Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 1 - 15 luglio 1898

RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI fiamma del sole accendeva le cime di un bosco. Ma sotto quel dolce fuoco il fiume, lento, quasi immoto in quel punto, non se ne cblorava: rispecchiava, invece, la verde soprastante collina e le acque luccicavano verdeggiando, immobili come quelle d'un lago percosso dal mite chiaro della luna. li ponte di ferro, aero e tagliente, correva su quell'acque. E sul ponte, e sul fiume, e sul tramonto era una cielo minaccioso: alcune nuvole basse vi si rincorrevano, s'accrescevano a mano a mano, s'aggrovigliavano: le lor creste mobili e varianti lambivano nell'alto una sottile fascia di cielo rimasta pallida e pura e lentamente la corrompevano. Fra tanto, come generata dalla lontana e invisibile campagna, una massa vaporosa, grigiastra e spessa, ascendeva rapidamente all'orizzonte: era come una uguale cortina di fumo che si levasse da terra e cer~asse di raggiungere, progredendo, le nuvole sparse più in alto. Difatti le investi a no tratto e con quelle si confuse e s'allargò. Nel medesimo tempo fu un borbottio dietro la cortina, un rombo lieve, trascorrente, che per poco parlò pur al dosso de' monti con più debole ,oce, e quivi cessò. Ora il cielo s'era tutto oscurato : tuttavia non ancora si spegneva, in coda ai Tifati, il lume del sole: la rosea fiamma, diminuita_ ma viva, ardeva ancora in quel punto. II. Un'ombra scivolò rapidamente sotto il muro dell'arcivescovado e, a un tratto, se ne spiccò e prese forma, dirizzandosi al ponte d'Annibale. Una donna. E pareva giovane, dal facile moto e dal disegno della persona e dall'incedere. Pareva, da che le pieghe d'uno scialle scuro, che dalla testa le ricascava sulle spalle e sul petto, le ombreggiavano tutta la faccia: l'ora già tarda raddoppiava il pallido mistero di quel volto, biancheggiante con apparenza indefinibile tra lo sparato del paano. E pure, com'ella, per un momento, quasi irresoluta, s'arrestava sul piazzale, un fanciullo la conobbe e le si fece da presso. Il fanciullo veniva dal Corso Appio e andava verso riva Casilina: portava la cartella de' rnoi libri attaccata sulle spalle con due brevi correggie che passavano sotto le asctlle e in una mano aveva un quadrello di legno col quale percoteva, camminando e zufolando, la coscia. - Letizia ! - esclamò, e ristette davanti alla donna, interrogandola con gli azznrrini occhi contenti, pieni di candido e incosciente riso infantile. La donna, sorpresa, dette addietro e si guardò attorno. Altri non era sul piazzale io fuori di lei e dello scolaro: le lor due figure nere, vicine, differenti, segnavano, solitarie, la vastità dell'aperta via, chiara ancora per lungo tratto e pulita. La donna tremava, l-orbottava parole che il fanciulletto non riesciva a comprendere. Lo guardo, a un punto, smarritameate, come se più 1100 lo riconoscesse, e rimase muta. - Dove vai ? - disse il piccino. E subito soggiunse, narrand?: - Io vengo dalla scuola. E finita più tardi, oggi. Ora vado a casa. Ho i guanti: guarda. E le mostrò la mano inguantata, in cui serrava il quadrello. L'altra egli aveva ficcata in una saccoccia del pantaloncino, fino al ~omito. La cavò, lentamente, e la levò aperta. Era gontia e arrossata ; l'epidermide, sul dosso, vi si screpolava e si rigava di piccoli solchi lividi. Il piccino la mostro, lamentando : - Vedi - disse - ho i geloni. Ella taceva, guardandolo. Non lo ascolta va. Il piccino non seppe dir altro e tornò a domandare : - Dove vai, Letizia ? Or ella, d'nu subito, si chinava sopra di lui, gli gittava un braccio attorno al collo, si traeva addosso il ragazzetto, obbediente, sorridente ancora. E com' egli credeva che volesse baciarlo sporse la faccia ed atteggiò le labbra. Ella non lo baciò : gli disse piano, rapidamente, guardandolo negli occhi : - Tu non devi dire ad alcuno che m'hai vista. Hai capito? A nessuno! E l'atto e il suono della voce furono cosi imperativi che il piccino, istintivamente, si ritrasse e, voltando la faccia, cercò di liberarsi. Ma Letizia gli prese il mento nella mano, costrinse, più dolcemente, quel picçolo volto impaurito, e lo rigirò e si piegò, fin a sfiorarlo col suo. Ripetette, con voce più bassa, con un soffio di voce: - A nessuno. Dimmi che non lo dirai a nessuno: me lo prometti, Paolino? Su guardami, guarda Letizia tua ... Me lo prometti ?... li piccino balbettò: - Si.•. non lo dirò a nessuno. Come la donna lo baciava forte sulla guancia, egli le mormorò sulla gelida gota: - E a mamma tua ? Neppure? ... - Dio! - fece Letizia, inorridita Vuoi dirlo a mamma? - No, no 1- disse lo scolaretto, raccogliendo il regolo che gli era sfuggito. E lo levò, con la piccola mano inguantata, e promise, solenne: - A nessonol Si rincamminò, a piccoli passi, serio. A metà dellavia, l'infantile sua curiosità lo vinse : si volse, Letizia moveva al ponte, dirittamente, e la sua figura nera si rilevava, bon fine disegno, sul tramonto. Parve ad un tratto, che ella, soffermata, incerta, facesse per tornare addietro. Sucito lo scolaro riprese la sua strada verso riva Casilina, ma avanti di arrivare a uo vico traverso, incontro al quale moveva, si fermò ancora una volta e, sicuro di non esser visto, allungò il collo, voltandosi addietro, verso il piazzale già lontano. Ora Letizia, immobile, stava a mezzo il gran ponte, contro il rarapetto. li segno della sua testa liberata dallo scialle, de suo busto proteso, delle sue braccia, lungo le quali lo scialle ricascava e che si allargavano, premendolo co' gomiti, sul parapetto era evidente : il fuoco del tramonto ella ra~giungeva col capo, eretto, immoto : una dorata aureola s effondeva attorno a quel capo e quasi lo penetrava e lo immaterializzava. Pareva che a momenti io quel roseo vapore esso fosse per dissolversi, mentre al vento lieve ed opposto una ciocca di capelli, volta a volta, vi palpitava e, investito dallo stesso vento, attorno al collo, un lembo dello scialle sbatteva i fili della sua frangia sull'incendio lontauo. ' (Contintrn). SALVATORE DI G1Acmt0. Sperimentalismo Sociale ~ Le condizioni del lavoro in Francia. Il signor Georges Miche! nell'Economislefrançaise esamina un importante documento dell'Office du Travail circa i salan e la durata del lavoro nelle industrie francesi. L'argomento, ora più che mai è di una speciale importanza, trattandosi di un paese il cui movimento industriale presenta molti punti di contatto ed analogia coll'Italia. Da cinquanta anni a questa parte tutti i salari sono aumentati ; ma il rialzo non è stato uguale per tutti i me~tieri. È specialmente nella industria mineraria che la progressione è stata pii.i sensibile. Infatti nel 1844 il safario medio annuale d'un minatore non sorpassava· L. 55 1, comprendendo in questa cifra tutti i salari, compresi quelli delle donne e dei fanciulli impiegati nel lavoro diurno e quello dei minatori propriamentt: detti lavoranti all'estrazione dei combustibili minerali. Dieci anni dopo, nel 1854, la media sale a L. 687; nel 1864, il salario medio del minatore è di L. 750.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==