RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Varietà I pl'odotti delle isJle Filippine. - I grandi prodotti commerciali delle Filippine sono lo zucchero, il tabacco e il caffè. La produzione dello zucchero è rapidamente aumentata pachè da 100.000 tonnellate nel 1871 e 230.000 nel 1881 è salita a 261.685 nel 1893: il migliore zucchero è quello della proYincia di Capiz sulla costa norù dell'isola Pan1y cd esso vie:ie specialmente spedito agli Stati Uniti. Pel tabacco c'è il monopolio per la fabbricazione, ma la cdtura è libera. Le provincie più produttrici sono quelle da Cagayan e Isabella al Nord-Est di Luçon: nel 1893 furono trasportate 11.000 tonnellate di foglie e 140.000.000 sigari. La prima piantagione del caffè del Bra~ile fu fatta nel 1826. Le isole Filippine hanno poi foreste immense e quasi inesplora'.e, due bacini oliferi al Sud di Luçon e nell'isola di Cebu, mioien: di ferro al Sud di Luçoo, e delle solfatare nelle isole di Leyte. Qual'è la città dove si muore di più.? - È Bombay. Quella ove si muore di meno è Amsterdam. A Bombay muoiano il 129 per 1000, ad Amsterdam il 14. Vengono poi alcune città intermedie : Madras con 39, Cairo con 38, Alessandria 36, Tdeste 35, Venezia 34, Pietroburgo 33, Roma 26, Torino 24, Monaco 23, Vienna 21, Parigi 20, New-York 19, Rotterdam 18, Stocolma 17, Berlino, Cristiania, La Hay~, Bruxelles 16. I caratteri di alluminio saranno quanto prima sosti_tuiti nelle Tipografie ai caratteri di piombo perchè sono e'senti dalla micidiale polvere di piombo e sono più leg~eri e più a buon mercato. L' All11mfoi11m World annunzia che si è costituita già una società per la produzione di questi nuovi caratteri. La paura del tuono - Uno scienziato americano, Hiram Staoley, studia nel Iournal of pbsycology le cause della paura del tuono, e premesso che non si possono spiegare colla paura della morte, essendo rarissimi i casi di morte cagionate dal fulmine, dimostra che l'angoscia è prodotta dalle peiturbazioni magnetiche che ogni persona risente differentemente dall'altra a seconda della maggiore o minore sensibilità del sistema nervoso. La paura del tuono non si riscontra tra i popoli selvaggi, e molte belve, i felini per esempio, sembrano come rallegrarsi dura?~e gli u~aga~i, mentre dei cani ~i nascondano impauriti sotto I letu. Il fondo del mare. - La conoscenza del fondo del mare è relativamente modernissima perchè segue i progressi della telegrafia sottomarina. Il Mediterrar.eo è molto conosciuto e si è quasi certi che non vi sono profondità superiori ai 3500 metri. Nell'Atlantico non si sono tro• vate profondità superiori ai 6000 metri e inferiori ai 2000. L'importante è che il suolo sottomarino, ha, salvo in alcune regioni, una regolarità veramente notevole. Nel Nord Atlantico le discese rnno co,ì regolari che l'inglese Huxley afferma che se il mare fosse disseccato si potrebbe fare comodamente il viaggio in vettura dall'lrla:ida a Terranova. Dall'Irlanda u1a discesa pe1f-ttameote regolare si sviluppa per 90 leghe e dopo si stende come una grande pianura di circa 400 leghe a circa 4000 o 5000 metri di prcfoodità: ci si potrebbe sommergere il monte Bianco. Dopo l'altiplano continua la discesa per circa 150 leghe e poi comincia la salita fino a Terranuova. Per la solita sovrabbondan:.a di materia siamo costretti a rimandare al prossimo numero un articolo dell'on. Salvatore Barzilai giuntoci in ritardo ed un'altra del Prof. Ettore Ciccotti, Mezzogiorno e Settentrione d'Italia. RIVISTADELLERIVISTE 011ida: Il mal governo d'Italia. L'articolista comincia citando una frase di un discorso del i\lolmenti sulla rovina compiuta dal governo presente delle più belle città d'Italia, Venezia, dice, partecipl con le sue sorelle alla trista sorte; il peso delle sue catene opprime anch'.!ssa; ogni città di tutta la penisola dal Monte Rosa all'Etna è stata imultata, disonorata, diffamata... Ma Venezia è minacciata da q,rnlche cosa di peggio; essa è minacciata dal pericolo di assoluta estinzione. Ed aggiunge che vi sono in aria progetti pei quali essa sparirà cosl completamente come uno dei suoi battelli da pesca in una notte di tempesta. Ouida esamina tutti i casi di distruzione di opere d'arte verificatisi negli ultimi tempi a Venezia, e finisce dicendo che se il grande commercio, al quale attribuisce ciò, può fare la grandezza d'una na,ione, per esempio, l'Inglese, non è un e1111ob/ingh f act; è un fatto che è parente di grossi peccati, e nemico degli alti ideali. Nel nome del commercio, l'assassinio, )e ruberie, la tortura son tutte legalizzate, e il più brutale egoismo è deificato; solo una materiale grandezza può esser consolidata, Ma se questo fatto è scusabile in Inghilterra, non lo è io Italia, meno in qualche distretto del Nord. E l'articolista dimostra come il motivo delle distruzioni artistiche è il guadagno o la speranza di guadagno. Questo spinge alle grandi imprese con danno del piccolo commercio, il quale fa. ceva la ricchezza di molte città d'Italia e non dtformava la loro bellezza. Invece esso è oppresso dalle pretenzioni del fisco con imposte dir~tte e indirette. Qui sono alcune considerazioni politico-economiche, riferentisi al tempo in cui si godeva nei villaggi d'Italia d'un certo benessere, ma s'interrompe l'Ouida col dire che non è questo il suo compito : ella tratta della distruzione compientesi in Italia delle opere artistiche e riporta le parole del Presidente dell'Accademia di Venezia che le diceva: « Non può Lei far nulla per salvare la nostra po• vera Venezia? l> « Ahimè I come sono impotenti tutte le nostre forze contro la corrente sempre ingrossantesi della moderna barbarie I Un prezioso intaglio di squisita fattura è stato rotto e polverizzato sotto i nostri occhi, e nessuno ci bada.» Senza dubbio il fato di Venezia è comune oggi; ma in Italia questa distruzione è più triste e vergognosa che altrove in Europa, rer la magnificenza e la gloria del suo passato. In tutto i mondo, capitalisti e socialisti si danno le mani malgrado le loro differenze per unirsi nella distruzione di quello che è bello, grazioso, armonioso e venerabile. Ma è troppo miserando passo che « la terra che fu un faro di luce e di guida al mondo vada ora og~i anno e ogni giorno indietreggiando sempre più addentro nelle tenebre. » L'autore chiude l'articolo con un poscritto. « L'insurrezione è scoppiata in Italia dopo che le pagine furono passlte al proto; ma essa era prevedibile da chi ha studiato le tendenze della vita politica degli ultimi dieci anni ; e la rivoluzio11e 11011 può logicammte esser rile1111/a 1111 dclii/o i11 u11a nazione creala dalla rivoluzio11e. La logica, però, non è il· merito di alcuno dei governi esistenti in Europa Se non si pensasse alle sofferenze che ne son seguite ci sarebbe da trovare una poetici giustizia nel tatto che le migliaia di lavoratori chiamati nelle città dai municipi per abbam,re le antiche strade e le belle costruzioni, vi siano rimasti, e abbiano formato un affamato e imperioso proletariato, che è il principale fattore della ribellione presente, e che produrrà difficoltà altre.tanto pericolose nell'avvenire. » (Forl11igl,lly Review). M. Mabilleau: Tasse e usura in Italia. Nel ricercare le cause dei recenti tumulti io Italia, M. Mabilleau ammette completamente la terribile tassazione eccessiva come causa principale del disagio economico che ha causato il movimento rivoltoso. Nelle regioni più prospere le imposte gravano maggiormente sui coloni e sui contadini. In alcuni paesi ogni lira di utile ricavata dall'agricoltura è pagata immediatamente all'esattore ed è appunto in questi paesi che hanno luogo il maggior numero di e;e;uzioni forzate. Nel 1892 vi furono duemila di queste esecuzioni, e il Tesoro, per iucassar.: duemila lire di tasse, ne erogò tremila di spese. Il denaro sonante è quasi to• talmente scomparso; la carta non val nulla ed ora poche regioni sono abituate al denaro contante. Ciò è tanto vero che non si segue alcun solido sistema di seminare per raccogliere, perchè i piccoli proprietarii, sui quali la ricchezza e sicurezza di un paese continentale è fondata, non hanno cuore di lavorJrl! pcl futuro. Un'altra punto nern delle presenti condizioni italiane è l'usura dei ricchi propriecarii rurali sui loro coloni. Costoro /restano denaro (specie io questi ultimi anni) ai loro coloni e ai contadini io ragione del 120 ed anche def 150 per
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==