RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 349 tuazione economica e quella politica, perchè non sia doveroso anche per noi di manifestare una opinione sulle tendenze che da ogni parte si manifestano perchè il Governo muti indirizzo, restringendo la libertà pclitica. Coloro che in ogni opportuna occasione ripetono che l'Italia non è ancora matura per essere governata a libertà, trovano ora buon terreno per insistere sul concetto che sia necessario imporre restrizioni ed applicare freni affinchè la liberti non degeneri in licenza. Ora, esaminando lo svolgersi dei fatti di questo non lungo periodo dacchè l'Italia è costituita a nazione, non si può negare che abbondanti assai sono gli argomenti da cui si ricava la immaturità del paese ad un regime liberale. Però, giova subito osservare cht: le prove della immaturità sono bensl abbondanti, ma non perché le moltitudini sieno indisciplinate o reazionarie o mancanti di quei sentimenti che valgono a cementare la unità della patria. Ovunque, anzi, si presenti l'occasione, le moltitudini si mostrarono devote al concetto di nazionalità strette affettuosamente intorno alla monarchia, piene di slancio se occorreva mostrare patriottismo, pronte ai piu penosi sacrifizi per salvare l'edifizio cosi avventurosamente costituito. Fu per queste lunghe e notevoli prove di attaccamento alla patria ed alla sua unità, cosi meravigliose in moltitudini tanto poco istruite, che il popolo italiano fu designato come pro'\lveduto di una grande dose di buon senso, che gli aveva fatto evitare grossi errori anche nei momenti, nei quali era piu facile commetterli. Ma se la maturità dei governati si manifestò quasi sufficiente, non fu altrettanto della maturità dei governanti. Diciamo la verità: - in questi trentasette anni di vita che conta l'Italia, chi ha dato prove di incapacità ? - il popolo ad essere governato, o gli uomini di governo a governare? Troppo lunga sarebbe la enumerazione dei fatti che dimostrerebbero la lunga serie di errori che furon commessi da chi ebbe il potere, sia se consideriamo i soli uomini che furono al governo, sia se consideriamo la condotta dei partiti che si disputarono il governo della cosa pubblica. Ed ora, perchè si sono ad un tratto accumulate le conseguenze dei più grossi errori commessi, ora che tanto malcontento si è manifestato nelle moltitudini, dando alimento e forza a due partiti estremi, ora si vorrebbe trovare il rimedio in una restrizione di liberti ai governati? Ma il problema che ci sta dinanzi è ben diverso; e il modo di iovernare cbe deve esseremutato, non già il modo con cui si comportanoi governati. Quando si fossero ristrette le libertà di stampa, di riunione, di associazione; quando i giudici togati, anzichè quelli popolari, avessero la cognizione di alcuni reati; quando l'alto clero fosse minacciato della sospensione delle temporalità, si sarebbe forse provveduto a lenire le conseguenze prodotte dal crescente m~l governo di tanti anni, e ad impedire che il mal governo continui ? Ci siamo messi in una via, che auguriamo non sia senza uscita, ma che ha pur troppo ormai una uscita difficilissima. Ci siamo dati mani e piedi legati al fiscalismo ; mentre eravamo liberi di creare nella patria nostra una amministrazione semplice, sobria, pronta; una ripartizione di tributi moderna, razionale, ponderata; abbiamo creata la macchina dello Stato più complicata e piu pesante di quella delle piu vecchie nazioni ; abbiamo piantato un sistema tributario della peggiore specie, sia per l'alto onere, sia per la iniqua distribuzione. Che colpa hanno di tutto questo le moltitudini? - Quando ed in che occasione si sono mostrate immeritevoli della libertà che hanno conseguita, non soltanto con tanto sangue, ma con tanto e così grande sacrifizio economico? _ E che resterà loro per amare e benedire la patria, se non troveranno in essa almeno quella libertà, per l'amore della quale hanno cooperato a costituirla? Certo, i fatti recenti sono gravissimi e meritano studio; certo, potranno anche aver fornito la prova di un' inattesa efficacia della propaganda dei partiti e~tremi favoriti dal malcontento. Ma può essere questo un motivo giustificante la restrizione delle libertà? La storia tutta del risorgimento italiano non è la prova più patente della impotenza dei mezzi restrittivi adopern ti largamente dai governi cessati per impedire il risveglio nazionale ? · L'Italia è immatura alla libertà. - E sia pure; ma con qual logica si pretenderebbedi abituarla all'esercizio più utile deUa libertà se si mirasse a toglierla? Si credeva forse che un paese giovane, nuovo, poco istruito, potesse ad un tratto vivere liberamente, senza incontrare urti e vicissitudini? La libera convivenza non si apprende se non colla esperienza, ed è esperienza lunga e difficile; l'opera delle classi illuminate e dirigmti sta non già nel tmnacciarefreni e restrizioni ad ogni avvenimento straordinario, ma nel dirimere le cause da cui nascouo questi avvenimenti. Il pretendere che un paese il quale sopporta ogni anno la spesa di 800 milioni circa per il solo pagamento degli interessi del suo debito, abbia sempre la virtù di ~attendere dai governi riforme che da tanti anni si prometton0 e non si mantengono, e resista alle lusinghe dei partiti estremi che del disagio accusano i Governi, è pretendere troppo. Se si invocano restrizioni o freni perchè il paeseè immaturo, si studi da qual parte sia la immaturità, e là si porti110le riforme necessarie. AL "CORRIERE DELLA SERA,, Non era difficile prevedere che il Corriere della Sera avrebbe protestato vivamente contro i commenti inevitabili della enormità commessa, designando, lo stessogiorno della proclamazione dello stato d'assedioa Milano,i giornali radicali come eccitatori dei gravi disordini che funestavano la capitale lombarda in quei giorni dolorosi. In momenti nei quali la ferrea legge militare e la giustizia sommaria dei generali doveva ad ogni costo trovare dei capi e dei sobillatori e comincfare a colpire feroce per ottenere prontamente la calma col terrore, non era certo atto di quella fratellanza giornalistica, che dovrebbe sempre esser superiore ad ogni divergenza di opinioni, l'additare dei giornali come responsabili del1' eccitamento popolare, e riportare qualche brano per commentarlo m maniera da concludere che solo ad essi si doveva se « i moti pel rincaro del pane, cominciaticon uno scoppiospontaneofra masse poco agitate -dalla politica, erano eccitati dai par/titi sovversivi, che col linguaggio dei lorogiornali gettavano olio rnl fuoco, colla speranza di sfruttarli ». Questa non è piu polemica di opinioni, ma è qualche cosa che non era possibile prevedere avesse effetto diverso da quello che ebbe : la immediata soppressione dell'Italia del Popolo, nominata dall'organo della reazione, e l'arresto di tutti i redattori di quel giornale! Indicata la via all'accanimento reazionario della sciabola, il resto sarebbe venuto - come venne - da sè. Al Corriere della Sera non poteva sbggire tutta la gravità dell'atto commesso ; ed era naturale, era umano, che, contro gl' imprudenti che lo avevano rilevato e logicamente chiamato col suo nome, si scagliasse con tutta b violenza di chi deve ad ogni costo respingere un'accusa di quelle che più pesano. Non ci ha, perciò, meravigliato la protesta - concisa e sdegnosa sì, ma altrettanto comoda e inconcludente - contro la Rivista, ma ci ha fatto addirittura pena il prudente silenzio serbato verso l'Avanti che il giorno seguente, il ro mag-
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