,. RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI di esercitarlo per conservare la propria esistenza. Quando la dimostrazione vien meno l'individuo e i governanti si trasformano in delinquenti e devono rispondere dd male fatto; e allora i popoli e i Parl:imenti hanno cosc:enza dei propri diritti e forza per farli v:ilere, i malfattori politici non sfuggono alla pena - anche a quella pur:imente politica - che a loro dev'essere inflitta. In Italia, pur troppo, i governanti disonesti e· violenti calpestarono leggi o Statuto, senza che fossero riusciti a dimostrare in alcun modo la necessità della difesa; ma restarono impuniti. Talora non si contentarono del bili d'indennirà e vollero essere glorificati. Crispi informi. Oggi meno che mai poteva essere dimostrata la legittimità della difesa dello Stato nelle repressioni sanguinose dei tumulti di aprile e maggio e nella proclamazione dello Stato di assedio, che le accompagnò o seguL Come può parlarsi di necessità della difesa dello Stato, del dovere di vini vi repellere, come con rettorica volgare, che nascondeva la meschinità dell'argomentazione, e quasi il rimorso della menzogna che la informava, disse l'on. V1lla, quando e dove non c'era un concerto, e non c'erano nemici armati? Era tanto insussistente tale necessità che il Generale Pelloux, proprio l'attuale Presidente del Consiglio, non volle proclamare lo Stato di assedio in Puglia, dove erano stati gravissimi i tumulti e dove rimise l'ordine in J'Ochi giorni. Era così fantastica I.i necessità che il Prefetto di Firenze, il Generale Sani, sdegnato, dette le dimissioni per non rendersi complice di un'infamia. E non si è mai dato un caso simile da che esiste l'Itali:i. Lo Stato di assedio fu dunque una misura che non può spiegarsi se non io questi due modi : o fu suggerita da una paura morbosa, indegna di reggitori di un grande Stato; o dalla libidine della violenza. Probabilmente si deve all'una e all'altra. Si potrebbe aggiungere che a Napoli venne pro· clamato forse per una bizza personale: per punire un giornale delle insolenze sguaiati! scagliate contro l'ex Presidente del Consiglio. Miserie ! Se lo Srato di assedio non fu opportuno e necessario durante i tumulti, diviene semplicemente enorme a tumulti sedati. Ne sono convinti gli stessi ministri, e non sanno giustificarne la continuazione che con questa speciosa ragione: non può togliersi se non termina il lavoro dei Tribunali militari. Così si stabilisce questo circolo vizioso strano e rattristante: i Tribunali militari si g'ustificano collo St.1to di assedio ; e lo Stato di assedio si giustifica col la\'Oro dei Tribunali militari! !\fa è poi vero che lo Stato di assedio porta seco come conseguenza necessaria la istituzione dei Tribunali militari ? La quistione è controversa e non è il momento e il luogo di far la disamina giuridica e politica. Certo è che istituendoli si manca di logica: essi dovrebbero sostituire i magistrati ordinari; e questi continuano a funzionare accanto ai primi, come se si fosse nelle più normali condizioni di questo mondo. Non solo : i Tribunali militari devono essere circondati da qualche CO$adi solenne, di tragico; devono g;udicare di reati gravi ed infliggere pene altrettanto gra\·i. Si discreJitano, invece, e si getta su di essi l'odiosità ed 11 grottesco quando si abbassano a livello di un meschino pretore rurale, e i. ne~1ici d~lla patria, che devono colpire, sono fancmlii lacen e donne affamate, che versano lagrime copiose invocando pietà. L'osservazione è dell'on. Galimberti e scosse la Camera apatica, che preoccupossi apprendendo che diminuivasi il prestioio di una istituzione da cui attende grandi servizi~ che si sciupa adoperandola di continuo e impropriamente. La Camtra dei Deputati chiamata a dare l'autorizzazione a procedere contro alcuni suoi membri aveva il dovere d'interessarsi alla loro sorte, e sino a quale punto ? La risposta sta nei precedenti parlamentari e c'è voluta tutta l'aberrazione di questo triste quarto d'ora, perchè si fossero visd deputati e giornali generosamente rinunziare al privilegio racchiuso nell'art. 45 ddlo St~tuto. Che non si trarci di privilegio odioso ma di dife~a dei diritti del popolo nella persona dei suoi rappresentanti lo dimostrò il Galimberti. È strano, poi, che questa rinunzia ad un privilegio non si sia consigliata quando un deputato o un ex ministro era acc.isato di reati comuni e la si sia mei:sa innanzi in un caso d'indole esclu~ sivamente politica, cioè nel caso per cui esplicitamente venne scritto l'art. 45 dello Statuto ! Del resto questo preteso privilegio assicura tanto l'impunità dei deputati - di certi deputati invisi all'autorità - che !'on. Nofri, rinunziovvi esplicitamente .... per non essere più a lungo trattenuto in prigione. Quanto amara ironia non c'è in questa rinunzia ! E sino a che punto la Camera deve esaminare la convenienza di accordare o negare l'autorizzazione a procedere? Può e deve esaminare il valore ddle accuse e delle prove? Lo fece sempre pel passato; lo fece quando si trattò di deferire ai tribunali gli on. Giolitti e Crispi. Riescono, quindi, incomprensibili, - o si comprendono troppo quali indici di compiacenza e di servilismo verso il potere esecutivo - gli scrupoli della Commissione in questo caso; e si comprendono ancora meno riflettendo che questa stessa Commissione, che non volle discutere il valore delle accuse e delle prove contro Turati, De Andreis, Morgari e Rondani, fece il giudizio di delibazione per Costa, Bissolati e Dertesi. La flagrante contradizione era indegna di giuristi e sorprende che alh relazione che la consacrò abbia apposto la propria firma un Grippo. La contradizione inconcepibile aggrava la condizione degli accus:iti pei quali concedevasi l'autorizzazione a procedere, e se ne accorse la stessa Commissione, che tentò rimediarvi con certe dichiarazioni, che altri potè considerare puerili, ma che sono odiosamente ipocrite. La Commissione rinunziò all'esame dei fatti apposti agli accusati perchè conscia, che i medesimi non resistevano alla critica più indulgente. Di flagranza non era a discutere; molto meno di cospirazione dopo la senteozJ del Tribunale militare di Milano. In quanto ad attribu·re agli eccit3menti degli accusati i tumulti di Maggio, per ammetterlo bisobna ignor .ire le cause, che li prepararo.10 e li resero inevitabili: cause esposte, e numeratF-1 confessate, illustrate dagli stessi giorn.11isti agli stipendi del go-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==