Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 5 - 15 settembre 1898

92 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI di questo vivaio di fazioni e camarille, largheggiando di compiacenze, di tolleranze, di appoggi, d'ingerenze nella funzione delle banche, in quella della giustizia. Magistrati, additati pubblicamente come corrotti e di cui si specificano pubblicamente gli atti di corruzione, sono tollerati e, ali' occorrenza, premiati ; e si ode spesso rievocare con senso di rimpianto la magistraturl borbonica, che, prona al principe in quanto concerneva la politica, si mostrava retta e imparziale - com'era interesse stesso del sovrano - nelle contese private. Tutto ciò rende anche meglio ragione del fatto che nel Mezzogiorno il complesso della vita riesce peggiore di quello che non lascerebbero supporre i suoi elementi. Individualmente considerata, la grande maggioranza non è cattiva, ma priva di educazione civile, priva, per le condizioni dell'ambiente e la lunga abitudine, di ogni forza Ji resistenza; cosicchè i pochi furbi, potenti o violenti, riescono facilmente a dominare sotto forma di mafia, peculiare della Sicilia, di camorra, peculiare di Napoli città, di camarilla, estesa al resto del Mezzogiorno e, si potrebbe dirr, d' Italia ; e riescono a dare l'impronta e l'indirizzo alla vita sociale. Intanto, sotto quest'azione delle forze del male organizzate contro le forze del bene disorganizzate, la baraonda cresce e si spande; e tutto quello che è impuro fermenta come un lievito tristo,· e iì vento seminato a larga mano serpe sotterra per rigermogliare sotto forma di tempesta. VI. E gli astrologhi che ne dicono ? Questo tèma del Mezzogiorno è stato per un certo tempo un tèma favorito, che ha dato vanto di profondità a chi ne ha descritti, sfrondando, i malanni così visibili, e ha dato merito di coraggio a chi con abbondanza poco costosa d' iperboli od epifonemi ha fatco sfoggio di una pietà e di un indignazione civile, che, sotto quella forma generale, a nulla approdavano, nè offendevano mai alcuno. Ma andare al fondo, arrivare alla radice del male, questo poi no ! Qualche tirata limitata alle classi dirigenti del Mezzogiorno, quasi che esse fossero giunte .allo stato deplorevole in cui sono per gusto propno e non per l'azione di cause prepotenti! Ma il gittare a mare una parte del carico 1\alva qualche volta la barca, e il prendersela con gli uomini lascia intatta Lt cosa. Poi è venuta la questione della razza, cosa anche questa molto generica e molto lontana, che, gareggiando con la spiegazione della peste data da Don Ferrante, non compromette niente e nessuno. E, quanto a' rimedì, tutto si riduceva a qualche ritocco, o al lavoro sisifeo di mutare gli effetti di cause immutate; se pure non dovevano bastare gli eloquenti pistolotti degli svelatori delle piaghe dell'Italia meridionale, sussurrati con precauzione agli orecchi della borghesia, coiné, scrivendo dal paese di Pulcinella, aveva ben, cura di avvertire, ccin incredibile ingenuità, uno dei grandi uomini dell'Italia nuova (1). (1) Il Gra11d'tlomo, dopo i tumulti di Sicilia, e parecchie volte di poi, se l'è presa con la legge sull'istruzione obbligatoria, che è del resto cosi poco obbligatoria. Io ho sempre creduto e Ora è venuto di moda il decentramento, parola generica ed equivoca, che può voler dire qualche cosa e può anche non dirne nessuna. Se inteso, com' è inteso, in forma di sempliceautonomia amministrativa, sotto la stessa organizzazione politica, che comprime e deprime ogni resistenza, il decentramento riuscirebbe a rinsaldare le consorterie locali ed equivarrebbe ali' opera di chi s'intromette tra due lniganti per legare ad uno le braccia e dare all'altro miglior agio di batterlo .. Il potere centrale, se spesso non impedisce o sorregge le prepotenze di gruppi locali, pur qualche volta per obbedir<:: ad esigenze più vaste, per la responsabilttà morale che gli si attribuisce pu bblicamente, per la vicenda de' partiti, è obbligaco a far qualche cosa, che valga a restaurare l' imperodella legge. Il ba~tardo decentramento, di cui si tratta, toglierebbe anche questo scampo, senza nulla sostituirvi che l'equivalga. Io mi lusingo, o io mi inganno, d'avere non pro• prio dimostrato, ma delineato almeno quanto grave sia la questione dello stato del Mezzogiorno e per quali cause vaste, remote e complesse sia arrivatoal punto in cui è. La borghesia dell' Italia unita, meno matura di quella d'altri paesi e più tardi arrivata al potere in paese più povero e mentre i mercati mondiali erano già occupati o fortemente contesi, ha fattoquello che purtroppo era a temersi in queste condizioni : più impreparata, più frettolosa e impaziente di arricchire, più stretta dalla concorrenza straniera e ridotta ad avere tanto meno scrupoli, quanto più doveva vivere di ripieghi, non è stata buona ad attenuare alcuno de' malanni del Mezzogiorno e molte volte li ha rincruditi. Ma anche essa è stata quello che ne ha fatto la storia; ed è vano rifarsi il passato per proprio conto col senno di poi e credere che il Mezzogiorno avrebbe potuto esser sostanzialmente diverso, dato il sostrato della sua vita. Non dico già che qualche cosa non potrebbe farsi di utile, anche col tempo che incalza e che rende più difficile il porre in atto, oggi, tempestivamente, qualcuno di quei rimedi, se anche ve ne fosse il modo. Vi sarebbe non poco da fare ; ma è vano sperare una risoluzione vera e completa della questione nel nostro ambiente economico. li Mezzogiorno, più che tutto il resto d' Italia, soffre, a un tempo, dello sviluppo del!' economia capit ..listica e dell'insufficienza di questo sviluppo. Da ciò hanno origine il suo malessere economico e i conseguenti fenomeni morali e politici anormali. Finchè duri una condizione di cose, che v'impedisce un vero sviluppo industriale, e duri la credo che più delle parole - immagini delle cose - abbiano virtù operativa le cose. Ma se altro è mai capace di suscitare in un popolo torpido, incurioso, e in tanta parte analfabeta, l'odio Ira le classi, sono appunto gli sfoghi retorici - talvolta perfino ufficiali - del genere delle Lettere 111eridio11ali, dove, trascurando l' indagine delle cause obbiettive, si riversano sugli uomini molte di quelle che son colpe delle cose, e si predica, con concezione giacobina, il carattere affatto volontario de' fatti e delle riforme sociali. Ho chiamato sfoghi retorici le Lettere 111eridio11ali, nome conveniente a tutti gli scritti dello stesso genere; e non me ne pento. L'autore, deputato, ministro e senatore, non ha mai saputo, nè cercato di far nulla per eliminare o attenuare i mali deplorati ; ciò che, aggiunto agli altri, non è argomento trascurabile a giudicare della sincerità o della inanità di quello scritto e di altri simiglianti.

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