Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 3 - 15 agosto 1898

'FJVISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 47 <lagnano,perdono e riguadagnano una fortuna, sopra un colpo di Borsa, senzabatter palpebra ». Analoghe riflessioni si possono leggere in molti altri giornali; ma non hanno il valore di quelle che ci ha ammannito l'organo ufficiale dei guerrafondai, che tanta influenza esercita in tutto il mezzogiorno d'Italia, e che continua anche adesso ad insistere perchè il uostro paese arrivi al completo esaurimento aumentando le spese militari ! .. * * Gli ammaestramenti che sorgono dalla mala prova fatta dall'esercito permanente di fronte ai soldati improvvisati della repubblica, più che altrove in Italia devono essere poste in rilievo, perchè da noi per lo appunto, nonostante le indicazioni imperiose che vengono dalle tristi nostre condizioni economiche, si cerca pervertire la pubblica opinione suscitando una recrudescenza di inte• ressamento in favore del rovinoso militarismo. Alcuni per sostenerlo dicono che l'esempio degli Stati Uniti non vale per noi, perchè essi trovavansi in particolari condizioni favorevoli per vincere la Spagna lontana. Eppure in principio della guerra si giurava sulla vittoria dell'ultima, almeno nella prima fase, perchè si credeva che stessero dalla sua tutte le probabilità del successo. Si conceda pure che uno Stato che ha nei vicini limitrofi i possibili nemici debba preoccuparsi degli ordinamenti militari più che non abbiano fatto gli Americani, che si sapevano preservati da una aggressione improvvisa. Si potrebbe però rispondere che gli assalti briganteschi dall'oggi al domani, che colgono un popolo alla sprovvista - come quello del romanzo della spedizione·francese contro la Spezia, pullulato nel cervello di Francesco Crispi - non sono di questo secolo. Ammessa questa rapidità di azione offensiva, che non consenta una certa preparazione, non dovrebbe dimenticarsi, però, l'ordinamento militare della Svizzera, - alla cui solidità resero omaggio non pochi illustri difensori degli eserciti permanenti - ordinamento che è stato messo alla prova nella guerra del Sonderbund e in varie altre occasioni di torbidi locali, e che si vide funzionare splendidamente nel conflitto franco-tedesco del r 870-7 r. Le schiere dell'esercito permanente e i vecchi troupiers delle guerre del secondo impero francese non erano ancora pronti, quando la repubblica Svizzera aveva gia realizzata la propria mobilizzazione per fare rispettare la propria neutralità; e mostrossi anche stupendamente organizzata più tardi quando disarmò prima e soccorse fraternamente poscia, il corpo di esercito del generale Bo9rbaki cosfretto a rifugiarsi in !svizzera. Invece non dobbiamo noi ricordare con dolore e vergogna che la nostra organizzazione è tale che i nostri soldati ebbero a provare la fame quando invasero nel 1870 lo Stato Romano? .... Del resto non va dimenticato ciò che altra volta disse alla Camera dei deputati !'on. Marazzi - un valoroso soldato del Regio Esercito - sulla facilità della difesa dalla penisola con un esercito d1 prima lmea poco numeroso; e ciò per le particolari condizioni geografiche dell'Italia ..... Un inno ali' esercito scioglie il capitano Ranzi in una rivista di Roma per la vittoria di Milano, dalla quale toglie occasione per dare addosso al Ferrero ed al suo buon libro sul Militarismo. Questo eccellente capitano Ranzi. immemore che l'aristocrazia e la grassa borghesie lombarda in altri tempi rivolsero indiriz.i riboccanti di affetto e di riconoscenza all'Imperatore d'Austria, si rallegra del mutamento di opinione avvenuto nella stessa Milano che aveva applaudito alle conferenze del Ferrere: mutamento che desume proprio dal!' indirizzo di ammirazione e di riconoscenza che alcuni moderati milanesi fècero pervenire al generale Bava Beccaris. Questo stesso capitano Ranzi toglie occasione dalla villoria di Milano - che fece distribuire medaglie ed onorificenze quante non ne distribuì l'Imptro tedesco al l'indomani di Gravelotte e di Sedan - non solo per inneggiare modestamente alle virtù di quel corpo di cui egli fa parte - corpo, sempre colla stessa modestia, proclamato sano per eccellenza; e meravigl osamente sano in meno al decadimentodelle virtù civili - ma anche per additare, come un velenoperniciosissimo per il morale dell'esercito, l'accennato libro del Ferrere, e per consigliare. se non imporre, un cieco rispetto verso l'esercito e dichiararlo intangibile anche più di Roma ..... Se al capitano Ranzi per quanto ha scritto si dtssero lodi e promozioni verrebbe a prendere consistenza il timore manifestato da Edoardo Scarfoglio - un monarchico militarista dei più saldi e dei più intelligenti - e cioè: che si renderebbe odioso l'esercito designandolo destinato a preferenza alla repressione dei moti interni. In tali condizioni esso verrebbe meno al suo vero e supremo compito, alla ditesa dell'Italia dai nemici esterni. L'osservazione è giusta; ma dev'essere completata: tale qual'è il nostro esercito non può rispondere alla missione, in nome della quale si domandano al paese continui e gravi sacrifizi. Ciò è dovere di tutti' il riconoscere, aggiungendo però, che il fallimento militare italiano non è cagionato menomamente dalla mancanza di coraggio personale nei soldati. Questa dolorosa conclusione non è mia: è quella del generale Primerano. L'ex capo dello Stato Maggiòre la annunziò in Senato e sinora non venne dimostrata falsa. Certamente non sarà la vittoria di Milano che potrà smentirla. D.r NAPOLEONE CoLAIANNI. LACONDANNDAEIDEPUTTAI Nt:i giorni dei tumulti il Governo mentre più gli sarcbl.,e dovuta soccorrere la fre,ldezza, e la c«lma, pt::rdeva int1tramente ogni serenita, e proporzionalità di giudizi. La storia psicopatologica del suo Capo, poi, in quei giorni è tutta da fare, ed io potrò farla forse - in parte - un giorno, mC'glio di qualche altro, a base d'impressioni personali dirette e sincere. IntantO mi è lecito dire : nella tempesta che travolgeva quello spirito, tra un pericolo non preveduto che sorgeva, e un portafoglio tenacemente se, bato che stava per andarsene, vi fu qualche intervallo di lucidezza. - E a chi nel suo gabinetto di lavoro al .Palazzo Bra5chi lo interpellava, sulle cause dei tumulti, il nove o il dieci di maggio, egli rispt>ndeva : ci è di mezzo si e no la propaganda socialista, - repubblicana non posso dire - e che ci sia dico più che altro per induzione, per la coincidenza topografica tra la linea stguit:t <lai mmulti, e quella della ferrovia Adriatica lungo la quale sono Jisseminate le organizzazioni socialiste; ma vi concorsero bena Itri coefficenti principali: nel campo economico la mancanza di lavoro, le gravezze tributarie, la crisi annonaria; nel campo politico l'opera lenta, assidu.t dd clericalismo e lo scredito progressivo del Parlamento. In quel l11cido intervallo anche chi aveva e co~ì male adoprava la responsabilità del Governo inten· deva benis,imo che ci trovavamo di fronte ad un fenomeno che poi nell'ultimo suo brano di pros.t edita, la lettera al Comm. Alfazio, dichiarava lilosoficamente sociale. - Come si è provveduto da al !ora in quà è troppo noto. Due leggi <li app:irenza economica dichi:irate di urgenza erano seppellite con la chiusura della Sessione. Restava la

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