione delle navi americane che bloccavano l'Avana, esclamò alla disperazione : « Mamma mia, in qual buco siamo andati a cacciarci I » Vi ho dato un esempio delle nozioni geo• grafiche del signor Sagasta; ora vi darò un saJ(gio della sua familiarità con la politica estera. Al principio della guerra, questo eminente uomo di Stato e fido consigliere della Regma, ricevette un telegramma entusiastico da Berlino, il quale augurava la vittoria alle armi spagnuole, dichiarando che « tutta fa Germania » parteggiava per la Spagna; ed era firmato « Severin Senator ». Il signor Sagasta mostrò con entusiasmo questo dispaccio ai suoi colleghi e fece subito pubblicare dai giornali di Madrid la grande notizia che « uno dei membri più eminenti del senato tedesco aveva mandato al governo un telegramma, il quale, a giudicarne dal suo linguaggio, aveva beu altro significato che n, n quello di semplice simpatia platonica. » Tutti i giornali riprodussero la notizia a grandi caratteri e con viva soddisfazione, il pubblico l'accolse con un vero trasporto di gioia infantile e nessuno pensò, nemmeno per un istante, a chiedersi da quando in qua la Germania aveva introdotto il Senato fra le sue istituzioni. Il membro emi11entedel Senato tedesco del signor Sagasta non era altro che un Signor Severin di cognome Senator, industriale elettricista, il quale desiderava far degli affari in impianti di illuminazione col governo spagnuolo! Ma quello che è più triste è che tale essendo la regina e tali i governi che essa può dare alla Spagna, nessuna migliore possibilità di successo hanno i Carlisti e i Repubblicani. I Carlisti non sono più la forz1 che erano una volta. Essi non dispongono dei vasti fondi che li tenevano a galla durante la ttrza guerra carlista, i quali erano nella massima parte forniti dai Frati Mendicanti delle Filippine i quali ormai sono diventati mendicanti per davvero. Hanno perduto l'appoggio del Papa, dei gesuiti e della maggior parte del clero : su quarantotto vescovi spagnuoli soltanto dieci sono car!i<ti e il loro interesse per la causa è del tutto platonico, piuttosto che attivo ed aggressivo. Qullldo la guerra sarà seguita dalla pace, e la terribile nota delle spese sarà presentata pel pagamento, allora e non prima, lo scandaloso sistema di sgoverno, d'ingiustizia, di ;fruttamento e di menzogna toccherà il suo termine. Il debito cubano dovrà probabilmente essere interamente assunto dalla Spagna, perchè d.1 essa fu contratto e non per beneficio della colonia, ma allo scopo di mantenere la sua sovranità per mezzo del ferro e del fuoco. Questo debito, insieme con quello delle Filippine e col nostro, aumentato come sarà dalle spese totali di guerra, ammonterà a L. 11,250,000000 il cui servizio annuale inghiottirà più di L. 750,000,000, mentre il reddito nazionale ammontava, quando fiorivano le industrie, appunto a 750 milioni al massimo e ad altrettanto le nostre spese ordinarie. Inoltre la perdita delle colonie significa l'assoluta sparizione di tutte le industrie e del commercio che gli abitanti di quelle isole erano obbligati a sostenere. Fabbriche, officine, magazzini, tutto sarà chiuso, e migliaia su migliaia di lavoratori si sparpaglieranno pel mondo senza casa e senza aiuto. Più di 30,000 ufficiali saranno privati del comando e messi alla riserva, dove lo stipendio di un capitano, il quale ordinariamente ha mo{lie e figli da mantenere, non raggiunge le 3 lire al giorno. L'agricoltura, che è mo•ibonda, non può sostenere queste legioni di affamati : uomini, donne e fanciulli; nè certamente i soldati sono tipi da rassegnarsi alla primitiva vita dei campi. Quando queste moltitudini sentiranno l'aculeo della fame e si vedranno ricacciate inJietro allo stato primitivo di natura per mantenere in vira sè stessi e i loro cari, allora la crisi interna comincerà sul serio e la campana della rivoluzione suoner:I. In quel giorno l'esercito deciderà, con la sua attitudine, se dovranno trionfare i Carlisti o i Repubblicani ( Fortnight/y '1{.eview). ld t Colla Stop: Il so a o americanoe la sua educazione fisica. presa di S•ntiago si è verificato questo fenomeno: è cre•ciuta la stima e la simo•t;a reciproca tra americani e spagnuoli: è diminuita quella dei primi verso gl' insorti, huoni soltanto nel mangiare. Il valore dimostrato dai soldati spagnuoli non sorprese -coloro che li conos,evano; arrecarono sorpresa 'tra ·gli ste•si americani ecl impre~sinne tra gli stranieri le srlendide qualità rivelate dall'esercito federale. Nun si attendeva di trovare tanto spirito guerresco. tanta risolutezza. tanta resistenza alle prnve più dure della 11uerra, in un esercito formato quasi tutto di persone che non furono mai sotto le armi, e guidate in pochi ginrni contrn un nemico formidabile, fra disagi di ogni sorta ed in un clima tropicale dove spaventoso vaga lo spettro~della fehbre gialla. Nuovi al funco, i volontari ameri• cani fecero prodigi di valore, dimostrarono vero l'inverosimile. Nel Campo Black a Long Island si era osservato che no:i vi regnava una buona disciplina ; le truppe non erano bene addestrate aPmaneggio del fucile da guerra, nè amalgamate insieme dallo spirito di corpo, quando furono messe alla prova del fuoco. E fecero miracoli I - Perchè ? Le ragioni sono parecchie. Anzitutto il reclutamento per volontari costituisce una prima selezione:-vann,-, sotto le armi coloro che desiderano di rischiar la pelle. I volontari sono tutti giovani che lavorano nelle oA,icine, nelle fabbriche, o nei vari mestieri, tutte persone fornite di una certa intelligenza, di un certo grado di coltura e dotate di una buona dose di ardimento e di risoluzione. Mancano i contadini -. quasi due terzi negli eserciti europei -:- che hanno bisogno di un !unge- tirocinio per riuscire mediocri soldati. Ma oltre questa prima selezione psichica del volontario americano, vi è pure un altro importantissimo coefficiente che torna a suo favore, ed è quella speciale educazione atletica, che in America s'impartisce nelle scuole che ogni giovane è tenuto di frequentare. Non vi è scuola di ragazzi o di giovani, non vi è collegio dove gli esercizi ginnastici e sportivi non siano obbligatori ; e son anche favoriti mediante l'istituzione di clubs sportivi fra gli studenti e mediante gare intercollegiali che formano uno degli spettacoli più interessanti del pubblico. Quando tale sistema si svolge fino dalla prima gioventù, egli è certo che oltre invigorire il fisico, plasma vigorosamente il carattere. - « Col suo cappello alla Lobbia color tabacco piantato in testa, chi diritto, chi schiacciato, chi con le ali ad un verso, chi ad u:i altro, con la giacca di frequente mezzo sbottonata e quasi sempre con un fazzoletto annodato al collo, il soldato americano è indubbiamente il più borghese di tutti i suoi rìgiJi camerati europei; eppure, tolta l'apparenza, egli è fornito di attitudini tali da potere, novizio, stare a petto coi soldati più agguerriti delle altre nazionalità ed è appunto ciò che la guerra attuale va giornalmente dimostrando. (1/fostrazione !tait 111a. 2 I Ago· sto)(1). La culturanazionale la politica. La vita intellettuale italiana è strettamente legata alla nostra effimera vita politica fatta tutta di piccoli ripieghi, di meschini espedienti, non illuminata mai da un pensiero saviamente ordinatore. Essa ha i segni miserevoli di uaa triste decadenza. A cominciar dalla scuola che non si sa ancora quale debba essere - mentre tutti convengono che così come è essa non corrisponde ai bisogni di quella che si è convenuti tutti di chiamare la rinnovata vita italiana - per finire alla conservazione del nostro patrimonio artistico, tutto mostra un'imprevidenza e una incoscienza senza pari I La smania che hanno i ministri, succedentesi rapidamente al potere, di fare al contrario dei loro predecessori, contribuisce a tale risultato. Ma la causa principale è questa : la mente dei nostri uomini di Stato si stanca delle lunghe esperienze. Essi, questi discendenti dei lontani Machiavelli, sono imp12ienti come i ragazzi: vogliono veder subito l'effetto di ciò che l'uno o l'altro di essi hanno cercato di architettare, e non hanno la prudente e sagace avvedutezza di mettersi per una via e in quella perseverare sgomberando a poco a poco il terreno dagli ostacoli che si possono incontrare. Essi, nella loro puerile impazienn di veder presto il risultato di quei pensieri che hanno prestamente formati, preferiscono di tornare indietro e tentare un'altra via. E così gli ornamenti scolastici sono tutti in una serie di circolari che si contraddicono, in una collezione di programmi che si cambiano ogni momento, in una quantità di istruzioni che .mettono la sfiducia in chi insegna e sulle labbra dei giovinetti un sorriso di amara ironia. E intanto (1) Questa corrisponden,a conferma meravigliosamente ciò che scrisse !'on. Colajanni sugli fose~namenti della guerra Ispa11a-A111erica,(1"a. R;v_ Pop.,, Anno IV, N. 3). Non ne terranno certo conto i nostri traitzeurs de sabre. N. d. R.

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