'l{_IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Se vuoi veder la bionda è di la, in cuéina. Si vergognava ... lo frattanto, vado per un affare mio fino all'Annunziata. Parla co..1Chiarina: tra femmine v'intendete meglio ... E aggiunse, alto, cercando il mantello e il cappello in un cantuccio della stanza : - Chiarina, io scendo. La voce chioccia rispose dall'oscurita: - E il treno? - Parte alle dieci - disse l'uomo, aprendo la porta delle scale. - V'è il tempo. Sulla soglia, voltandosi, disse a Letizia, che pareva trasognata : - La casa la conosci: accomodati. Parla con Chfarina. Uscì : la porta si chiuse, Letizia rimase sola. Si guardò attorno, guardò l'uscio socchiuso dietro del quale era donna Chiara, e per un attimo, tra un nuovo terrore, ebbe la visione dell'orribile vecchia, gigantesca come il ~a~ito, q~asi c~lva all'occipite rigato di filze di capelli unn, copiosa d1 carne molle e ondeggiante, dal petto enorme, sul ventre. L'uscio si mosse, difatti: Letizia si levò in piedi, anelante. Ma non v'apparve la vecchia. Un gatto rossiccio uscì, sbadigliando, da quella penombra, avanzò nella camera, si fermò a guardar Letizia per un momento e si allontanò. S'udì, un'altra volta, la tossicina, dall'altra parte. Letizia si volse. Macchinalmente spinse l'uscio della cucina ed entrò. La bionda era seduta a un tavolo, presso il focolare : un fagottino era davanti a lei sul quale ella poggiava le mani aperte e la faccia. Un alito inclinava la fiammella del .lume ad olio, posto pur sul tavolo, tra le bucce di un'arancia. Come la porta s'aperse la bionda levò la testa. - Marta! - gridò Letizia. Dio, Dio ! La donna che il furiere aveva amata dopo di lei, quella per la quale l'avea lasciata, Marta, Marta era li, per lo stesso orribile destino! Una volta sola l'aveva vista, alla fiera di Santamaria e mai piu s'era scordata di quella gran giovane bionda, rosea, piena di salute, piena di schietto sangue rurale. Che strani avvenimenti seguivan, dunque, nella vita? Marta! Come lei, come lei, dunque, destinata alla medesima sorte? ... Di su il fagottino la bionda la guardò, senza sorpresa. Sorrideva, anzi, benevola. Disse, piano: - Tu sei Letizia di riva Casilina. Ho udito tutto. Dammi la mano ... Perdonami .. Sorrideva, incertamente : ma il pianto era ·nella sua voce dimessa ed ella s'adoperava invano a soffocarlo. Stese una mano e con l'altra appressò una seggiola. Letizia, vinta, attirata, vi cadde. La bionda le passò la mano sulla testa reclinata, la carezzò, quasi se la trasse in grembo, mormorando : - lo non t'odio .... non t'odio, no ... ora sei come me ... Non piangere ... Dopo un po', nel grave silenzio, poggiandole la gota alla gota, con un soffio di voce le chiese, supplichevole: - Pace? Illanguidita, mancando quasi, Letizia balbettò: - Pace ... E le loro labbra s'unirono e, nella tacita penombra, i loro singhiozzi e le loro lagrime si mescolarono. V. - Avanti, avanti ! - gridava don Placido, nella notte, precedendo le due donne lungo la strada della ferrovia. - Fra cinque minuti avremo addosso tutta l'acqua del santissimo cielo ! Corpo di Dio ! Con una sera come questa!. .. E a gran passi celeri la sua ombra fuggiva lungo i muri. Le donne lo seguivano, tenendosi per mano, chiuse nei loro sdalli doppii, inciampando di tratto in tratto, ove era piu profonda l'oscurità. Così passarono per via << Gran Quartiere ", davanti alla Villa Ferdinandea, le cui statue biancheggiavano pallidamente, davanti al teatro. Erano alle porte della citta. Sotto l'androne alcune guardie di finanza si scaldavano a un gran fuoco: quella di piantone alla porta cantava, con le mani in saccoccia, addossata allo stipite interno. - Salute ! - fece don Placido, passando. - Salute e bene - rispose la guardia. E come, a un tempo, le fuggivano davanti le donne gridò appresso a don Placido già lontano : - E il dazio non lo pagate? Parleremo al ritorno!. .. Ora le loro tre ombre erano s:11ponte delle fortificazioni, l'acciottolato crepitava sotto gli stivaloni di don Placido. Piu in là i fossati nereggiavano, lateralmente, con invisibili e paurose profondità. Un'ombra uguale era scesa sulla vallata alla quale le donne avventavano di volta in volta, lo sguardo. In un desolato silenzio la campagna quasi pareva conscia del loro fato. - Avanti! Siamo giunti! - gridò ancora don Placido - lo vado avanti pe' biglietti. Terza classe! Passate per l'ultima porta a destra e aspettate sul marciapiedi! ... Bruscamente la fabbrica della stazione appariva. Letizia si volse : tutto era scomparso nella notte, dietro di lei; la città, i bastioni, la campagna medesima, ove nessun lume brillava. Tutto dunque finiva. Stese le braccia, perdutamente, verso Capua e singhiozzò disperata : - Oh Dio! Dio! Dio!... Si sentì trascinare. La bionda l'avea quasi sollevata per la vita, le mormorava qualcosa ch'ella non udi. Si vide, a un tratto, sul marciapiedi della stazione, davanti al treno nero, interminabile. Vide ancora l'orribile lor conduttore aggirarsi frettoloso pel marciapiedi, udi grida confuse e una voce piu chiara, tra lo sbattere degli sportelli, urlare: - In vettura ! In vettura I E d'un subito uno sportello si spalancò. Salì per la prima la bionda e stese le braccia. Letizia sollevata di pes0, fu afferrata da Marta, che la trasse dentro. Un'altra bestemmia di don Placido accompagnò l'atto. E a un tempo, mentre lo sportello si chiudeva, il treno partì, con una scossa che gettò, l'una addosso all'altra, le due sciagurate. VI. - DoYe siamo ? - mormorò Letizia, cui man mano tornavano i sensi e la coscienza delle cose. Marta la cingeva con le braccia, la teneva stretta al seno, come una bambina. Lo scompartimento era quasi deserto: alcuni fattori fumavano piu in là, sull'opposto sedile, e parlavano di derrate, a voce alta. La pioggia scrosciava a' vetri dei finestrini, romoreggianti per l'impeto del treno. - Arriviamo - le susurrò Marta - fatti coraggio ! Ora, ascolta. Napoli io non la conosco: m'hanno detto che è un'immensa cimi, terribile città, piena di pericoli sconosciuti Una città ove la gente si perde e non si ritrova mai piu... M'ascolti, tu, Letizia? ... Ella assenti, col capo reclinato sul petto di Marta che le parlava. Seguitò la bionda: . - Lo stesso uomo ci ha perdute, ma tu non m'adii e io non t'odio. Siamo come due che si son conosciute da un pezzo e si amano. Tu ora mi vuoi bene, lo so, lo sento e tu sai che io ti voglio bene ... Non e vero? .. La sua voce s' inteneriva sempre più, dolcemente. Palpitavano tutte e due, i loro cuori batteYar.o forte. E seguitava frattanto, a scrosciar la pioggia contro i vetti, e i fattori parlavano piu alto, per intendersi. Il lume dello scompartimento vagolava. - Io non ti lascerò mai - disse ancora la bionda, e in quel patto supremo cercò le mani di Letizia e le strinse - mai, mai ! E tu giurami che non mi lascerai mai, che resterai sempre con me, che m'aiuterai come io t'aiuterò, che mi difenderai come io ti difenderò! Giurami questo, Letizia ! Noi siamo due abbandonate e l'una
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