Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 5 - 15 settembre 1898

:, l I ' l t J 'j l RIVISTPAOPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI DEPUTATO AL PARLAMENTO Esce in Roma il 15 e il ~o d'ogni mese ITALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato: Oent. ~O AnnoIV. - N. 5. Abbonamento postale Roma 15Settembre 1898. SOMMARIO: I Deputati condannati dal Tribunale Militare di Milano. - Filippo Turati a NapoleoneColajanni. - On. Dr. NAPOLEONECoLAJANNIL: 'uto?ia che passa I (la circohlre:>.CourauieJ!J. - LA K1v1sTA:L'assassinio dell'Imperatrice d'Austria. - LA R1v1STA:Cose che non si verificano in Italia... - Prof. G. MoscA: Di due possibili modificazioni nel sistema parlamentare. - N. C.: Il tramonto della schiavitù. - Prof. ETTOREC1ccoTTI: Mezzogiorno e Settentrione d'Italia. - ALFREDOANGIOLINIL: a nuova scuola penale e i diritti individuali. - ENRICOCORRADINI: Pietro e Giovanna. - Lu1G1LuccHESI: Dalla Spagna. - Sperimentalismosociale - 'I{iv1sta delle Riviste - 'I{ecmsio11i. I DeputcaotindandnalTtiribunMalielitadrieMilano -, ':, .., ..... r,, Q:- c:i ~ f <:{ ; uJ 'O ' '-" 3 Come abbiamo promesso nel numero passato, diamo i ritratti dei deputati LUIGI DE ANDREIS e FILIPPO TURATI condannati a dodici anni di reclusione con sentenza del Tribunale Militare di Milano, confermata, condispiacere, dalla Corte di Cassazione che rappresenta in Italia il più alto Consesso della nostra indipendente Magistratura. I due rappresentanti, il primo del gruppo parlamentare repubblicano, il secondo di quello socialista, scontano oggi nelle galere d' Italia il delitto di aver mantenuto fede agli ideali ai qual sacrarono la vita senza macchia, ·di non essersi piegati dinanzi al Presente nè come sacerJoti, nè come chierici. Ambedue nella pienezza della vita rigogliosa di avvenire e di speranze, appena trentanovenni, colti, studiosi, eloquenti - di coltura, di studio, di eloquenza tutta viva e moderna - valorosissimi nelle alte leali battaglie del pensiero - o nella libera stampa, o nelle conferenze popolari educative, o nei pubblici comizi, o nel Parla- '\\} ?-p..il ~<:) ' ,~ -~ . \ " mento - sono stati strappati come appestati dalla Società in cui vivevano e volevano rendere migliore, dalle braccia delle loro madri, dall'amore delle loro compagne della vita: e condannati ali' inerzia del pens'ero, alla disciplina ne' movimenti, ali' isolamento bestiale del delinquente comune. La testimonianza di un avversario onesto come Giuseppe Colombo non è bastata a salvar Luigi De Andreis, ini.egnere della Società per l'illuminazione elettrica di Milano, dall'accusa di aver nelle tasche un piano dinamitardo feniano ; i numeri stessi della Perseveranza e del Corriere della sera, riportanti i discorsi pacificatori di Filippo Turati, non sono stati sufficienti pel genialissimo quanto odiato direttore della Critica Sociale: no, pollice verso, i moderati milanesi banno voluto completamente trionfare, e i figli degl' incensatori di Radetsky avranno la gloria di aver scritto tutta di loro pugno, una pagina immortale della storia della Giustizia in Italia.

'R._IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Fili~T~uoratNi a~ol~one C laian~i. Carceri giudiziarie di Milano 4/9. 1898 Mio carissimo, Sono le idtùne lettere prima cfte cali' · su di noi· la jnetra sepolcrale della recluszo1te.Il cuore mi suggerisce di mandarti un saluto. Tu sei nel numero dei vecc!tz' amzcz~ il cui ricordo sz· con/onde con quello della nostra giovinezza, dai quali' nè asprezza dz· polemiche, nè bizzarra vicenda di eventi~ possono al- _ lontanarci durevolmente. Mi parrebbe di mancare a me stesso se lasciassi su di me richiudere il sepolcro senza aver# mandato itn abbraccio. cz· rivedremo 'f Quando 'f iVon sono ar1do abbastanza per senNrmi stoico. lo sono colpito in tre persone. iVella mia povera mamma, che rèsta sola al mondo, nel!' eta gza tarda e 1ton avra alimento ormai che di lacrime. 1Vell'Anna rincftùtsa in una cella, mentre pareccfà malamti si aggravauo s1t fez~ e/te ne mùzacciano l'esile fibra: l'ane1111ala, t11bercolosi,l'adinamia del wore, la nefrite. ht me, inji1te, la cqrcere ridestò t11tte le furie cli' q11ella mia 'ZJecclzia osf ùe, elle t11bett ricordi - la 11e7wastema. - E 110n ho fù't orga110 zl 911ale 1ton soffra. Soffrire è triste : ma essere malati in carcae è dieci volte più triste; essere 11ialati in carcere di una di queste malattie impalpabili, ipocrite, 111,sidzosfe,roci - la cui essenza è zl dolore senza substrato .fisico visibile - è addirittura orrendo. Resistero 'f E questione di tempo .... , lo ti confesso che spero, e/tevoglio vivere ancora. Ricordati e ncorda agli' ami'ci che i reclusi no1tposso1to scrivere, ma possono ricevere lettere, lz'bri, riviste scientifiche. E che loro è d' ·immenso conI orto sentirsi ricordati da quei che son nella vita. Addio, mzo carissùno. Salutami 1· col!eglzz~clte mi nc01/da1tobene1.:olzN'. on tifaccio 11011a1'.Wanda111lai ùta Rivista. Da111,11ttuie uoNzie dov' zo sarò. Del 1mo destino ùnmùtente non so nulla. Ti abbraccio teneramente ftLIPPO Agli abbonati nuovi, e a quelli in corso i quali avranno rinnovato, o rinnoveranno l'abbonamento annuo a tutto il 15 dicembre 1898 o a tutto il 15 luglio 1899, coll'aggiunta di sessanta centesimi per le spese postali, sarà inviato in dono: Il SOCIALISMO (2. edi'- zione aumentata e corretta) del Dr Napoleone Colaianni, un volume di 350 pagine fittissime, posto in vendita al prezzo di Lire 4. La spedizione a coloro che ne hanno diritto è già cominciata. Siamo sicuri di fare cosa graditissima ai nostri lettori annunziando loro che il valoroso storico economista e distintissimo letterato Ettore Ciccotti, messo fuori, come si sa, dall' insegnamento governativo, dall'inquisitoriale Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, sta scrivendo appositamente per la Biblioteca della nostra Rivista un libro : Attraverso la Svizzera - Note politichee sociali -. Questo libro uscirà nel 1899 e sarà mandato in dono a tutti gli abbonati annui in regola coli' Am· ministrazione. L'UTOPIA CHE PASSA! (La circolare l\Iouravieft') Avevo apt>ena appena terminato la lettura del liho dell'illustre De Molinari sulla graudtzza e decadenzadellaguerra, che completava quella attraente del Militarismo del simpatico Ferrero, quando, proprio pottr la bonneboncbe, sopraggiunse la circolare Mouravieff sul disarmo (1). Il senso di stupore e di meraviglia che la parola del Czar, comunicata al mondo civile dal suo primo ministro, destò nella maggioranza dei politici non poteva che essere di sincero e di profondo compiacimento in chi, come me, da oltre trent'anni, consacra libri, opuscoli, articoli, conferenze alla causa santa della pace ( 2 ). Non è facìle la ricerca dei moventi che indussero l'autocrate di tutte le Russie a fare una pro- (1) La 'R..ivista consacrerà uno studio speciale ai due libri di De Molinari e di Ferrno tanto diversi tra loro e tanto pregernli, e che in certa guisa si completano a vicenda. Nota della 'R..ed.zio11e. (2) La 'R..ivista si è costantentemente occupata del grave problema che ora appassiona le alte sfere politiche, e tra i molti articoli ricordiamo: Anno I. - Pace e patriottismo di Claudio Treves. Anno II. - La propaganda per la pace. Colajam,i. » Intorno allo spirito militare. Hamo11. » La superstizione milit,,re. Walter Mocchi. Anno Ili. - Per la pace o per la guerra? Colaja1111i. » I refrattari del Caucaso. Garibaldi Bucco. » Le varietà del patriottismo. 'Demolins.

'R_IVISTA 'POPOLARE DI 'POLfrICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI posta, che sembra sbalorditiva ed essenzialmentl: contradJitoria coi precedenti ed anche coll' az;one recentemente esercitata d.al grande imperJ Slavo nella politica mondiale. Ad alcuni parve una canzonatura od una raffinata ipocrisia questa aperta e nobile confessione dello Czar in favore del dis1rmo, all'indomani dell'atto di brigantaggio esercitato ai danni della China, che ha do11uto subirlo appunto perchè non abbastanza forte nelle armi. Ond' è che il Vorwiirts arrivò a scrivere qu !Stc testuali parole : « Il manifesto dello Czar non è cbe 1m travestimentodella diplomazia russa. La Russia prepara la guerra controL'Inghilterra,ma ora vuole aggiornarlaperchènon è ancora completamentpereparata n. Si comprende che questa completa preparazione si avrà quando sarà terminata la grande ferrovia Transiberiana che di sicuro aumenterà la potenza del colosso moscovita e gli assegnerà, accanto a Roma, un posto eminente tra i maggiori fattori di civiltà! Non è facile, ripeto, penetrare nell'intimo ddl'animo di un uomo, specialmente dell'uomo di Stato - per indagare quali siano i reconditi motivi dei suoi atti; ma in questo caso, senza escludere del tutto il sospetto del giornale di Berlino, da un lato si può ossen-are che lo Czar si sarebbe mostrato troppo ingenuo credendo di potere ingannare l'astutissima diplomazia inglese; e dall'altro si darebbe segno di sistematica malignità negando recisamente che in Nicola II manchi completamente la sincerità. Per potere penetrare nel laberinto delle sue intenzioni giova tener conto del su 1 temperamento, delle tradizioni dinastiche, dell'ambiente psico-sociale in cui vive e che agisce lentamente ma continuamente su tutti : sui grandi e sui i,iccoli. Si sa che l'Imperatore di Russia è un malinconico, la cui tristezza abituale è stata anche - ed a torto - chiamata misantropia. Da questi temperamenti c' è sempre da attendersi atti e parole, che escono dall'ordinario. Alla sua sincerità si può credere ricordando che sin dalla sua ascensione al trono ha manifestato sempre intE'lnzioni pacifiche, ed a manifestazioni decisamente bellicose non arrivò nemmeno durante l'ubriacatura delle feste parigine. L'azione del temperamento si confonde ed in parte deriva dall' influenza della tradizione, della eredità e se vuolsi anche da!l'atavismo. Alessandro I entrando a Parigi nel 1814 sbalordisce vinti e vincitori colle sua generosità cavalleresca verso la Francia, e fondando la Santa Alleanza, pur ritlscita contraria ai suoi intendimenti, ubbidiva a quel misticismo, che lo distingueva e che veniva alimentato dalla passione per la sua Egeria, madama De Krudner. Le tradizioni della famiglia ebbero una brillante applicazione col discendente che nel 1861, contro il volere insistente della nobilr.ì, accordò l'emancipazione ai contadini. Se il temperamento e le tradizioni non bastassero a spiegare in senso ottimista la circolare Mouravieff soccorrerebbe l'ambiente psico-sociale della Ru:.sia. Il vasto impero è attravers:ito in tutte le direzioni dallo spirito della pace che parte dal sud - da OJessa - in nome della scienza, del progresso, del benessere umano ed h:i per antesignano il Novicow. e va ad incontrarsi colla corrente che in nome del sentimento religioso si parte dal nord e che 111 il suo apostolo geniale in Leone Tolstoi. L'ambiente è tale nell'Im;,ero del Nord, che i propugnatori dell'amore e della pace, sin dalla metà dd secolo scorso assunsero il carattere di setta religiosa sfidando persecuzione e martirio sino al giorno d'oggi. I Doullhobortzis del Caucaso, precorrendo il grande romanziere 1 predicarono e praticarono la rassegnnione per arrivare all1 pace, e quando stanchi di soffrire, levarono il grido umano : soccorretici ! il loro appello trovò una eloquente iliumazione colla parola inspirata di Tolstoi ( 1). Ammessa l'assenza di qualunque movente altruistico la sincerita nello Czar, infine, potrebbe anche derivare da calcolo bene inteso, di cui si ebbe già un accenno, sebbene più modesto e sotto altra form:t, nella circolare del Goluchowski - il gran cancelliere dell'Impero Austriaco - che di fronte alla concorrenza americana, resa vittoriosa dalla mancanza del militarismo, mvitava l'Europa a provvedere alla grave jattura coll'unione. Non era questo un invito alla pace sotto un aspetto meno sentimentale? Questo precedente mi sembra che sia piu interessante della. constatazione dei danni enormi della plce armata fatta nel I 88 5 e nel r887 dal Generale Pelloux: pace armata che dall'attuale Presidente del Consiglio veniva considerata come una vertogna per l'epocapresente. Il ragionamentv dello Czar, del resto, è a base di un realismo e di una esatta constatazione ddle conjizioni attuali di Europ1, che sarebbero sufficienti per escludere ogni altra ipotesi sui suoi motivi determinanti al grande p:1sso in favore del disarmo e della pace. Il ministro russo, in nome del suo sovrano, infatti, dice ai rappresentanti legali del vecchio continente che col sistema vigente di pace armat, « le « forze intellettuali e fisiche dei popoli, il lavoro « e il capitale sono in gran parte distratti dalla.loro « applicazione naturale e consumati improduttiva- « mente: la cultura naziona 1e, il progresso econo- « mico e la pro luzione delle ricchezza si trovano « paralizzate e falsate nel loro sviluppo. Così a « misura che si accrescono gli armamenti di ogni « potenza, rispondono sempre meno ai fini, che « gli s;1ti si er.ano proposti ». Queste son verità sacrosante che sul terreno della discussione scientifica non trovano più contradittori, e se si rimane sbalorditi vedendole accettate e ripetute da un potente imperatore, ciò avviene perchè non si è abituati ad ascoltare una parola di verità benefica, che venga dalla bocca Jel capo di un grande Stato : la menzogna si ritiene che formi la trama della politica e della diplomazia. Quale sarà la sorte della proposta dello Czar in favor<! del disarmo e della pace? Certamente non sarà diversa da quella non rueno grandiosa fatta da Guglielmo II nel 1890 in favore della legislazione internazionale del lavoro. Rimarrà come una nobile e generosa iniziativa, che, pel momento, non avrà risultanze pratiche. L'accoglienza fatta dalla stampa dei vari paesi, lascia prevedere questo risultato. Sono pieni di ri· (1) Sui Doukl,obo.-t;Js i lei?gano nella Rivista popolare (anno 3° N. 7 ed 8) i due articoli di Garibaldi Bucco: I refrattari del Caucaso.

RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI serve i giornali inglesi, e sono addirittura avversi alla grande iniziativa, la maggior parte dei giornali francesi ad eccezione, s'intende, di quelli socialisti; dd Temps, che pur facendo riserve, adopera un linguaggio elevatissimo in favore della pace e dell'umanid, e del Figaro, il cui raro ottimismo arriva a sperare dalla proposta dello Czar, la soluzione equa della questione dell'Alsazia e della Lort:na, che oggi costituisce il più grande ostacolo per la pace. Alle riserve inglesi ed alla avversione francese - mal dissimulata nei guerrafondai italiani - fanno contrasto l'entusiasmo e l'acquiescenza completa della stampa tedesca. Questa esplosione di altruismo nella Germania, che in questi ultimi quarant'anni ha fatto le più grandi guerre ed ha provocato alla follia degli armamenti, si spiega subito e umanamrnte riportandoci ad un'altro precedente in favore della pace. Nel r863 Napoleone III, all'apogeo della gloria e della potenza della Francia, propose, come oggi Nicola II, un Congresso generale degli Stati Europei per la pace- e per il disarmo. Allora la proposta dell'Imperatore francese incontro la diffidenza dell'Europa come oggi la proposta dell'Imperatore russo incontra la diffidenza dell'Inghilterra e della Francia. Perchè questa inversione di parti? Allora la Francia era soddisfatta dello stalu quo e le altre naiioni sentivano un forte disagio politico, dal quale speravano di uscire per mezzo della guerra; oggi la soddisfazione è dalla parte della Russia e della Germania che hanno compiuto le maggiori conquiste desiderabili, e che vorrebbero consolidarle colla pace e non porle a repentaglio per mezzo della guerra. Ecco tutto. In fondo, questi contrasti e questi spostamenti nell'opinione pubblica, riaffamano che alla pace vera e duratura non si può pervenire sino a quando non si assiderà la medesima sulla b1se incrollabile della giustizia internazionale. E purtroppo siamo ben lontani dàl vedere assicurata questa base. non ostante il vago accenno che alla medesima fà la circolare del Mouravieff, opportunatamente commentato dal M.oscowskiaViedomosti. Se la pace dovesse fondarsi sulla giustiz:a, ed il Congresso dovesse discutere di quest'ultima ammettendo implicitamente le opportune correzioni ai confini attuali degli Stati, allora, con certezza, il malumore scoppierebbe irrefrenabile in Germania e nell'Austria-Ungheria, che dalla proposta si sentirebbero minacciate di una diminuzione. Il malumore diverrebbe generale - sottraendovisi soltanto l'Italia e gli altri piccoli Stati di Europa, che non hanno assaggiato la gran torta colonialt: o ne hanno fatto una indigestione -=- qualora si volessero davvero eliminare tutte le cause di guerra, che oggi risiedono principalmente in Africa e nell'Estremo Oriente! La pace, adunque, non seguirà immediatamente alla proposta dello Czar; ma la sua parola nobile e generosa non andrà perduta. Le grandi utopie non si realizzano in un anno o in un decennio; forse nemmeno in un secolo; ma tutto ciò che contribuisce aJ illuminare e creare la pubblica opinione in favore di una causa santa, serve meravigliosamente per prepararne ed affrettarne il trionfo. Se la voce degli scienziati e dei filantropi è riuscita sinora tanto efficace nella propaganda per la pace, da oggi in poi con maggior lena e con mag• giore efficacia, essi potranno continuarla, perchè contro di loro non oseranno rivolgere l'arma del ridicolo i ciarlatani, gli opportunisti, i bassi speculatori sulle miserie e ~ul'e sofferenze umane: essi sono troppo vili e troppo cortigiani per potere per,nettersi il lusso di deridere ancora gli utopisti della pace: temerebbero di offendere lo Czar, che· si è chiarito il più grJnde utopisu di questa fine di secolo! Gli amici della pace possono dichiararsi !it::ti e soddisfatti degli ultimi avvenimenti: il loro ideale ha ottenuto il suffragio del più potente sovrano di Europa; e il loro nemico - il militarismo - ha ricevuto un colpo mortJle, da cui difficilmente si rileverà. Lo Stato Maggiore francese ha dimostrato al mondo che la Caserma non è stata, in Francia s'intende, scuola di virtù e di abnegazione, ma ha condotto alla miseria prima e dopo alle immoralità ed al disonore. Dr. NAPOLEONE COLAJANNI. Anche prima che finisse lo Stato d'Assedio, il Secolo è tornato alle antiche battaglie accolto da tutti gli uomini liberi come una corrente ossigenata in un ambiente corrotto Jai miasmi del pu· trido. La Rivista saluta da RomJ, con mille augu· ri di prossime e continue vittorie, il valoroso giornale di Milano così benemerito della Democrazia, e quindi naturalmente così odiato dagli arrabbiati del conservatorume italiano. L'assassindioell'Imperatrdic'Aeustria La mano assassina di un bruto, che posa ad anarchico, ha finito con un colpo di pugnale al cuore l'imperatrice d'Austria che nel più stretto incognito, per espressa e recisa sua volontà non sorvegliata da nessuno, tranquilla e sicura con una sola donna di compagnia viaggiava per la Svizzera, sempre ospitale per tutti. I reazionari confondendo ad arte assassini ed utopisti, sacerdoti del delitto e adoratori d'un irrealizzabile ideale d't'guaglianza e d'amore, Caserio, e Lucheni con Eliseo Reclus e Kropotkine, e, non solo, ma Anarchia e Socialismo - due dottrine perfettamente antagonistiche - sogghignano, e, - an.:he loro propagandistidelfatto ! - già invocano ad altissima voce - feroci nell'odio come tanti Torquem:.da - persecuzioni e manette, ferro e fu oco, nuovi tormenti e nuovi tormentati contro tutti, contro tutti quanti non giurino sul loro Vangelo. Ma che importa ! Noi non ci lasciamo trasportare dalle bizze meschine che potrebbero chiamarci sulle labbra parole amarissime contro coloro che colla mancanza di libertà, col malessere economico, coll'anarchia morale sono i veri fattori dd profondo malore che avvelena la società moderna in disfacimento. Dinanzi a un delitto, e a un delitto rel modo e nella circostanza con cui è stato compiuto dall'assassino nella civilissima Ginevra, non è il caso di far delle polemiche. No. M,1 noi non opportunisti d'indignazione, noi repubblicani, seguaci

( 'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI per sentimento e per convinzione di un ideale puris~imo, ci associamo, senza ipocrite riserve al grido d'indignazione che prorompe da tutte le coscienze, perchè al di sopra delle lotte pei diritti umani, al di sopra delle lotte contro tutte le classi e i privilegi, noi, sovrattutto uomini, poniamo il rispetto verso tutte le creature deboli, irresponsabili, verso tutte le infelicità rese sacre dal dolore, dalle lacrime sparse o sul Trono dei potenti dell'oggi, o nell'umile capanna dei lavoratori, i sovrani collettivi del domani. Coscenenosniverificano i Ital.i.a.. Gli avvenimenti di Francia si svolgono rapidi ed imprevisti destando enorme impressione nel mondo civile. Negli amici della vicina repubblica e della libertà l'impressione è dolorosa; è di mal celata soddislazionc in quanti vorrebbero vedere scomparire ed affogare nel sangue l'una e i'altra. Amici e nemici della Francia e ddla libertà, intanto, sono costretti a riconoscere che al di là delle Alpi si svolge una tragedia grandiosa, che s'impone ali' attenzione di tutti e che dovrebbe indurre a meditare anche coloro che attendono ansiosi e giubilanti la soluzione peggiore del tenebroso problema Dreyfus. Infatti nulla ci sembra che ci sia di più stolto della speranza, manifestata anche da qualche giornale russe,, di vedere ri~orgere l'impero o la monarchia dalle rovine del regime attuale, che dovrebbe e~sère distrutto ed annientato dal!~ infamie e dalle vergogne dello Stato maggiore dell'esercito francese. Quale dovrebbe essere lo strumento della restaurazione ? Certamente non sarebbe il popol1J ad invocarla : esso più volte ed in momenti non meno gravi degli attuali - sotto Mac-Mahon e sotto Boulanger - si è spontaneamente ed energicamente dichiarJtO in favore della repubblica, e nelle ultime elezioni respinse anche l'insidioso concorso che alle vigenti istituzioni volevano portare i monarchici convertiti, i ralliés. Oggi più che mai deve sentire il bisogno di tenerle fedt>, perchè sono precisamente monarchici ed imperialisti - dati' Autorité al Figaro, Ja Cornely a Cassagnac - che hmno sostenut0 colla maggiore energia immaginabile - coll'energia che viene da passioni morbose e violente e da desideri inconfes,abili - il . grande delinquente : lo Stato maggiore. Chi lo h.1 accusato senza dargli tregua, affrontando i processi, gl' insulti, le calunnie atroci; chi 1,) ha smascherato e lo ha messo alla gogna; chi ha spalancato le porte del tempio della giustizia e reso possibile che vi rientri di nuovo la Dea che n'era stata scacciata - la verità - è stata per lo appunto la fine fleur del p:irtito repubblicano rappresentato dalla falan)!"esocialista in massa e dagli dementi migliori del radicalismo. Certe cose sono pensabili in Italia; non lo sono in Francia, e nemmeno in qualunque altro paese di Europa .. Il popolo francese non andrà spontaneamente alla restaurazione. Può sorgere un nuovo Monk che riconduca al di là delle Alpi un qualsiasi pretrndente? Un rampollo dd Bonaparte potrà ripe· tere il delitto di Brumaio e del 2 Dicembre? Per l.1 verificazione dell'una e dell'altra ipotesi occorre un eserciro forte, rispettato, popolare. Sono le precise condizioni che mancano in questo momenro all'esercito francese. Ammettiamo l'impossibile: la restaurazione monarchica o imperiale; s.tppiamo quello che succederà : la rivoluzione a scadenza più o meno breve. La conseguenza grave della tragedia che si svolge in Francia, cui non pongono mente i suoi nemici è questa: il disonore da cui è stato colpito lo Stato maggiore della repubblica francese è una macchia d'olio, che si allarga terribilmente a tutto il militarismo odioso, che ha condotto al disastro la Sp.1gna e che minaccia tutte le monarchie Europee continentali. E sotto questo punto di vista i sinceri democratici possono rallegrarsi degli avvenimenti in discorso e ripetere: oportet 11/ eveniant scandala.... ( 1). ,/,. La percezione esatta delle conseguenze dei fatti politico-sociali non è facile quando la passione impera ; è addirittura impossibile quando la ignoranza si accoppia alla pas~ione. L'una e l'altra generano una boria piu che stolta assolutamente grottesc.1. Di questa boria deplorevole dette un saggio alcuni giorni or sono il PresiJente del Tribunale Mili1are di Firenze, colonnello Ruggero, che dichiarò impossibile il ca,o '"Dreyf11s in Italia. Si dice che il ministro della guerra abbia rim - proverato qu:sto suo dipendente per le parole scouvenienti pronunziate ali' indirizzo di una nazione amica. Noi non prestiamo fede alla voce corsa; comunque pensiamo eh~ il Colonnello Ruggero si sia reso degno di severo biasimo oltre che per b mancanza dei più elementari riguardi internazionali, che venivagli imposti dalla sua posizione ufficiale, anche, e più, dalle imprudenza commess:t sospingendo quanti l11nno sale in zucca alle comparazioni, che riescono umilianti pel nostro paese. Se in questi tempi di militarizzazione della oiustizia, dell'amministrazione, del P<1rlamento, d~gli elettori - di tutto - fosse concess:i in Italia la decima parte di quella libertà che si godeva non più tardi dell'anno r888 noi riprodurremmo qualche pagina di Corruzionepolitica dell'on. Colajanoi la cui lettur.1 forse riuscirebbe salutare per l'ottimo Colonnello Ruggero: se non altro lo renderebbe più modesw. Per ;:iuanto scarsa sia oggi la libertà di cui oodiamo, ci sarà sempre pur mezzo - perchè 1ion c'è alcuna offesa verso il Re e verso le istituzioni - di ricordare che anche gli episodi migliori della nostra. vit~ contemporanea sono argomento, non solo d1 tristezza, nd confronto wn ciò che avviene oggi in Francia. Dove trovare oggi in Italia un Colonnello Picquarr che rinunzi ad una brillante carriera ed esponga gli onori, la liberrà, la vita per la causa santa della giustizia ? Ebbimo in tempi meno tristi dei presenti - pur chiamati borgiani da Garibaldi! (1) Con piacere abbiamo visto che il De Viti De Marco apprezza allo stesso nostro modo la trag_edia llenry-Dreyfus nella Cronaca del G,omale degh eco1101111s1t (Se tembre).

86 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI - trent'anni or sono, un Cristiano Lobbia, valoroso ufficiale del!' esercito, che si rassomigliava, sebbene alla lontana, all'ufficiale francese splendido per virtu civili e militari; ma lo abbiamo lasciato morire di crepacuore, nell'abbandono desolante, dopo avere perduto il grado per avere agito da cittadino onest.o e coraggioso; mentre per Picquart l'ora della riparazione trionfale si avvicina. In _Francia, Henry, il falsario scellerato, scoverto si taglia la gola; il Italia il giudice, che condannò iniquamente il denunziatore dei furti della regia cointeressatadei tabacchi, rimase -indisturbato nella magistratura, anche dopo riconosciuta l'iniquità, e mori, ricompensato col posto di Presidente di sezione della Cassazione. Ed a conforto dei buoni non vogliamo lasciare questa pagina della nostra storia senza accennare ad un incidente che ci fà onore. Era tanto mostruosa l'accusa che si scagliava contro Cristiano Lobbia, e che condusse alla sua condanna dal governo del tempo, presieduto, se mal non ricordiamo, da un generalt", che il Procuratore del Re Borgnini e il Procuratore &enerale Nelli si dimisero sdegnosamente per non subire le disoneste pressioni del Ministro di Grazia e Giustizia. Altri temri ! Oggi ne siamo a questo : la magistratura è discesa tanto che un Ministro - Santa Maria Nicolini - può passare per un eroe solo per ·essere scappato dal Palazzo Firenze .... In Francia dinanzi alla semplice irregolarità di procedura - di altro, da principio, non parlavasi nella quistione Dreyms - sorge gigante Zola e tuona : ]e accuse! L'accusa, attraverso a vicende varie e dolorose, fà la sua strada, e il reo - Lo stato maggiore - è ·già sullo sgabello dei delinquenti. L'ora della riparazione per il grande scrittore è prossima. In Italia Felice Cavallotti accusa colla convinzione e colla calma di Zola; insiste nell'accusa coll'energia se non colla eloquenza di J aurés, ed accumula le prove e le diffonde; ma invano! Egli lascerà la preziosa esistenza in uno degli incidenti, che SI connettono alla grande lotta combattuta contro la disonestà con vigore di atleta, con entusiasmo di apostolo, mentre l'accusato rimarrà impunito non solo, ma potente ed applaudito. · Meno male se queste differenze fossero di ordine individuale; se la inferiorità nostra fosse semplicemente nella qualità e nella fortuna dei protagonisti; ma pur troppo è il confronto della collettività, che ci riesce a·ssolutamente disastroso. In Francia popolo e parlamento da principio sposano la causa del militarismo, perchè la credono santa e giusta; perchè vedono - per quanto erroneamente - nel mostro maledetto la salvezza e la grandezza della patria; perchè giudicano cne l'esncito non debba essere esautorato, colla discussione della sua infallibilità, se deve guidare la Fraocia all'agognata revanche. Non c'è alcun dubbio per noi: le passioni, che formano il fondo di tali convinzioni e di tali pregiudizi sono malsane, anzi deleterie. Riconosciamo però, che nella manifestazione delle passioni e delle convinzioni c' è la sincerità, c' è l'energia, c' è la vita. Che cosa pensare di questo popolo d'Italia che assiste indifferente al proprio disonore ed ~lla propria rovina; che è convinto della colpa dell'accusato e lascia soccombere tranquillamente l'accusatore; che tollera rassegnato, quasi plaudente, ogni violazione della legge e dello Statuto? Che cosa pensare di un Parlamento, che non respinge sdegnosamente un'accusa perchè la crede e la dice infondata, ma rinunziando all'ultimo riparo della menzogna e della ipocrisia, si getta a capo perduto nelle braccia del cinismo e sentenzia : la quistionemorale non m' interessa ? Si, avete ragione ottimo Colonnello Ruggero: in Italia non si vedono piu certe cose che si vedono ancora in Francia. In Italia non si vedono i ministri falsari o concussionari o liberticidi prendere l:1 via della galera. In Italia non si vede il popolo discutere appassionatamente dei propri interessi, difendere il proprio onore e la propria libertà .... Oh! no davvero, non si vedono. Ne siete contento eccellente Colonnello Ruggero ? Lo crediamo facilmente. Ebbene: tenetevi le vostre credenze, non dimenticate che i nostri Tribunali militari sono tanto infallibili quanto i francesi, e continuate nel vostro nobile mestiere di condannare le migliaia di cittadini che tumultuarono incompostamente e criminosamente per fame. Questo spettacolo non si è ancora visto in Francia perchè, in questa fine di secolo, è nostro, tutto nostro, il primato della miseria, del delitto e dell'analfabetismo. E se lo permettete, con Enotrio Romano aggiungeremo : la nostra patria è vi!e. LA RIVISTA. DI DUE POSSIBILI MODIFICAZIONI NEL SISTEMA PARLAMENTARE V. Se poi andiamo ali'altro dei rimedi proposti, cioè al cambiamento del regime parlamentare che i paesi latini malamente hanno imitato dall'Inghilterra in quello semplicemente costituzion3le adottato in Germania, non è piu difficile di rilevare gl' inconvenienti, per non dir altro, che a questo cambiamento sarebbero inerenti. ln favore di una evoluzione del regime parlamentare nel senso indicato, (evoluzione che molti definirebbero senz' altro un notevole passo indietro), si adduce il fatto che tanto nello Statuto italiano quauto nelle Carte fondamentali di altri paesi, per esempio del Belgio e della Francia, non vi e alcuna disposizione tassativa che prescriva o anche indichi che il Capo dello Stato debba cambiare il Gabinetto a seconda delle mu! tevoli maggioranze parlamentari (r). Però se è vero che in Italia ed altrove la forma di governo parlamentare no'l si è stabilita in base a:ldiritto pubblico codificato, ma per via di una serie di concessioni e di interpetrazioni degli Statuti e Carte fondamentali tacitamente richieste dalla pubblica opinione _e tacitamente consentite dai Capi degli Stati, ciò significa che, perche a queste concessioni ed intcrpetrazioni si venga meno, occorre anzitutto un cambiamento radicali: nella pubblica opinione. - Ed un cambiamento che non rappresenti soltanto il disgusto degli uomini e delle cose presenti, ma che risponda all'adozione generale di una nuova dottrina politica in cambio di quella della sovranità popolare, che le classi dirigenti finora ~eneralmente accettano e conservano, forse perchè la loro leggerezza e povertà intellettuale le rende inette a trovare o ad apprezzarne una migliore. (1) Questo argomento fu addotto e sviluppato dall'on. Sonnino in un articolo assai notevole per la persona che l'aveva scritto, che venne pubblicato nella .\•uova A11tologia del 1897. L'articolo nel quale si sosteneva la opportunità di fortificare in Italia il potere personale del Re era infatti intitolato : « Torniamo allo Statuto "·

'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Nè è detto, e solo un osservatore superficiale potrebbe ammetterlo, che un cambiamento anche radicale nella opinione delle classi dirigenti sull' interpetrJzione che ora si dà al principio della sovranità popolare debba condurre necessariamente ad un aumento delli: attribuzioni effettive e dell'azione personale dei Capi degli Stati moderni. - li mondo cammina, ma difficilmente ripassa per una strada perfettamente identica a quella che una volta ha percorso; la storia si svolge sempre, ma chi sta attento alla sostanza delle istituzioni e non alle parole che le indicano, che essendo poche e sempre le stesse ( quelle di monarchia, repubblica, aristocrazia, democrazia) si impiegano a sii;;nificare le cose più_ disparate, sa bene che essa non s1 ripete quasi mai. E più di un secolo che l'autorità personale dei Capi degli Stati, che era poi l'autorità di una sola frazione della classe dirigente, ( 1) si è venuta trasformando e riducendo ; sarebbe assai strano che ora si tornasse semplicemente all'antico, e che nel momento in cui le funzioni dirigenti tendono a suddividersi in tanti organi speciali ognuno adatto al suo compito particolare, si ritornasse ad accentrare nuove e vastissime funzioni in un organo solo, in una sola forza politica, che già nel passato si è dimostrata insufficiente ad esercitare quelle cha aveva. Nè vale l'esempio della Germania, percbè prima di tutto il costituzionalismo germanico è pure ancora sotto giudizio. Colà, in ventisette anni di vita che conta l'impero, il Governo, sebbene siasi sempre mantenuto come forza a sè indipendente da tutti i partiti politici e da tutte le correnti sociali e religiose che si trovano rappresentate nel Reicbstag, spesso però ba dovuto patteggiare e scen• dere a concessioni con qualcheduno di questi partiti se non ha voluto vedere ostacolate indefinitamente certe misure, che credeva indispensabili alla salute dello Stato o al semplice funzionamento della vita ordinaria dello Stato. - Or, se le concessioni sono state semplicemente dannose quando furon fatte agli interessi della grande industria, della grossa proprietà terriera od a quelh della Chiesa cattolica, potrebbero essere esiziali od 1mposs,bili se la maggioranza della Camera elettiv"a fosse, un giorno o l'altro, composta di elementi refratta1 i alle tendenze del presente governo tedesco, come avverrebbe se aumentasse il numero dei sociali-democratici e degli altri partiti radicali che con la democrazia sociale hanno qualche affinit:i. Ma vi ha dippiù : in Germania il costituzionalismo ha potuto sussistere e coesistere anche con un regime di rispetto rigoroso dei diritti degli individui e delle libertà, che sono necessarie allo svolgimento di tutte le altre forze sociali non comprese nella burocrazia governativa; e ciò è avvenuto perchè queste altre forze sociali, rappresentate nel Parlamento, ben sapevano che esse non sarebbero mai diventate il Governo e quindi avevano tutto l'interesse e la convenienz1 di limitare e giuridicamente precisare le attribuzioni dei governanti, in modo d:1 restringere in angusti confini le facoltà arbitrarie di tutti i pubblici funzionari, qualunque fosse il loro grado gerarchico. - E cosi, che, continuando e sviluppando le tradizioni dei vari stati tedeschi e segnatamente quelle inaugurate in Prussia dall'Humboldt, la giustizia amministrativa ha avuto nel nuovo impero tedesco co~i largo svolgimento, è perciò che colà, lungi dall'esse1vi la sola responsabilità del Gran Cancelliere e.dti r.linistri davanti il Sovrano, il Reichstag ed i Parlamenti locali, ogni funzionario è responsabile delle possibili v,olazioni di legge davanti apposito tribunale; è per questa ragione bfioe che la legge, che non si può modificare senz1 il concorso del Parlamento, non il comando e l'arbitrio dtl superiore, è la norma ordinaria che in'orma l'azione del funzionario tedesco. Nè o=corre poi rammentare che l'organizzazione dei corpi locali è io Germania ordinata in maniera che il ( 1) Cioè la nob:Jt:\ che stava attorno al trono e la burocrazia reclutata in parte tra la nobiltà. Governo non può del diritto di sorvegliarle farsi un'arma per intrighi e pressioni elettorali ; sicchè il prefetto franc~se ed italiano, la cui principale funzione è quella di diventare il gran m~oipolatore delle elezioni. è un istituto ancor ignoto al di là del Reno e del le Alpi. Ben altrimenti nnno le cose da noi, dove ornai da circa mq~o secolo il funzionamento di tutti gli istituti politici ed amministrativi e le modificazioni ad essi apportate sono state basate sul presupposto che dovea essere e rimanere io vigore il sistema parlamentare. Certo è discutibile se sia stato opportuno il passaggio diretto dal regime assoluto a quello parlamentare, senza fermarsi prima, almeno per qualche tempo, nel periodo semplicemente costituzionale ; ma, poicbè gli eventi hanno cosi proceduto, bisogna subirne le conseguenze. Ora forse la prir!cipale, e poco avvertita, conseguenza è stata che la Camera elettiva, o meglio la sua maggioranza, sciaguratamente fiduciosa e sicura (e non solamente io Italia) che il Gabinetto avrebbe potuto sempre essere rovesciato da un suo voto contrario non. ha mteso la necessità di limitarne e delinearne esattamente i poteri e le attribuzioni. Le stesse minoranze o per educazione giacobina o percbè anch'esse aspiravano a diventar maggioranze e ad esercitare il potere coi minori impacci possibili non hanno questo ufficio curato abbastanza. Sicchè si è stati larghissimi nell'aumentare le risorse, le inframmettenze dello Stato, e si è lasciato che coloro che erano a capo dello Stato riassumessero in sè tut~; i poteri e le responsabilità facendo della grande ,:::;acchina burocratica ed amministrativa lo strumentr: docile dei loro disegni, e la trascuranza è arrivata 'al punto che si è piuttosto diminuita che aumentata ~uella scarsa indipendenza della magistratura, che è i'·primo bisogno di uno Stato civile e che si era eredit, .a dai governi assoluti ( 1). Ed aggiungiamo che ques·,a sciagurata fiducia che il Governo sarc bbe stato sempre docile strumento della maggioranza ba fatto sì che la Clmera sia stata perfino poco gelosa custode del!e attribJzioni che lo Statuto categoricamente li: :1a conferito. Basta in proposito commentare l't1so, ,:mai ordinario, che in Jtalia è inv:ilso dei decreti legr;~. Perc:ò non ci è da farsi in proposito alcuna illusione, da noi ed in altri paesi abituati al regime parlamentare il passare da questo al costituzionale condurrebbe, almi:oo per un numero di anni piuttosto lungo, ad un Governo molto più autoritario e ristretto di quello che ora è in vigore in Germani1. Avremmo rnbito tutti gli inconvenienti del sistema tedesco senr.1 conseguirne im111ediatammle alcuno dei vantaggi. Poicbè il decapitare la Camera dei rappresentanti togliendole l'attribuzione, che ornai io partcchi paesi è diYentata per essa la principale, la facoltà cioè di ~indicare e condannare, sia pure senza appello e spesso imquamente, i Governi, equivarrebbe a togliere per molto tempo al Parlamento ogni importanza politica. La Camera elettiva, segnatamente, diventerebbe in It:ilia, meno pochissime individualità eccezionali, un corpo assai più docile e meno autorevole dell'attuale Senato; perchc composta probabilmente di pe1sone meno illustri ed autorevoli per competenze speciali, e perche i suoi membri non sarebbero nominati a vita ma direoterebbero mutabili periodicamente, almeno nella loro grande maggioranza, per opera del Governo che essi non potrebbero mai mutare. Nè questo pericolo ( 1) Per c,sere imparziali bisol!na rammentare che in Italia. durante il regime parlamentare, si son 1utelaticon abbastanza cflicacia il d~coro e l' ind,pendeoza dcli' insegnamento superiore mer.è b legge Casati del 1859, che orA molli uomini politici trovano lroppo liberale. Altri freni efficaci all'arbitrio dei Ministri si sono stabiliti coJ:a Certe dei Conti e colla qu>rta sezione del Consiglio di Stato. Qualche cosa dunque si è fatta, ma moltissimo di più si sarebbe dovuto fare per costituire ciò che i tt'deschi chiamano uno Stato di diritto; uno Stato cioè io cui l'azione del Governo è giuridicamente disciplinm.

88 RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI si potrà sopprimere finchè il Governo starà a capo dell'attuale assorbente ed irresponsabile organizzazione burocratica, e finchè disporrà di tutti_ quei. mezzi e q~ell~ abitudini di corruzioue con le quah ora I governanti 11e1 paefi parlamentari sanno moditicare e falsificare i responsi delle urne. Invece dunque di un regime di disc~ssione, a di~ ver~ assai imperfetto, avremmo la fine quasi_completa d1 o_gn1 discussione efficace ; si tornerebbe perciò ad un regime molto simile a quello as:olutista di cinquant'anni addietro, aggravato dai vi:d contratti intanto dai _gover?ati, dai governanti e dai loro strumenti durante 11 penodo parlamentare, e reso più pericoloso dalle _risorse infinita· mente maggiori delle quali ora dispone 11 supremo potere. VI. Concludendo dunque ci pare che i due rimedi ora tanto ventilati appartengano alla cat~goria di quei _sen:iplici specifici dai quali i medici d1 un tempo s1 npromettevano la guarigione di mali ~o~to varii e ~nolt~ complessi e che avevano senza dubbio 11 vantaggio d1 risparmiare ai curatori qualunque studio per l'esame etiologico e clinico dei malati che essi pretendevano di gua~ rire. In politica neppure oggi è terminata !'epoca d1 questi specifici, che trovano la loro spiegazione nella voglia di guarir subito e senz~ fa~ca, nel_!'i&nora~za ignava che aborrisce dallo studio dei comphcau e difficili problemi sociali e che possono essae serr pre da un abile réclame molto accreditati. In fondo, per come è ri. •puto, i guai del Parlamentarismo banno nei paesi del co1.o,inente europeo una base ed un fondamento comune: i I' JP,Olilatini insofferenti dei legami e ~elle ~ostrizioni deh'assolutismo, forma di governo che m ventà poteva dirsi a. •iquata anche per le loro _condizi~ni sociali di circa ur. secolo fa, vollero per uscirne al più presto adottare di p, so istituti stranieri, che non erano un :iortato della loro ·•oria, ed ai quJli le condizioni della \oro società, la pote,. ~ialità e ['_equilibrio dello loro forze politiche non erano i ;,iù adatti. ~ttua~a, dopo un periodo di lotta, che durò ;econdo I van paesi da c1rc~ un quarto a più di mezzo -~colo, la nuova for_ma. ~1 governo, tutto lo sforzo intellcttu_ale delle classi .dmgenti dov~v~ esser rivolto a studiare sè ste~se. ed 1 popoli che dmgevano, a scrutare dove stasse pnnc1palmente la disarmonia tra le condizioni delle nostre società ed il nuovo regime politico, ~ preparare in modo !c!lto_ ma continuo una trasformazione delle nostre cond1z1001 sociali per adattarle ai nuovi istituti politici ed a modificare questi là dove l'adattabilità nostra fosse apparsa addirittura impossibile. . . Ci si passi la metafora, sarebbe stato necessano sviluppare con opportune norme igieniche i muscoli del corpo per adattarli a sopportare la corazza che ad esso si era addossata ed alleggerire la corazza stessa o modificarla là dove si vedeva che il peso era incornportahile. Or auesto lavorio di adattamento reciproco, la ~enerazione ·che ci ha oreceduti non l'ha saputo o non I ha potuto compire, noi senza far recriminazioni constatiamo il fatto; e ne è venuto che il regime rarlamentare ora subisce una crisi, che predetta e prevista da a le uni pensatori circa quindici anni fa, ( 1) ora comincia ad essere apparente anche per gli oc~hi del volgo: . . Ma per carità che non s, pretenda d1 uscirne e d1 risolverla con criteri volgari. Impariamo una volta ad osservare, studiare, conoscere noi stessi; chè, in ltalia specialmente, troppo fin qui abbiamo tenuto d'occhio i modelli stranieri la cui nozione non val nulla quando non si sa adattarli alle risorse ed ai bisogni proprii. Studiamo il modo di aumentare la nostra ricchezza, di ac- (I)Si può consultare in proposito un articolo c!el Bonghi pubblicato nella .\JuovaA11tologia del 1884 nel quale si accennava a parecchi autori che avevano trattato allora dei difetti del regime parlamentare. Il titolo dell'articolo « Una quistione grossa ,, era già sintomatico. crescere la nostra potenzialità intellettuale, specialmente nelle scienze polit;che ed economiche nelle quali è povera assai, di usufruire dei nostri migliori elt:menti morali e di tenere a freno i peggiori. E per raggiungere quest'ultimo scopo, che è il più importante, occorre modificare lentamente, ma razionalmente non il Parlamento soltanto, ma tutta la nostra macchina burocratica ed amministativa togliendole ogni attnbuzione superflua, e disciplinando le altre con . un regime di responsabilità reale ed effettiva di ogni pubblico funzionario e di ogni autorità elettiva. Ed in quest'opera lunga, scabrosa e paziente occorre di avere sempre presente l'antico assioma politico che l'uomo al quale si affida un potere arbitrario, l'abbia egli per mandato di un'autorità superiore o per delegazione del popolo, è portato ad abusarne o meglio ad usarne a vantaggio pro• prio anzichè a vantaggio del pubblico. Rammentiamo sempre che l'unica maniera di tener nei limiti della legalità chi è chiamato ad applicare la legge è quella di far sì che egli non abbia alcun interesse personale o di partito ad uscirne, e che debba render conto a chi non ha nè può avere in proposito un interesse identico al suo e non è suo dipendente; e con questa guida troveremo subito la via della nostra rigenerazione morale, troveremo i modi pratici per rinnovare pezzo per pezzo tutta la nostra macchina politica, burocratica ed amministrativa e per renderla strumento di educazione e di giustizia, anzichè madre di sopruso, di malcontento e di abiezione. Ptr tutto ciò ci vorrà tempo, studio, CO$tanza, ma la vita politica sub:sce la legge comune di tutti gli altri rami di attività umana, che nulla si fa col nulla e che solo un diuturno, attento e coscenzioso lavoro dà risultati utili e duraturi e non quei risultati apparenti, che invece di giovare al mondo servono solo a divertirlo ed a gabbarlo. Uhe se invece siamo incapaci di raccoglimento e di lavoro, se dopo aver constatato la realtà dei nostri mali, (e non si può fare altrimenti perchè ~ssa s' impo_ne_colla sua evidenza e colle sofferenze morali e mattnah che produce), non vogliamo perder tempo a studia~ne seriamente i rimedi, allora adottiamo pure la ta:1cmllesca misura della riduzione del numero dei deputati; oppure facciamo meglio ancora, rinnoviamo, peggiorandolo _e senza la scusa della quasi necessità, l'errore che commisero i nostri padri circa cinquant'anni fà ~uando _vollero copiare il Parlamentarismo_ inglese. Adotu~mo d1 ~un_to in bianco un'altra forma d1 governo stramera, sostituiamo l'etichetta tt:desca a quella inglese, senza aver nulla preveduto, nulla preparato perchè alla n~?va. etic_he_tta corrisronda la sostanza delle nostre cond1z1001 ~oc1a!1e dei nostri ordinamenti burocratici, senza esserci pnma provvisti di tutti quegli istituti. giur:idici ad. ~mministra•- tivi che il novo tipo di organ1zzaz10ne pohtJca presuppone e richiede indispensabilmente per il suo retto funzionamento. E poi avremo forse l'ingenuità di ma:avigliarci . se esso darà fra noi frutti ben differenti che m Germama; e grideremo all'immoralit:\ del nost~o popolo, alla decadenza irrimediabile della razza latina. Decade~za che consiste tutta ntll' ignoranza e nella leggerezz~ d1 quelle classi che ora a diritto od a torto, e forse più a torto che d diritto, sono alla testa del movimento intellettuale e politico delle nazioni latine. G. MosCA. Il lramontoeaaschiavitù Mentre la facoltà di lettne e filosofia della Università di Pavia decideva che non dovesse rinnovarsi l'incarico dello ins~gnamento della Storia ad Ettore Ciccotti; mentre il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, inspirandòsi, più che altro, a criteri poliiici, iofliggev_agli una punizione discipliuare, i fratelli ~oc_ca(I) ~ub~hcavano un magnifico volume della loro 81bhoteca di Se1enze

'R..IVISTA POPOLARE POLITICA DI LETTERE E SCIENZE SOCIALI moderne sul Tramouto della schiavitù dello stesso Ciccotti, che sembra una eloquente risposta ai suoi giudici di Pavia e di Roma, un rimprovero meritato a tutti. Se altri titoli non avesse il Ciccotti, questo solo libro basterebbe per mostrarlo degnissimo d'insegnare in qualunqu_eUniversità del Regno. E sempre vivo e reale l'interesse di studiare le condizioni nelle quali avvenne la metamorfosi della struttura economica della società con tutte le sue cause e con tutte le sue conseguenze, e a questo interesse rispoude il libro del Ciccotti. Il tramonto della schiavitù non si deve nel mondo antico al trionfo del Cristianesimo, o alla filosofia stoica, in ispecie, o alla formazione di una più elevata coscienza etica, in generr, che ne avrebbe scalzato il fondamento morale, o ad un inconsapevole principio utilitario, o fi. nalmente, al sopravvenire delle invasioni barbariche. Questi fattori hanno potuto contribuire a determinare il grande avveuimento, ma in debole misura. Che l'azione del Cristianesimo sia stata nulla o debolissima, si può desumere da clementi di fatto importanti: 1° la legislazione ch'era divenuta umana sotto gl'imjleratori pagani di Roma, ritorna severa contro gli schiavi sotto gl'imperatori cristiani; il Cristianesimo impadronitosi dell'Impero si accomodò, si adattò completamente colla schiavitù; 2° nel mondo mod<..rno,e sotto il predominio esclusivo del Cristianesimo, appena si ripresentano nelle colonie le condizioni favorevoli alla schiavitù, questa ricompare e auzi alcuni schiavisti degli Stati Uniti, nella religione cristiana ricercarono le giustificazioni della odiosa istituzione. La schiavitù fu il prodotto di particolari condizioni economiche, che la resero utile e necessaria. E ci fu un momento in cui essa davvero potè essere favorevole al primo sviluppo ed incremento della civiltà. Scomparve quando venne meno il tornaconto degli stessi padroni di schiavi, quando cessò l'utilità sociale del suo mantenimento. Studiandola in Grecia, in Roma - dove trovasi in intima relazione col latifondo, - nelle Colonie, e specialmente negli Stati Uniti, si ha la dimostrazione chiara di questa applicazione dd materialismo storico, che il Ciccotti fa in modo magistrale. Le stesse cause che fecero lentamente abolire la schiavitù nell'antichità, più tardi agirono per eliminare il servaggio nel lavoro della terra, l'artigianato e la produzione casalinga nell'ambito dell'industria. Queste cause vanno maturando l'abolizione del salariato contemporaneo. « ,. ,. Non sempre consento col Ciccotti. Ad esempio mi pare troppo arrischiata la sua asserzione sulla negata azione della guerra e della violenza in generale sull'origine prima della schiavitù. Nè mi sembra meglio avvisato nel considerare il servaggio nell'agricoltura, la produzione casalinga e l'artigianato nell' industria come forme economiche regressive rispetto alla stessa schiavitù. Parimenti, facendo tesoro delle sue stesse constatazioni, avrebbe dovuto temperare la rigidezza del suo materialismo storico. Non riconosce egli che la schiavitù degrada e corrompe e che la degradazione e la corruzione propagandosi dagli schiavi ai liberi la r<!ndono odiosa e disprezzata e contribuiscono più o meno consapevolmente a farla limitare in Grecia? (p. 114 a I 17 ). Qui mi sembra evidente l'intervento di un fattore morale, che può essere filiato dal fattore economico, ma che non pcò più confondersi col medesimo. La tesi svolta con chiarezza, coh dottrina e con eleganza dal Ciccotti non è nuova; nè per tale egli la dà. Rimanendo in Italia, ricorderò che il Loria e il Mondaini ( 1) l'hanno preceduto. Ma tutti gli studi prece- (1) Il Ciccotti non cita il Mondaini. Ciò forse si deve al fatto che quest'ultimo pubblicò il suo eccellente studio sul 'N..,egro-problem negli Stati Uniti alla vigiliadella pubblicazione del Tramo11todella schiavi/ti. denti guadagnano colla trattazione dell'amico e collaboratore della Rivista. Non poteva essere diversamente perchè nel Ciccotti si fondono lo storico, l'economista e il letterato, che mette tutto a contributo : storie, commedie, monumenti, epigrafi, tutto. E tutto vaglia con grande prudenza per schivare i giudizi recisi nelle questioni più controverse, sulle quali mancano i dati esatti. Questo Tramonto della schiavitù fa sentire più viva l'impazienza di leggere il libro sulla Svizzera che il Ciccotti ha promesso di serivere per la Biblioteca della Rivista popolare. N. C. MEZZOGIORNO E SETTENTRIONE D'ITALIA In questo ambiente, con questi elementi e su questo campo d'azione non è a parlare naturalmente di partiti politici e di grandi correnti d'idee. I grandi e comuni interessi sono troppo sminuzzati e sopraffatti dagl'interessi municipali, iocali, individuali, perchè possano apparire ed operare in modo da costituire la base di forti aggregati, intenti a farli valere. Non v' è terreno per questa attività, come non ve n'è per ogni altra forma di vita colletuva intellettuaìe e morale. Perciò il Mezzogiorno è la terra de' solitari; e le sue grandi manifestazi,mi intellettuali sono state e sono personali, prive di continuità, in contrasto col presente e con l'aml>iente, e divinatrici dell'avvenire. Il giornale comincia a penetrarvi, ma non vi si diffonde: niente affatto si può dire che vi penetri il libro. La scuola non vi sorge spontanea, come in un paase industriale più progredito, dove risponde ad una necessità urgente e ad una utilità immediata; ma vi entra importata come un bisogno riflesso ; e, in questo suo primo stadio, se un risultato ha, oltre di quello puramente tecnico, naturalmente, non può servire ad altro che ad instillare nelle coscienze un germe d'inquietudine, a ricordare, col paragone di altri orizzonti, la miseria del proprio stato a chi è depresso. Questo stesso squilibrio è un fatto inevitabile, ed è lev:1. al movimento di progresso e di redenzione; senonchè, a chi non ne valuta le conseguenze lontane o si lascia più preoccupare dalle più vicine e più personali, fa guardare la scuola con senso di non dissimulato sfavore. La fede, sulla cui efficacia - degradata com' è a superstizione e a pratica formale di culto - c'è da nutrire molti dubbi, vien meno anch'essa insensibilmente, ma continuamente r6sa per opera fatale del tempo; e ·non v'è nemmeno, come nel Settentrione, un partito clericale che, con promesse e occasioni di vantaggi immediati, cerchi di tenerne su almeno l'apparato esteriore, base della gerarchia ecclesiastica e degl'interessi a cui essa si collega e partecipa. Quello spezzettamento dell'aggregato sociale in tanti piccoli gruppi chiusi, quel particolarismo millenario hanno infranta o allentata anche la gerarchia ecclesiastica, e il ministero ecclesiastico vi è diventato una specie di ripresa de' preti, che, indulgendo a tutti gli stin:oli e le tendenze della loro natura umana, si conformano in tutto

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