'l?..)VISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 49 tini, ammise la retroattività, perchè la Sèntenza marziale " ritenne che Giovanni Gattini, apparte- ,. nesse alla setta anarchica presentemente, non "già in tempi passati, e che Carlo Gattini non '' mio fosse uno dei capi più influenti di essa, ma '' che prese parte da capo della banda armata '' ai fatti del 13 gennaio, in cui furono feriti " i reali rarabinieri e ad altri conflitti con la "forza pubblica, avvenuti nei giorni successjvi, " cioè prese parte pr·oprio a quei fatti, che " crrarnno la necessità del Decreto <lelloStato " d'assedio ,.. (Sentenza 19 1mrzo 1 894). Nel ca~o Molinari ha parlato molro chiaro così: '' ..... le semplici conferenze non avrebbero '{ potuto assumere la impo1·tanzètgiuridica di " un fatto diretto a suscitare la guerra civile, " preveduto dall'art. 252 cod. penale, bensì piut- , " rosto un altro men grave reato, represso da una " delle disposizioni comprese nel capo della isti- " gazione a delinquere. Da ciò poi seguirebbe che '' il tempo interceduto tra quelle conferenze (di- " cembre I 893) e i fatti avvenuti dal 13 gennaio in ''poi; il non essersi in quelle conferenze .uscito " dal camp'O degli incitamenti a semplici parole; '' il non essersi in esse presi accordi o determina- ,, zioni per compiere i fatti criminosi di poi con- ,, sumatì; l'avere gli eventi, come si legge nella " sentem.a, precipitato il giorno dei tristi effetti, " sono tutte circostanze atte a dimostrare che se •· le conferr01e del l\Iolinal'i erano atte ad ec- " citare i fatti, che poi accaddero, e forse an- " che in cHto modo li t'Ccit:uono, non però si " trovano, <:OI fatti di ribellione consumati, in " un rapporto immediato, in una relazione di "causa ed effetti, in guisa da poter essrrc col- " piti da quella reti·oattiviti1, cJ1e giuridica- " mente si 1mò riconoscere nel Decreto 17 " gennaio 1894; retroattività, la quale, come in- " nanzi si è detto, non può applicarsi, in ordine " al tempo, se non ai fatti, che costituirono il pe- " ricolo, da cui fu provocata la proclamazione dello " Stato d'assedio, o che con essi sono nella rea- " zione di causa ad effetti immediatà ,,. Ma nè meno le sentenze di Cassazione potevano valere di fronte al compito caldeggiate dall' Avv. Fiscale di colpire le responsabilitamorali della sommossa!. ... SALVATORE BARZJLAI (Qui siamo costretti a sopprimerele conclusi;ni del nostro egregio collaboratoreperchè il sequestrosarebbea questi lumi di luna purtroppo inevitabile). BISMARCK La Rivista Popolare non si credeva nel dovere di occuparsi del Principe di Bismarck; tanto più che sarebbe arrivata in grande ritardo, dopo che Riviste di ogni colore e giornali grandi e piccini per parecchi giorni erano stati consacrati quasi esclusivamente a lui. All'ultima ora, però, ci arriva una lettera da Bologna con richiami e considerazioni interessanti e nuove, e la pubblicheremo nel N.0 venturo. A quanto hanno detto gli altri noi ci permettiamo di aggiungere che ci ha arrecato non poca sorpresa il silenzio generale sulla disonestà privata del Cancelliere di Ferro, di cui per la prima tece cenno in Italia la nostra Rivista nel primo articolo Settentrionali e Meridionali~ (Anno II1°N. 20) e l'acquiescenza incredibile all'asserzione dell'on. Crispi che sia stata la Francia la provocatrice della guerra del 1870-71. Ma se fu lo stesso Bismarck. che conft.ssò la falsilicazioae del dispaccio' di Ems ! No. Gl'it2liani nulla devono al grande uomo di Stato tedesco ; da lui ricevettero invece molto danno, e i nostri amici se ne convinceranno leggendo ciò che ci scrivono da Bologna. La commozione della Genpania, che a lui certo deve la propria unità e la propria presente grandezza, naturalmente però si comprende. LA RIVISTA. I~e~iuti~~elleicilaslasvi ~ratrici Dall'illustre professore Achille Loria riceviamo la seguente lettera che ci affret~iamo pubblicare. Jl/11slree caro ..Amico, Santa Margherita Ligure 2 5 Luglio '98. Consentitemi un istante la gentile ospitalità della vostra eccellente Rivista, affinchè io po~s:i rettifificare alcune osservazioni contenute nel fascicolo del I 5 Luglio, le quali mi at:ribuiscono opinioni affatto opposte a quelle che ebbi sempre e sempre difesi. Secondo quanto in quel fascicolo è detto, io negherei che i debiti pubblici pesino maggiormentt: sulle classi lavoratrici. Ora, io domando: come mai può affermarsi ciò, mentre, alle pagine 528 e segg. del I 0 volume dell' ..Analisi della proprietà capitalista, io mi sforzo appunto di dimostrare che i prestiti pubblici ricadono in ogni caso sinistramente sulle classi operaje e trasferiscono una parte del loro gia esiguo salario nelle tasche dei creditori dello Stato? La Rivista prosegue poi ad affermare che il fatto, che le imposte conseguenti al prestito pubblico non pesano quasi sui proprietari, « spiega.Ja preferenza che costoro danno sempre ai prestiti, anche quanJo i capitali tolti in prestito debbano servire ad usi improduttivi. I prestiti pubblici rappresentano pei proprietari e pei capitalisti un eccellente:! affare ed è perciò che i parlamenti, nei quali essi dominano, li votano volentieri». E tutto ciò si afferma contro di me! Contro di me, che ho precisamente affermate le stesse cose e quasi tot·idemverbis nelle Bases economiques de la cons1itutionsociale, pag. 254-56. Davvero che convien essere affetti da un assai curioso daltonismo, per ravvisare ne' miei scritti l'accenno di una apologia, od anche di una eKusante, dei debiti pubblici e delle loro influenze economiche ! Ciò eh' io veramente non posso ammettere è che, pur di censurare un si~tema, si trascenda ad affermazioni che la logica più elementare condanna; e di questo genere sono, mi duole il dirlo, le considerazioni svolte dal mio amico Masè-Dari nell'opera, insigne per più rispetti, sull'Imposta Progressiva. Quello scrittore infatti dall'equivalenza, che in Italia si nota, fra il ricavato delle imposte dirette e l'ammontare degli interessi del debito pubblico pagati ai nazionali, si affretta senz'altro a dedurre che in Italia i ricchi non pagano imposte dirette, poichè lo Stato rimborsa loro sotto forma di interessi le somme, che essi hanno pagate all'esattor.:. Ora è questo - come dimostrai nella
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