RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI D8PUTAT0 AL PARLAMENTO Esce in Roma il r5 e il 30 d'ogni mese Il ALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nulllero ·separato: Oent. ~O AnnoIV. - N. 4. Abbonamento postale Roma30 Agosto 1898. SOMMARIO: On. Avv. SALVATOREBARZILAI:Le sentenze della Cassazione. IL SocIALISTOIDE:L'ingratitudine dei monarchici. L. BR.: Bismarck amico dell' Italia ? Dott. IvANOE BoNOMI: L'evoluzione del militarismo. Guerra, militarismo e difesa nazionale. Prof. G. MoscA: Di due possibili modificazioni nel sistema parlamentare. Iag. GIORGIO LEVI i . . On. Dr. EDOARDOPANTANO Ancora dell'energia elettrica. F. PAPAFAVA:Don Scipione Borghese. Prof. ETTORE C1ccOTTI : Mezzogiorno e Settentrione d'Italia. PASQUALERossi: Gli atavismi della Psiche. ADELEALBANI: Il Femminismo. Rivista delle Riviste, Recmsio11i. LesentendzeellCa assazione Nel 1894 il Deputato Professore Lucchini pubblicava nella sua Rivista Penale uno studio per sostenere e dimostrare che la Suprema Corte di Cas,azione doveva dichiararsi del tutto incompeten:e a giudicare delle sentenze dei Tribunali militari. La tesi parve meno che liberale, come quella che, se fosse prevalsa, avrebbe chiuso ogni adito alla speranza a vittime molteplici di errori senza mfsura. Oggi dopo le sentenze pronunciate nel processo dei Giornalisti ed in quello dei Deputati, è forse lecito di affermare: oh, molto meglio l' incompetenza! Infatti, questa avrebbe avuto almeno un significato : tutto ciò che è accaduto dinanzi ai Tribunali di Guerra sarà difesa più o meno legittima dello Stato; sarà necessità di un momento politico eccezionale; sarà mezzo momentaneo di intimidazione, precisamente come i cannoni puntati od esplosi, ma non è diritto, non è cosa che colle norme fondamentali della pena, colle garanzie per l'accertamento della prova, cotle ragioni supreme della privata difesa, abbia una_ parentda qualsiasi. Io, Corte di Cassazione, sono istituita per tenere nei limiti delle leggi gli organismi •giudiziari i; i Tribunali di Guerra sono st:mplicemente Commissioni straordinarie, esplicitamente vietate dall'ar. 71 dello Statuto, il quale, tra parentesi, il diritto dei cittadini ad essere giudicati dai loro giudici naturali, ha posto in modo cosl assoluto, da non consentir mai, per nes~un caso, alcune di quelle riserve o limitazioni che pure in altri articoli ha ammesse, pel diritto di proprietà, per il diritto di riunione e di stampa. ' Con questa dichiarazione solenne, le cosidette sentenze, sarebbero rimaste nei termini segnati dalla loro essenza effetti va, di provvedimenti con forza di giudicati, presi in base a bandi con forza e nome di leggi. Ma, la Suprema Corte ha preferita la via più liberale. Ha ammessa la propria competenza, pur limitandola a due casi. Quello in cui il Tribunale militare fo~se uscito dalla sua competenza per riguardo ai tempi ed ai luoghi; quello in cui, esorbitando dalle funzioni giudiziarie, avesse invaso le attribuzioni esecutive o legislative. E, pur in un campo cosi limitato, la Corte Suprema poteva trovare, e in un momento di buono umore nel 18~;14 aveva trovato, il modo di riparare almeno alle maggiori stranezze dei giudizii mar ziali. Aveva detto, cioè, in quell'anno, che giudicando dell'eccesso di potere, aveva diritto di esaminare se i fat(i per cui si cond,mnava, risprmdevano giuridicamente ai delitti previsti dal Codice ; aveva affermato altresi la facoltà della indagine se il Tn bunale si fosse impossessato di fatti veramente di sua spettanza, per intimo nesso col pericolo che determinava lo stato d'assedio anzichè di competenza del Tribun ..le ordinario. Ma in questo anno la Corte ha creduto di dover tappare frettolosamente le falle aperte colle sue precedenti sentenze, negando, in effetto, a sè stessa ogni indagine sugli errori di sostanza e di forma, che le erano sottoposti. Al diritto di indagare l'esistenza degli estremi d1 reato, le sentenze attuali oppongono l' impossibilità di entrare in disamine che riguarderebbero apprezzamenti insindacabili del Tribunale. Per ciò che riguarda i limiti, a quella mostruosità giuridica che è la retroattività della competenza eccezionale mentre dura la competenza ordinaria, ammettono addirittura cosa in base alla quale la compt!tenza eccezionale può retroagire anche di un numero infinito di anni. E di fatto: la competenza non si radica più nel · nesso intimo che formi un tutto organico tra delitti precedenti allo stato d'assedio_ e quelli per
RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cui fu proclamato; il nesso non occorre più, basta l'analogia dei reati stessi o dei fini. In una determinata epoca Tiz' o con un discorso, con un articolo, ha diffuso, in un determinato luogo, l'odi o di classe: se, dopo un tempo qualunque, in quel luogo si determinano fatti che allo stesso famorn odio sembrino inspirati, per trascinare tutto al Tribunale di Guerra la prova della causalità non occorre, basta il ai terio più semplice e popolare del post hoc,propter hoc. Che più ? In talune di quelle sentenze si è scritto perfino questo : che le eccezioni di incompetenza non potevano affacci1rsi alla Corte Suprema, se ·prima non erano st.1te affacciate al Tribunale di Guerra: e questo mentre centinaia di responsi, invariabili, di tutte le Cassazioni del mondo, la nostra compresa, hanno sempre affermato che i vizii di competenza, per la loro qualità di eccezioni d'ordine pubblico per eccellenza, da nessun silenzio potevano essere sanati. E cosi l'ambito suggello della Corte regolatrice ebbero le condanne di Romussi, di Chiesi e di Federici, di Turati, di De Andreis e di tanti altri. È bensi vero che il Procuratore generale riconobbe essere quelle sentenze tutta un'Antologia di violazioni di legge: è ben vero che egli chiese, e la Corte consentì, il rigetto con dispiacere: cioè colla convinzione dichiarata che si trattava di iniquità alla quali non aveva facoltà sufficienti per riparare. Ma tutto questo, in definitiva, costituisce un abbastanza modesto conforto non diciamo per i condanna'.i e per le loro famiglie, ma per la profondamente turbata coscienza giuridica del paese. Non farò conclusioni, perchè una nota della Dire:zione ad un mio precedente articolo, mi avverte che il Fisco prtferisce gli articoli .... sconclus:onati. Ma· non posso a meno di rilevare un fatto che dà carattere di gravità particolaris~ima, alla sentenza del Magistrato Supruno nella causa Turati e De Andreis. Fra i motivi dedotti, il Yaloroso prof. Majno, che, mirabilmente scconda,o dal deputato Marcora, a queste ultime vicende giudiziarie partecipò con grande dottrina id abnegazione, ye n'era uno cosi formulato: << Il Tribunalt: di guerra giudicava Turati e De Andreis per l'art. 134 (complotto) e per l'art. 252 (eccitamento alla gut:rra civile-). L'a · t. r 34 non era compreso nei bandi: restava quindi di competenza ordinaria, e per la legge della .conne,sità, esplicitamente ammessa dal Codice militare, il reato di competenza ordinaria doveva trascinare davanti al magistrato civile, a11che quello di competenza eccezionale. Nè ostava che per l'art. 134 ci fosse stata l'assoluzione, -essendo universalmente riconosciuto che i tribunali devono essere competenti quando si accingono " giudicare, e non diventarlo in proseguo per la qua!ità della sentenza che danno. n La tesi era co~i graniticamente inoppugnabile, che lo s:esso P. M. non potè a meno di accettarla completamente. Se non che disse : di com plotto si può essere parlato magari per errore di un Segretario con un numero sbagliato del Codice ndl'Atto d'acctSa, ma in sostanza esso non fu tema di discussione e di giudizio, perchè non ~i prospettarono in alcun modo in Tribunale fatti di eccitamento alla guerra civile e fatti di complotto, ma fatti unici, sempre gli stessi. Dunque l'art. 134 era esso viziato, ma non viziava il giudizio. E, sotto le strette de\ tempo e l'imperio di una giornata canicolare, la Corte Suprema accettò questa constatazione di fatto, e respinse an,he questo motivo. Ora basta ricordare che l'art. 1 34, ben lungi dall'essere una superfetazione erronea dell' atto di accusa, fu q;;asi il principale argomento di discussione della ca usa. Il fatto che es~o poneva in essere era ben distinto da quell,1 degli individuali eccitamenti alla guerra civile. Era la ipotesi di un concerto prev:amente intervenuto tra gl' imputati nell'intento di far scoppiare la rivolta. La requisit0ria dell' Avv. Fiscale ci insistette, anzi, con meraviglia di tutti,r dopo la sentenz:i dei giornalisti che l'aveva esclusa, fatti come la flmos:i riunionefin casa Cerretti ed altri furono addotti per cercare di sostenerla, e la sentenza dedica tutta la sua prima parte ad esaminare questi fatti per escluderla. Dunque, se non ci possono essere a questo mondo due verità oggwive, se le discussioni di un Tribunale e i e, considerando )) di un.1 sentenza debbono essere la stessa cosa p~r chiunque abbia due occhi e due orecchi, alla stregua della ~tessa esplicita solenne confess;one giuridica del Procuratore Generale, anche ridotta la competenza della Cassazione al minimo dei minimi termini, la sentenza De Andreis e Turati doveva rssere cassata. Cioè, i nostri due ottimi colleghi Turati e De Andreis restano condannati a dodici anni di reclusione per una svista, per un equivoco. Ed io sono certo che tra i Magistrati della Cassazione che giudi.:arono in quel giorno ve ne sarà più di uno il quale potrebbe affermare che senza quell'equivoco, indotto certo nella massima buona fede dal Procuratore Generale - e non abb.1stanza controllato in Camera di Consiglio - essi avrebbero dato il voto per can• cellare la sentenza. Ed anche questa convinzione può essere un elemento di conforto per i Deputati condannati dentro, per i cittadini che sentono il bisogno di credere nella giustizia, fuori. SALVATORE BARZILAI ~~ L'ingratitudine deimonarchic Per amore di brevità ho messo un tit0lo incompleta a questa chiacchierata: non della ingratitu.- dine soltanto, ma anche un po' della smemorataggine dei monarchici italiani intendo occuparmi. Caso strano: nelle innumerevoli polemiche e negli articoli sesquipedali sugli ultimi tumulti, e sulla conseguente reazione, non è stata rilevata la labilità di memoria dei signori monarchici sulla loro precedente condotta verw il socialismo e i ~ocialisti italiani. Mi spiego. Sino a poco tempo fa n<Jn c' e stato giornale monarchico - dalla Tribuna al Don Chisciotte, dal'a Stampa al Giornale di Sicilia ecc. - che non abbia incensato in un certo senso al socialismo e ai socialisti, e che non ne abbia favorito più o meno direttamente la propaganda. La stampa più autorevole della borghesia vero è che non intese mai
'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI dichiararsi collettivista, ma tirò l'acqua al mulino d~ mane a sera, ripetevano questa antifona: u Maz.- dei socialisti per allontanare un pericolo politico, zini era un codino; i mazziniani eranogentedi chiesa, che giudicava più possibile, se non prossimo. buoni a nnlla. La repubblica? una sciocchezzau, n'in1 monarchici, infatti, per combattere i repubbli- segna che copre la mercedi contrabbaudo,cherinforza cani non seppero dire altro : che in questa fine di la serviti,,dei lavoratori... » secoloera cosa sciocca,burlesca pensarealle questio- Non contenti di asserire e di p,1peggiare spesso ni di forma e che il popolo doveva invece occu- ricorrev.mo agli esempi e alle pretese prove ed parsi della sostanza, della quistiorze economica. ogni cura ponevano rell'illustrare ed amplificare u Vedete? aggiungevano con grande aria di degna- tutto ciò che poteva discreditare una repubblica. zione, che faceva andare in sollucchero molti so- Avveniva una porcheria - di quelle che costituicialisti : noi comprendiamo i socialisticollaloroserietà, scono la vita ordinaria di qualche monarchia - collaloropraticità sostanziale,ma nonriusciamoad in- in Francia? .... i nostri socialisti ne coccludevano tenderei repubblicanic, he rappresentanola sopravviven- che la repubblica favoriva la corruzione. In Isvizza di una fase storicasrrpassata,addiritturala mum- zera - dove non sono birri o soldati che si somificazione di altri antiquati ideali n. E giù una vrappongono alla volontà di tutti - si• commetserqua di frasi più o meno felicemente argute con- teva un errore a danno di un cittadino ?... e i tro questi poveri di spirito, che sognavano ancora socialisti a strombazzare che l'iniquità e la huagla repubblica - i ciechi! - non avvedendosi gine sono le caratteristiche note della repubblica. che la monarchia poteva assicurare meglio di La stessa Svizzera - piccola e debole - cedeva ogni altra forma di governo la stabilità o l' evolu- alla minacciosa prepotenza di un mastino limitrofo ... zione - secondo il gusto di chi ascoltava - il be- la repubblica, soggiungevano i socialisti, è la comnessere, la giustizia, la libertà: cose tutte, che non plice, e anzi fa da aguzzino alle monarchie. Negli mancarono mai agli italiani <lai r 860 in poi, come Stati Uniti uno sciopero terminava male per gli tutti sanno.... operai? ... cosi doveva essere! concludevano i soSiffatto linguaggio, ripeto, lo si riscontrerà in cialisti : la repubblica è lo strumento più efficace quasi tutti i giornali monarchici dell'epoca pre-tu- della oppressione capitalistica .... multuaria, purchè se ne scorra la collezione. Non La enumerazione delle accuse lanciate dai sociasolo, ma di simpatia verso il socialismo e verso i listi contro la repubblica potrebbe continuare; ma socialisti, si trovano segni rimarchevoli in molti mi pare che ce ne sia abbastanza per formarsi una scrittori autorevoli. Alcuni, come il Villari, il Chiap- idea del metodo di lotta spicciola che essi seguipelli ecc. ecc. erano - e spero, pel loro decoro, rono con costanza ed energia degne di miglior che rimarranno - impregnati ddlo spirito nuovo. causa. Non mi fermo poi sulla leggerezza e sull'entusia- .. smo della borghesia siciliana pei Fasci. Ma non ,. * devo tacere dell'on. Di Rudini, che anche dopo i La cai:bpagoa intrapresa contro i repubblicani - fatti di Sicilia, sempre per dare addosso ai r.:pub - che in Romagna e nelle Marche dette luogo a doblicani e coprirli di ridicolo, in piena Camera - lorosi incidenti - lo ripeto, fu coronata dal suequando enunziò la strabiliante scoperta cronologica cesso. Superfluo avvertire, che tale campagna prese sulla maggiore antichità de'.la repub~li~a e sulla anche di mira i radicali, quando e dove questi si modernità della monarchia .... - bruciò il suo gra- distinsero e i i staccarono dai primi. nello d'incenso sotto il naso dei socialisti, pur gri- Le cause del successo furono varie; nè tutte a dando minaccioso : di qui non si passat questi chiari di luna di militarizzazione generale si Si mettano una mano sul cuore i monarchici e possono esporre. Sommariamente dirò di alcune si chiedano: avevano tutti i torti i contadini e gli senza preoccuparmi se ciò che dirò potrà riuscire operai se accoglievano con entusiasmo un vangelo ostico a molti amici carissimi. decantato anche dai loro avversari? Nel partito repubblicano - come del resto in * tutti i partiti politici italiani - c'era pochissima ,. ,. consistenza intellettuale. Molti si dicevano tali per Non si può biasimare in alcun modo il oartito moda, per tradizione, per istintu rivoluzionario, per socialista se con molta abilità e con lodevole per- la particolare vanità di stare sempre all'avanguardia. severanza seppe trarre profitto da ogni minimo in- In Lugo nel I 887 ho conosciuto un bravo giovane cidente - anche delle lodi a denti stretti che gli che dicevami col calore e colla franchezza dei Rovenivano d.1lla borghesia -; ma si può e si deve magnoli: fui prima mazziniano, poi socialista; ora onestamente rimproverargli la campagna contro i sono anarchico. > Gli anni suoi non m'inducevano repubblicani, che fece il giuoco dei monarchici, a credere che questi mutamenti fossero il prodotto che ebbero cosi il partito socialista alleato prezioso di una matura evoluzione dello spirito; perciò gli e cosciente. chiesi ingenuamente : percheavete cambiato di apiI socialisti, riuscirono in molci punti dell'Italia nione tante volte? - Perche mi piace di trovarmi centrale e settentrionale o a distruggere compie- semprefra i più avanzati I fu la sua risposta. tamente o a raralizzare i repubblicani. Questo difetto di coltura, anche tra i capi, era Il partito socialista preso nell'insieme, e nei sin- il difetto più grave e più diffuso. Era ed è ancora! goli individui,. si può dire che dalle sue origini al Gl'ignoranti intanto sono i più corrivi nel disdegiorno d'oggi non ebbe che un bersaglio: la re- gnare la lettura di un giornale, di una rivista, che pubblica. mirano ad allargare l'orizzonte intellettuale, ed a I giornali, gli opuscoli di propag.inda, gli ora- somministrare, quindi, le buone armi nella lotta tori del partito socialista, in buona o in mala fede, politica. Si acomp:i il pretesto delle ristrettezze;: con modi garbati o sguaiatamente, dappertutto, e economiche per non associarsi -- o meglio pe'r i ~
'RIVISTA 'POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI non pagare un periodico: ma si trovano le dieci lirette per un banchetto, una s..:ampagnata o per qualunque altro frivolo scopo. Alcuni, d'altronde, non leggono nemmeno i giornali del partito, che ricevono gratuitamente. Si fa qualche volta un sacrifizio pecuniario per la stampa; ma lo si fa per l'organo locale - ed ogni cittadina vuole il suo per farlo vivere tisico - che si occupa esclusivamente di peccego• lezzi, di lotte municipali, della vita e dei progrmi delle associazioni del partito. Curiose associazioni coteste! Pullulavano come i funghi e si moltiplicavano come i pani nelle mani di Cristo. In paeselli di quattro o cinque mila abitanti si contavano due, quattro, otto sodalizi sotto il nome significativo di G. Mazzini, di A. Saffi, di F. Orsini ecc. E sorgevano tutte per scissiparità come gli organismi inferiori : la prima si sdop· piava dopo un mese o un anno ; le due altre divenivano quattro, e così via di seguito. Le associazioni crescevano con progressione geometrica e il numero dei soci diminuiva in ragione inversa. E sì c.he una stessa persona spesso faceva parte di due o tre società con programma identico, che si distinguevano pel titolo e per i nomi dei membri dell'ufficio di Presidenza. La Presidenza : l'unico obbiettivo della lotta; l'unico motivo· della scissione! Un organismo politico in tali condizioni non era cosa viva e non poteva resistere all'ureo di un partito nuovo, che decompose il primo e se lo assimilò, spesso ereditandone la maggior parte dei viz:. · A queste cause altre se ne aggiunsero, che resero più facile l'incremento rapido del partito socialista e gli sgombrarono la via dai triboli e dalle spine. D.1ta la generale e supina ignoranza e la miseria della massa degli itabni; data la loro poltroneria o se si vuole - e forse sarebb~ ad.itta una parola più severa - la loro inerzia, non poteva manca~e un grande successo ad un partito che prometteva una maggior somma di benessere materiale, e che escludeva la necessità di lotte cruente e di rirnlùzioni per conquistar,elo .... Questo era un partito con un programma sublime ! Ben so che nei più onesti ed intdligenti socialisti non c'era la menoma intl!nzione di ammannire ai proseliti 1111 marxismo bastardo ; e molto meno quella di sedurli ingannandoli. Ma essi hanno commesso e continuano a commettere il grave orrore - gravissimo nel mezzogiorno - di non comprendere che il metodo e il programma secondo il figurino di Germania non si adattano al grado di coltura e di educazione politica delle masse italiane. .. * * Pa ragioni di spJZio e di opportunità non mi indugierò a narrar<! i particolari della lotta dei socialisti contro i repubblicani - lotta fortunatissima pei primi a Milano dove riuscirono a disgregare il forte Consolato operaio; asprissima nelle Romagne e nelle Muche; sleale talvolta come quella contro Pantano nell'Umbria; davvero sciagurata nel mezzogiorno e in Sicilia - Invece chiederò : c' è speranza che i socialisti si pentano del male fatto alla causa della democrazia e dei servizii, prima gratuiti ora cosi sinistramente ricompensati, resi ai monarchici? C'è qualche accenno al proponimento di mutare tattica? Se si dovesse prestare fede all'Avanti ! si potrebbe contare su di un ravvedimento parziale; limitato cioè, al mezzogiorno ed alla Sicilia. L'organo ufficiale del socialismo italiano, infatti. dichiarava che interessavasi al dissidio tra il NorJ e il Suj J'Italia per questa ragione: perchè « mentrei socialisticom- < piononel S~ttentrionela verafunzione di un partito « proletario,nel Sud invece dobbiamolimitarci qwisi « alla funzione di un partito radicale.Ossianoi, pian- (( tati qui, a niez,o halia, dobbiamoavere duefronti, « a secondache ci rivolgiamoal proletariato moderno « del Nord, oppure a quellaparte di borghesiaintel- < ligenteche costituisce l'avvenire e la speranza del « :Mezzogiorno.» (N. del 7 agosto 1898). In queste parole c'è l'esplicita confes5ione dell'errore commesso dall'elemento direttivo del partito socialista italiano, colla condotta tenuta nel mezzogiorno e in Sicilia. Essa pel passlto fu tale che valse a recidere i nervi, a spezzare la spina dor· sale a quella parte di borghesiaintelligente,checostituisce l'avvenire e la speranza del mezz.ogiorno. L'opera dei socialisti non poteva essere più deleteria, perchè tutti :i loro sforzi mirarono, per l'appunto, a discretare radicali e repubblicani, ora colla calunnia, ora col ridicolo, ora coll'a.ppello alle classi lavoratrici di non confidare, di non sperare in detta parte di borghesiainttlligente, che avrebbe sempre dovuto essere cons·derata ed aiutata come la speranza e l' avvenirt delle regioni mt:ridionali. Il mio giudizio potrei documentare con dati e fatti innumerevoli, ma mi limiterò a citarne due, che mi sembrano veramente significativi: a Palermo si proclamarono Imbriani e Cavallotti come gli,;/- timi gendarmi della proprie/aprivata; a Milano sianriunz1ava possibile un viaggetto sino a Castrogio - vanni di un apostolo dei più eminenti del socialismo ufficiale per cumbattervi Colajanni, perchè perdurava a pensare ed agire da socialistoidt, che non voleva sottomettersi al Sillabo dei Congressi del partito ... Ben volentieri, pro bonopacis, nello interesse vero delle varie frazioni della democrazia, e più che nello interesse di un partito, in quello più alto e generale del paese, che ha bisogno assoluto dell'unione e dell'azione concorde di tutte le sue forze vive ed oneste, mi sarei astenuto dal rievocare tali ricordi poco lieti; me ne sarei astenuto se essi non fossero stati rinfrescati ieri, per così dire, da altri episodi perfettamente analoghi ai precedenti. Ieri, proprio ieri Dino Rondani spese la sua inesauribile verve nel suo viaggio in Sicilia per gettare a piene mani il ridicolo e il disprezzo sui radicali e sui repubblicani. Ieri, proprio ieri, l'ottimo OJdino Mor• gari con quella sua fode serena incro!labile, che da Alberto Mario sarebbe 5tata chiamata braminica, in Napoli anzichè levare la voce contro i tanti San Donato, che la inft:stano, le sue critiche riserbolle contro Colajanni, contro De Marinis, contro Casilli ecc. ecc .... Dinanzi al contrasto tra le parole dell'Avanti! e i fatti degli uomini che ali' Avanti! fan capo, ci sarebbe da sospettare che il riconoscimento dell'azione - la sola possibile e benefica - della bor-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ghesia intelligente nel mezzogiorno e in Sicilia si riduca ad una ipocrisia, ad una menzogna. Chi seri ve que~to articolo, però, non divide siffatto severo giudi%io e pensa invece, che coloro che diriaono il movimento socialista ufficiale, nel loro s1~isurato orgoglio, credano di potersi sostituire alla borohesia locale e farne le veci, accaparrandosi così l'avvenire nel settt.ntrione come marxisti intransigenti e nel mezzogiorno come radicali e repubblicani. Volendo fare dello spirito si direbbe che questi nuovi Fregoli, ci faranno assistere a scene bellisime di trasformismo; ma ogni sorriso, muore sulle labbra pensando che essi necessariamente falliranno nella missione ardua, che si assumono. Non si spostano e non si distruggono le forze naturali locali per sostituirvene artificiosamente altre importate; nè si può scindere in due la mente e il cuore di un uomo di buonafede. I socialisti intransigenti li credo in buona fede e perciò continueranno ad agire come tali nel settentrione e nel mezzogiorno. Se spiegassero pari energia dappertutto sostenendo due diversi programmi, avremmo un fenomeno p~icologic?, un cas<! di s?oppiamento, che avrebbe bisogno d1 essere 1llummato dal celebre Ribot. Convinto che i socialisti continueranno a demolire la borghesiaintelligente ecc. ecc. nel mezzogiorno, mi addoloro riflettendo al danno immenso, che essi arrecano alla causa della libertà non nel solo mezzogiorno, ma in tutta Italia. È vano, sarebbe dannoso anzi il volere negare o attenuare questo fatto: la discesa intempestiva in campo del socialismo in• trans;gente ha arrestato l'evoluzione naturale di tutta quanta la borghesia; la quale spavèntata dai mali remoti e ipotetici, che alla propria classe arrecherebbe il trionfo del collettivismo, sopporta e quasi invoca quelli certi e presenti. Questa la ragione per cui essa si è gettata nelle braccia della reazione e si compiace dei suoi amplessi letali. E mentre la borghesia diserta la causa della libertà, il popolo vero dei lavoratori, che dovrebbe sostituirla, non c'è; e chi sa quante decine di anni tarderà a spuntare. .. * * Con questa constatazione malinconica conchiudo e spiego il titolo della lunga disamina. I socialisti intransigenti, infatti, demolendo o paralizzando repubblicani e radicali, hanno reso il piu grande e migliore dei servizi ai monarchici, sotto la cui bandiera hanno fatto raccogliere la borghesia;e questa circostanza dice pure, perchè, negli ultimi movimenti improv• visi. manca_sse una bandiera che avrebbe potuto render Ii, ~e c1 fosse stata, pericolosi per le vigenti istituz10111. Non poteva sv ~molare la bandiera del collettivismo, perchè i piu esaltati riconoscono che ce ne vogliono degli anni, a decine e a centinaia prima che la grande trasformazione sociale diveng~ possibile. Non poteva sventolare quella repubblicana, perchè i socialisti ne spezzarono l'asta e la fecero a brandelli. Perciò gl, ultimi moti parvero, e furono realmente, anarchici nel senso generico della parola, allo inizio e alla fine, anche dove e quando si potè sospettare che assumessero carattere politico. Tutto ciò a benefizio della reazione, la quale ha potuto impunemente mettere al posto dello Statuto, delle leggi, del diritto e della giustizia la forza delle baionette. IL Soc1ALJST01DE Nel prossimo numero pubblichererno una bellissima novella di Enrico Corradini intitolala Pietro e Giovanna. Come vedono i nosiri lel/vri noi facciamo di tultu per renclere la nostra Ri~ista sempre più completa, varia e interessante. Ne tengano conto, e la raccomandino quindi agli amici, perchè quanto più si a/larghe1·à la cerchia dei nostri _abbonati, tanto più la Rivista potrà avvicinarsi all'ideale che noi, a tosto di ogni sacri(ìcio, vorremmo riuscire a raggiungere. BISMARACMKICDOELILT'ALIA? Ben volentieri pubblichiamo la già annunziata lettera del nostro amico di Bologna per~hè essa mette i punti sugl' i a proposito della vantata amicizia di Bismarck per l'Italia, ed è inoltre anche una lezione per gli ignorantelli della stampa ufficiosa che per non sbagliarsi mai, cantan sempre gloria ed osanna. Bologna, 15 Agosto 1898. Illustre Professore, Non le pare che i giornalisti nostri che ancora piangono a calde lagrime la morte del cancelliere di ferro, dimentichino un po' troppo di essere nati sotto il cielo d'Italia ? Nessun giornale del Regno, ch'io sappia, ha giudicato l'opera del Bismarck da un punto di vista italiano; ma, da buoni mancipl della teutonica egemonia, ne hanno cantate le lodi con cuore di suddito. Chi ha ricordato, ad esempio, che la Prussia nel 1847 e '48 appoggiò i disegni <lellA' ustria nelle cose d'Italia? Chi ha ricordato la famosa nota che il governo Prussiano, l'indomani del colpo di stato (Dicembre 185 r) si è permesso d'inviare direttamente al re Vittorio Emanuele per impegnarlo « a conformare la sua politica a « quella degli altri principi d'Italia, significandogli che « avrebbe a pentirsi <lella sua indipendenza» (r) se rifiutava di aderire a tale insolente intimazione ? Chi ha ricordato che il Bismarck, durante la guerra dei franco-piemontesi contro l'Austria nel 1859 contribuì potentemente a creare il moYimento allora manifestatosi negli Stati germanici contro l'unificazione d'Italia, movimento che preoccupò talmente Napoleone III da indurlo a troncare l'ope1a sua al Mincio e a tornarsene in Francia? La politica della Prussia venne chiaramente esposta in un dispaccio della cancelleria prussiana ali' inviato del re di Prussia a Vienna il giorno 14 giugno 1859. " Non vogliamo, diceva il dispaccio, che la guerra « scoppiata in Italia porti al rovescio dell'ordine stabi- . « lito in Europa. Vogliamo, al contrario, ottenere il « mantenimento delle possessioni lerriforia.li del 'Austria. « in ltalia tali cbe fi1ronofissale dai Imitati del 18 r5 ». Ed ecco inoltre come st esprimeva la Corona di Prussia. Il principe reggente, chiudendo la Dieta nel mese di maggio I 85 9 diceva : « La guerra che gli sforzi leali « e perseveranti del mio governo non riuscirono a scon- « giurare, è scoppiata in Italia. L1 gravità di questa si- " tuazione impone di mettere l'esercito in piedi di pre- « parazione di guerra. « La nazione non è rimasta indifferente alle nostra « prcm ure : tutte le riserve d'artiglieria della Land wher « accorsero con gioia. sotto le bandiere. « Signori, la Prussia e decisa a difendere le basi del « diritto e dell'equilibrio europeo ». L'equilibrio ed il diritto erano quelli del 18 e 5 della Santa Alleanza. (1) Chiala. Una pagina di storia, ecc. Tcrino, Tip. Botta.
66 'l(IVIST A POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Così Rouher, dal suo punto di vista, aveva ragione quando difendend,> davanti alla Camera francese la politica imperiale attaccata dall'opposizione che gli rimproverava d'aver abbar.donato il Piemonte dopo Solferino, esclamava: « Quel territorio era bene austriaco, ma era in pari « tempo territorio federale; l'Austria poteva servirsene « per attaccarci, formare le sue riserve, i suoi approvi- « gionamenti; ma se noi avessimo fatto un passo solo piu « avanti, noi avevamo contro di noi tutta la Germania. « La Confederazione Germanica I Ma chi non sa che « essa aveva messo sotto le armi tutte le sue forze ? « Ohi ignora che la sola Prussia aveva levati 300,000 « uomini per lanciarli sul Reno ? « Chi ignora che se l'Imperatore ha firmato la pace « di Villafranca, fu perchè non volle esporre l'interesse « della Francia per quello d'Italia? » ( I). Chi ha ricordato la convenzione stipulata nel 1864 dal generale Von Manteuffel a Vienna relativa alla guerra contro la Danimarca nella quale la condiscendenza dell'Amtria verso la Prussia implicava l'impegno di questa a mobilizzare il proprio esercito se gli italiani attaccavano il Veneto; ad entrare in campagna se la Francia li appoggiava? (2). La Prussia, auspice il Bismarck allora acconsentiva all'assassinio dell'ltalia perchè l'Austria acconsentisse a quello della Danimarca. E chi ha ricordato che nel '66 dopo Sadowa il Bismarck conchiuse la pace coll'Austria senza nemmeno degnarsi di avvertirne l'alleato re d'Italia; e la sanguinosa•-accusa di tradimento colla quale· venne bollata la noma politica? (3) Chi ha ricordato la condotta slealissima del Bismarck verso l'Italia nell'aflare di Tunisi? O non fu lui, proprio lui, a spingervi la Francia titubante, allo scopo di inimicarcela? . E non e noto a tutti che dal Bismarck, come da ogni bnon confederato tedesco, Trieste fu sempre considerata cii/a oermanica? E ;ono tanto antichi gli amoreggiamenti di Bismarck col Papa ai danni nostri, e l'invio dello Schlosser al Vaticano? E non è stato il Bismarck, che mirando sempre ed esclusivamente all'interesse della Germania, per impedire un riavvicinamento dell'Italia colla Francia, invitò il Crispi a Friedrichsruhe proprio mentre i rappresentanti nostri si recavano a Parigi per negozian·i il nUO\"Otrattato commerciale ? Chi sa dfre quanti milioni abbia costato al nostro paese quel viaggio di Crispi? I nostri italioti, i quali finch.:: durò l'itnpero del terzo Napoleone si mostrarono ad esso pedissequi fino all'obbrobrio, ora si sono fatti cosi tedeschi da obliare completamente i danni e !'onte inflitte all'ltalia_dal Bismarck. Ed al cospetto di tanta viltà, io penso con raccapriccio a ciò che sarebbe stato del nostro poYero paese se, invece di prosternarci devoti ai piedi del ferreo cancelliere, ci fossimo, non dico alleati alla Francia, ma semplicemente serbati indipendenti. Ah! i nostri francofobi avrebbero veduto che zuccherini ci sarebbero piovuti dal Nord! Altro che le sciocchezze di qualche giornalista francese sapientemente raccolte e messe in luce da certi corrispondenti da Parigi cavalieri della Legion d'onore ! I quali, se aves$ero tentato siffatto mestiere a Berlino, Bismarck imperante, sarebbero stati tradotti brutalmente alla frontiera in capo ad una settimana. Ahimè! Chi ha l'anima servile non apprezza la libc.rtà e ne abusa. Illustre Professore, si conservi sano e ,oglia bene al suo Dev.mo L. Bit. (1) Seduta del Corpo legislativo del 16 marzo 1867. (2) Dispaccio 12 marzo 1864 di Sir A. Buchanan a Lord Russe!. (3) Lamarmora - Un po' più di luce, ecc. L'evoluzione ~BI ·militarismo (i) La grande legge di ernluzione sta per trasformare, in questa fine di secolo, il tipo militare delle società moderne. Il militarismo che pareva un residuo atavico in mezzo al progresso incessante delle istituzioni sociali, e pareva quindi rinchiuso in una immobilità pesante ed insuperabile, si dimostra oggi un organismo perfettamente adattabile alle mutate condizioni d'ambiente. Il che, invece di stupire, viene a confermare il principio che esso è il corollario della organizzazione economica odierna, e che il suo passato, il suo presente, il suo avvenire si ricollega indissolubilmente colla storia delle forme economiche di una società. Finchè la società capitalistica permette la concorrenza senza limiti e la produzione più disordinata e più anarchica, finchè perdura violento il conflitto fra uorno e uomo, fra rt>gione e regione, fra popolo e popolo, fin, hè la r~gion brutale della forza soverchia le idealità vaporose del diritto, sempre le armate e gli eserciti s1ranno la conseguenza necessaria e ineluttabile della nostra costituzione sociale. Credere che il militarismo sia una forma rudimentale, rimasta a testimoniare della ferocia barbara dei nostri antenati sei vaggi, e che si possa quindi strappare dalle viscere delle società odierne - con una· propaganda ostinata, è un errore dei più grossolani. Quando si crede di aver avulso il militarismo da una società capitalistica ecco che esso ricompare sottO una forma nuova ed impreveduta L't:sempio è assai recente. La propaganda generosa delle società per la pace si è illusa fin qui di potere con una trasformazione dei sentimenti più intimi dell'umanità, spegnere nei cuori l'istinto selvaggio della strage. E la sensibilità maggiore, che è un prodotto della civiltà progrediente, pareva dar ragione a questa ingenua speranza. Di più le esigenze deìl' industrialismo moderno, contrarie agli eserciti permanenti che immobilizzano tanta forza di lavoro, dava alla propaganda per la pace delle simpatie sprizzanti dagli interessi economici. Senonchè proprio là dove la sensibilità maggiore induceva in tutto un popolo l'avversione per gli orrori della guerra, là dovt: l'industria fio, ente pareva riluttante ad ogni spesa militare, nella terra classi~a della democrazia pacifica, in quel!' America del N0rd che era ricordata come esempio insuperabile di una 50cietà libera dal Moloch militarista, ecco che il militarismo si è radicato di nascosto ed ha già fatte le sue prove trionfali. E quel che gio\·a osservare è che siamo davanti ad un militarismo tutto nuovo, e che, nel mentre stupisce tutti quelli che si credevanò vicini alla pace e al disarmo, dimostra come esso ~ia ancora canto vitale da adattarsi agli ambienti mutati. Proprio quando il militarismo pareva declinar<! (1) Non dividiamo tutte le idee dell'egregio Dott. Bonomi, redattore capo dell'Ava11ti, ma il suo articolo, inspirato al dottrinarismo marxista, considera l'evoluzione del Militarismo in una società industriale da un punto di vista così originale, che ci siamo affrettati subito a pubblicarlo perchè merita davvero di esser preso in esame dalla gente che studia senza prevenzioni i fenomeni sedali. N, d. R.
'IUVISTA, POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI nelle società più moderne e più industriali, eccolo comparire in forma nuoya e più gagliardo di prima Il fenomeno. è troppo interessante per non studiarlo nella sua origine. E la origine ci pare vada ricercata nello sviluppo industriale e coloniale delle società odierne. Dopo le guerre dinastiche del secolo passato. e dopo le conquiste gigantesche di Napoleone che recò il fiume esuberante del rivoluzionarismo francese oltre le dighe della Francia a fecondare d'un limo pieno di germi tutti i paesi d'Europa, le guerre di questo secolo furono tutte guerre nazionali. Con l'ultima del 1870, che fondò l'unità della Germania, il ciclo grandioso di queste guerre si chiuse per sempre. L'altr'anno la Grecia tentò di riaprirlo, ma es~a ci diede la farsa che segue al dramma. Ormai le questioni dell'Alza zia e Lorena, di Trento e Trieste non appassionano più come una volta. Si sente che qualche cosa è venuto che le fatte passare in seconda linea. L'attenzione della politica internazionale è rivolta più in là : si guarda all'oriente ed ora, anzi, ali' estremo oriente. Anche le nostre alleanze antiche si mostrano meno salde di prima: l'urto degli interessi nuovi le screpola profondamente. Gli interessi si allacciano, si aggruppano, si scindono con una rapidità capricciosa a seconda delle quistioni, che si rimutano rapidamente. Si sente da tutte le parti che le lunghe alleanze contrattl", ir1ceppano e non aiutano, e che la politica interoaziona'.e vuole degli aggruppamenti nuovi. Lo sviluppo enorme delle colonie ha trasportato il campo delle contes~ dall'Europa, ali' A~ia ed all'Africa. Come l'unità nazionale era la condizione prima perchè sorgesse l' industrialismo moderno, cosi le conquiste coloniali sono ora la condizione per l'ulteriore sviluppo delle industrie. E tutte le nazioni che sono all'avanguardia della civiltà, hanno proceduto in questi ultimi anni alla formazione di un vasto impero coloniale. La Germania in un quarto di secolo ha saputo fare su questa straJa dei passi da gigante. Ora spostandosi l'arena dei possibili conflitti e allargandosi oltre i mari l'impero conquistato, il mezzo di offesa e di difesa non è più l'esercito permanente ma è la marina militare. Le grandi flotte vanno mano mano sostituendosi ai grandi eserciti, le spese che servivano per questi ultimi si volgano invece ai giganteschi cetacei · d'acciaio. Gli Stati Uniti, cui il rapido sviluppo industriale non ha lasciato tempo alla formazio:1c: degli eserciti, - del resto molto inutili per le condizioni geografiche stesse - si sono trovati, forse senza prevederlo, a disporre di una ddle forze militari più potenti ·che abbia il mondo moderno. Delle due fasi, quella della prevalenza dell'esercito e quella della p!'evalenza della flotta, essi hanno superata la prima senza attraversarla, e si sono trovati già forti nella seconda. E quando da noi si ricordava l'antimilirarismo dell'America del Nord non si constatava che l'assenza di un esercito permanente contrario all'industrialismo già rigoglioso, e non si prevedeva la forma militare nuova che avrebbe partorito lo stesso progresso economico del paese. Ossia si dava per morto quel militarismo che stava' maturando appunta la sua forma moderna. La forma moderna del militarismo è proprio h più adeguata al progresso industriale delle nazioni moderi e. Lasciando anche la necessità di una difesa formidabile dei domini coloniali e della marina mercantile, il militarismo navale risponde a delle ragioni intrinseche alla costituzione economica dei paesi moderni. I grandi eserciti permanenti che, dietro .l'esempio della Germania, sorsero in tutta Europa dopo la guerra del 1870, se hanno compiuto il loro ufficio di garantire la sicurezza delle grandi unita nazionali, non hanno t1rdato a mostrare tutti i loro svantaggi e tutto lo sperpero enorme di ricchezza che essi richiedono. Eduardo Thery, nell' Economisia europeo ha calcolato che le spese militari dell'intera Europa salirono da 2620 milioni, come erano nel 1870, a 4596 milioni nel 1897-98. Anche l'effettivo di pace degli eserciti stabili, che era di 2.664.548 nel 1875, è salita ora a 3.121.430 soldati. QuinJi alla cifra colossale dei milioni che furono assorbiti ad cndate di respiro, biscgna aggiungere tutta la forza di lavoro che venne sottratta allo sviluppo industriale moderno e che si può calcolare, per tutta la massa enorme di combattenti che si mantengono inoperosi nelle caserme, a una perdita di 18 milioni al giorno, ossia 6 miliardi e mezzo per anno. Un tale sperpero non può che essere contrario Jd una società industriale che ha bisogno di forza, . di laYoro, e che non può trar profitto, come le società a tipo agricolo, dalle forniture per l'esercito. ~ così che mentre tanto iu Italia quanto in Germania i partiti agrari sono per i grandi eserciti, gli industriali invece combattono apertamente questa forma di militarismo. Al contrario nella Inghilterra industriale non v.'è alcuna agitazione contro l'aumento della flotta, perchè questo nuovo aspetto del militarismo rappresenta una nuova necessità ed una utilità incontestabile allo sviluppo del capitalismo nazionale. La flotta infatti, con le sue ciurme poco nume• rose, non sottrae che una parte minima alla forza di lavoro umana e non impingua certo i produttori agricoli. Se essa assorbe dei milioni li riversa però nei cantieri e negli arsenali marittimi che sono una parte, e non 111differente,dell'industrialismo moderno. Perchè è proprio qui la origine della nuova forma assunta dal militarismo. La guerra navale è diventata una industria, e una delle industrie dove si esercita la più febbrile e la più sfren1ta concorrenza. La corazza è già vinta dal canno11e più formidabile, il cannone passa fra le cose inutili davanti all'esplosivo più micidiale, la nave è già messa fuori di combattimento, prima della guerra vera, dal progresso tecnico che l' ha superata! I grandi ammiragli ed i grandi talenti militari passano in seconda linea, dietro il genio
68 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI inventivo degli ingegneri e degli industriali. La potenza militare di una nazione procede ora parallela ai suoi progressi industriali. Srrana situazione davvtrO ! Mentre una decina d'anni addietro il pensare alla potenza militare del Giappone o degli Stati Uniti sarebbe parsa una stranezza delle più ridicole, ora, nelle più scottanti questioni internazionali, - come ad esempio quella che si agita per la China - il Giappone e gli Stati Uniti po~sono stare a paro della Germania. La guerra tra gli Stati Uniti e la Spagna ha avuto questo risultato, di mostrare una forma militare nuova, che non era ceno preveduta. E la vittoria della forma militare moderna sul militarismo di vecchio tipo, ha ormai ammonito il mondo che l'avvenire è dell'industrialismo e che niuna forza più crmai contrastargli il cammino. Il timore, espresso da molti sociologi, che le civiltà moderne, industriali e pacifiche, potessero essere soverchirte dalla forza barbara delle società arretrate non ha più ragione di essere. La civiltà nuova si è foggiata un'arma che sara invincibile . . . * * Quasi a concludere questo studio non sarà del tutto inutile trarre dalle premesse qualche conseguenza per l'Italia. Tanto più che ora, da parecchi giornali, si parla di aumentare la nostra flotta,. e si chiedono insistentemente, da un bilancio già esausto e da un paese che ha sentite gli stimoli della fame, centinaia di milioni per navi nuove. Lasciando la parte politica del!' argomento, che ha già trovato posto altrove ( r ), la questione del nostro naviglio da guerra si ricollega a tutto l'indirizzo economico del paese. Una grande flotta potrebbe essere utile ad una Italia industriale, non può essere invece che un organismo artificiale in una nazione agricola e in cui l'induitria muove appena ora, specie nel Mezzogiorno, i suoi primi passi. Di più le nostre alleanze, contratte in opposizione agli interessi nazionali, obbligandoci a mantenere un grande esercito, ci impediscono di uscire dalla forma militare amica per sviluppare la forma militare nuova. , Ed è proprio un cerchio chiuso quello in cui ci dibattiamo; perchè questo militarismo navale, che si chiede oggi a gran voce per seguire l' esempio delle nazioni piu progr.dite, dovrebbe venir raffor· zato dai milioni di un paese esausto, e verrebbe quindi a ritardare il sorgere dell'industrialismo moderno. Così che la forma nuova degli armamenti militari ritarderebbe la forma nuova sociale che li rende necessari. Sarebbe una contraddizione delle più pericolose. Perchè da questo cerchio chiuso l'Italia potesse uscire, e potesse davvero seguir la traccia delle nazioni che sono all'avanguardia del progresso, bisognerebbe che essa abbandonasse oggi - così come fecero un tempo gli Stati Uniti - ogni proposito di grandezza militare. Occorrerebbe che il nostro paese, libero dalle fiscalità opprimenti, potesse raggiungere la sua floridezza economica, e solo più tardi - se la socittà capitalistica dominerà ancora da sovrana - pensasse ad accoppiare alla sua poten;r,a industriale una pari potenza militare. 1) Ava11ti dd 2 1 agosto, nel mio anicolo « li problemadel naviglioda guerra ». Ma nell'ora presente ogni imitazione di ciò che avviene oltre l'Alpe, senza che questo desiderio di imitare conduca mai a ravvivare le forze economiche del paese, è politica da icimmie e non da uomini di Stato. Nel disarmo e nella politica· modesta e raccolta di una nazione che è sull'affacciarsi alla vita moderna, sta ancora l'unica salvezza d'Italia. Il suo avvenire non è nelle flotte sproporzionate allo sviluppo economico del paese, ma nell' attuazione del programma democratico. lVANOE BONOMI. Nel prossimo numero pubblicheremo i ritratti dei deputati luigi De Andreis e FilippoTurati, e quello ancora di Paolo Va/era. Gli amici ed i librai che desiderino copie in più mandino per tempo le ordinazioni. Guermrail,itarismo e difesna zionale. Fra le 1ante risposte all'inchiesta promossa da Ernesto Teodor0 Moneta - l'infaticabile apostolo della pace - sulla guerra e sul militarismo ci pare molta pregevole quella data dall'egregio Prof. E. Catellani dell'Università di Padov~. Qualche punto è contestabile; su qualche altro dissentiamo recisamente; ma ci associamo a quelle distinzioni che pongono il problema su di un terreno adatto per fare progredire la causa della pace e della libertà. Alle domande: quali sonogli eljelliintellettuali,morali, e fisici, economicie politici del rnilita1is1110? il Catellani risponde : ~ Prima di tutto fa duopo distinguere fra il forte ordinamento militare ed il militarismo. Questo e S(mpre un male e non e mai necessario; qutllo, nella peggiore ipotesi, deve giudicarsi un male necessario finché la sto ria renda talora necessaria la guerra. In tale condiziont~ di cose, l'ordinamento militare serve a tutela dei dirit e degli interessi dello Stato; il militarismo invece no~ sempre a questi provvede, e sempre asservisce all'ele mento soldatesco ed agli interessi della classe militare ogni altro fattore della vita nazionale. Molte repubbliche dell'America meridionale non hanno che un simulacro di esercito, eppure soggiaciono all'oppressione del militarismo. L'Inghilterra, quantunqne abbia un esercito forte e non identificato, mediante il servizio obbligatorio, colla nazione, e possieda la più forte marina militare del mondo, non lamenta nemmeno l'ombra del militarismo. La Spagna ha ordinamenti militari molto più imperfetti di quelli della Prussia, ma é soggiaciuta assai più che la Prussia al giogo del militarismo, sia quando i geuerali imposero la volontà propria al sovrano, sia quando per opera loro fu spodestato un sovrano o mutata la stessa dinastia. » « L'ordinamento militare a base nazionale n·on deve dunque confondersi col militarismo, sia perchè, mentre dura la possibilità della guerra, e imposto dalla stessa tutela della sicurezza dello Stato, sia perché i suoi effc!tti intellettuali, morali, fisici, economici e politici non sono tutti danno~i. Quando il servizio militare é breve, il soldato ne esce fisicamente rinvigorito, intellettualmente non peggiorato, e moralmente elevato a più suscettibile dignità personale, ed a maggior moderazione dell'egoismo. E sopratutto l'ordimento militare è, durante la pace, scuola di una disciplina che, in parte perdurando durante la guerra, potrà renderla più umana. Tutte quelle ..
'IUVIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI leggi e quelle consuetudini della guerra moderna che son venute temperandone gli errori ed allievandone le sofferenze, sono abbastanza rispettate quando due eserciti bene ordinati stanno di fronte ma son violate ad ogni istante, e antichi e recenti esempii lo provano, quando le truppe siano state raccolte senza anteriore preparazione allo scoppiar della guerra. Ne giova dimenticare, dal punto di vista degli effetti economici, che nell'ultimo quarto di secolo tf>be uno straordinario sviluppo nella ricchezza pubblica e privata la Svizzera senza esercito permanente; ma uno sviluppo non minore, anzi in proporzione più meraviglioso, ebbe la Germania, quantunque non abbia risparmiato contemporaneamente nè studii, no::spese per rendere sempre più perfetti i proprii ordinamenti militari. E infine, dal punto di vista degli effetti politici, s'impone questo semplice ragionamento: talora la guerra non si può evitare e ciò è purtroppo così evidente da non aver bisogno d'essere dimostrato; nella guerra moderna il vantaggio più decisivo è dalla parte degli eserciti che sono stati meglio ordinati prima dello scoppio delle ostilità: l'insuccesso degli eserciti francesi raccolti dal Governo della difesa nazionale, e la vergognosa sconfitta recente della Grecia con truppe appena raccolte ed armate, ne sono due eloquentissime prove. » « Nè le sorti della guerra ispano-americana valgono a smentire tale affermazione. Le truppe americane ebbero lenta la mobilitazione, imperfetti i movimenti; e quantunque sbarcate in un paese già posseduto in gran parte dai ribelli loro alleati non conseguirono finora un solo successo decisivo. La vittoria americana è stata sopratutto vittoria marittima, sul mare era appunto una marina più forte e meglio armata e sapientemente allestita, nel materiale e negli equipaggi, durante la pace, che decideva con due vittorie rapidamente conseguite, le sorti della guerra. Non e dubbio dunque che il più importante effetto politico d'un buon ordinamento militare, è una maggior sicurezza del paese; nè può dirsi questo nn'effetto politico di poco conto, tanto più se si sappia evitare che, per l'effetto dell'ordinamento militare, il governo del paese degeneri nel predomio della spada. » A nostro modesto avviso il rapporto tra lo sviluppo delle forze militari della Germania e quello della sua ricchezza, non può mettersi a confronto con quello della Svizzera, che dalla natura è posta in condizioni d'inferiorità non del tutto superabili; nè è del tutto esatto ciò che il Catellani asserisce sulla guerra tra gli Stati Uniti e la Spagna. Ad og11i modo tengano bene in mente gl'italiani, che la nostra preparazione è precisamente quella della Spagna. Ci piace, però, associarci a quest'altro parere del professore di Padova : « La guerra al governo della spada, la repressione pronta ed inesorabile d'ogni tentativo fatto per imporlo, devono pertanto star a cuore del pari ai partigiani della pace ad ogni costo, ed ai fautori d'un ordinamento militare. Ai primi percho:: impediscono così che possano prevalere mai, nella risoluzione d'una CO'ltroversia internazionale, gli interessi della classe militare su quelli generali del paese. Ai secondi perchè, sottraendo alla possibilità di male tentazioni e di evidenti demeriti, un'istituzione che è loro assai cara, la salvano dalla impopolarità e provvedono a quella sua conservazione che giudicano essenziale alla sicurezza del pacs.:. » Questo collima perfettamente con guanto noi abbiamo sempre sostenuto. Gli uomini di scienza che vivono al di fuori della politica, come il Catellani, sentono il dovere di combattere il governo della spada, e riconoscono che per salvare l'organo essenziale alla difesa della patria dalla impopolarità, lo si deve sottrarre alle male tentazioni ed agli evidenti demeriti. DI DUE POSSIBILI MODIFICAZIONI NEL SISTEMA PARLAMENTARE (1) I. primi attacchi sistematici contro il sistema parlamentare, o teme ora dicesi il Parlamentarismo, datano da circa quindici anni. Fin d'allora fu rilevato come il prevalere nel Governo dell'elemento elettivo, che si supponeva e si suppone che sia l'espressione della volontà del paese, non basti ad assicurare un regime di giustizia e di moralità; fin d'allora fu constatato come la dottrina democratica o della comunità popolare, secondo la quale nessuna autorità o::legittima se non è conferita da una elezione popolare alla quale partecipano la maggioranza dei cittadini, non riesca nella sua attuazione pratica ad affidare il timone dello stato e le pubbliche funzioni a quegli individui che posseggono le qualità intellettuali e morali più adatte a reggere un popolo, non secondo gli intc:ressi propri, ma secondo quelli del popolo stesso. E per dire la verità i critici di allora non si limitarono, come la maggior parte di quelli assai più numerosi di adesso, a cocstatare questi inconvenienti pratici del sistema parlamentare ma ne vollero indagare anche le cause; la quale indagine era ed è strettamente legata allo studio di quelle leggi costanti proprie della natura sociale dell'uomo, che .;;;i affermano in ogni tipo di governo o di organizzazione politica. Ed i rimedi che allora si proposero basati sopra una diagnosi pinttosto larga se non completa della malattia, della quale agli occhi dei migliori indagatori apparivano allora i primi sintomi, erano naturalmente piuttosto complicati. !nvece molto semplici sono in generale quelli dei critici di adesso, le cui proposte hanno certo il pregio di essere alla portata delle intelligenze più mediocri fornite di una cultura anche più mediocre. fra queste proposte due principalmente ne abbiamo inteso ventilare, che meritano la pena di essere discusse se non altro perché propugnate da scrittori e da uomini politici di qualche o anche di molta fama. La prima consisterebbe in una sensibilissima riduzione del numero dei deputati che, secondo qualcuno, da cinquecento circa che sono in Italia dovrebbero essere portati appena a cento; la seconda vorrebbe al Governo parlamentare ora in vigore in Inghilterra e nei paesi latini) sostituire quello costituzionale all'uso tedesco, per il quale il Capo dello Stato è nello stesso tempo capo effettivo del potere esecutivo e sceglie e mantiene al potere il Gran Cancelliere ed i Ministri indipendentemente dai vot della Camera elettiva. i Il. Ora per apprezzare la possibile efficacia dei due rimedi accennati, che è innegabile che ora godono di una certa popolarità, conviene sommariamente esporre quali siano le vere cause organiche, connesse cioè alla struttura ed alla natura del corpo sociale, per le quali il sistema parlamentare in parecchi paesi, segnatamente in Francia, in Italia ed in Spagna, non ha corrisposto alle speranze che i nostri vecchi avevano in esso fondate. La prima e la meno eliminabile di queste cause è senza dubbio una certa contraddizione stridente che vi è tra la base teorica e dottrinale di qualunque varietà del sistema rappresentativo moderno e le conseguenze pratiche del sistema stesso. Il concetto della rappresentanza politica si sa che teoricamente è sempre fondato sopra la presunzione di una libera e spontanea delegazione di sovranità che la maggioranza degli elettori farebbe ai suoi mandatari. Or a (1) Pur non dividendo tutte le idee dell'autore siamo lietissimi di pubblicare l'~rticolo favoritoci dall'illustre professore di Di'.itto Costituzionale all'Università di Torino perchè esso lume~gia in modo chiarissimo due lati dell'importantissima questione che in questi giorni agita la stampa italiana.
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