'R__IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 7 mente biasimavasi il contegno dell'on. Di Rudinì, nella quistione africana. Quella relazione non venne distribuita perchè la Giunta generale del bilancio non l'approvò e si deve al fatto che !'on. Sola ne distribuì pocbe copie ad alcuni suoi intimi am1c1 se è venuta a nostra conoscenza. Del contenuto della medc:sim:.1 giudicheranno i nostri lettori da qu:.1n:o appresso. L'ex relatore comincia contestl!1do che il bilan • cio degli esteri sull'esercizio del 1898-99 si trovi con un:.1 variazione in aumento sull':.111110precedente di più di tre milioni, e aggiunge : Ci affrettiamo a dichiarare che le ragioni dell'aumento, inatteso quanto importante, non si debbono ricercare, come parrebbe a tutta prima, in una necessità riconosciuta dal Governo di m;gliorare qualcuno dei servizi pubblici di cui spetta al Ministero degli Esteri la responsabilità e l'amministrazione ; bemì a una larga interpretazione di quelle disposizioni di legge in forza delle quali il bilanciopreventivo della ColoniaEritrea deve essen presenlatoogni anno al Parlamentocomealle{!atoallo staio di previsione della spesa det Ministero degli Affari Esteri. Dissi « larga interpretazione » per sentimento di riguardosa correttezza; ma non è forse l'espressione più esatta, poichè quel documento, quest'anùo, non è staio presentaloalla Camera, nè col b:Zancio,11èpoi. Inoltre, per una innovazione sulla quale spetta alla Camera stessa di pronunciarsi - in quanto che può avere effetto nella designazione delle responsabilità politiche - derogando alle consuetudini preesistenti che ripartivano le domande di crediti per le colonie in separati bilanci, noi vediamo questa volta addossato il cumulo di quelle spese al solo Ministero degli Esteri, che - necessariamente - diventa, per_ lo meno in linea di fatto, anche Ministero delle Colome. Esaminando poi la spes1 per Il Colonia l'on. Sola viene a queste importantissime considerazioni : · La vostra Giunta ~enerale, onorevoli colleghi, conscia dei propri doveri e· dei propri diritti, ritiene che l'alto ufficio dovuto alla fiducia vostra, non possa limitarsi a un esame, per quanto diligente, dei conti di spesa presentati alla Camera dal potere efecutivo, ma che possa e debba anche esplicarsi entro confini piu larghi e piu vasti, pur mantenendo presente a sè la propria ragion d'essere, quella, cioè, di fungere come ante;ignana dei vostri atti finanziari. Crede dunque che, prima di indagare se una da· a spesa corrisponda al relativo fabbisogno, sia precipuo suo obbligo osservare se quella spesa non corris,:,onda piuttosto alla volontà della Camera. Memore di ciò, innanzi alla grave questione che le si affaccia colla domanda di un credito per l'Africa, la Giunta si è posta il seguente quesito : « Ih l'attuale Governo seguìta la strada che si impegnò di prendere dopo aver interrogato la Camera e aver raccolta una sanzione larga e solenne dei suoi intendimenti ? Ricordato che il voto esplicito della Camera il 22 Maggio 1897 fu in favore della politica di raccoglimento preparatrice dell';!bbandono dell'Africa, egli continua: Che cosa avvenne nei dodici mesi che sono trascorsi? Che cosa ha fatto il Governo per mantenere l'impegno assunto, almeno per iniziarne il conseguimento? Due soli fatti vogliamo rammentare per debito di cronisti imparziali. Innanzi tutto l'abbandono di Cassala. Ma possiam vedere in questo avvenimento una semplificazione del problema, ma possiam dire che l'estensione del territorio soggetto alla sovranità italiana dell'Eritrea abbia subito una modificazione ? Cassala non è mai stata nostra. Era un punto strategico sul quale gli anglo- e 6 iziani non avevano abdicato i loro diritti, che occupavamo col loro beneplacito; sgom bramma il giorno che i suoi legittimi padroni giudicarono opportuna la retrocessione di quella piazza per le operazioni di guerra verso il Sudan. Ma in ogni modo, è dover nostro di accennare all'abbandono di Cassala esprimendo soltanto il rammarico che, dopo il suo compimento, non sia stata fatta alla rappresentanza nazionale alcuna comunicazione che consentisse di apprezzarne completamente il valore. Un secondo avvenimento che ha fatto riprlare delle cose d'Africa, in mezzo all'apatia, alla stanchezza, che a un tratto si fece generale sulla incresciosa ma sempre insoluta questione, è stata la nomina a Governatore dell'Eritrea del deputato Ferdinando Martini, uomo di chiarissimo ingegno, di vasta e sicura dottrina. Ma appunto questa nomina, anzichè chiarire le intenzioni del Governo ai nostri occhi, le oscurò maggiormente. Nella memorabile seduta del 22 maggio, che teste rammentavamo, fu appunto il Martini che cap:tanò l'opposizione al marchese di Rudinl sollevando una questione che, soltanto apparentemente, era piu di forma che di sostanza. Basta rileggere gli atti parlamentari di quel giorno, e gli altri molti che raccolgono le dichiaraz:oni dell'on. Ivlartini riguardanti la questione africana, per aver la prova evidentissima che egli - per lo meno da qualche anno - avversava la politica del raccoglimento. Perchè, dun~ue, il marchese di Rudini sceglieva il suo contraddittore, l avversario della sua politica, appurito per esserne l'esecutore? Uno dei due si era evidentemente ricreduto? Ma quale? Dobbiamo ritenere che il Presidente del Consiglio fosse stato convinto dall'eloquente deputato di essere nell'errore volendo restringere i confini dell'Eritrea, e che, appunto per ciò, non si parbsse piu di lasciare l'altipiano? Ma· in questo caso, che cosa diveniva il voto della Camera? Dobbiamo credere, invece, che il Governatore non avesse piu le idee del deputato? Ma perchè le avrebbe mutate) Era forse mutata la situazione? No. D'altronde, dccumento irrefragabile del'a sua coerenza al momento di assumere il Governo dell'Eritrea, è il discorso d'addio che egli fece ai suoi elettori politici, discorso che - per quanto risulta - non sollevò nessuna contestazione che si potesse credere ispirata dal Govtrno. Insomma di veramente assicurato per ciò che rig:rnrda l'Eritrea non abbiamo che l'eccedcm:.daelle spese in cor.- f ronlo dtlle previsioni. Su questo argomento lasciamo la parola al presidente della Giunta generale del bilancio che chiudeva la pirte 1 elativa all'Africa,• nella sua così pregevole e coscienziosa reladone sull'assestamento del bilancio per l'esercizio 1897-98, nel modo seguente: « Con dò !"Eritrea assorbirà anche in quest'anno una somm:1 di contributo di 16 milioni all'incirca, inferiore di soli 2 milioni a quella di 17,900,000, che dovev:i raprrl!sentare il fabbisogno delle colonie in atteggiamento quasi guerresco, giusta lo staio di previsione per il 1897-98 presentato l'anno scorso al Parlameoto. Di fronte a questo fatto si rimane incerti sulle possibilità di ridurre a soli milioni il contributo per il 1898-99, cosi com'è proposto in bilancio e confamato dalle risposte ottenute; tornerà certamente a grande onore del Governo se egli potrà riuscirvi ». Superfluo ripetervi, onorevoli colleghi, che il bilancio dell'Eritrea urn ci è staiopresentatoconmamfeslostrappo detle disposizionidi t"gge. Esso avrebbe potuto, per lo menu, recare un po' di luce, come appunto osservava il ministro degli esteri nelle sue note 14 e 1 5 marzo in risposta ai quesiti espressi dal presidente della Giunta Generale. Egli scriveva: « Il progetto di bilancio 1898-99, che Rarà compilato dal R. Commissario, conterrà col linguaggio delle cifre, la dimostrazione del nuovo assetto delle colonie, e deve corrispondere a un dipresso allo stanziamento già fatto dal Governo ». Ma· anche questo linguaggio delle cifre, ancorchè ridotto, pur troppo, a una specie di astra1Jo11seimbolica, ci è mancato; e cosi, pure per gli efletti finanziari, siam costretti a dire che,
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