Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 1 - 15 luglio 1898

IO 'I(_IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI elementi popolari che si cova nella città; ma merita osservare come a questo riguardo Torino si compo_rta in modo tutto singolare, tale da non potersi spieg3re altrimenti che alla luce del suo passato storico, tanto di•1erso per parecchi secoli, come abbiamo visto, da quello delle altre parti d'Italia. Noi osserviamo difatti come nei vari centri industriali italiani, fino a pochi anni fa, il popolo malcontento, non sapendo rendersi ben conto delle cause del male che lo travagliava, si sfogasse lungo tempo prendendosela' colle forme politiche, chiamandole responsabili di tutti i mali. ccLe file dei partiti repubblicani .e radicali in genere s'ingrossano altrove delle masse operaie, vittime della ,cattiva organizzazione sociale. Questo fenomeno era naturale avvenisse in regioni che da secoli non godevano di uno stabile assetto politico e che, soggetre all'oppressione di governi stranieri, hanno finito per abituarsi a considerare il governo come il nemicv nato delle popolazioni. Oggigiorno è bensì vero che la propaganda socialista apre gli occhi ai meno accorti lavoratori di tutte le regioni italiane, ma la piattaforma economica che è la forza della propaganda socialistica, zoppica pur sempre necessariamente .per la soverchia importanza che ivi ancora si attribuisce alle riforme politiche. Non parlo dei condottieri, ma delle masse popolari che p,ù facilmente sono dirette dal sentimento che dalla fredda r:;gione ». « Fino a pochi anni fa non esisteva, a vero dire, in Torino un vero partito ,.!i opposizione, che anzi il nostro consiglio comunale riflette ancora oggi qualche rag- .gio dei cari entusiasmi quarmtottcschi, che altrove hanoo già posto in ridicolo qnesta classica data ( 1). In Torino le classi dirigenti non portano mai uiu stonatura nel giocondo concetto delle pat, iottiche commemorazioni, unico nostro pensiero plr un quarto di St'colo. Eccettuiamone i cattolici per le loro proteste nel campo religioso; ma che anche da noi si dovesse affrontaré una quistione sociale, pareva a tutti fino a po.COla un assur JO, e chi si fusst' attentato a parlarne si sarebbe sentito rispondere che di simili quistioni Tor:no, ,cittadella dell'ordine, fo~tunatamente non doveva occuparsene. Ma In. poussée vini d'en bas, e furono gh operai, le vittime principali dell'odierno ingiusto stato di cose, che abbandonando il lirismo convenzionale, con cui da tanto tempo si cercava di addormentare ogni male, si trasportarono i primi su di un campo nuovo. Questi operai si dividono ora in due schiere: gli uni hanno in mano il libro del Marx e gli altri la Enciclica d1 Leone Xl1I. Credo di essere nel vero affermando che in ntssuna città italia11a le masse popolari s'imbevettero cosi profondamtnte e seriamente del socialismo scientifico marxista come in To.rino, e in nessun'altra città, come in questa, la bandiera della democrazia cristiana, tra le tante opposizioni, fu agitata con maggior f~de ed ardire. Il clero, più a contatto colle insidiate masse popolari, non poteva in coscienza disinteressarsi all'epica lotta che le classi lavoratrici sostenF:ono in nome di una cristiana riforma sociale, per il miglioramento delle loro condizioni; ed anche negli altri ordini cittadini, 111e110 iute- (1) Tra tutti i manifesti, indirizzi e telegrammi che forono scritti in occasione del cinqnantennario dello Sratut0, merita la palma rett0rica I' indirizzo della giuou -01\JDICipaldei Torino al re. lvi è dettO: «... Volgerà un altro mezzosecolo: e i nostri figli e i nostri nipoti cer.;heranno tra le memorie di questi tempi l', s?ressione dei nostri senticrenti. Trovino essi qut:sto attt:stato di gratitud1oe e loro r..mmemori che a 11ulla valse la g-ra11drzzadei co11111i1t1ailia11iottm,brata dalle loro discordie, e cl,e solta11tol'1111ittcìoll'Augusta Vostra Casa ci fece, e so/ta11/oissa ci t1ia11terrtrìispellali eprosperi, liberi e i11dipmde11ti ». Dall'Italia Rt11/e, 6-7 marzo 1898. « Ma, come nota .Disraeli, Prodo111ù111o1p1i1tti~11asre gmerally t/Je opi11io11osf llie ge11eratio1ti1mi is vanishi11g. L" opinioni predominanti sono le opinioni ddla generazione che se ne ·va; e di questi, che oggi sono ancora luoghi comuni, i nipoti non serberanno che compassionevole mt:moria. ressanti nell'organizzazione del lavoro, trovò eco il grido dei fatelli operai ». « Un nuovo concetto del compito dell'amministrazione locale si diffonde vie più nel corpo elettorale cattolico, il quale accen·na ad affermarsi attorno ad un programma che, mentre rivendica i diritti delle classi popolari tanto indegnamente sopraffatti dalle amministrazioni liberali succedutesi finora al Paln.z.z.odi cittlr., tende a riorganizzare il comune sulle antiche tradizioni della solidarietà cristiana, attr,buendo all'amministrazione comunale quelle funzioni e quei doveri che furono finora troppo scordati in omaggio ad un liberismo che si diceva provvido ed illuminato ed era invece ingiusto e dannoso. Bisognerà certo (bene inteso legalmente) lottare contro lo Stato, nemico delle locali autonomie, ed anche contro vieti pregiudizi, qu\ più 'che altrove potenti, ma vivaddio, avremo con noi le vere tradizioni locali, poiche l'idea di demo:razia cristiana è idea ben antica in Torino"· L'ALCOOLISMO IN FRANCIA Monsignor Turinaz - vescovo di Nancy - fa sul Correspondant dei calcoli sul consumo dell' Alcool in Francia: sono veramente tali da far rabrabbri vidire anche chi non è membro di nessuna societa di temperanza. Figuratevi che mentre nell'anno di grazia 1850 il consumo dell'alcool a roo gradi saliva a 585,200 ettolitri ora raggiunge la cifra enorme: di I ,5 49,04 et. E questo 11011 è che il calcolo L1tto sull'alcool a 100° dc:bitamente misurato e .. tassato, ma se si tiene calcolo ddle frodi degli alcool inferiori Monsignor Turin::iz oice cht: bisogna fissare la cifra a 2.323,567 el. Solo l'absinthe - il verde veleno - in venti anni ha visto raddoppiare quasi il suo consumo In media si conta che ogni francese consumi ali' anno 5 litri di alcool a I00°, il che fa 13 litri di acquavite, 400 « pelits verres~. I tre quarti di tutto alcool viene inghiottito da un decimo della popolazione, - evidentemente donne, bambini lattanti e pure molti uom1111 non bevono alcool - ed allora ne consegue che i 4 milioni di bevitori francesi fanno ogni anno a tesra uu consumo di 40 litri d'alcool : circa 4000 petits verresI Prosit! Non è quindi a stupire se la Francia che nel r 8 5 5 occupava il penultimo gradino nella scala dell'alcoolismo (l'ultimo era tenuto dall'Italia), nel I 89 5 si trovò quasi all:i. testa ossia subito dopo il Belgio - dove il consumo annuo medio per testa è di 6 litri e mezzo - e allo stesso livello con l'Olanda e la Germania, mentre il cittadino degli Stati Uniti consuma solo 3 litri di alcool, lo svizzero 2 e mezzo; lo svedese che gia era salito a bere 7 litri· ora si contenta di 4, e il norvegese di due. Tutti questi calcoli sono sempre fatti sull'alcool delle bevande fermentate (vino, birra, sidro. ecc) allo:-a la Francia passa risolutamente in prima fila e troviamo questa scala : Francia r4 litri, Belgio e Gtrmania r r I, Inghilterra e Svizzera 9 I., Italia, Olanda, Stati Uniti 6 I., la Svezia 5, la Norveoia 3. La statistica dell'alcoolismo francese è co~trollata dalla più semplice osservazione esteriore : qui a Parigi è un vero trionfo dell'absinthe e dell'aperitif: l'abitudine ha vinto po_co alla volta tmti, - bevono i ricchi e i poyeri - gli uomini e le donne -

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