34 'RJVISTA POPOLARE VI POLITICA LFTTERE E SCIENZE SOCIALI quente. Soltanto b_isogna evitare le esorbi~anze ~0~1~- brosiane, che mentano tutte le atten uant1 poss1b1li, come reazione salutare a una metafi~ica nebulosa vuota inane, la quale lontana le mille migli~ dal contatto immediato con la vit~, la confondeva col pensiero che se ne formava. I cervi volanti nd vuoto dello spazio cui creano dal nulla, non possono comprendere un essere vivo, la Scuola. Poicbè la vita è poliedrica, è necessario studiarla da tutti i lati: fisico, biologico, psicologico, ~ociale. Ma essendo il fisico e biologico di competenza speciale dei naturalisti, il pedagogista teso- . reggi i risultati più certi, e concentri le sue forze nello avvisare e compulsare l'elemento psichico-sociale. e L'uomo ha an.:h'esso natura animale, segue in tante cose la legge dell'animale, ma lo sorpassa. Il che significa che la sua natura si svolge in modo proprio, che i suoi attributi si moltiplicano e acquistano valore, che la sua finalità progredisce nella società e nella storia. Se la sua natura non si svolgesse in modo proprio, coerenza sarebbe accettare il fatalismo educativo, e si avrebbe uno studio obbiettivo del fatto pedagogico, non fede pedagogica. » (I) Cotesto brano prezioso, che ho trascritto da un libro geniale dell'eminente prof. della Università pavese, coincide col pensiero del Direttore della benemerita Rivista P<Jpolaredi Sociologia, già da me riassunto, sin dal 1892. ne' Presupposti delle scienzemorali-sociali (2), insinuandovi une piccola variante, che concilia, se mal non mi appongo, le divergenze tra il capo degli antropologi contemporanei e il piu illustre dei sociologi italiani. Ecco: per me l'elemento biologico e l'elementosocialesono distinti non separati. Il De Dominicis non si propone, combattendo il fatalismo educativo, di risolvere il pror-lema della libertà, ma osserva che l'uomo, pur avendo natura animale, pur seguendoin tante cose la leggedell'animale, è al tempo stesso 1111 esseremorale; quindi la sua volo11ta p110 accertarsiin vari modi, agendo sul lato 1,iologi.:o, sul lato mornle, o sull'uno o mll'altro insieme. Ed ha pienamente ragione, chè il potere volitivo 11011 dipende solo dall'automatismo del corpo, ma in massima parte dal conoscere e dal volere, cosi per gl'iodividui come per i popoli ond'è che un cambiamento interiore, intellettivo ed emozionale, ne trae spesso con sè molti e grandi. A qualche studioso di macchie so lari può sembrare un difetto l'avere il o~ Dominicis accennate, non risolte, certe quistioni (ad esempio, la educabilità del delinquente nato, fa1to singolo e di dubbia interpretazione egli ben dice); invece io ci vedo un pregio raro, la sua onestà intellettuale. Difetto può sembrare l'intonazione decisamente scientifica di tutta l"c,pera nella quale non trova posto la solita rappresentazione che della vita e della su:t finalità era data da pedagogisti bacchettoni; invece io vedo anche in ciò un altro pregio inestimabile. Oggi è la scienza che disvela le leggi della vita, e insegna che la vita ha per iscopo sè stessa, non la morte come si dice in un senso gr, ,ssolano e materiale. In ogni scuola, inferiore o superiore, il segreto del profitto e del successo consiste nello sforzo di fon· dere e compenetrare la scienza e la vita, sforzo (1) Cfr. Linee di Ped11gogi11, di S. Dc Dominicis, Roma, So· cietà Editrice Dante Alighieri, 1897. (2) Firenze, Fratelli Bocca, Editori. che costa sudori, ignoti ai seguacidel D<JttorFaust, creatori di om,mculi nati morii. Nel culto fanatico di vergini infeconde, quali sono le mere attrazioni, o di divinità false e bugiarde, vi è dicomune che l'uno e l'altro falsano il carattere: e il valore della vita. È tempo di rompere finalmente l'organizzazione delle caste, speculative e clericali, affinchè gli individui, cessando di essere mandre condom: e tosate da maestri di chimere, patentati e non patentati, sieno capaci di prendere la direzione de' loro destini. Uno dei mezzi conducenti all'attazione di siffatto scopo è la scuola popolare, intorno a cui il De Dominicis ha scritto un capitolo ch'è un vero gioiello. Chi voglia acquistare un'idea chiara, completa de' rapporti tra la Fisiologia positiva e la Scuola, legga l'opera del professore di Pavia. Italiano, collega ed amico del De Dominicis, mi sento orgoglioso e lieto di affermare che nelle Linee di Pedagogia è come incarnato l'ideale della Scuola moderna, e che appo noi e fuori è il primo libro, in genere di pedagogia elementare. Esso diventerà molto più proficuo, quando il fortunato Autore avrà pubblicato l'opera poderosa ch'è in corso di stampa. Prof. Lu1GI MARINO lii. Due, tre volte, perdutamente, Letizia s'era sporta dal parapetto del fiume tacito e lento. Aveva chiuso gli occhi, s'era allungata sul parapetto col busto, col ventre-, lasciando penzolar le gambe dentro del ponte, e con le braccia stese, irrigidite quasi sul vuoto, avev:i aspettato che una forza misteriosa, fatale, punitiva la sospingesse d'un subito. Ma al senso pauroso del vuoto s'erano ritratte le-sue braccia tremanti, gli occhi s:ioi s'erano aperti e subito chiusi sull'acqua scura, inorriditi: più ~reve, più rilassato era rimasto quel corpo senza volonta, sul muretto. Or ella temeva quasi di rifuggirne: anzi le pareva che sul punto di scivolarne a terra qualcosa dovesse risospinuerla e precipitarla dall'alto. Rimase prona sul parapetti e pianamente riaperse gli occhi e g~ard~ il fiume, di sotto. Il Volturno trascorreva lento e s1lenz1osotra le quattro arcate di fabbrica imperatoria: l'acqua torva, pareva, a tratti, stagnante, cosi tardo era il suo moto. Ma, di volta in volta, de' gorghi l'agitavano e su per la aiallastra sua superficie si rincorrevano pezzi di fradicio leg~10e gruppi sudici di paglia o di fieno. Nereggiavano lateralmente le rive e, più in là, sotto il ponte ferroviario, prima di far gomito, l'acqua incorrotta luceva, con aspetto diverso. La donna interrogò un'ultima volta il fiume: or ne saliva un alito d'umidit:ì e il liquido fangoso che lambiva alle basi immani i pilastri quadrati degli archi aveva un fascino freddo. La chiamava. Nulla pareva più propizio del silenzio circostante, dell'ora solita:ia. · - Che morte ! - ella mormorò. E come, nell'atto in cui restava, le cupe acque la tentavano, l'attiravano ancora, pallidissima, vibrante per tutto il corpo d'un tremore improvviso, Letizia scivolò sul ponte dal parapetto e a questo s'addossò, quasi mancando. Confusamente le appariva, ora, uno spettacolo novello; a man destra l'arcivescovado, le case basse,una via che procedendo lungo le case, si stringeva, e, nell'alto, più in là, sul cielo bianchiccio, la cupola della
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==