Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 1 - 15 luglio 1898

'l{IVISTA 'POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI sioni che questo offre, essi presentono il dramma, bene ordinato e composto, delle idee, che si fanno giuocare, si attenuano, si ~11ettono in risalto, precisamente come, nei romanzi, l'amore e le altre passioni: poi attraverso lo svolgimento del romanzo sociologico si prende quell'una o quelle due idee su cui il romanzo vuol essere imperniato, e se ne accentua ia portata e l'intensità in una sintesi brillante e grandiosa che corrisponde a quella che nel vecchio romanzo e nel vecchio dramma è la catastrofe e la soluzione. Forse che i dialoghi di Platone non erano un poco allo stesso modo i romanzi filosofici della Grecia? Se adunque il 'libro del Morasso fosse di questo genere io potrei combatterne la tesi, trattarlo di paradosso, ma dovrei ammirarne la ingegnosità. E che il Morasso abbia avuto l' intenzicne di tentare questa via non ne dubito punto. Il male è che eii è ben lontano dall'esserci riuscito. Lo sforzo continuo di far restare a bocca aperta « il borghese », Ji sbalordire « il fi 'isteo », di atteg• giarsi ad uomini che sentono, pensano e vivono in modo originale e strano, è cosa vecchia di circa settant'anni : risale nientemeno che ai cenacoli romantici e bohemes del 183 o o giù di Il. Oggi il paradosso del pensiero e della vita bisogna manifestarlo senza tarasconnades ridicole, con minore grossolanità, con maggior buon gusto. Or bene: il Morasso è rimasto, nel metodo, al 1830. Non solo egli si pavoneggia ad ogni istante di dire cose che nessuno ha mai detto; non solo egli lascia continuamente vedere di tener d'occhio l'effetto delle sue u bestem,nie n sull'animo dei borghesi, e di crederlo sbalorditivo (vi ricordate? épater le bourgeois !) ; ma esce perfino in questi discorsi, che sarebbero perdonabili in bocca a un giovanetto diciottenne ferma:osi coi suoi studi letterari· al De Musset: « negli atti stessi più abituali, quelli del mangiare, del vestire , del!' amare, d0ve idealità per la buona gente borghese non esiste, o esiste falsa, come nell'amore, noi sappiamo porre e elaborare e perseguire un quid navi che è all'infuori dell'atto stesso, che oscilla in un campo più alto, in quello dello spirito. Io bacio una donna non col solito bacio, non per baciare, ma nel bacio aduno, mediante una rapida e intensa rifle~- sione · psichica, una serie di moti e di elementi da cui risulta una impronta particolare e una finitezza compl-:ta dell'atto, così che il bacio viene fatto sullo schema dell'opera ideale più complessa e in vista di uno scopo altrettanto ideale di quello che ha colui che scrive un romanzo •. Oh! mio bel Rolla! . Punta novi·tà dunque nel metodo e negli artifici: vediamo se ve ?e sia una maggiore nd contenuto. Il contenuto del libro del Morasso si può di stinguere in tre parti. L'una di esse consta di alcune variazioni intorno ai motivi di Novicow, .Gumplowicz, Tarde e Sergi. Si sa come sia facile ottenerle. Si prendono due o tre volumi di sociologia, si ingoia un caffè forte per eccitare l'immaginazione, e sdraiati sulla poltrona, colla sigaretta tra le labbra, si comincia a leggere. Interrompendo la lettura per seguire le volute del fumo, si arzigogola su quello che si legge, e ogni tanto dall'uno o dall'altro pensiero dell'autore discende nella mente del le"ttore, qualche ideuccia. Si combinano queste idee tra di loro, si dispongono bellamente sopra un certo disegno, come i pezzi d'un do mino, e si scodella il tutto come una scoperta sociologica. Su tale traccia è condotta questa parte del libro, cui sono poi appiccicati due o tre capitoli sull'arte, 5ulla musica, sul militarismo, e sul viaggio di nozze, che sono i meno inftlid della collezione. U □'altra parte del libro consta di luoghi comuni passabili in articoli d'occasione di giornali politici, ma che per essere e il frutto più sacro della nostra giovinezza sagace » sono un po' deficienti; ovvero di concetti perfettament~ giusti ma per null'affatto scoperti dal signor Mario Morasso. Appartengono ai primi la constatazione della megalomania italiana che, ubbriacandoci di rettorica col ricordo di Roma antica, ci spinse in Africa; e un capitoletto molto borghese e punto. . egoarchico contro la mania festaiuola in generale e· la festa del 20 Settembre in particolare; e siccome a questa si è opposto soltanto il Macola, cosi il collaboratore della Gazzetla di Venezia, coglie l'occasione. per mandargli un saluto, «: a qualunque . partito militi » (espres,ione che, insieme col dasse che fa bella most~a di sè a pagina 26 2, costituisce la grammatica ... dd domani, la· cosa più veramente nuova dd libro, trattandosi di « scrittori veri » come l'autore chiama sè stesso a pag. 214). Voi capite che per venirci a raccontare di queste cose non c'era poi tantq bisogno di battere la gran cassa come si trattasse di una grande nouveauté, o quanto meno del dernier article de Paris ! Appartengono ai concetti giusti, ma che non sono del signor Morasso, (benchè egli, pos:indo al solito a Cristoforo Colombo della nuova scienza sociale, lo affermi replicatamente) quelli circa il diritto all'ozio e alla questione sessuale. Per"''"" che il Morasso crede di aver scoperto la nu,~-1 formula da rivolgersi ai lavoratori, e questa invece fu già usata, parecchi anni fa, nientemeno che da un abborrito socialista, da Paolo Lafargue, nel 5uo opuscolo, che anche il più umile gregario del partito conosce, intitolato appunto: IL diri!to all'ozio! Pensare che tutta la critica che egli fa all'attuale ordinamento sessuale fu già fatta in un libro non Yeramente socialista, ma usato e diffuso dai socialisti per la loro propaganda, nella Miseria sessualedei nostri tempi dello Starkenburg ! Quale umiliazione per i « ·principii uniarchisti » ! qualle crollo per « la superiorità della nostra concezione sulle altre, specie su quella socialista, demagogica, democratica» ! Non parliamo poi delle rodomontate antisocialistiche e antidemocratiche, di questa posa buffonesca, e oramai vieta, al superuomismo, la quale (..:hecchè ne dica l'autore nel sovraccennato articolo) è presa di sana pianta ali' Al di là del bene e del male e da Cosi parlo Zarathustra. Prima di accennare alla terza delle parti m cui si può dividere il contenuto del libro, che è quella dEille amenità, è opportuno qui mettere in vista alcune delle innumerevoli contradizioni in cui uno scritto così mal costruito e inorganico non poteva a meno di incappare. Così, per rilevare sol-

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