Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 5 - 15 settembre 1898

'l{_IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIÀLI economia capitali~tica, la sua vita essenzialmente borghigiana conserverà presso a poco i caratteri che ora ha. Finchè l'esercizio dell'agricoltura e la produzione degli alimenti restino affidati all' iniziativa ed alla convenienza: privata, la zona delle terre incolte e desolate si allargherà, sotto l' azione della concor• renza di paesi più fecondi e più ricchi di capitali da investire nella terra. E a questa specie di stato economico corrisponderà un equivalente stato morale. Il Mezzogiorno ha la condizione che l'economia capitalistica fa a' vinti nella lotta della conc.orrenza. Chiamato a produrre pel consumo, esso alimen- · terebbe ed educherebbe una forte progenie di figli: chiamato a produrre per la speculazione, necessariamente regre lisce e· soccombe. Il suo destino perciò si· decide, dove si combatte la grande battaglia pel socialismo, se anche le sue stesse condizioni gl' impediscono d'intenderlo e di cooperarvi. Intanto, come suole accadere nel suo stesso processo degenerativo, per la connessione e il mutuo in treccio ,le' rapporti mondiali, sta la sua vendetta. PoHo a gareggiare in corsa con i più forti, che meraviglia se fa come tutti quelli che, meno veloci, cercano la scorciatoia per arrivare con gli altri, o cacciano agli emuli un bastone tra le gambe? I suoi iloti che sparge pel mondo, come cinesi d'occidente, per far concorrenza agli altri lavoratori; i cattivi esi:mpi che offre, i tristi strumenti che fornisce alle forze del male ; sono la sua re.izione sorda, obbieLtiva e inevitabile. Non si demolisce bene se non quel che si so· stituisce. li brigantaggio è sparito, dove è sparito, noo per gli squarci eloquenti di letterati che ne hanno scritto, nè degli antropologi che - lavoro certamente utile da un altro aspetto - hanno classificati i cranì de' suoi militi. È scomparso con le ferrovie, che ne hanno reso difficile l'esercizio, e con l'emigrazione, che bffre a.' delinquenti lo scampo altra volta offerto dalla montagna e dal bosco. Col tramonto dell'èra capitalistica scorr,pariranno anche i caratteri degenerativi del Mezzogiorno. Ma, sin'allora, e~5o sarà un pericolo e una minaccia, come per una città sono una minaccia le tane, donde la poveraglia irradia i microbi delle epidemi~ che mantiene e alimenta. Qualche volta, attraversando l'Italia, mentre il treno rapido _correva tra le gole degli Appennini, io guardavo a quelle ultime creste coronate ancora de' residui degli antichi boschi fiorenti; e, pensando ad un incendw che, di cima in cima, si propa · gasse per tutta la schiena del!' Appennino, consideravo che sarebbe un focherello da bimbi ,impetto ad un più grande incendio, che serpeggia segreto e potrebbe divampare dall'ira compressa, dall'abbrutimento di quelle popolazioni. Mentre che scrivo, gli echi de' tumulti suscitati dal rincaro del pane, ne sono come un'antifona. Ma i bei seni lunati del mare sereno, gli aranceti, gli aridi declivi che, quasi ad esempio e rampogna, si andavano in qualche punto covrendo di olivi, mi riconciliavano con pronostici più lieti; e mi dicevano che la natura non può aver fatto un paradiso, perchè gli uomini in eterno vi mantengano un inferno. Coraggio, o fratelli del Settentrione e del Mezzogiorno, lasciate le logomachie e le contese regionali a quelli che hanno bisogno di dissimularsi le vere cagioni del male per vivere de' frutti del mal di tutti, facendo della diversa lingua e delle diverse latitudini tante ragioni di dissidi. Noi abbiamo una grande opera da comp:ere insieme; noi abbiamo da redimerci a vicenda, da scalzare il privilegio e l'ingiustizia, sua madre e sua figlia con un lavoro pacifico e indefesso di ogni giorno ; noi dobbiamo lottare contro le forze del male. È tutta un'opera lenta e laboriosa di civiltà, che il tempo, correttore e dissuasore di tutte le violenze e di tutte le impazienze, è chiamato a compiere; ed è conforto gcardarla, sia pure di lontano, ed è utile il presentirla e l'intenderla per aiutarla con una cooperazione ordinata, prudente, illuminata, civile. Prof. ETTORE C1ccOTTI. LANUOSVCAUOPLEANALE E 1 DIRITTI INDIVIDUALI Quali siano i fini, cui tende la nuova scuola penale, sa chiunque si occupa di questioni sociologiclhled. 1· . 1 1 ·b·1· ' d Il'. d. 'd h e 1tto nve a a lem1 t ita e 10 1v1 uo, c e deve esser perseguitato senza nessuna ricerca sopra la morale imputabilità, che d'altra parte non esiste: la pena è rappresentata dai vari mezzi riparatori, repressivi, eliminativi, che ~i richieggono per tranquillizzare la società, per soddisfare al còmpito della difesa sociale. Da questi principi sgorgano logiche ed evidenti delle conclusioni, che vengono in qualche modo a limitare e restringere le libertà ed i diritti, dai nostri codici assicurati ali' individuo. Secondo i principi stabiliti dalle nostre leggi non si possono ad un imputato comminare altre pene se nun quelle stabilite dal codice; non si può estender la penalità oltre quel maximum che viene esattamente indicato; non si può - considerando le condizioni soggettive del reo - imputare ad una persona un fatto che per altro individuo non è criminoso; non si può togliere ali' imputato il diritto di essere assis'.ito da un difensore e cosi via dicendo: ma queste guarentigie ed altre che oggi proteggono l'imputato, una volta applicate le nuove dottrine, verrebbero a sparire. Il giudice diviene un medico che cura una malattia sociale e non può determinare preventivamente quale sarà il genere di pena, che è adatto al colpevole, quale dovrà esserne la durata : bisognerà che egli studi le condizioni soggettive dell' imputato e, a seconda di queste, prenda de' provvedimenti, che possono essere diversissimi nei vari casi. Naturalmente sarà fra gli obblighi del magistrato anche quello di prevenire il male, di eliminare le cause che posson produrre danni alla società, di segregare quegli individui, che pur senza aver fatto

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