Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 3 - 15 agosto 1898

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Certo, ed ha perfettamente ragione il Kautsky con i suoi compagni, ( 1) tutto questo no:i da ragione per concludere che i socialisti sieno degli Avelincr. No! tutto questo non ha che ve:i~re co, la dottrina, 0 col partito. Conti pure fra i suoi aderenti migliaia di simili individui il so:ialismo: questo non impedirebbe alla magna dottrina di trionfare. se a vess ! ua1 base razionale. Ma delle tr:sti riflessioni non po»ono non sorgere dal fatto, cor.;g~ioso, diciamolo pure, di Eleonora Marx. Leggendo, nar:ando la dolor0sa storia, S')rge, incoscia · mente, l'alta, la robusta figura della bionda figlia di Marx. Essi parla, din tnzi a migliaia d'opa,d, che, gli occhi fis3i su lei, le bocche aperte, as:"lltano con avidita. ·Essa parla, dolce, ma con passione e convinzione: - Si, giorno verrà, in cui i vostri figli non avranno a com battere più con la miseria. Sperate, sperate ed unitevi. Già essi vi temono, i b0rghesi essi lo sanno che dovranno cedervi la vostra parte di fdicità Avrete, avrete la vostra felicità. Sperate, ed unitevi! (2) · Oh andate, andate ed annunziate a quell'operaio, che nelle profonie viscere della terra, lavora con l'occhio fisso verso quella contrada futura, su cui ha da regnare sicura e sovrana la pace e la felicita, che Eleonora Marx s'è suicidata: raccontategli, raccontategli tutta la triste istoria, ditegli che le sofferenze dell'anima sono più spaventevoli dei bruciori della fame, confessategli, sù, abbiatene una volta il coraggio, confessategli che con un pezzo di pane soverchio non è risoluto il problema della vita. In nome della figlia di Marx. GIUSEPPE p ARATORE (1) 'N.,eue Zeit. Luglio 98. (2) Lond. Review. Luglio 98. RIVISTADELLERIVISTE Ercole Vidari: Delle presenti condizioni d'Italia (r). li disagio economico da tempo serpeggiante e l'evoluzione rapida del prezzo del pane furono le cause occasionali degli ultimi tumulti in gran parte d'Italia; meno nella media Italia e nelle settentrionale dove prevalse l'odio alle istituzioni. Il disagio morale, però, non dette minore contributo di forze. Il malcontento ha la sua base nella realtà perchè il paese fu invaso tutto dalla crittogama dell'affarismo. Inaugurato il trasformismo, la politica nostra, in casa e fuori, non fu che un tessuto di scetticismo, di acrobatismo, di compromissioni sulla base del do 1tt des; e da Depretis a Di Rudini fu un continuo peggioramento. I partiti sovversivi profittarono di un tale stato di cose, ed i lavoratori li seguirono perchè governo e classi dirigenti nulla di bene e molto di male fecero per loro. I lavoratori si disgustarono delle classi dirigenti e del governo, dinanzi alle seguenti condizioni : poche leggi sociali cattive, insufficienti emanate tardi ; lavori pubblici ridotti ai minimi termini ; imposte gravose, insopportabili sui generi più necessari alla vita; disseccate le sorgenti della ricchezza nazionale e quindi poco ricercata la mano d'opera; il parlamentarismo prepotente, insolente, dissolvente; il favoritismo spadroneggiante; puniti severamente i deboli , impuniti quasi sempre i ricchi, i forti ; la fede nei tribunali spenta; l'affarismo trionfante; l'autorità debole e non più temuta; ogni freno morale spezzato od allentato. Quali i rimedi? Si è creduto di provvedere a tutto colla repressione materiale, la cui impotenza e il cui danno furono splendidamente delineati da Cavour in un discorso pronunciato nel 1851 che è perfettamente adatto alle odierne condizioni. La repressione, già prolungata dopo cessate le condizioni che la resero necessaria, non basta; e chi crede di ricorrere a rimedi eroici sbaglia la cura e arrischia di rovinare del tutto e per sempre l'ammalato. Prima di tutto le funzioni costituzionali devono rientrare entro l'orbita dello Statuto. Il Parlamento non deve invadere le attribuzioni del potere esecutivo; nè il suo presidente deve permettere le audaci professioni di fede con- (1) Richiami a.mo vi vamcnte l'attenzione elci lettori su questo articolo impo,·tautissimo per l'autore e per la 1'ivist<1 che lo pubblica. N. d. R. trarie alle istituzioni nel suo seno. Da un'altra plrte il Capo dello Stato deve richiamare al rispetto dello Statuto un governo violento e senza fede nel medesimo, che sostituisce ali.: le 6 gi i decreti reali, che riscuote le imposte non votate, che proroga farisaicamente le C~mere, che impegna il paese in disa~trose imprese coloniali. Si deve fare una p,,litica modesta e proporzionata alle forze del paese, e sciogliersi, perciò, dalla Triplice e rinunziare alla politica coloniale: senza di che non è possibile procedere alla riforma tribn:aria: senza di che i tumulti ritorneranno. I bigotti della paura chiedono restrizioni alla libertà di associazione e di stampa, al suffragio elettorale: sarebbe stoltezza contentarli bastdndo applicare le leggi esistenti o riformarle assai limitamente. Urg<! invece la riforma tributaria - abolizione dei dazi di consumo e imposte leggermente progressive - e quella che assicuri la indipendenza ed il miglioramento dei magistrati, perchè la giustizia è davvero f,mdammlttm reg11i. Manca da noi il vero sentimento patriottico e manca la fede religiosa; anzi abbiamo in casa un forte organismo religioso che ci è e ci sarà sempre avverso. Verso il Papato bisogna rinunziare alla politica sinora seguita dal governo che un giorno fa l'ateo e un'altra giorno vorrebbe farsi credere cattolico : nessuna soverchieria colla Chiesa, ma anche nessuna vihà. Accanto a molti altri provvedimenti urge decentrare: l'unità accentatrice, l'uniformità legislativa soffocano l'Italia, che pareva destinata dalla natura e dalla storia alla vita federativa. E in ultimo « se si vuole che il paese non incancrenisca davvero dobbiamo tornare subito allo Stasuto. Non 1111 rttomo, per altro, p11ra111e11te formale e di nome, perché i tempi dal 1848 so110mutati; e se lo Statuto fn scritto per un vero e proprio governo rappresentativo, ora esso deve adattarsi invece ad un governo schiettamente parlamentare. Chi parla della possibilità di ritornare ad un sistema puramente rappresentativo, si fa una grossa illusione. Sia bene o male, ora bisogna acconciarsi al sistema parlamentare. La storia non si rifà: i tempi non ritornano; le evoluzioni non si arrestano ». (Nuova Antologia, 1° Agosto). Adolfo Zerborlio: Le rivolte e la reazione in Italia. Tutti i caratteri degli ultimi avvenimenti confermano che le rivolte si devono al grande disagio economico cd al disgusto morale, causato dal mal governo di umi anni. La propaganda socialista vera non vi ha esercitato azione diretta : tanto vero che dove il socialismo è più sviluppato e meglio organizzato, ivi, la tranquillità non venne mai turbata - Piemonte, Emilia, Mantova, ecc. (1). I socialisti invece dappertutto esercitarono un'azione antirivoluzionaria, come hanno riconosciuto alcuni avversari onesti. Con ciò non si nega che in qualche punto il socialismo male compreso abbia eccitato gli animi. Ma queste eccezioni non giustificano menomamente le esagerazioni feroci della reazione, a cui si sono abbandonate le classi dirigenti, felici della ocCJsione che loro si è offerta di poter combattere il temuto avversario. Gli avveoimenti ultimi, intanto, serviranno di ammaestram~nto ai socialisti italiani che hanno creato una organizzazione che non funziona bene e dovranno rinunciare a certi apriorismi esclusivi e semplicisti. Anche pei socialisti stranieri, ciò che è avvenuto in Italia può servire :li lezione. La borghesia è più forte, in forza brutale, di quello che si suppone; guai a coloro che le danno una occasione di servirsi della sua forza. L'opera dei socialisti è difficile: essi devono impedire che i potenti di oggi rinfor?ino le catene degli oppressi e immobilizzino la civiltà nelle forme arretrate attuali; e d'altra parte, essi devono impedire che i vinti, per tutte le vendette che potrebbero esercitar.: contro i vincitori, non s' inalzino di un colpo al potere trascinando le cose e gl'individui in una rnina immensa. (Le devenir socia!). F. 'l(acioppi: Lo stato di assedio e i tribunali di guerra. Governo, Parlamento e Corte di Cassazione hanno riconosciuta la costituzionalità dello stato di assedio dei tribunali di guerra contro le leggi e contro lo Statuto. Quattro articoli dello Statuto li condannarlo. L'art. 6 dello Statuto dà all'Esecutivo la funzione di fare i decreti e i regolamenti necessari per l'esecuzione delle leggi, però senza sospendernel'os;erva11zao dispe11same. L'art. 70 dichiara che non si potrà derogare all' organizzazione giudiziaria se non in forza di una legge. L'art. 71 forma il principio the niuno può essere distolto dai suoi giudici naturali e non potranno essere creati tribunali o commissioni straordinarie. Da ultimo l'art. 36 determina che il Senato può essere costituito in Alta Corte di Giustizia con decreto del Re per giudicare dei crimini di alto tradimento e di atten- (1) Lo stesso fatto si vcriticò all'epoca della esplosione <lei J.'asci in Sicilia. N. d. R.

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