Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 5 - 15 settembre 1898

RIVISTA _POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI all'ambiente e diventano incoercibili dalla disciplina <e ribelli all'autorità del vescovo. La semplicità antica di abitudini, la vita campagnuola, che assorbiva molte volte con !'esigenze di un' economia agricola più comples,a il tempo del proprietario e gli creava un ambiente di relativa agiatezza, dava spesso origine a sistemi di vita davvero patriarcali e a caratteri di probità rustica sl, ma solida e specchiata, di cui durano ancora, a onore -del vero, le tracce. Ma quando, per tante delle ra• gioni, a cui si è accennato e si accennerà anwra in appresso, quelle forme di economia agricola e pastorale sono andate declinando e scomparendo, il proprietario è divenuto un vero parassita, a cui · non resta che veder crescere il frumento di lontano, e che, sotto l'azione dell'ozio e del solletico di nuovi bisogni, sperpera con il suo patrimonio, già compromesso dal nuovo ambiente economico, il buon nome e la tradizionale moralità della sua famiglia, Allora alzare il gomito, mettere al mondo qualche bastardo, esercitare tutta l' azione deleteria che una vita scioperata e viziosa può avere in un ambiente reso debole dalla miseria e dalla soggezione: ecco a che cosa si riduce, molte volte, la vita del ialantuomo di villaggio, come si seguita a chiamarlo per una inconsapevole ironia di linguaggio. La cerchia angusta del borgo non fa poi che moltiplicare i brutti eff.:tti di questo stato di cose con la triste virtù degli esempi, la frequenza de' c~ntagi, gli asti eh.: eccita e mantiene e che deturpano il carattere. Certe forme di delinquenza sono dovute, forse in modo prevalente, al genere di vita determinato da quella ristrettezza d'ambiente. Chiusi nel piccolo borgo, come in una trappola, col disagio ch'è lievito di contrasti e l' ozio forzato che li aecresce, da quegl'inconcri continui e inevitabili sorgono inYincibili antipatie, suggestioni d'odi che fervono e divampano e trovano il solo rimedio a quella conYivenza obbligatoria e intollerabile nell'eliminazione violenta, ne' reati di sangue. . Il brigantaggio era uua via di scampare alla pena per chi s' era messo così fuori della legge, e, insieme, un modo di continuare la lotta, vuotando il rancore accumulato per anni nel ouore, contrapponendosi a tutta la società come potere a potere, tra una vicenda di generosità e di turpitudini, di prove eroiche e di crudeltà, atti a far concepire tutto l'abisso di un'anima. . L' angustia stessa degli orizzonti intellettuali e morali e lo stato rudimentale delle loro esperienze, fa concepire ad essi sotto forme arretrare tutti i fatti della vita. La gloria appare: ancora a loro in aspetto di prepotenza; il buon esito una legittimazione ; il potere politico una forma di delegazione. La violenza pazza di un politicante è per loro energia, e, se occorre, virtù eroica. La prosperità nazionale non è concepita - e non può essere con• cepita da loro - come uno sviluppo normale di feconda energia, ma, come una grande razzia, alla maniera dt' Romani, o come la fortunata scoperta di miniere, che sia pel paese ciò che il terno al lotto è per ognun d'essi. Di qui certi entusiasmi, fatui del resto, per imprese come quelle di Africa e per i tristi loro architetJL V. Queste due Italie, come si sono chiamate e si chiamano, sono state saldate insieme dall'unità piuttosto che fuse. E l'unità ha avuto diversi precedenti, diversi significati e ciiversi dtètti per l'una e per l'altra. Per l'Italia superiore l'unità voleva dire un nu• eleo di forze più vigoroso e compatto, atto a resistere alle potenze straniere, che urgevano da' due lati delle Alpi; voleva dire l'indipendenza e il presupposto necessario per un notevole sviluppo com·- merciale e rndustriale, necessariam ;nte reso malagevole e soffocato dagl' inceppi della dominazione straniera e poco promettente ne' chiusi cancelli di una sola regione autonoma, o di una provincia aperta alla concorrenza di regioni industrialmente più progredite. La grande idealità dell'indipendenza, germogliata da sofferenze e lotte secolari contro la rapma straniera, come indice e vessillo di tutti gli antagonismi, si alimentava, in maniera ora consapevole ora inconsapevole, di questi bisogni e di queste speranze, e diveniva un moto sempre più diffuso e prepotente, che riusciva a vincere e dominare le tendenze federaliste e repubblicane. Nell'Italia del mezzogiorno invece l'aspirazione. e il movimento u:1itario precedettero lenti e inerti, finchè il principatO borbonico non apparve un ostacolo invincibile ali' introduzione di quelle libertà edi quelle riforme civili, che rispondevano a un bisogno riflesso, ma vivo, della borghesia sorta accanto alla teudalità decadente e a~cesa a maggiore altezza sullt: sue ruine. E gli effetti furono pari alla diversa intensità de' desideri e alle diverse speranze. Non sono io il primo a dire che l'unità d'Italia non si volse proprio a benefizio della parte meridionale. Il principato borbonico nel suo periodo migliore aveva cercato d'introdurre e acclimatare nel regno qualche industria; era stato de' primi, se non il primo, a costruire brevi bracci di ferrovia, che ragioni dinastiche vietarono poi di proseguire. Queste industrie perirono subito o vissero stente sotto la concorrenza dell'Italia superiore, che nella più facile provvista di materie prime, nella viabilità Più sviluppata, nella sua posizione rispetto al porto d1 Genova e alle grandi vie commerciali aveva elementi invincibili per prevalere; e si giovava della stessa vicinanza degli Stati industrialmente più progrediti assimilandosene i progressi e difendendosi dalla loro concorrenza con una barriera protezionista imposta a tutto il rt:sto d'Italia. L'Iùlia unita divenne il grande mercato della sua regione industriale; e Milano specialmente, che ne fu l'emporio, vide crescere del doppio la sua popola~.ione e accumulò in sè !'energie di ogni parte d' Italia. Quelli che parlano di uno « Stato di Milano ,, e assumono a punto di partenza le condizioni presenti della città e della regione, cadono, senza àvvedersene, nell'errore di supporre - separando due term1111indissolubili - che Milano sarebbe divenuta qual' è anche s.:nza l'unità d' Italia. Quali furono invece per l'Italia del mezzogiorno gli effetti dell'unità d'I calia ? Prima di tutto lo sviluppo della forza militare, sempre crescente, e, quanto più alimentata tanto meno sazia. Nel Regno delle due Sicilie,, come accade in

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