16 RIVISIA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI vorra autoritaria e conservatrice, oo, non ha dritto rievocare il Poeta, che, vivo, lo flagellerebbe col verso sublime ! Invano Giosuè Carducci parla nel nome del Senato italiano. . Che vuole questo Senato, che mai non fu vivo, questo che un giorno, nella Roma repubblicana, parve ed era un consesso di re? Che vuole il Senato da Giacomo Leopardi ? Che cosa ha fatto, che cosa fa il Senato italiano per mostrare che non invano è passato sulla terra il cantore delta Ginestra? Non dal Senato, non da Giosuè Carducci, nia da te, Enotrio Romano, da te, gittante i vincoli nell'inno ribelle, da te, reduce al principio immenm dell'ideale, Giacomo Leopardi attendeva l'apoteosi! Ahimè! non venne Enotrio a Recanati, ma Giosuè fermante il sole dell'avvenire! • .. .. Venne per dire, teorìcamente, che la Ginestra è un potentee fatidico appello alla solidarei ta del pensiero e del lavoto umano. Venne per èire, praticamente, ch'egli, Carducci, non è di que!li che stoltamenteo scelleratamentseognano che la miseria e il doloreabbianoda finire;ma è di quelli chefermamente credonoe voglionoche la miseria debba esserealleviaai ed il dolore sollevato. Venne, infine, per invitare i· bizantini d'Italia apor fine alle picciolettegare, a serrare le legioni per la Patria, per la civilia, contro i barbari che sono alle porte. Non sembra. Giacomo Leopardi non chiese la compassione per gli umili, ma la giustizia : non chiamò stolti o scellerati, ma generosi quelli che giustizia vogliono: ai bizantini lanciò il Brulo Minore, la libertà repubblicana, il progresso indefinito. E dei barb.iri ? Ah, dei barbari che son dentro le porte, Giacomo non tacque, sebbene a' suoi di non ancora sorgessero la questione morale, gli scandali bancari, il delitto d'Africa, la rivoluzione economica! O governanti d'Italia, o classi. dirigenti, fate che egli risorga dall'avello, fate ch'egli apprenda la corruttela invadente, le nostre brutture, la reazione losca, ed allora védrete Se! il Vate non darà di piglio alla lira, ricantando la sua Ginestra! Qui mira e qui ti specchia, Se col superbo e sciocco, Che il calle infino allora Dal risorto pensier segnato innanti, Abbandonasti, e, vòlti addietro i passi, Del ritornar ti vanti, E procedere il chiami. Poichè il suo canto vive eterno nello spazio e nel tempo e nessun discorso riescirà mai a trasformarlo od attenuarlo. Se l'Italia ufficiale fosse coerente a sè stessa o meno infangata nel fariseismo, una cosa dovrebbe fare: arrestare l'idea leopardiana, mandarla a domicilio coatto, non permettere a Giacomo Leopardi la gloria! O questurini, all'erta! Eccolo, eccolo: dal monumento, che il natio borgo gli erige, non forse egli continua a cantare la sovvertitrice canzone ? L. A.I BEVILACQUA. I I. Sul piazzale di Porta Romana erano poche persone : deserta la via del laboratorio pirotecnico, deserta l' altra di faccia ad essa, ove, in sul principio, è la semplice e nuda fabbrica dell'arcivescovado e seguono appresso altre fabbriche basse e s'arriva finalmente alla Riviera Casilina, incoronata da una fila non interrotta di case. L'ora del tramonto avanzava: un lume dorato che, poco avanti aveva tutto acceso, nel lontano, il dosso fuggevole de' Tifati, si raccoglieva in coda ai monti, laggiù, a manca, ove la terra e la collina s'univano, ove pareva che l'ultima decorazione arborea dei monti declinasse vagamente nell'immensa e aperta campagna, verso Roma lontana. E tutto intorno taceva di quel greve silenzio invernale che pesa su Capua, la città scura delle chiese e delle caserme. Sul ponte del Volturno, rivolte le spalle alla Riviera Casilina. e alta dal parapetto, si stagliava· sul livido cielo la statua di San Giovanni Nepomuceno: un braccio era steso al fiume e ne benediva il queto cammino trascorrente per !'umide rive, ad occidente ; erano ancor vive, nel marmo barocco, la testa del santo e il busto suo quasi tutto: le parti inferiori, già investite dall'ombra, aveano apparenza confusa. Sotto la statua, addossati al parapetto, due uomini contemplavano il tramonto e, di volta in volta, accennavano a qualcosa lontana, in quel punto nota soltanto a' loro occhi o alla loro immaginazione, poi che di faccia a~ essi oltre ~I p_on!e_ferrovi~r!o, parallelo a questo su cm stavano, d ant1ch1ss1maongme romana, nulla pa- . reva che turbasse lungo il fiume ed in cielo e nel piano sterminato )a silenziosa agonia del giorno. A un momento una rapida nuvola si librò e si scompose alle origini del ponte di ferro, mascherate da un breve caseggiato e da' pioppi della sponda cittadina: apparve -un trerio fischiante,. nero, sterminato, il treno di Roma, che per due o tre secondi fuggì su per le arcate rumoreggianti e d'un subito sparve, come penetrando, rimpetto, nelle viscere della collina, all'opposta sponda del fiume. Rimasero nell'aria vibrante, per pochi attimi, l'eco lamentosa dell'ultimo grido della macchina e un lieve fumo diffuso, che subito. si sciolse. Allora i due uomini si staccarono dal parapetto e, parlando piano, con le mani in saccoccia, col capo basso, scesero lentamente dal ponte nella piazza. Alle spalle loro cominciava a nereggiare la torre del ponte; la scaletta che va fino al sommo d'essa appena s' intravedeva. Subitamente un lume brillò in cima ad un palo forcuto, piantato sul parapetto destro ov'esso quasi s'univa alle mura della torre, a allora gli ultimi gradini biancheggiarono, mentre il soldato che aveva acceso il lume scivolava lungo il palo e il parapetto a terra e scompariva sotto l'androne abbuiato, la cui sonorità fu brevemente risvegliata da un acuto zufolio, che ;JUre subito si spense in tutto. Tornò, alto il silenzio, e il vecchio ponte rimase deserto affatto. Chi si fosse in quell'ora, arrivando dal Corso Appio, soffermato sul piazzale di Porta Romana, avrebbe potuto cogliere nel suo più penetrante momento lo spettacolo della caduta del giorno. Eran le cose più vicine al suo sguardo il fiume, il ponte antico, le rive scure e la torre che terminava il passo del ponte : di là dalla riva superiore erano campagne invisibili, nascoste, e più in là finalmente stavano i monti, con dolce e curvo disegno, coloriti d'un verde ancor tenero. Un roseo lume persisteva dov'essi scrndevano al piano: qui l'ultima
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