RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cosa che lo snodi e lo faccia rinverdire' e rifiorire di messi, di orti, di piante ! E tra un latifondo e l'altro, quasi ad interromperne la solenne ti ìstezza e a far fede della presenza dell'uomo, qualche villaggio appeso ad una cresta, rinserrato in una gola, e l'uno distante dall'altro, spesso l'uno nascosto all'altro. Separati da fiumi e torrenti a lungo prì v1 di ponti e non guadabili per le piene frequenti, questi villaggi hanno spesso vissuto affatto estranei ·tra loro, quasi senza potersi intendere, a poche miglia lontano, fin di dialetto difforme, in condiz'oni naturali e morali spesso diverse. Qua in mezzo agli aranci, su di un seno di mare, e là tra i castagni ed i faggi, bloccati per qualche mese dell'anno dalle nevi, con gli abitanti in un posto resi torpidi dalla malaria, in un altro fatti arJiti e pronti dall'aria alpestre e da qualche spiraglio aperto alla vita civile; qua gelosi delle loro donne dì una gelosia di mori, là mercanteggianti il jus primae noctis per fare il corredo alle figliuole; infinitamente vari di t1p1: quì saraceni, là coloni greci ed albanesi, là aitanti e giunonici, là sfigurati dalla degenerazione progressiva. Chi, dal treno che fugge rapido o dalle valli attraversate a cavallo, scorge quei nidi umani, intende subito tutta l' importanza di queste soluzioni di continuita dell'aggregato sociale; come, entran- ,, do in uno di quei villaggi, ne intuisce la loro vita, se tale può chiamarsi, politica e morale. Intorno alla casa o alle case de' grossi possidenti del paese si raccolgono i tuguri, e più d'una volta si rotrebbe dire le tane della poveraglia, accavallati alle viuzze, che si svolgono spesso in sinuosi meandri, per molti mesi dell'anno dalle pioggie lunghe e stagnanti resi pozzanghere. Probabilmente quei contadini hanno chiesto a quei tugud un primo ricetto al primo formarsi del ,illag· gio: poi il borgo è cresciuto e vi sono rimasti, trattenuti dalla poca sicurezza delle campagne, dalla malaria, dal!' interesse dt:' proprietari di quelle stamberghe, dalla poca convenienza o dall' impotenza di costruire case coloniche, dal!' impossibilità di sopperire alle necessita della vita nel deserto del latifondo, d;11l'abitudine di cui quelle creature rozze sono gli schiavi; vi sono rimasti, per maledizione loro e dell'igiene, nè cittadini, ne campagnuoli, privi di tutti i vantaggi della vit:, campestre e cittadina e con tutti gl' inconvenienti dell'una e del- !' altra. Quelle poche case intanto, quale be volt~ voglie di palazzi, che troneggiano su quel mucchio di capanne, immagine e riscontro del latifondo che sì pompeggia di fuori, dicono chiaro che la feudalità è scomparsa di nome più che di fatto. A rivelarlo anche più chiaramente, accenna talora dall'alto un castello, semìdirut0 ma ancnra abitato dal castaldo o restaurato dal borghese succeduto al feudatario. E gli usi e gli abusi feudali vi persistono, trasformati naturalmente e rifoggiati in maniera diversa, come ha voluto il nuovo ambiente. Il nuovo feudatario si chiama sindaco, la sua corte si chiama giunta municipale, i suoi bravi si chiamano consiglieri, guardie campestri e così via. Il pretore ha pel moderno D. Rodrigo i riguardi che pel vecchio aveva il Dottore Azzeccarbugli; nel capoluogo vi è un Conte Zio, a Roma ve n'è un altro: si usurpa come prima il demanio, s'impongono come prima de' matrimoni, se ne guastano degli altri : tutto per l'appunco come una volta. Cioè, veramente vi è qualche cosa di diverso. Non di rado i nuovi feudatari sono più d'un0, e, poichè non ~empre riescono a mettersi d'accordo tra loro, il paese, il corr.une, il borgo e l;_icampagna divemano il teatro delle loro rivalira, che rimangono tradizionali nelle famiglie e cercano alla lotta tutte le armi, spcisso non escludendone nessuna. Il deputato, d'ordinario, è l'emanazione di queste piccole fazioni, a cui serve d'istrumento e che servono d'istrumento a lui, e sulle quali egli specula e tra cui giuoca d'altalena. La gran llèassa plebea, schiava del bisogno, schiava dell'ignoranza, non ha voce; e, se in parte è giunta ad avere il voto, fa la funzione delle pedine in mano a un giuocat0re di scacchi, che le adopera e se ne sbarazza come meglio giova, perchè un re possa dare all'altro lo scacco mattO. L'esercizio del diritto elettorale è, di solito, per quei popolani un'altra specie di servigio, ch'essi rendono alle case da cui, direttamente o indirettamente, dipendono; e di quel giuoco d'altalena essi finiscono intanto per fare le spese. Padono il demanio, pagano le tasse, ma questo sembra omai entrato nell'ordine normale. Pure, di tanto in tanto, la pazienza scappa; si accendono non si sa come, si rivoltano, tentano di mettere fuoco al municipio, finchè il tumulto si esaurisce nella sua stessa foga improvvisa; e le teste più calde vanno in prigione o al domicilio coatto e gli altri tornano ad accasciarsi col guaiolare sempre più fievole e lontano del cane battuto che torna all'obbedienza. (Continua). Prof. ETTOREn1ccoTT1. GLAI TAVISDMELI LPASICHE Per chi segue ~li avvenimenti del volgo di questo sventurato mezzogiorno d'Italia, non passa gran tempo che un fatto nuovo non venga ad avvertirlo che egli e di mezzo un popolo inferiore, vivente ancora del clinia storico medioevale, a levarlo del quale nulla si è fatto finora che valga la pena di esser detto. Quando non si tratti di rivolte brutali che hanno tutta l'aria d'una vera jncquerie, o quando non si tratti di banditi, sono fenomeni psicopatici religiosi che vi chiamano alla realtà triste e vi fanno rivivere in un mondo oramai lontano, e che la crescente coltura, nei popoli progressisti, va di continuo cancellando Tal' è il fenomeno della veggente di Napoli che, in questi giorni, si è sparso con una velocitit spaventevole, . presso tutti i volghi dell'Italia meridionale, con un sapore così vivo d'aspettazione fidente da richiamare alla mente scene d'altri tempi. Parea d'esser tornati al mille in que"Jlaaspettazione dolorosa della fine del mondo. Infatti, la sera del cinque agosto ultimo, gli animi erano presi da un timore forte, si aspettava che la luna sorgesse con una gran croce nera nel mezzo, mentre giit nelle vie delle borgate i rosari si elevavano in note tristi e cadenzate per l'aere caldo. Come e perchè fosse sorto questo stato morboso dell'animo collettivo è noto: una giovanetta iste1o-epilettica e presa da un allucinazione sacra, e da un'onda profetica, nella quale ella ha predetto molte cose, e tra le altre, delle grandi sventure, accompa~nantesi con gravi avvenimenti meteorici. Il popolino le ha creduto e, per i mezzi di pubblicità moderni, il racconto se n'è diffuso e passando dall'uno all'altro, come avviene sempre, si e ingigantito.
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