'RJVISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOçIALI in giuoco gl' interessi delle oligarchie .politiche, finanziarie ed economiche. ~ * * Nè il pericolo risiede soltanto nella questione ferroviaria. L'on. Afan De Rivera mostrò di comprendere tutta l'entità del rroblema economico che ci sta dinnanzi, allorchè, assorgendo dal campo ferroviario ad un più vasto orizzonte, così chiude la sua dotta e geniale pubblicazione : ccCi troviamo in presenza di un importante problema che interessa non solo le ferrovie, che costituiscono il principale servizio pubblico del paese, ma che riguarda l'intero avvenire economico .dell'Italia. Siamo quindi giustificati nel chiedere che esso venga risolto in base a criteri pratici, ad esperimenti di fatto, a risultati positivi. Non dimentichiamo che all'utilizzazione elettrica delle forze idrauliche si apre un vasto orizzonte di applicazioni pratiche e di progressi e benefizi economici nel campo industriale. La produzione industriale si basa su questi elementi: capitale, materia prima e lavoro. « Nei diversi rami dell'industria, specialmente nell'industria meccanica, il concorso della materia prima tende a scemare, grazie alla sua migliore utilizzazione e per raggiungere il costante desiderato di una maggiore efficienza, in minor peso e volume. Evidentemente per questo fatto cresce il concorso del lavoro; il quale è risultato di due elementi : forza e mano d'opera. La mano d'opera è in Italia a buon mercato; la forza, che è il vapore, che è il carbone, è cara. L'alto prezzo del carbone, e quindi della forZl motrice è una delle cause precipue della inferiorità industriale. « li carbone era fino a ieri, e può dirsi ancora in oggi, l'agente primo della forza motrice e quindi della potenza industriale ed economica dei popoli moderni. Ma già comincia a sorgere un domani migliore per il nostro paese, se lo vorremo: l'utilizzazione elettrica delle splendide cadute d'acqua delle Alpi e degli Appennini, destinate a rav\ivare le autiche industrie, a dare vita a nuovi e prosperi opifici. Ma occorre che di fronte al grande problema, lo Stato abbia una linea di condotta ferma e chiara: si inspiri all'interesse generale di fronte alla speculazione privata che lo insidia : resista a tutte le domande di concessioni monopolistiche che volgerebbero a beneficio di pochi e graudi capitalisti, fors'ancbe stranieri, ci6 che deve essere la risorsa e l'utile dell'intera nazione. Vigilent consules ! » E i consoli non vigileranno mai abbastanza per metterci al coperto di ogni sorpresa! In previsione della inevitabile fase evolutiva della forza motrice in tutto il vasto campo delle applicazioni industriali; indipendentemente dalla trazione ferroviaria, un lavorio febbrile si è andato delineando, da qualche tempo, nell'orizzonte della speculazione, con questo obiettivo: la costituzione di una grande Societàper az.ionì - a cui sarebbe sin da ora assicurato il concorso di fortissimi capitali esteri - e alla quale lo Stato italiano dovrebbe concedere il monopolio delle forze idrauliche per la loro trasformazione in energia elettrica. Sotto altre forme, una nuova edizione - riveduta e rnrretta - della spewlazio11e dilizia; e un'asservimento delle maggiori risorse dell'attività nazionale al capitale estero. Non è chi non vede quale immensa iattura sarebbe per l'economia nazionale se un simile progetto potesse realizzarsi, anche soltanto in parte ! . .. Nell'utilizzazione delle forze idrauliche vi è in giuoco l'avvenire stesso del paese. La principale obbiezione fatta alle proposte dell'on. Afan De Rivera per quel che si attiene alla trazione ferroviaria è que5ta : che le forze idrauliche veramente importanti, che potrebbero per costanza e volume essere utilizzate per un servizio pubblico, quale il ferroviario, sono poche e per di più concentrate nelle Alpi, e nelle gole degli Appennini ove le ferrovie sono meno sviluppate e meno importanti. Ond'è che da esse non potrebbe trarsi che un beneficio assai limitato e forse non proporzionato agli inconvenienti che sarebbero per derivare da un servizio di trazione misto, elettrico cioè e a vapore. Ma ammessa e non concessa questa obbiezione, è opinione di uomini assai competenti che la soluzione del duplice problema tecnico e finanziario - l'unificazione cioè del sistema di trazione - si possa benissimo raggiungere quando alla trazione attuale a vapore venga sostituita per intero, quella elettrica per conduttori, e quando l'energia sia prodotta dalle forze idrauliche ove ve ne sono, e dal vapore ove le prime mancano. L'economia della trazione elettrica, qua.udo pure si debba utilizzare il vapore per forza motrice, è indiscutibile, se si riflette che in luogo di bruciare il combustibile in focolari come quelli delle locomotive, che consumano dieci chilogrammi di car· bone per cavallo - ora,· si potrebbero invece impiegare delle caldaie fisse che consumano mezzo chilogrammo per cavallo - ora, ottenendo un beneficio del 90 per roo, pur seguitando ad adoperare i carboni fossili esteri. . Ma si può far di meglio : avvicinarci cioè alla totale emancipazione dall'estero per i combustibili destinati al servizio ferroviario. Da un capo all'altro d'Italia esistono abbondantis:.imi giacimenti di Ligniti e Torbe, quasi confinanti tra loro, che sono ora pressocchè sconosciuti e 1,on utilizzati che in piccolissima parte, perchè poverissimi e perchè le spese di tra,porto, dati i forti volumi che .ne occorrerebbero, non trovano un'adeguato compenso nella forza che possono produrre. Ma se in luogo di trasportarli, si utilizzassero sul posto stesso di escavazione; se invece di bruciarli direttamente, se ne ottenesse del gaz e que,to lo si facesse servire al riscaldamento di caldaie fisse costruite secondo i sistemi pii\ perfetti, non è chi non vegga l'enorme beneficio che da tali combustibili poveri, ora inutilizzati, se ne potrebbe ricavare in favore della trazione elettrica ferroviaria e del lavoro nazionale in genere. Dove mancano le cadute d'acqua, le torbiere e le cave di lignite ci darebbero tesori di forze perenni e qua,i gratuite, rendendo possibile ad un tempo l'unificazione del sistema di trazione e l'indipendenza dall'estero. Che dire poi dello sviluppo agricolo ed industriale, per il quale potrebbero e dovrebbero essere utilizzate non soltanto le grandi, ma anche le più modeste forze idcauliche del nostro paese; presso alle quali bisognerebbe vegliare come intorno al fuoco sacro che dovrà alimentare e centuplicare un giorno il lavoro produttivo dd popolo italiano? Quando dinanzi alle esauste sorgenti della fortuna economica d'Italia, affisso lo sguardo in questo regno futuro qell'energia elettrica applicata al lavoro - che dal mondo fantastico dei sogni co-
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