I , '1{.IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LFTTERE E SCIENZE SOCIALI 9r paesi di economia ancora rudimentale, la tendenza .all'accumulazione aveva prese le forme della tesau- -rìz:_za::ione, ed era stata notevole. Ora, nell'Italia unita, le imposte crescenti, la vendita de' beni ecclesiastici, l'ampliarsi del debito pubblico vi operarono un vero drenaggio di capitale; {:Osi che quella parte d'Italia, meno adatta a reintegrare i Sl!Oi capitali, se ne trovò priva, proprio -quando ne avrebbe avuto più bisogno. Invece, quanto più, nello svolgersi dell'industria e del commercio, progrediva l'c:conomia capitalistica nel settentriom·, cresceva il desiderio e il bisogno di nuovi impieghi e nuovi investimenti. , Se quest'investimenti avessero avuto lungo, compatibilmente alle condizioni del Mezzogiorno, sotto forma d'impieghi industriali ed agricoli, gliene sarebbero venuti de' vantaggi. Ma questi impieghi, .an.:he là dove erano possibili e proficui, promettevano profitti più lontani e più modesti. La speculazione si fece via nel Mezzogiorno sotto le forme più spogliatrici e più sterili per quella regione: sotto forma di speculazione bancaria e di appalti. Il debito pubblico, offrendo un investimenco fa. cilmente con verti bile, sicuro, vantaggioso speciallllt!nte ne' periodi lunghi e frequenti di corsi rin- ·viliti, aveva finito con l'attrarre i capitali ancora .sopravvanzati al Mezzogiorno, nè disputati da alcuno sviluppo industriale; e li aveva definitivamente distolti dall'agricoltura, ove l'impiego sarebbe stato in ogni modo meno remunerativo e sopratutto più incerto. Cosi, quando le vicende della produzione vini- -cola europea suscitarono una trastormazione della cultura nel Mezzogiorno, specie una diffusione della vigna e della cultura arborea, i capitali mancavano e parve fosse quello il caso per le Banche di fornirli, prendendone occasione ad estendere la propria attività. Veramente non era impresa da banche d'emissione quella, che avrebbe potuto essere solo adempiuta d·a un crc::dit0 fondiario od agrario razionalmente costituito. Il certo è che non solo fu colta l'occasione, ma l'occasione fu tolta a pretesto per organizzare una speculazione bancaria poggiata sul vuoto e che assunse le forme di una vera e colossale truffa. Il credito fu aperto con larghezza mai veduta e fu sopratutto aperto a nu Ilatenenti e -cavalieri d'industria, che facendo da delfini, avrebbero dovuto trarre, come appunto accadde, nella ,rete quinti incauti o malconsigliati si lasciavano prendc:re all'esca. Se gli azionisti delle Banche d'emissione, che .spes~o, grazie alla circolazione abusiva, giuocarono senza rischiare la posta, abbiano avuto danno di sorta, non importa esaminare qui. Il certo è che -quel carnevalebancario, come esattam~nte fu chiamato, dette luogo nel paese a una lunga e dolorosa quaresima, di cui si aspetta invano la fine. Quella gazzarra di pochi specubtori approdò alla rovina completa dell'economia del Mezzogiorno. L'enorme ·credito sfumò senza aver nulla realizzato di bene e lasciando dietro di sè tutta la proprietà fondiaria gravata di un esorbitante debito ipotecario, paralizzata nel presente, coinpromessa per un lungo avvenire. Ogni speranza di riprodurre una forma razionale di credito e di ravvivare la economia agricola, trasformando e intensificando le culture, fu per sempre perduta, e l'incertezza, più che del domani, dell'oggi, in quei proprietari divenuti precari: detentori de' fondi, aggravò la stessa triste conJizione precedente. E il contracolpo morale fu più visibile e più fiero che mai. Il miraggio di ricchezza ingannatrice creato da. quella circolazione fittizia suscitò la dissipazione ed il lusso, corrompendo tutto quanto restava della semplicità dell'antica vita. Il crollo improvviso minò ogni buona fede, fece evocare ogni sorta di espedienti, e turbò nella maniera più profonda la vita pubblica e privata. Chi ha vissuto nel Mezzogiorno nell'ultimo ventennio ha potuto vedere succedersi sotto i suoi occhi, in tempi ristretti, due epoche distinte, contrassegnate da diversi sistemi di vita e di morale. Una vera esperienza storica! Come in un naufragio, l'istinto della propria con - servazione fece risorgere in tutta la sua forza l'egoismo, e l'armò di tutte le armi. Al tempo stesso sorse e giganteggiò l'impero del Jenaro più che mai, e una schiavitù schiacciante, come forse non si vide .mai sotto la tirannide borbonica, (r) pesò su quella massa di debitori, sospesi tra la vita e la morte e ridotti come il topo tra le granfie del gatto, che se ne bea e vi si trastulla prima di decidersi a divorarlo. La vita politica ne fu naturalmente anch'essa inquinata, e, piuttosto che fare un passo innanzi verso la formazione di partiti inspirati a criteri ed interessi generali, ne fece parecchi indietro. In altri tempi, in periodi di suffragio ristretto, quei borghesi, indipendenti in casa loro come in una rocca, av..:vano eletto, per un impeto di protesta e di opposizione, i Saffi, i De Eoni, i Campanella, a dispetto di prefetti e di ministri. Ora votavano come il direttore della Banca voleva, o come il Governo voleva che questi volesse. Una classe popolare, educata e organizzata, avrebbe potuto essere freno e correttivo a questa degt:nerazione politica; ma tutto l' indirizzo della politica interna della nuova Italia, angusta e sospettosa, per un circolo vizioso reso possibile dalla stessa condizione delle plebi, era stata sempre volta ad impedire ogni forma di organizzazione ed ogni passo col quale le classi popolari del Mezzogiorno s'avviassero a partecipare in qualche modo alla vita civile del loro paese. Fu detto che non ci si appoggia, se non su ciò che resiste; e qui, eliminate tutte le possibili resistenze, gli abusi persistettero e dilagarono sempre pii\ come un fatto normale; e il popolo si avvezzò a vivere, .alternativamente, tra l' acquiescenza supina di ogni giorno e la ribellione tentata e accarezzata pel giorno di festa. Le clientele diffuse dal basso all'alto e dall'alto al basso, in circolo chiuso, costituirono la base e l'aspetto non solo della vita politica, ma della vita di ogni giorno, cementando col fomite e il vincolo degl'interessi il potere guadagnato e con l'esercizio del potere la rete de' loschi interessi. E i ministeri di ogni parfe d'Italia, ridotti cosi spesso a vivere di espedienti e di piccole arti, fecero loro pro (r) Io debbo chiedere ancora una volta perdono a' Borboni parlando di tirannide, se ho adoperato il loro nome come termine di paragone, a preferenza di ogni altro ; ma mi ha tradito la lunga abitudine; e poi questo scritto, lo ripeto, è anteriore a certi altri avvenimenti.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==