;o I RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI vera, stratega sapiente di comizi e glorioso per battaglie elettorali, ha diretto, assumendo (per uno dei casi strani della politica italiana) un portafoglio di ministro, una circolare cbe basterebbe da sola in un paese civile, a squalificarlo. Nella circolare del generale Afan de Rivera, mtttendo da parte gli spropositi per cui sono le questioni che elevano il paese al posto d'onore, e mettendo da parte la goffaggine, non si potrebbe dire una cosa più crudde. Adottare leggi di eccezione può essere una necessità che si imponga a noi tutti in momenti dolorosi; ma non mai causa di allegrezza; nè i provvedimenti di rigore chiameremo mai atti di genialità. In altri tempi, quando I' on. Afan de Rivera imparava nel1' esercito borbonico i principii che ora esplica, un generale italiano, glorioso per battaglie vere, Enrico Cialdini, ali' indo- . mani di una vittoria contro le truppe del Borbone, invitava gli ufficiali ad una messa solenne: non già per rallegrarsi, egli diceva, poichè la vittoria era stata ottenuta contro altri italiani, ma per commemorare insieme i defunti d'ambo le parti. Erano i generali che avevano compiuta una grande opera che parlavano così; ora i generali da operetta parlano ben altro linguaggio e si rallegrano delle sventure della patria e chiamano geniali provvedimenti che non possono essere adottati se non per necessità e con tristezza. Il pericolo è nel programma del governo. La politica del lavoro. - La più grande minaccia non è solo ne• gli eccessi della repressione, ma in quello che pare il programma pratico e positivo del governo e di molti uomini parlamentari. Le popolazioni mancano di lavoro: ebbene si dia il lavoro; le imposte sono troppo gravi: si paghino i lavori col debito. La politica dei lavori, anzi la politica del lavoro, come si dice pomposamente, torna ad aver fortuna. Anche per le menti più cieche, la repressione sola non basta. Vi sono milioni di persone ridotte in Italia a vita ~rama: se chiedono qualche volta violentemente, ciò non vuol dire che non abbiano ragione di chiedere. Restringere i suffragi, limitare i diritti di associazione e di stampa non basta: siccome il male esiste, vuol dire che esso nel manifestarsi, quanfo ogni forma legale è impedita, prenderà le forme della congiura da prima, ddla lotta di piazza più tardi. Sono le cose io cui gl' italiani sono più disposti per loro natura, ed è assai pericoloso far rinascere abitudini e costumi che dovevano essere per sempre scomparsi. In quanto alla cosiddetta politica dd lavoro e del debito non si p11ò immaginare nulla di più sciagurato. Basta avere le più elementari nozioni di economia per comprendere come ciò che si vuole attualmente, non va destinato ad altro che ad aggravare il male. La depressione del!' Italia dipende in gran parte dalla mancanza di capitale vivo ed attivo; e le altissime imposte deJlo Stato e dei Comuni non fanno che limitare la capacità di consumo dei cittadini e qnindi deprimere la produzione. Per fare un lavoro che costi 100 bisogna togliere roo al reddito dei cittadini; quindi la sottrazione diminuisce la possibilità di consumo e agisce sinistramente sui valori. In quanto a dar lavoro con debiti non si può pensare nulla di più sconsigliato. Prima di tutto il debito e l' imposta, per chiunque abbia almeno qualche nozione di studi economici, sono pei loro effetti presso a poco la stessd cosa; con la differenza cbe il debito spinge assai più agli abusi e all' imprevidenza. Nel caso attuale riaprire largamente il debito vale per l' Italia peggio che perdere delle battaglie; significa precipitare i corsi della rendita, deprimere la produzione nazionale, sacrificare le energie vive del paese alla balorda speranza che, fatte tacere per un momento, non devono svegliarsi più vive che mai le questioni dell'oggi. li rimedio vero: riduzione di spese militari e trasformazione tributaria. - Bisogna dunque affrontare il problema così com è apertamente: dommi meglio che dopo, oggi meglio che domani. Ogni giorno che passa non fa che aggravarlo. Nulla è più facile a fare che dei grandi programmi; ma nulla è più banale. Il programma è nella diagnosi stessa della malattia. L'Italia non può sostenere il suo esercito e la sua amministrazione; se non vogliamo ridurli oggi, dovremo ridurli ancora di più domani. La paura, senza dubbio, consiglia a molti di non far nulla per ora; ma non è dalle anime fiacche che può essere tentata una soluzione. Bisogna chiudere il registro del debito e rinunziare a ogni imposta nuova; tutte le idee di dar lavoro, di creare affari non sono che l'aggravamento dd male, il ritorno all'antico, il fallimento differito a breve scadenza. Bisogna modificare radicalmente il nostro sistema di dazi, di dogane, di imposte vessatorie : non di un tratto, senza dub)>io, ma prudentemente, con quella calma fidente che le grandi opere richiedono. D0po gli ultimi fatti, le dogane interne sono condannate; si può tentarne I' abolizione, e i Comuni troveranno altrove con minore sforzo dei cittadini donde attingere le loro entrate, meno costosamente e meno vessatoriamente. Sopr .!tutto bisogna non far nulla che aggravi le condizioni presenti: parlare di nuove imposte con metodo progressivo o degressivo, di fondi di sgravio, di colonizzazioni interne, più o meno basate sull'utopia, significa non cono~cere il male . Dobbiamo discentrare quanto più è possibile; diminuire le attribuzioni ingombrami dello Stato. La magistratura richiede ancora chi le tolga i sospetti e le avversioni che la circondano. Non bisogna disperare. - Il male è grande, ma nulla c'induce a disperare. Fra il 1838 e il 1845 l'Inghilterra ha avuto i suoi breadriots, le sue tragiche rivolte della fame, sì come le abbiàmo ora. Non era allora in condizioni molto migliori di quelle che noi siamo; in mezzo secolo ha conquistato la prosperità e la ricchezza. Ciò chesistampinaInghilterra In Italia si processano e si condannano i giornalisti per innocenti articoli, nei quali si scorge - colle lenti d'ingrandimento adoprate dai telescopi moder1:1i - l'eccitamento 11/l'odiodi classe colla ~uerra civile, e sui quali si arriva persino a fondare la stolta accusa di associazione a delinquere. Ciò che si stampa in Inghilterra contro la regina e contro la Corte, senza che si abbiano processi e condanne, lo sappiamo già dall'articolo del nostro Direttore (Perchè in Inghilterra non ci sonorepubblicani) pubblicato nel n. 0 2 3 dell'anno terto della Rivista. Si potrebbe però credere che in un paese aristocratico per eccellenza, in cui conta moltissimo la proprietà della terra, si potesse essere larghi e liberali in fatto di critica della monarchia, e che invece s' in vacassero i ri~ori delli legge contro coloro che attaccano le basi dell ordinamento sociale. Eppure, nemmeno questo. A disingangannare i miopi, che non vedono in tutta la sua ampiezza la libertà di cui gode la stampa in Inghilterra, ci piace oggi ricorrere al Reynold'sNews paper del 10 Luglio u. s. Non rileveremo nemmeno le aspre parole colle quali da un membro del National Liberal Club, viene stigmatizzata la condotta dd Duca e della Duchessa di York nella catastrofe dd varo dell'Albion, ma riprodurremo i tratti principali del leader del numero di quel giorno. Nel!' articolo Cads and Cani il New paper, con franchezza che da noi verrebbe qualificata antipatriottica, si deride l'ignoranza e la scarsa educazione dti touristes inglesi, e la grande ipocrisia di cui fa mostra lohn Bali nell'inneggiare all'alleanza col Nord-America, e si parla dei lords nd termini seguenti: « La Camera dei lords col rigetto sommario del Bill per estendere il potere di concedere quote di terra ( allotments) nel distretto di Londra ha dato ancora una prova che questa insolente asstmblea non è migliore di una banda di Pmkerton per la protezione dei ladri e dei monopolisti ( r ). La banda rimane padrona d~IJ~ terra. N~i ~iamo_spe_sssoorpr~sive~ dendo che I contad111s1possessatei I fittarnoli spoglia11coi/i alti fitti non scaccino completamentequesti parassiti dai loro domini.... Essere membro della Camera dei lords (1) L'impresa Pinkerton in America assume, contro pagameo.o, la d,feia del le case, delle proprietà ecc. D.:i Pink<r/011, come semplicemente vengono chiamati questi strani soldati di ventura, fanno pane molti italiani, e sono molto odiati. N. d. R.
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